Analysis of information sources in references of the Wikipedia article "Comma Johanneum" in Italian language version.
«...aqua ideo dicens Patrem...; sanguis ideo Christus... Spiritus ideo Spiritus Sanctus...»
«acqua dunque indicando Padre...; sangue dunque Cristo....Spirito dunque Spirito Santo...»
«...sicut Johannes ait: tria sunt quae testimonium dicunt in terra aqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt, et tria sunt quae testimonium dicunt in caelo pater uerbum et Spiritus et haec tria unum sunt in Christo Iesu.»
«plures tamen hic ipsam interpretatione mystica intellegunt trinitatem, eo quod perfecta ipsa perhibeat testimonium Christo: aqua patrem indicans...sanguine Christum demonstrans...spiritu uero sanctum spiritum manifestans...»
«ma i più, con un'interpretazione mistica, comprendono la Trinità stessa, che dà perfetta testimonianza in Cristo: l'acqua indica il Padre...il sangue mostra Cristo...lo Spirito in realtà rivela lo Spirito Santo...»
«Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: -manoscritto: Et tres unum sunt/Migne: Et hi tres unum sunt-.»
«Il Signore dice:' 'Io e il Padre siamo uno. E ancora del Padre, Figlio e Spirito Santo è scritto: -manoscritto: E i tre sono uno/Migne:E questi tre sono uno-.»
Epistola 72(73)-Epistola 10- Ad Jubaianum 12(PL 3, col 1162C-1163A):
«Si peccatorum remissam consecutus est, et sanctificatus est, et templum Dei factus est, si sanctificatus est si templum Dei factus est, quaero cujus Dei? Si creatoris, non potuit, quia in eum non credidit. Si Christi, nec hujus fieri potuit templum, qui negat Deum Christum. Si Spiritus sancti, cum tres unum sint, quomodo Spiritus sanctus placatus esse ei potest qui aut Filii aut Patris inimicus est?»
«Se ha conseguito la remissione dei peccati, ed è stato santificato, ed è divenuto tempio di Dio, se è santificato, se è reso tempio di Dio, Chiedo quale Dio? Se del Creatore, è Impossibile; perché non credeva in Lui. Se di Cristo, nemmeno poteva essere fatto tempio di Cristo, perché rinnegava la divinità di Cristo. Se dello Spirito Santo, così che tre siano uno: in quale modo lo Spirito Santo può riconciliare a Lui il nemico o del Figlio o del Padre?»
«... Commemorat et Joannes evangelista triplex in terra testimonium, Spiritus, aqua et sanguis... Quamquam hi tres unum sunt: unus enim Deus est, qui per Spiritum, aquam et sanguinem declarat hominum generi virtutem ac bonitatem suam...»
Traduzione:
«...E Giovanni Evangelista menziona la triplice testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il sangue...Eppure questi tre sono uno: perché c'è un solo Dio, che mediante lo Spirito, l'acqua e il sangue dichiara al genere umano la sua virtù e bontà...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: utrumque/Reitzenstein ed 1914:utique- qui se disposuerit ad per sequendum opus illorum angelorum sex percipiet fructus tam preclaros tres Patrem et Filium et Spiritum Sanctum....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...qui ergo Deum per sanctimonium accipiendum didicisti, et promissum eius observa, qui dixit: Si quis non renatus fuerit ex aqua et spiritu sancto, non intrabit in regnum caelorum. qui ergo in regnum caelorum cupies pervenire, illum spiritum renovationis tuae lascive vivendo noli expellere ipse est enim gradus ascensionis in caelum, ipse est enim portus ipse introitus vitae, a quo in redemptione tua a mundi contagione tribus testimoniis spiritaliter sis religatus. trinitas ergo ista per decem verba adolescit, ut trecesima merces compleatur...lex enim domini dura est et amara, -solo nell'ed 1914:<sed>- amaritudinem facit, ut dulcedinem ostendat. nam et per Johannem demonstravit, cum Spiritum librum angelo sigilla solventi traderet dicens: accipe librum et devora eum. et amaritudinem faciat ventri tuo sed in ore tuo erit dulce tamquam mel. hoc est: per os trium testium probari, id est: per os Patris et Filii et Spiritus Sancti, confiteri, quod mel tribus litteris constet scribi. Nam et fel quidem legimus tribus litteris statui; haec est amaritudo quod ventri angelus sentiebat...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: entrambi/Reitzenstein ed 1914: così- chi si è disposto a perseguire l'opera di quei sei angeli, vedrà dei frutti [come] i tanto -preziosi/illustri- tre, il Padre e il Figlio e lo Spirito santo....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...che quindi hanno imparato a accettare Dio attraverso il santo ammonimento, e ad osservare la sua promessa, che diceva: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, non entrerà nel regno dei cieli; chi quindi desidera raggiungere il regno dei cieli, non scacci quello spirito del tuo rinnovamento vivendo lascivamente, perché è il requisito dell'ascensione al cielo, è infatti porto di entrata alla vita, al quale, nella tua redenzione dalla contaminazione del mondo, sei stato spiritualmente legato da tre testimoni. perciò questa trinità cresce attraverso dieci parole. in modo che il 30 della ricompensa si compia... perché la legge del Signore è dura e amara, -solo nell'edizione 1914:<ma>- fa amarezza per mostrare dolcezza. Perché è dimostrato attraverso Giovanni, quando lo Spirito consegnava il libro all'angelo per rompere il sigillo dicendo: Prendi il libro e divoralo, e farà amarezza nel tuo ventre, ma nella tua bocca sarà dolce come miele. Questo significa: essere provato per bocca di tre testimoni, cioè per bocca del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo: per confessare. Perché miele (latino: mel) consta scritto di tre lettere. Poiché fiele (latino: fel) che anche leggiamo stabilito da tre lettere: questo è l'amaro che nel suo ventre l'angelo sentiva...»
«...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. -manoscritto:Et isti tres in unum sunt/ Migne: Et isti tres unum sunt-...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. Et isti tres unum sunt...»
traduzione:
«...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito, l'acqua e il sangue. -manoscritto: E questi tre sono -concordi/in uno-/Migne: E questi tre sono uno-...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito e l'acqua e il sangue. E questi tre sono uno...»
Manoscritti Vaticani: Mirabile Reg.lat. 324 (XVII secolo) cap 15:f7v rigo 15(PL 3, 1200A) e cap 19 (PL 3, 1204B):f9r rigo 18. In quest'opera non c'è riferimento al Comma, ma la collocazione storica, secondo alcuni, nel periodo di Cipriano e la presenza di una doppia traduzione del verso corto, di cui una più letterale secondo il testo greco, ha fatto ritenere ad alcuni che Cipriano conoscesse la differenza tra il finale dei testimoni celesti e terrestri e che in De ecclesia Unitate I, 6 si riferisse certamente solo ai testimoni celesti; Purtroppo tale traduzione letterale latina si trova molto raramente nei manoscritti, perciò non può essere preso come sicuro dato in tal senso.
«...sicut Johannes ait: tria sunt quae testimonium dicunt in terra aqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt, et tria sunt quae testimonium dicunt in caelo pater uerbum et Spiritus et haec tria unum sunt in Christo Iesu.»
«come Giovanni dice: tre sono che portano testimonianza sulla terra, acqua, carne e sangue, e questi tre sono in uno, e tre sono che portano testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno in Cristo Gesù.»
«De qua re quinti decimi capituli sermo conqueritur, et praesumptionem diabolicam merito detestatur: quia et nos istud veracium testium relatione comperimus, et multos corruptissimos eorum[(dei Priscilliani)] codices, qui canonici titularentur, invenimus... ut falsati codices, et a sincera veritate discordes, in nullo usu lectionis habeantur. Apocryphae autem scripturae, quae sub nominibus apostolorum multarum habent seminarium falsitatum, non solum interdicendae, sed etiam penitus auferendae sunt, atque ignibus concremandae...Unde si quis episcoporum, vel apocrypha haberi per domos non prohibuerit, vel sub canonicorum nomine eos codices in Ecclesia permiserit legi, qui Priscilliani adulterina sunt emendatione vitiati, haereticum se noverit judicandum...»
«E su questo argomento si lamentano sotto il quindicesimo capo, ed esprimono un meritato orrore della loro presunzione diabolica: perché anche noi lo abbiamo accertato dai resoconti di testimoni veraci, e abbiamo trovato molte delle lor o[(dei Priscilliani)] copie molto corrotte, sebbene siano titolate canoniche... per evitare che nella lettura vengano usate copie falsificate che non sono in sintonia con la pura Verità. E le scritture apocrife, che, sotto il nome di Apostoli, sono vivaio di molte falsità, non solo sono da evitare, ma che vanno portate via e ridotte in cenere nel fuoco...Perciò se qualche vescovo o non ha proibito il possesso di scritti apocrifi nelle case degli uomini, o sotto nome di canonico ha fatto leggere in chiesa quelle copie che sono viziate dalle alterazioni spurie di Priscilliano, sappia che deve essere considerato eretico»
«...quoniam -Manoscritto:Christus/Migne:Spiritus- est veritas. Quia tres sunt, qui testimonium dant, Spiritus, aqua, et sanguis, et tres unum sunt. Spiritus utique sanctificationis, et sanguis redemptionis, et aqua baptismatis: quae tria unum sunt...»
«...ἐπειδὴ τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια. Τρεῖς γάρ εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ πνεῦμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἔν εἰσι, τὸ πνεῦμα δηλονότι τοῦ ἁγιασμοῦ, καὶ τὸ αἷμα τῆς λυτρώσεως, καὶ τὸ ὕδωρ τοῦ βαπτίσματος· ἅπερ τρία ἕν ἐστι...»
«...Poiché lo Spirito è verità. Poiché sono tre che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue. E questi tre sono una cosa sola. Naturalmente si deve intendere dello spirito di santificazione, del sangue della redenzione, dell'acqua del battesimo: tre cose che sono una stessa cosa...»
«Cuius symboli iter custodientes omnes hereses doctrinas instituta uel dogmata, quae sibi altercationem non ingenia, sed studia fecerunt, catholico ore damnamus, baptizantes, sicut scribtum est, in nomine patris et fili et spiritus sancti; non dicit autem 'in nominibus' tamquam in multis, sed in uno, quia unus deus trina potestate uenerabilis omnia et in omnibus Christiis est...Nobis enim Christus deus dei filius passus in carnem secundum fidem symboli baptizatis et electis ad sacerdotium in nomine patris et fili et spiritus sancti tota fides, tota uita, tota ueneratio est...»
«Conserviamo la via del simbolo da tutte le eresie, dottrine, istituzioni e dogmi che hanno argomenti riprovevoli, ma con intelligenza o devozione li condanniamo con la nostra bocca cattolica, battezzando, come è scritto, 'nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo'; infatti non si dice 'nei nomi' come in molti, ma in uno, perché un Dio è venerabile con la sua triplice potenza, tutto è e Cristo è in tutto...Infatti per noi Cristo, Dio, Figlio di Dio, passato nella carne secondo il simbolo della fede, battezzato ed eletto al sacerdozio nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è tutta la fede, tutta la vita, è tutta la venerazione...»
«Deus itaque summus et verum cum Verbo suo et Spiritu sancto, quae tria unum sunt, Deus unus omnipotens, creator et factor omnis animae atque omnis corporis, cuius sunt participatione felices, quicumque sunt veritate, non uanitate felices, qui fecit hominem rationale animal ex anima et corpore, qui eum peccantem nec inpunitum esse permisit nec sine misericordia dereliquit»
«Dunque il Dio sommo e vero con il Verbo suo e lo Spirito Santo, -letterale: i quali tre sono uno/che sono uno in tre-, [è] un Dio onnipotente, creatore e fattore -letterale: di ogni anima/(dell’universo spirituale)- e -letterale: di ogni corpo/(sensibile, fisico)-: di cui sono felici partecipanti [in Lui] , quelli che sono nella verità, non felici nella vanità; che fece l’uomo [come] animale razionale composto di anima e di corpo, che non permise -a lui peccatore/al trasgressore- né di esserlo impunemente, né di lasciarlo senza misericordia.»
Manoscritto tra i più antichi:Vat. Lat. 426(IX secolo) f78v rigo 20-24;
Alcuni ritengono la citazione di sopra un'allusione al Comma da parte di Agostino, ma visto sia Contra Maximinum II, 22, 3(PL 42, 794-795) in cui parla di interpretazione teologica del verso 1 Gv 5, 7 corto che il Regensburg Epistolae rhetoricae-Monaco.Bayerische Staatsbibliothek clm 14596(XI/XII secolo)-folio 18r rigo 2/5- scoperto dal Fickermann:«Replicationem illam in epistola lohannis: et tres sunt qui testimonium dant, pater et verbum et spiritus beatus Hieronimus ratam esse astruit; beatus vero Augustinus ex apostoli sententia et ex grece linguae auctoritate demendam esse prescribit.»
«San Girolamo sosteneva che la ripetizione verbale [replicatio] nella [prima] Epistola di Giovanni E tre sono quelli che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito fu stabilito come certo. Al contrario, sant'Agostino prescrisse che fosse rimosso, sulla base del significato dell'Apostolo e dell'autorità della lingua greca.»
«...In ore duorum vel trium testium stabit omne verbum: nisi quia hoc modo per mysterium Trinitas commendata est, in qua est perpetua stabilitas veritatis? Vis habere bonam causam? Habeto duos vel tres testes, Patrem et Filium et Spiritum sanctum...»
traduzione:
«...Sulla bocca di due o tre testimoni si stabilirà ogni parola: perché infatti tal maniera fu prescritta attraverso il mistero della Trinità, dove è stabilità la perpetua verità? Vuoi avere una buona causa? Fate(producete) due o tre testimoni, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo...»
Utilizzato da Agostino in correlazione di episodi dell'antico testamento per lo più. manoscritto tra i più antichi: Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 207(circa IX secolo) f46v rigo 2-4 e margine.
Pseudo Agostino o Anonimo(V secolo/VII secolo), Liber de divinis Scripturis sive Speculum Audi Israhel, CSEL 12, 314(cap II) e 326 (cap III):«Item illic: Quoniam tres sunt qui testimonium dicunt in terra, spiritus, aqua et sanguis: et hii tres unum sunt in christo iesu. et tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus: et hii tres unum sunt...Item iohannes in epistula I: Spiritus est qui testimonium reddit, quia spiritus est ueritas. Item illic: Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus, et hii tres unum sunt...»
«Anche lì: Perché tre sono che rendono testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue; e questi tre sono uno in Cristo Gesù. e tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno... Allo stesso modo, Giovanni nella prima lettera: È lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Anche lì: Ci sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno»
In generale due tipologie di manoscritti: Paris, BnF lat. 9380(IX secolo) f339r colonna 2 rigo 29(CSEL 12, 314) e f339v colonna 2 rigo 18(CSEL 12, 326) la cosiddetta versione ridotta, senza Comma(et hi tres unum sunt); Paris BnF lat. 15082 (XII secolo) f157r (vista 156), p. 2, rigo 18-21 (CSEL 12, 314) e f159v (vista 159), pagina 1, rigo 1(CSEL 12, 326) versione col Comma (Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, verbum et spiritus et hii tres unum sunt)
«III. ad trinitatem; in Iohannis epistula: tria sunt quae testimonium perhibent: aqua sanguis spiritus»
«III. Sulla Trinità nella lettera di Giovanni: tre sono che portano testimonianza: l'acqua, il sangue e spirito»
«ut ait Ioannes Evangelista: Tres sunt, qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua, et sanguis»
«come dice l'evangelista Giovanni: Tre sono che danno testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue»
«III. Ad Trinitatem; in Ioannis Epistola: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus sanctus, et tres sunt qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua et sanguis (I Ioan. V, 7) . Et in Gen.: Tres propagines (Gen. XL, 10)»
traduzione:
«III. Sulla Trinità Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono che danno testimoninza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e tre sono che danno testimonianza sulla terra, lo spirito, l'acqua e il sangue (1 Gv 5, 7). E nella Genesi: Tre tralci (Gen. XL, 10)»
«plures tamen hic ipsam interpretatione mystica intellegunt trinitatem, eo quod perfecta ipsa perhibeat testimonium Christo: aqua patrem indicans...sanguine Christum demonstrans...spiritu uero sanctum spiritum manifestans»
«ma i più, con un'interpretazione mistica, comprendono la Trinità stessa, che dà perfetta testimonianza in Cristo: l'acqua indica il Padre...il sangue mostra Cristo...lo Spirito in realtà rivela lo Spirito Santo»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«Καὶ οὔτε αἱ τρεῖς ὑποστάσεις εἰς τοσαύτας φύσεις τέμνουσι τὴν μίαν τὴς θεότητος οὐσίαν, οὔτε ἡ μία οὐσία εἰς ἓν πρόσωπον καὶ μίαν ὑπόστασιν συνελείφθη, καὶ συναιπεῖται τὴν τρίστομον καὶ τρισαένναον κρήνην τῆς θεότητος· φῶς τοίνυν ὁ Πατὴρ, φῶς ὁ Υἱὸς, φῶς τὸ θεῖον Πνεῦμα· ἀλλ’ οἱ τρεῖς ἓν ὑπάρχουσιν φῶς...»
«Atque tres hypostases deitatis unam essentiam in totidem naturas non dividunt: ita unitas essentiæ fontem illum deitatis tribus ostiis æternum fluentem, in unam sive personam sive hypostasin neque commiscet neque contrahit. Ergo et Pater lumen est, et Filius est lumen, et Spiritus itidem sanctus et nihilo tamen minus hi tres unum lumen exsistunt...»
«E né le tre ipostasi in queste nature confluiscono in un'unica essenza della Divinità, né l'unica essenza in una persona e unica ipostasi è compresa: anzi è implicita la tri-sorgente e tri-eterna fonte della Divinità. Pertanto il Padre è luce, il Figlio è luce, lo Spirito Divino è luce. Ma i tre sono uno [che] esistono come una luce...»
«Τρίμορφος δὲ ἡ ἴρις, τὸ μὲν ἐμυθρόν, τὸ δὲ ἀερῶδες, τὸ δὲ ποάζον ὑπάρχουσα χλοανὴ, τὴν εἰρήνην, καὶ σοφίαν, καὶ δύναμιν, καὶ Λόγον, καὶ Θεὸν τῶν ὅλων, ἐν αἵματι, καὶ ὕδατι, καὶ πνεύματι, κόσμῳ ἐπιφοιτᾷν προμηνύουσα, ὕδατι μὲν τοῦ βαπτίσματος πᾶσαν κτίσιν διὰ τῶν Ἰορδάνου ῥείθμων τοῦ αἴσχους ἀποκλύζοντα, Πνεύματι δὲ θείῳ τοὺς νοητοὺς καταποντοῦντα γίγαντας. Μετὰ δὲ τὸν περίγειον τῶν εἰδώλων καὶ δαιμόνων καταπνιγμὸν καὶ ἀπόκλυσιν, τὸ δι' αἵματος σημεῖον σωτηρίας ἡμῖν δια δοται, τῆς ἀληθοῦς ἔρεως καὶ εἰρήνης τοῦ Θεοῦ καὶ Λόγου, ὥσπερ ἐπὶ τύπῳ διὰ σαρκὸς ἐκταθέντος, ἐναργὲς σημεῖον ἔρεως καὶ ἀφοβίας κατακλυσμοῦ δαιμόνων ἡμῖν γενόμενος, ἐκ τῆς ἐκείνων καταιγίδος ἡμᾶς ἐπισπασάμενος, φάσκων· ̔́Οταν ὑψωθῶ ἀπὸ τῆς γῆς (ἐπὶ σταυρῷ δηλονότι), πάντας ἑλκύσω πρὸς ἐμαυτόν. Καὶ πάλιν φησίν· Ἰδοὺ δέδωκα ὑμῖν ἐξοὐσίαν· πατεῖν· ἐπάνω ὄψεων καὶ σκορπίων· καὶ ἐπὶ πᾶσαν δύναμιν τοῦ ἐχθροῦ· καὶ τρεῖς ὑπάρχειν τού του μάρτυρας, φησὶν ὁ ὑψηλὸς Ἰωάννης, τὸ αἷμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ πνεῦμα, καὶ οἱ τρεῖς ἔν εισιν...»
«Est autem iris triformis. Nam partim quidem rubra, partim caerulea, partim instar herbæ viridis est; et pacem, et sapientiam, et potentiam, et Verbum, et Deum universitatis rerum omnium, in sanguine et aqua et spiritu in mundum venire significans: baptismi quidem aqua omnem creaturam per Jordanis fluxus a turpitudine abluentem; Spiritu autem sancto eos qui mente intelliguntur submergentem gigantes. Ceterum post terrestrem idolorum et dæmonum suffocationem et diluvium, sanguine signum salutis nobis dautum est, veræ illius conciliationis et pacis Dei ac Verbi velut ante in figura, sic nunc carne extenti, ut qui sit evidens signum propitiationis et securitatis a dæmonum diluvio nobis factus, ex illorum procella nos ad se trahens, cum inquit: Postquam exaltatus fuero a terra, in cruce videlicet, omnes traham ad meipsum. Et iterum inquit: Ecce dedi vobis potestatem calcandi super serpentes et scorpiones, et super omnem potestatem inimici. Tres item huius testes esse inquit eximius ille Iohannes, sanguines et aquam et Spiritum, et hos tres unum esse»
«Ora è arcobaleno triforma. l'uno scarlatto, l'altro ceruleo, l'altro ancora verdeggiante come erba viva; [prefigurando] la pace, la sapienza e la potenza e la Parola e Dio Universale[lett. di tutti] nel sangue, acqua e spirito a significare la venuta nel mondo: così dall'acqua del battesimo attraverso cui ogni creatura si purifica della deformità[del peccato] nei flutti del Giordano; Ma per lo Spirito di Dio coloro che sono intesi come giganti sono affogati. Ma dopo la morte degli idoli e demoni soffocati e devastati, attraverso il sangue ci viene dato il segno della salvezza, della vera conciliazione e pace di Dio e della Parola: come prima figura estesa nella carne segno forte di conciliazione e impavidità di devastazione dei demoni venuto a noi che ci trascina verso Lui dalla tempesta, quando afferma: quando sarò elevato da terra (sulla croce ovviamente) tutti trarrò a me. E chiarisce ancora: Ecco vi ho dato autorità: calpestare serpenti e scorpioni; e sopra tutte le potenze del nemico. E di questo l'esimio Giovanni chiarisce che tre erano testimoni: il sangue, l'acqua e lo spirito e questi tre -siano/lett: sono- uno»
«Βλέπε συνετῶς· Ὥσπερ ἡ ἀκτὶς τοῦ ἡλίου καταβαίνει ἐξ οὐρανοῦ πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε τοῦ ἡλιακοῦ δίσκου χωρίζεται, οὔτε ἐκ τοῦ οὐρανοῦ λείπει, οὔτε ἀπὸ τῆς γῆς, ἀλλ’ ἔστι καὶ ἐν τῷ ἡλιακῷ δίσκῳ, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ πανταχοῦ, καὶ οὔτε τῶν ἄνω λείπει, οὔτε τῶν κάτω· οὕτω καὶ ὁ Υἱὸς καὶ Λόγος τοῦ Θεοῦ κατῆλθε πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε ἐκ τοῦ Πατρὸς ἔλειπε, οὔτε ἐκ τῶν οὐρανῶν, οὔτε ἐκ τῆς γῆς· ἀλλ’ ἦν καὶ ἐν τοῖς κόλποις τοῦ Πατρὸς ἀχώριστος, καὶ ἄνω καὶ κάτω, καὶ πανταχοῦ· καὶ οὐδ’ ἔκ τινος ἔλειπε. Καὶ ὥσπερ τὸ ἡλιακὸν φῶς ἐστι καὶ ἐν τῷ δίσκῳ τῷ ἡλιακῷ καὶ ἐν τῇ ἀκτῖνι, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ εἰσέρχεται ἐν ταῖς οἰκίαις καὶ πανταχοῦ, καὶ φωτίζει·...Ὥσπερ ἡ ψυχή μου μία ἐστὶν, ἀλλὰ καὶ τρισυπόστατος, ψυχὴ, λόγος, καὶ πνοή·οὕτω καὶ ὁ Θεὸς εἷς ἐστιν, ἀλλ’ ἔστι καὶ τρισυπόστατος, Πατὴρ, Λόγος, καὶ Πνεῦμα ἅγιον....Ως γάρ ψυχή, λόγος, και πνοή τρία πρόσωπα, και μία φύσις ψυχής, και ου τρείς ψυχαί· οὕτω Πατὴρ, Λόγος καὶ Πνεῦμα ἅγιον, τρία πρόσωπα, καὶ εἷς τῇ φύσει Θεὸς, καὶ οὐ τρεῖς θεοί...»
«...Perpende diligenter, quemadmodum radius solis descendit ex caelo ad terram, neque ab orbe solari separatur, nec a caelo abest, neque a terra, sed est in orbe solari, et in caelo, et in terra, et ubique; sed neque in superioribus deficit, neque in inferioribus ; sic etiam Filius et Verbum Dei descendit ad terram, et neque Patrem dereliquit, neque caelum, neque terram : sed erat in gremio Patris inseparabilis, et supra, et infra et ubique : neque usquam desideratus est. Et quemadmodum lumen solare est et in orbe solari, et in radio, et in caelo, et in terra, et ingreditur domos, et ubique et illuminat;...Sicut anima mea una est, sed constat tribus hypostasibus, anima, ratione, et spiritu : ita Deus unus est, sed constat tribus hypostasibus, Patre, et Filio[lett:Verbo], et Spiritu sancto...Quemadmodum enim anima, ratio et spiritus tres sunt personæ, et una natura anima, et non tres animae: ita Pater, et Filius[lett:Verbum], et Spiritus Sanctus, tres persone, et unus natura Deus, et non tres Dii....»
«...Considera saggiamente: come il raggio del sole discende dal cielo sulla terra, e non è separato dal disco del sole, né è assente dal cielo, né dalla terra, ma è anche nel disco del sole, e nel cielo, e sulla terra, e dappertutto, e né è assente di sopra, né di sotto; così come il Figlio e la Parola di Dio discese sulla terra, e né fu assente dal Padre, né dai cieli, né dalla terra; ma era anche nello stesso seno del Padre, inseparabile, sia sopra che sotto, e dovunque, e non era assente da nulla. E come la luce solare è sia nel disco del sole che nel raggio, e nel cielo, e sulla terra, ed entra nelle case e ovunque, e illumina...Come comprendi che l'anima mia è una, ma anche tri-ipostatica: anima, ragione e spirito così anche Dio è uno, ma è anche tri-ipostatico: Padre, Parola e Spirito Santo....Come infatti anima, parola e respiro sono tre elementi [distinti della persona] , e una natura dell'anima, e non tre anime quindi Padre, Parola e Spirito Santo, tre persone, e uno per natura, Dio, e non tre dèi...»
«...Τί δὲ καὶ τὸ τῆς ἀφέσεως τῶν ἁμαρτιῶν παρεκτικὸν, καὶ ζωοποιὸν, καὶ ἁγιαστικὸν λουτρὸν, οὗ χωρὶς οὐδεὶς ὄψεται τὴν βασιλείαν τῶν οὐρανῶν, οὐκ ἐν τῇ τρισμακαρίᾳ ὀνομασίᾳ δίδοται τοῖς πιστοῖς; Πρὸς δὲ τούτοις πᾶσιν Ἰωάννης φάσκει· Καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν.»
«Quid vero loquar de vivifico et sanctificante ac peccatorum remissionem præbente lavacro, sine quo nemo videbit regnum cælorum? Annon in ter beatissima nomenclatura fidelibus datur ? Adde his omnibus quod ait Joannes : Et hi tres unum sunt»
«Allora non [è] anche per la remissione dei peccati procurata dall'abluzione vivificante e santificante senza il quale nessuno vedrà il regno dei cieli nella tri-beatissima nomenclatura data ai fedeli? Riguardo a tutto questo Giovanni chiarisce: E i/questi tre sono uno»
«Εξηγείται οὖν ἐπί διαφορᾶς φόβου και αγάπης, και τέκνων Θεοῦ και τέκνων διαβόλου, και περί αμαρτίας θανατικής, και μη θανατικής, και διαφοράς πνευμάτων. Και λοιπόν διαιρεί, ποίον μεν πνεύμα εκ τοῦ Θεοῦ έστι, ποίον δε της πλάνης, και πότε μεν γινωσκόμεθα τέκνα Θεοῦ, πότε δε διαβόλου και περί ποίας αμαρτίας οφείλομεν εύχεσθαι· και ὅτι ὁ μή αγαπών τον πλησίον ουκ έστιν άξιος της κλήσεως, ουδε δύναται λέγεσθαι του Χριστού. Και την ενότητα δε του Yίου προς τον Πατέρα δείκνυσι· και ότι ο αρνούμενος τον Υιόν ουδε τον Πατέρα έχει. Διακρίνει δε εν τη Ἐπιστολή ταύτη, λέγων και το ίδιον του Αντιχρίστου: είναι δε τούτο το λέγειν μή είναι τον Ιησουν αυτόν τον Χριστόν, ίνα, ώς μη όντος εκείνου, εαυτόν είπη είναι ο ψεύστης.»
«Disserit itaque de differentia timoris et dilectionis, filiorum Dei et filiorum diaboli, de peccato mortali, et non mortali, de differentia spirituum. Discernit demum, quisnam spiritus ex Deo, quis vero seductionis sit, et quando cognoscamur filii Dei, quando vero diaboli. Item pro quo peccato orare debeamus. Et quod vocatione indignus sit, nec Christi esse dici possit, qui proximum non diligit.Unitatem etiam Filii cum Patre ostendit, et quod qui Filium negat, nec Patrem habeat. Discernit quoque in hac Epistola, quodnam sit proprium Antichristi, nempe hoc, si dicat Jesum non esse Christum, ita ut quasi ille non sit, seipsum mendax ille dicat esse Christum.»
«Viene quindi spiegato riguardo alla differenza tra timore e amore, tra figli di Dio e figli del diavolo, riguardo al peccato mortale e non mortale e sulla differenza di spiriti. E quindi -distingue/discerne-, quale spirito è da Dio, e quale è di -errore/seduzione-, e talvolta diventiamo figli di Dio, e talvolta del diavolo, e per quale peccato dobbiamo pregare; e che chi non ama il suo prossimo non è degno della vocazione, non si può dire di Cristo.- E/Quando- è mostrata l'Unità -anche/dunque- del Figlio con il Padre, e chi nega il Figlio non ha il Padre. E -lo distingue/discerne- nell'Epistola dicendo che colui che è chiamato anticristo è chi dice che Gesù non è il Cristo; Di modo che possa dire [di sé] quello che non è [ovvero cristo], additando quello che lui stesso è [ovvero] bugiardo [a Gesù Cristo].»
«...si Altissimus pœnam illatæ famulo injuriæ a sorore Prophetide repoposcit, eo quod minus æque de ipso sensisset, quis iniquam de Filio majestatis cogitationem cum impunitatis spe susci piat? quisve non vereatur illum, a quo genitus est, ignem consumentem, unde emicant fulgura, et linguæ flammantes, cui si protervi isti scrutatores componantur, festuca minima res et levissima sunt; cuique in promptu est disceptatores et contensiosos quasi stipulas et vepres concremare. Pœnam tulit similem Giezius, qui Prophetam illudere conatus, ipse egregie illusus fult, cum magistrum vellet capere, captus est. Subdoli scrutatores vulgo imponere volunt, quo et ipsi trinis nominibus baptizare volunt: trium testium consona testificatione judicia constant, tres hic audis testes, quorum testimonio omnis dirimitur quæstio. Jam erit-ne aliquis, qui sanctissimos sui baptismi testes habeat suspectos?...»
«...se dunque l'Altissimo vendicò il -familiare/servo- da[lla ingiustizia di] sua sorella profetessa(Maria), che si intrometteva nelle cose di lui(Mosè), tanto meno, chi si intrometterebbe sulla nascita di quella Maestà, il quale è Figlio dal Seno [del Padre], il quale è il Fuoco consumante donde fiammeggiano lampi e fiamme(lingue di fuoco)?Gli uomini ficcanaso e oltraggiosi sarebbero ridotti da Lui come stoppia; e gli interroganti e i litigiosi divorati come pula e rovi. Anche Gehazi, che si faceva beffe e fu deriso, cercò di sfuggire all'attenzione del suo padrone(Profeta Eliseo) e fu disonorato/punito [allo stesso modo]. I ficcanaso subdoli vogliono sfuggire l'attenzione pubblica che anche vogliono battezzare negli stessi Tre Nomi. Ora dalla bocca(significato lett. di:ܦܽܘܡ) dei Tre giudici che decidono/stabiliscono. Vedi qui esserci Tre Testimoni che mettono fine a ogni conflitto, E chi dubiterebbe dei Santi[ssimi] Testimoni del proprio Battesimo?...»
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«Τίς οὗν οὺκ ἄν άπορήσαι λέγοντας Θεόν Πατέρα και Υιόν Θεόν και Πνεύμα Άγιον, δεικνύντας αὐτῶν και τὴν εν τη τάξει διαίρεσιν, ἀκούσας άθεους καλούμενος;»
«Chi dunque non rimarrebbe attonito nell’udire che quelli che riconoscono Dio Padre e Dio Figlio e lo Spirito Santo, che ne dimostrano sia la potenza nell’unità che la distinzione nell’ordine, vengono accusati chiamandoli atei?»
«...τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης τις η του Πατρός προς τον Υιόν κοινωνία, τι το Πνεύμα, τις η -των τοσουτων/[PG 6 913C-914C nota 90:των τριων/τούτων]- ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος -του Παιδός του Πατρός/BnF,suppl grec143:του Πατρός του Παιδός-»
«...tum quae Filii cum Patre unio, quae Patres cum Filio communicatio, quid Spiritus, quae trium unio et in unitate distinctio, Spiritus, Filii, Patris»
«...qual sia l’unione del Figlio col Padre, quale la comunicazione del Padre col Figlio, che sia lo Spirito, quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, -del Figlio e del Padre/ms suppl grec143:del Padre e del Figlio-»
Alcuni hanno usato questi passi come riferimenti per il Comma soprattutto il capitolo 12, 3 per la presenza del termini latini, Migne: trium unio/Conrado Gensero 1557 pag 95 rigo 4-7: unitas trium; perciò si è congetturato che Gensero, traducendo in latino in questo modo, avesse letto in un qualche manoscritto i termini greci(vedi PG 6 913C-914C nota 90): των τριων-dei tre-(da alcuni usato e tradotto come se facesse veramente parte del testo)/τούτων-di questi-. Invece sia la parte in greco nella edizione del 1557(pag 15 rigo 7) che tutti manoscritti dell'opera oggi reperibili(esempi tra i più antichi:BnF grec451-X sec-, f330r rigo 10; Italia, Modena, Biblioteca Estense universitaria fonds principal α. S. 5. 09 (Puntoni 126)-X sec-, f246r-pag 495- rigo 14; BnF, grec 174-X sec- f137v-138v:vista 143 p. 1- rigo 25; Bodleian Library MS. Barocci 98 f57v rigo 11) scrivono: των τοσουτων-di così grandi-. Da notare l'utilizzo di Παιδός-del figlio/del servo/del fanciullo- in riferimento a Gesù solo due volte in tutta l'opera in τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης-Cosa è l'unità del Figlio col Padre...- e τις η των τοσουτων ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος του Παιδός του Πατρός-quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre- potrebbero riferirsi rispettivamente a Gv 10, 30 e a 1 Gv 5, 7(interpretato trinitariamente) poiché il secondo ha anche la variante (vedi BnF, suppl grec 143-XVI secolo-: folio 23v-24r rigo 21/1-6; e forse anche Ott.gr.274-XVII secolo- f42r rigo 20 con un segno a margine di του Παιδός) con του Πνεύματος του Πατρός του Παιδός-dello Spirito, del Padre e del Figlio- il quale combacerebbe con la più famosa interpretazione latina del verso 1 Gv 5, 7 corto; sicuramente elaborato in questo modo per fare in modo che tutte le persone divine inizino col P greco (numero che in matematica si protrae all'infinito); Tali possibili riferimenti (l'unità del Figlio col Padre- Gv 10, 30-; e: l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre-1 Gv 5, 6 o 7/8-) potrebbero comunque essere solo apparenti e potrebbe trattarsi di un discorso teologico volto a evidenziare la relazione delle tre persone a ritroso; L'autore infatti è molto avaro di reali citazioni e appunto non è sempre possibile definire con certezza quando sta facendo riferimento a passi biblici.
«Deus itaque summus et verum cum Verbo suo et Spiritu sancto, quae tria unum sunt, Deus unus omnipotens, creator et factor omnis animae atque omnis corporis, cuius sunt participatione felices, quicumque sunt veritate, non uanitate felices, qui fecit hominem rationale animal ex anima et corpore, qui eum peccantem nec inpunitum esse permisit nec sine misericordia dereliquit»
«Dunque il Dio sommo e vero con il Verbo suo e lo Spirito Santo, -letterale: i quali tre sono uno/che sono uno in tre-, [è] un Dio onnipotente, creatore e fattore -letterale: di ogni anima/(dell’universo spirituale)- e -letterale: di ogni corpo/(sensibile, fisico)-: di cui sono felici partecipanti [in Lui] , quelli che sono nella verità, non felici nella vanità; che fece l’uomo [come] animale razionale composto di anima e di corpo, che non permise -a lui peccatore/al trasgressore- né di esserlo impunemente, né di lasciarlo senza misericordia.»
Manoscritto tra i più antichi:Vat. Lat. 426(IX secolo) f78v rigo 20-24;
Alcuni ritengono la citazione di sopra un'allusione al Comma da parte di Agostino, ma visto sia Contra Maximinum II, 22, 3(PL 42, 794-795) in cui parla di interpretazione teologica del verso 1 Gv 5, 7 corto che il Regensburg Epistolae rhetoricae-Monaco.Bayerische Staatsbibliothek clm 14596(XI/XII secolo)-folio 18r rigo 2/5- scoperto dal Fickermann:«Replicationem illam in epistola lohannis: et tres sunt qui testimonium dant, pater et verbum et spiritus beatus Hieronimus ratam esse astruit; beatus vero Augustinus ex apostoli sententia et ex grece linguae auctoritate demendam esse prescribit.»
«San Girolamo sosteneva che la ripetizione verbale [replicatio] nella [prima] Epistola di Giovanni E tre sono quelli che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito fu stabilito come certo. Al contrario, sant'Agostino prescrisse che fosse rimosso, sulla base del significato dell'Apostolo e dell'autorità della lingua greca.»
«...In ore duorum vel trium testium stabit omne verbum: nisi quia hoc modo per mysterium Trinitas commendata est, in qua est perpetua stabilitas veritatis? Vis habere bonam causam? Habeto duos vel tres testes, Patrem et Filium et Spiritum sanctum...»
traduzione:
«...Sulla bocca di due o tre testimoni si stabilirà ogni parola: perché infatti tal maniera fu prescritta attraverso il mistero della Trinità, dove è stabilità la perpetua verità? Vuoi avere una buona causa? Fate(producete) due o tre testimoni, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo...»
Utilizzato da Agostino in correlazione di episodi dell'antico testamento per lo più. manoscritto tra i più antichi: Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 207(circa IX secolo) f46v rigo 2-4 e margine.
Pseudo Agostino o Anonimo(V secolo/VII secolo), Liber de divinis Scripturis sive Speculum Audi Israhel, CSEL 12, 314(cap II) e 326 (cap III):«Item illic: Quoniam tres sunt qui testimonium dicunt in terra, spiritus, aqua et sanguis: et hii tres unum sunt in christo iesu. et tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus: et hii tres unum sunt...Item iohannes in epistula I: Spiritus est qui testimonium reddit, quia spiritus est ueritas. Item illic: Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus, et hii tres unum sunt...»
«Anche lì: Perché tre sono che rendono testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue; e questi tre sono uno in Cristo Gesù. e tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno... Allo stesso modo, Giovanni nella prima lettera: È lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Anche lì: Ci sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno»
In generale due tipologie di manoscritti: Paris, BnF lat. 9380(IX secolo) f339r colonna 2 rigo 29(CSEL 12, 314) e f339v colonna 2 rigo 18(CSEL 12, 326) la cosiddetta versione ridotta, senza Comma(et hi tres unum sunt); Paris BnF lat. 15082 (XII secolo) f157r (vista 156), p. 2, rigo 18-21 (CSEL 12, 314) e f159v (vista 159), pagina 1, rigo 1(CSEL 12, 326) versione col Comma (Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, verbum et spiritus et hii tres unum sunt)
«Τίς οὗν οὺκ ἄν άπορήσαι λέγοντας Θεόν Πατέρα και Υιόν Θεόν και Πνεύμα Άγιον, δεικνύντας αὐτῶν και τὴν εν τη τάξει διαίρεσιν, ἀκούσας άθεους καλούμενος;»
«Chi dunque non rimarrebbe attonito nell’udire che quelli che riconoscono Dio Padre e Dio Figlio e lo Spirito Santo, che ne dimostrano sia la potenza nell’unità che la distinzione nell’ordine, vengono accusati chiamandoli atei?»
«...τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης τις η του Πατρός προς τον Υιόν κοινωνία, τι το Πνεύμα, τις η -των τοσουτων/[PG 6 913C-914C nota 90:των τριων/τούτων]- ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος -του Παιδός του Πατρός/BnF,suppl grec143:του Πατρός του Παιδός-»
«...tum quae Filii cum Patre unio, quae Patres cum Filio communicatio, quid Spiritus, quae trium unio et in unitate distinctio, Spiritus, Filii, Patris»
«...qual sia l’unione del Figlio col Padre, quale la comunicazione del Padre col Figlio, che sia lo Spirito, quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, -del Figlio e del Padre/ms suppl grec143:del Padre e del Figlio-»
Alcuni hanno usato questi passi come riferimenti per il Comma soprattutto il capitolo 12, 3 per la presenza del termini latini, Migne: trium unio/Conrado Gensero 1557 pag 95 rigo 4-7: unitas trium; perciò si è congetturato che Gensero, traducendo in latino in questo modo, avesse letto in un qualche manoscritto i termini greci(vedi PG 6 913C-914C nota 90): των τριων-dei tre-(da alcuni usato e tradotto come se facesse veramente parte del testo)/τούτων-di questi-. Invece sia la parte in greco nella edizione del 1557(pag 15 rigo 7) che tutti manoscritti dell'opera oggi reperibili(esempi tra i più antichi:BnF grec451-X sec-, f330r rigo 10; Italia, Modena, Biblioteca Estense universitaria fonds principal α. S. 5. 09 (Puntoni 126)-X sec-, f246r-pag 495- rigo 14; BnF, grec 174-X sec- f137v-138v:vista 143 p. 1- rigo 25; Bodleian Library MS. Barocci 98 f57v rigo 11) scrivono: των τοσουτων-di così grandi-. Da notare l'utilizzo di Παιδός-del figlio/del servo/del fanciullo- in riferimento a Gesù solo due volte in tutta l'opera in τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης-Cosa è l'unità del Figlio col Padre...- e τις η των τοσουτων ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος του Παιδός του Πατρός-quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre- potrebbero riferirsi rispettivamente a Gv 10, 30 e a 1 Gv 5, 7(interpretato trinitariamente) poiché il secondo ha anche la variante (vedi BnF, suppl grec 143-XVI secolo-: folio 23v-24r rigo 21/1-6; e forse anche Ott.gr.274-XVII secolo- f42r rigo 20 con un segno a margine di του Παιδός) con του Πνεύματος του Πατρός του Παιδός-dello Spirito, del Padre e del Figlio- il quale combacerebbe con la più famosa interpretazione latina del verso 1 Gv 5, 7 corto; sicuramente elaborato in questo modo per fare in modo che tutte le persone divine inizino col P greco (numero che in matematica si protrae all'infinito); Tali possibili riferimenti (l'unità del Figlio col Padre- Gv 10, 30-; e: l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre-1 Gv 5, 6 o 7/8-) potrebbero comunque essere solo apparenti e potrebbe trattarsi di un discorso teologico volto a evidenziare la relazione delle tre persone a ritroso; L'autore infatti è molto avaro di reali citazioni e appunto non è sempre possibile definire con certezza quando sta facendo riferimento a passi biblici.
«tres sunt qui testimonium perhibent in caelo:Pater, Verbum et Spiritus Sanctus et hi tres unum sunt»
«Deus itaque summus et verum cum Verbo suo et Spiritu sancto, quae tria unum sunt, Deus unus omnipotens, creator et factor omnis animae atque omnis corporis, cuius sunt participatione felices, quicumque sunt veritate, non uanitate felices, qui fecit hominem rationale animal ex anima et corpore, qui eum peccantem nec inpunitum esse permisit nec sine misericordia dereliquit»
«Dunque il Dio sommo e vero con il Verbo suo e lo Spirito Santo, -letterale: i quali tre sono uno/che sono uno in tre-, [è] un Dio onnipotente, creatore e fattore -letterale: di ogni anima/(dell’universo spirituale)- e -letterale: di ogni corpo/(sensibile, fisico)-: di cui sono felici partecipanti [in Lui] , quelli che sono nella verità, non felici nella vanità; che fece l’uomo [come] animale razionale composto di anima e di corpo, che non permise -a lui peccatore/al trasgressore- né di esserlo impunemente, né di lasciarlo senza misericordia.»
Manoscritto tra i più antichi:Vat. Lat. 426(IX secolo) f78v rigo 20-24;
Alcuni ritengono la citazione di sopra un'allusione al Comma da parte di Agostino, ma visto sia Contra Maximinum II, 22, 3(PL 42, 794-795) in cui parla di interpretazione teologica del verso 1 Gv 5, 7 corto che il Regensburg Epistolae rhetoricae-Monaco.Bayerische Staatsbibliothek clm 14596(XI/XII secolo)-folio 18r rigo 2/5- scoperto dal Fickermann:«Replicationem illam in epistola lohannis: et tres sunt qui testimonium dant, pater et verbum et spiritus beatus Hieronimus ratam esse astruit; beatus vero Augustinus ex apostoli sententia et ex grece linguae auctoritate demendam esse prescribit.»
«San Girolamo sosteneva che la ripetizione verbale [replicatio] nella [prima] Epistola di Giovanni E tre sono quelli che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito fu stabilito come certo. Al contrario, sant'Agostino prescrisse che fosse rimosso, sulla base del significato dell'Apostolo e dell'autorità della lingua greca.»
«...In ore duorum vel trium testium stabit omne verbum: nisi quia hoc modo per mysterium Trinitas commendata est, in qua est perpetua stabilitas veritatis? Vis habere bonam causam? Habeto duos vel tres testes, Patrem et Filium et Spiritum sanctum...»
traduzione:
«...Sulla bocca di due o tre testimoni si stabilirà ogni parola: perché infatti tal maniera fu prescritta attraverso il mistero della Trinità, dove è stabilità la perpetua verità? Vuoi avere una buona causa? Fate(producete) due o tre testimoni, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo...»
Utilizzato da Agostino in correlazione di episodi dell'antico testamento per lo più. manoscritto tra i più antichi: Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 207(circa IX secolo) f46v rigo 2-4 e margine.
Pseudo Agostino o Anonimo(V secolo/VII secolo), Liber de divinis Scripturis sive Speculum Audi Israhel, CSEL 12, 314(cap II) e 326 (cap III):«Item illic: Quoniam tres sunt qui testimonium dicunt in terra, spiritus, aqua et sanguis: et hii tres unum sunt in christo iesu. et tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus: et hii tres unum sunt...Item iohannes in epistula I: Spiritus est qui testimonium reddit, quia spiritus est ueritas. Item illic: Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus, et hii tres unum sunt...»
«Anche lì: Perché tre sono che rendono testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue; e questi tre sono uno in Cristo Gesù. e tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno... Allo stesso modo, Giovanni nella prima lettera: È lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Anche lì: Ci sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno»
In generale due tipologie di manoscritti: Paris, BnF lat. 9380(IX secolo) f339r colonna 2 rigo 29(CSEL 12, 314) e f339v colonna 2 rigo 18(CSEL 12, 326) la cosiddetta versione ridotta, senza Comma(et hi tres unum sunt); Paris BnF lat. 15082 (XII secolo) f157r (vista 156), p. 2, rigo 18-21 (CSEL 12, 314) e f159v (vista 159), pagina 1, rigo 1(CSEL 12, 326) versione col Comma (Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, verbum et spiritus et hii tres unum sunt)
«plures tamen hic ipsam interpretatione mystica intellegunt trinitatem, eo quod perfecta ipsa perhibeat testimonium Christo: aqua patrem indicans...sanguine Christum demonstrans...spiritu uero sanctum spiritum manifestans...»
«ma i più, con un'interpretazione mistica, comprendono la Trinità stessa, che dà perfetta testimonianza in Cristo: l'acqua indica il Padre...il sangue mostra Cristo...lo Spirito in realtà rivela lo Spirito Santo...»
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσι· και τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες ἐν τῇ γῇ το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo:[un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno- e tre sono quelli che rendono testimonianza in terra: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno»
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσι· και τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo:[un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno- e tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno»
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν -και/ὡς- τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno - e/come- tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo: [un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno-»
«cap Θ'...Οὔτε γὰρ ὁ Υἱὸς Πατὴρ (εἷς γὰρ Πατὴρ), ἀλλ' ὅπερ ὁ Πατήρ· οὔτε τὸ Πνεῦμα Υἱὸς, ὅτι ἐκ τοῦ Θεοῦ (εἷς γὰρ ὁ Μονογενής), ἀλλ' ὅπερ ὁ Υἱός· ἓν τὰ τρία τῇ θεότητι, καὶ τὸ ἓν τρία ταῖς ἰδιότησιν·...cap ΙΘ'. ̓Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται. "Ο γὰρ σὺ τετήρηκας ἐπὶ τῶν γενικωτέρων όνομάτων, τοῦτο καὶ ἡμεῖς ἀπαιτήσομεν ἐπὶ τῶν εἰδικωτέρων κατὰ τὴν σὴν ἀνάπλασιν· ἢ ἀδικήσεις, μὴ διδοὺς ὅπερ εἴληφας. Τί δαὶ ὁ Ἰωάννης; Τρεῖς εἶναι τοὺς μαρτυροῦντας λέγων ἐν ταῖς Καθολικαῖς, τὸ Πνεῦμα, τὸ ὕδωρ, τὸ αἷμα, ἆρά σοι ληρεῖν φαίνεται; Πρῶτον μὲν, ὅτι τὰ μὴ ὁμοούσια συναριθμῆσαι τετόλμηκεν, ὃ τοῖς ὁμοουσίοις σὺ δίδως. (Τίς γὰρ ἂν εἴποι ταῦτα μιᾶς οὐσίας;) Δεύτερον δὲ, ὅτι μὴ καταλλήλως ἔχων ἀπήντησεν· ἀλλὰ τὸ τρεῖς ἀῤῥενικῶς προθεὶς, τὰ τρία οὐδετέρως ἐπήνεγκε, παρὰ τοὺς σοὺς, καὶ τῆς σῆς γραμματικῆς ὄρους καὶ νόμους....-ΛΟΓΟΣ ΙΖ', ΙΑ'-...Ἓν γὰρ ἐν τρισὶν ἡ θεότης, καὶ τὰ τρία ἕν. τὰ ἐν οἷς ἡ θεότης, ἢ, τό γε ἀκριβέστερον εἰπεῖν, ἂ ἡ θεότης. ...-ΛΟΓΟΣ ΜΕ', Λ'-...Εἰ δὲ καταλύσαιμεν ἀξίως τοῦ πόθου, καὶ δεχθείημεν ταῖς οὐρανίαις σκηναῖς, τάχα σοι καὶ αὐτόθι θύσομεν δεκτὰ ἐπὶ τὸ ἅγιόν σου θυσιαστήριον, ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα τὸ ἅγιον· ὅτι σοὶ πρέπει πᾶσα δόξα, τιμή, καὶ κράτος, εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων. ’Αμήν.»
latino
«cap IX...Neque enim Filius est Pater (unus enim est Pater), sed est id quod Pater : nec Spiritus est Filius, quia ex Deo est (unus enim Unigenitus), sed est id quod Filius tria hæc unum, si divinitatem specles, et unum tria, si proprietatum rationem habeas...cap XIX. At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur. Quod enim tu in generalibus nominibus retinuisti, hoc nos quoque juxta commentum tuum in specialibus postulamus. Injuste enim feceris, nisi, quod accepisti, dederis. Quid Joannes? Cum in Catholicis epistolis suis tres esse ait, qui testimonium dant, Spiritum, aquam, et sanguinem, videturne tibi delirare? Primum, quia res substantia diversas connumerare ausus est, quod tu consubstantialibus tantum tribuis. Quis enim hæc unius ejusdemque substantiæ esse dixerit? Alterum, quia modo minime congruenti voces sequentes subjunxerit; sed cum tres masculino genere proposuisset, tria neutro genere subjunxit, contra quam tuæ, atque ipsius etiam grammaticæ leges ferant....-Oratio XXXIX, XI--...Unum enim in tribus, divinitas est, et tria unum; ea, inquam, in quibus, divinitas est, vel, ut magis proprie dicam, quæ, divinitas est....-Oratio XLV, XXX-...Quod si, qualem expetimus, vitæ finem nanciscamur, atque in coelestia tabernacula recipiamur, illic quoque tibi fortasse super altari tuo sancto grata sacrificia offeremus, ο Pater, et Verbum, et Spiritus sancte: in saecula saeculorum. Amen.»
italiano
«cap 9...Il Figlio, infatti, non è il Padre, poiché il Padre è uno solo, ma è ciò che è il Padre; lo Spirito non è il Figlio perché proviene da Dio (uno solo, infatti è l’Unigenito), ma è ciò che è il Figlio. I Tre sono Uno per la divinità, e l’Uno è Tre per le proprietà...cap 19. Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’. Questa regola a cui tu ti sei attenuto a proposito dei nomi di genere, noi la richiederemo anche a proposito di quelli di specie, conformandoci alla tua invenzione. Altrimenti, sarai ingiusto a non concedere a noi ciò che tu hai assunto. E che dire di Giovanni, che nelle sue Epistole Cattoliche afferma: Sono tre quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua, il sangue? O forse ti sembra fuori di senno? Innanzitutto, infatti, ha avuto il coraggio di contare insieme realtà non consustanziali, cosa che tu ammetti di fare solo con quelle che sono della stessa sostanza (chi potrebbe dire, infatti, che queste realtà sono della stessa sostanza?); poi ha risposto senza mettere le parole in rapporto reciproco, ma dopo avere posto ‘tre’ al maschile, ha aggiunto al neutro le tre cose, violando le norme e le regole della tua grammatica...-Orazione 39, cap 11-...Perché uno nei tre è la Divinità, e i tre sono uno, questo uno in cui è la Divinità, o per parlare più accuratamente, che è la Divinità.... -Orazione 45, cap 30-....Ma se dobbiamo essere liberati, secondo il nostro desiderio, ed essere ricevuti nel Tabernacolo celeste, anche lì può essere che ti offriremo sacrifici graditi sul tuo altare, al Padre, alla Parola e allo Spirito Santo; poiché a te appartiene ogni gloria, onore e potenza, nei secoli dei secoli. Amen.»
«... Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται....Τι δαί σοι ο καρκίνος, τό τε ζῶον, τό τε όργανον, ό τε αστήρ; τι δαι ο κύων, ό τε χερσαίος, και ο ένυδρος, και ο ουράνιος; ου τρεις λέγεσθαί σοι δοκούσι καρκίνου και κύνες; Πάντως γε. Αρα ούν παρά τουτο και ομοούσιοι; Τις φήσει των νούν εχόντων; "Οράς όπως σου διαπέπτωχεν και περί της συναριθμήσεως λόγος, τοσούτοις εληλεγμένος;.Ει γαρ μήτε τά ομοούσια πάντως συναριθμειται, καί συναριθμειται τά μή ομωύσια, ἥ τε τῶν ονομντων συεκφωνησις επ' αμφοιν, τι σοι πλεον ὧν εδογμάτισας ;»
«...At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur....Jam, quid tibi cancer, qui et animal est, et organum, et sidus ? Quid canis, qui terrestris est, et marinus, et coelestis ? Nonne tres cancri, aut canes tibi dici videntur ? Ita profecto. An ergo proinde quoque consubstantiales sunt ? Quis sanus hoc dixerit? Videsne quomodo tibi hoc connumerationis argumentum, lot tantisque rationibus confutatum, corruerit? Nam cum nec consubstantialia semper connumerentur, et quæ disparis essentiæ sunt, interdum connumerentur, et tamen in utrisque nomina simul efferri perspiciamus, ex tuis dogmatibus quid tibi accessit?»
«Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’....Che ne pensi, allora, della parola 'cancro', che indica l'animale, lo strumento e la costellazione? Cosa pensi della parola 'cane', che indica l'animale della terra e quello dell'acqua e quello del cielo (la costellazione)? Non ti pare che si parli di tre cancri e di tre cani? Sicuramente sì. Allora, per questo sono anche consustanziali? Quali persone di buon senso potranno dirlo? Vedi come ti è venuto a cadere il discorso sulla connumerazione, confutato con queste argomentazioni? Se le cose consustanziali non vengono contate insieme -in ogni caso/sempre-, e se vengono connumerate anche quelle non consustanziali, e se comunque -si riferisce a entrambe la relativa denominazione/sono coenunciati dei nomi(delle denominazioni) in modo simile su entrambi-, che cosa ti resta delle dottrine che hai stabilito?»
«Καὶ οὔτε αἱ τρεῖς ὑποστάσεις εἰς τοσαύτας φύσεις τέμνουσι τὴν μίαν τὴς θεότητος οὐσίαν, οὔτε ἡ μία οὐσία εἰς ἓν πρόσωπον καὶ μίαν ὑπόστασιν συνελείφθη, καὶ συναιπεῖται τὴν τρίστομον καὶ τρισαένναον κρήνην τῆς θεότητος· φῶς τοίνυν ὁ Πατὴρ, φῶς ὁ Υἱὸς, φῶς τὸ θεῖον Πνεῦμα· ἀλλ’ οἱ τρεῖς ἓν ὑπάρχουσιν φῶς...»
«Atque tres hypostases deitatis unam essentiam in totidem naturas non dividunt: ita unitas essentiæ fontem illum deitatis tribus ostiis æternum fluentem, in unam sive personam sive hypostasin neque commiscet neque contrahit. Ergo et Pater lumen est, et Filius est lumen, et Spiritus itidem sanctus et nihilo tamen minus hi tres unum lumen exsistunt...»
«E né le tre ipostasi in queste nature confluiscono in un'unica essenza della Divinità, né l'unica essenza in una persona e unica ipostasi è compresa: anzi è implicita la tri-sorgente e tri-eterna fonte della Divinità. Pertanto il Padre è luce, il Figlio è luce, lo Spirito Divino è luce. Ma i tre sono uno [che] esistono come una luce...»
«Τρίμορφος δὲ ἡ ἴρις, τὸ μὲν ἐμυθρόν, τὸ δὲ ἀερῶδες, τὸ δὲ ποάζον ὑπάρχουσα χλοανὴ, τὴν εἰρήνην, καὶ σοφίαν, καὶ δύναμιν, καὶ Λόγον, καὶ Θεὸν τῶν ὅλων, ἐν αἵματι, καὶ ὕδατι, καὶ πνεύματι, κόσμῳ ἐπιφοιτᾷν προμηνύουσα, ὕδατι μὲν τοῦ βαπτίσματος πᾶσαν κτίσιν διὰ τῶν Ἰορδάνου ῥείθμων τοῦ αἴσχους ἀποκλύζοντα, Πνεύματι δὲ θείῳ τοὺς νοητοὺς καταποντοῦντα γίγαντας. Μετὰ δὲ τὸν περίγειον τῶν εἰδώλων καὶ δαιμόνων καταπνιγμὸν καὶ ἀπόκλυσιν, τὸ δι' αἵματος σημεῖον σωτηρίας ἡμῖν δια δοται, τῆς ἀληθοῦς ἔρεως καὶ εἰρήνης τοῦ Θεοῦ καὶ Λόγου, ὥσπερ ἐπὶ τύπῳ διὰ σαρκὸς ἐκταθέντος, ἐναργὲς σημεῖον ἔρεως καὶ ἀφοβίας κατακλυσμοῦ δαιμόνων ἡμῖν γενόμενος, ἐκ τῆς ἐκείνων καταιγίδος ἡμᾶς ἐπισπασάμενος, φάσκων· ̔́Οταν ὑψωθῶ ἀπὸ τῆς γῆς (ἐπὶ σταυρῷ δηλονότι), πάντας ἑλκύσω πρὸς ἐμαυτόν. Καὶ πάλιν φησίν· Ἰδοὺ δέδωκα ὑμῖν ἐξοὐσίαν· πατεῖν· ἐπάνω ὄψεων καὶ σκορπίων· καὶ ἐπὶ πᾶσαν δύναμιν τοῦ ἐχθροῦ· καὶ τρεῖς ὑπάρχειν τού του μάρτυρας, φησὶν ὁ ὑψηλὸς Ἰωάννης, τὸ αἷμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ πνεῦμα, καὶ οἱ τρεῖς ἔν εισιν...»
«Est autem iris triformis. Nam partim quidem rubra, partim caerulea, partim instar herbæ viridis est; et pacem, et sapientiam, et potentiam, et Verbum, et Deum universitatis rerum omnium, in sanguine et aqua et spiritu in mundum venire significans: baptismi quidem aqua omnem creaturam per Jordanis fluxus a turpitudine abluentem; Spiritu autem sancto eos qui mente intelliguntur submergentem gigantes. Ceterum post terrestrem idolorum et dæmonum suffocationem et diluvium, sanguine signum salutis nobis dautum est, veræ illius conciliationis et pacis Dei ac Verbi velut ante in figura, sic nunc carne extenti, ut qui sit evidens signum propitiationis et securitatis a dæmonum diluvio nobis factus, ex illorum procella nos ad se trahens, cum inquit: Postquam exaltatus fuero a terra, in cruce videlicet, omnes traham ad meipsum. Et iterum inquit: Ecce dedi vobis potestatem calcandi super serpentes et scorpiones, et super omnem potestatem inimici. Tres item huius testes esse inquit eximius ille Iohannes, sanguines et aquam et Spiritum, et hos tres unum esse»
«Ora è arcobaleno triforma. l'uno scarlatto, l'altro ceruleo, l'altro ancora verdeggiante come erba viva; [prefigurando] la pace, la sapienza e la potenza e la Parola e Dio Universale[lett. di tutti] nel sangue, acqua e spirito a significare la venuta nel mondo: così dall'acqua del battesimo attraverso cui ogni creatura si purifica della deformità[del peccato] nei flutti del Giordano; Ma per lo Spirito di Dio coloro che sono intesi come giganti sono affogati. Ma dopo la morte degli idoli e demoni soffocati e devastati, attraverso il sangue ci viene dato il segno della salvezza, della vera conciliazione e pace di Dio e della Parola: come prima figura estesa nella carne segno forte di conciliazione e impavidità di devastazione dei demoni venuto a noi che ci trascina verso Lui dalla tempesta, quando afferma: quando sarò elevato da terra (sulla croce ovviamente) tutti trarrò a me. E chiarisce ancora: Ecco vi ho dato autorità: calpestare serpenti e scorpioni; e sopra tutte le potenze del nemico. E di questo l'esimio Giovanni chiarisce che tre erano testimoni: il sangue, l'acqua e lo spirito e questi tre -siano/lett: sono- uno»
«Βλέπε συνετῶς· Ὥσπερ ἡ ἀκτὶς τοῦ ἡλίου καταβαίνει ἐξ οὐρανοῦ πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε τοῦ ἡλιακοῦ δίσκου χωρίζεται, οὔτε ἐκ τοῦ οὐρανοῦ λείπει, οὔτε ἀπὸ τῆς γῆς, ἀλλ’ ἔστι καὶ ἐν τῷ ἡλιακῷ δίσκῳ, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ πανταχοῦ, καὶ οὔτε τῶν ἄνω λείπει, οὔτε τῶν κάτω· οὕτω καὶ ὁ Υἱὸς καὶ Λόγος τοῦ Θεοῦ κατῆλθε πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε ἐκ τοῦ Πατρὸς ἔλειπε, οὔτε ἐκ τῶν οὐρανῶν, οὔτε ἐκ τῆς γῆς· ἀλλ’ ἦν καὶ ἐν τοῖς κόλποις τοῦ Πατρὸς ἀχώριστος, καὶ ἄνω καὶ κάτω, καὶ πανταχοῦ· καὶ οὐδ’ ἔκ τινος ἔλειπε. Καὶ ὥσπερ τὸ ἡλιακὸν φῶς ἐστι καὶ ἐν τῷ δίσκῳ τῷ ἡλιακῷ καὶ ἐν τῇ ἀκτῖνι, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ εἰσέρχεται ἐν ταῖς οἰκίαις καὶ πανταχοῦ, καὶ φωτίζει·...Ὥσπερ ἡ ψυχή μου μία ἐστὶν, ἀλλὰ καὶ τρισυπόστατος, ψυχὴ, λόγος, καὶ πνοή·οὕτω καὶ ὁ Θεὸς εἷς ἐστιν, ἀλλ’ ἔστι καὶ τρισυπόστατος, Πατὴρ, Λόγος, καὶ Πνεῦμα ἅγιον....Ως γάρ ψυχή, λόγος, και πνοή τρία πρόσωπα, και μία φύσις ψυχής, και ου τρείς ψυχαί· οὕτω Πατὴρ, Λόγος καὶ Πνεῦμα ἅγιον, τρία πρόσωπα, καὶ εἷς τῇ φύσει Θεὸς, καὶ οὐ τρεῖς θεοί...»
«...Perpende diligenter, quemadmodum radius solis descendit ex caelo ad terram, neque ab orbe solari separatur, nec a caelo abest, neque a terra, sed est in orbe solari, et in caelo, et in terra, et ubique; sed neque in superioribus deficit, neque in inferioribus ; sic etiam Filius et Verbum Dei descendit ad terram, et neque Patrem dereliquit, neque caelum, neque terram : sed erat in gremio Patris inseparabilis, et supra, et infra et ubique : neque usquam desideratus est. Et quemadmodum lumen solare est et in orbe solari, et in radio, et in caelo, et in terra, et ingreditur domos, et ubique et illuminat;...Sicut anima mea una est, sed constat tribus hypostasibus, anima, ratione, et spiritu : ita Deus unus est, sed constat tribus hypostasibus, Patre, et Filio[lett:Verbo], et Spiritu sancto...Quemadmodum enim anima, ratio et spiritus tres sunt personæ, et una natura anima, et non tres animae: ita Pater, et Filius[lett:Verbum], et Spiritus Sanctus, tres persone, et unus natura Deus, et non tres Dii....»
«...Considera saggiamente: come il raggio del sole discende dal cielo sulla terra, e non è separato dal disco del sole, né è assente dal cielo, né dalla terra, ma è anche nel disco del sole, e nel cielo, e sulla terra, e dappertutto, e né è assente di sopra, né di sotto; così come il Figlio e la Parola di Dio discese sulla terra, e né fu assente dal Padre, né dai cieli, né dalla terra; ma era anche nello stesso seno del Padre, inseparabile, sia sopra che sotto, e dovunque, e non era assente da nulla. E come la luce solare è sia nel disco del sole che nel raggio, e nel cielo, e sulla terra, ed entra nelle case e ovunque, e illumina...Come comprendi che l'anima mia è una, ma anche tri-ipostatica: anima, ragione e spirito così anche Dio è uno, ma è anche tri-ipostatico: Padre, Parola e Spirito Santo....Come infatti anima, parola e respiro sono tre elementi [distinti della persona] , e una natura dell'anima, e non tre anime quindi Padre, Parola e Spirito Santo, tre persone, e uno per natura, Dio, e non tre dèi...»
«...Τί δὲ καὶ τὸ τῆς ἀφέσεως τῶν ἁμαρτιῶν παρεκτικὸν, καὶ ζωοποιὸν, καὶ ἁγιαστικὸν λουτρὸν, οὗ χωρὶς οὐδεὶς ὄψεται τὴν βασιλείαν τῶν οὐρανῶν, οὐκ ἐν τῇ τρισμακαρίᾳ ὀνομασίᾳ δίδοται τοῖς πιστοῖς; Πρὸς δὲ τούτοις πᾶσιν Ἰωάννης φάσκει· Καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν.»
«Quid vero loquar de vivifico et sanctificante ac peccatorum remissionem præbente lavacro, sine quo nemo videbit regnum cælorum? Annon in ter beatissima nomenclatura fidelibus datur ? Adde his omnibus quod ait Joannes : Et hi tres unum sunt»
«Allora non [è] anche per la remissione dei peccati procurata dall'abluzione vivificante e santificante senza il quale nessuno vedrà il regno dei cieli nella tri-beatissima nomenclatura data ai fedeli? Riguardo a tutto questo Giovanni chiarisce: E i/questi tre sono uno»
«Εξηγείται οὖν ἐπί διαφορᾶς φόβου και αγάπης, και τέκνων Θεοῦ και τέκνων διαβόλου, και περί αμαρτίας θανατικής, και μη θανατικής, και διαφοράς πνευμάτων. Και λοιπόν διαιρεί, ποίον μεν πνεύμα εκ τοῦ Θεοῦ έστι, ποίον δε της πλάνης, και πότε μεν γινωσκόμεθα τέκνα Θεοῦ, πότε δε διαβόλου και περί ποίας αμαρτίας οφείλομεν εύχεσθαι· και ὅτι ὁ μή αγαπών τον πλησίον ουκ έστιν άξιος της κλήσεως, ουδε δύναται λέγεσθαι του Χριστού. Και την ενότητα δε του Yίου προς τον Πατέρα δείκνυσι· και ότι ο αρνούμενος τον Υιόν ουδε τον Πατέρα έχει. Διακρίνει δε εν τη Ἐπιστολή ταύτη, λέγων και το ίδιον του Αντιχρίστου: είναι δε τούτο το λέγειν μή είναι τον Ιησουν αυτόν τον Χριστόν, ίνα, ώς μη όντος εκείνου, εαυτόν είπη είναι ο ψεύστης.»
«Disserit itaque de differentia timoris et dilectionis, filiorum Dei et filiorum diaboli, de peccato mortali, et non mortali, de differentia spirituum. Discernit demum, quisnam spiritus ex Deo, quis vero seductionis sit, et quando cognoscamur filii Dei, quando vero diaboli. Item pro quo peccato orare debeamus. Et quod vocatione indignus sit, nec Christi esse dici possit, qui proximum non diligit.Unitatem etiam Filii cum Patre ostendit, et quod qui Filium negat, nec Patrem habeat. Discernit quoque in hac Epistola, quodnam sit proprium Antichristi, nempe hoc, si dicat Jesum non esse Christum, ita ut quasi ille non sit, seipsum mendax ille dicat esse Christum.»
«Viene quindi spiegato riguardo alla differenza tra timore e amore, tra figli di Dio e figli del diavolo, riguardo al peccato mortale e non mortale e sulla differenza di spiriti. E quindi -distingue/discerne-, quale spirito è da Dio, e quale è di -errore/seduzione-, e talvolta diventiamo figli di Dio, e talvolta del diavolo, e per quale peccato dobbiamo pregare; e che chi non ama il suo prossimo non è degno della vocazione, non si può dire di Cristo.- E/Quando- è mostrata l'Unità -anche/dunque- del Figlio con il Padre, e chi nega il Figlio non ha il Padre. E -lo distingue/discerne- nell'Epistola dicendo che colui che è chiamato anticristo è chi dice che Gesù non è il Cristo; Di modo che possa dire [di sé] quello che non è [ovvero cristo], additando quello che lui stesso è [ovvero] bugiardo [a Gesù Cristo].»
«Τὸ ἕν ἐπὶ μὲν τῶν ὁμοουσίων λέγεται, ἔνθα ταυτότης μὲν φύσεως, ἑτερότης δὲ ὑποστάσεων, ὡς τὸ καὶ τὰ τρία ἔν· ἐπὶ δὲ τῶν ἑτεροουσίων, ἔνθα ταυτότης μὲν ὑποστάσεων, ἑτερότης δὲ φύσεων, ὡς τὸ καὶ τὸ συναμφότερον ἐν, ἀλλʼ οὐ τῇ φύσει, τῇ δὲ συνόδῳ.»
«Unum dicitur in iis quidem, quae sunt ejusdem essentiae, cum eadem est natura, et diversae personæ. Ex quo illud, Et tria unum sunt. In iis autem, quæ diversæ sunt essentiæ. unum dicitur, cum eadem persona est, et diversæ naturæ, ex quo illud, et utrumque unum. Unum autem non natura, sed conjunctione duarum naturarum in una persona.»
«La parola Uno è applicata, a cose della stessa sostanza e della stessa natura, ma con differenza di ipostasi/persona, come il: E i tre sono uno. ma in quelle cose differenti in sostanza, che hanno un'identica ipostasi/persona; come: Ed entrambi sono uno. Ma [l'uno] non è la natura, ma la congiunzione [di due nature in una sola persona (ovvero Cristo)].»
«Καὶ τὸ πνεῦμά ἐστιν τὸ μαρτυροῦν, ὅτι τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια· -Testo manoscritti Panoplia: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἐν εἰσὶν/Testo stampato Editio Princeps(1710)- Migne: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῷ οὐρανῷ, ὁ Πατήρ, ὁ Λόγος, καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· καὶ οὗτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι. Καὶ τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῇ γῇ, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἐν εἰσὶν-. Εἰ τὴν μαρτυρίαν τῶν ἀνθρώπων λαμβάνομεν, ἡ μαρτυρία τοῦ θεοῦ μείζων ἐστί. Θέα δὴ πάλιν, ὅτι τῆς ἀληθείας ὁ κῆρυξ Θεόν τε καὶ ἐκ Θεοῦ θυσικῶς τὸ Πνεῦμα καλεῖ. Εἰρηκὼς γὰρ, ὅτι τὸ Πνεῦμά ἐστι τοῦ Θεοῦ τὸ μαρτυροῦν, μικρόν τι προελθὼν ἐπιφέρει,”Ἡ μαρτυρία τοῦ Θεοῦ μείζων ἐστί. Πῶς οὖν ἐστι ποίημα τὸ τῶν ὅλων Πατρὶ συνθεολογούμενον, καὶ τῆς ἁγίας Τριάδος συμπληρωτικόν;»
«Et Spiritus est, qui Deum Spiritum veritatem esse testatur. Testo latino di Petrus Franciscus Zinus (1577): Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt, Spiritus, aqua, et sanguis. Et hi tres unum sunt./Migne: Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt in cælo, Pater, Verbum et Spiritus, et hi tres unum sunt. Et tres sunt qui testimonium dant in terra , Spiritus, aqua, sanguis. Et hi tres unum sunt.- Si testimonium hominum accipimus, testimonium Dei majus est. Veritatis praeco rursum, ut vides, et Deum et ex Deo naturaliter Spiritum vocat. Cum enim dixisset, Spiritum esse, qui testatur, paululum progrediens : Testimonium, inquit, Dei majus est. Quomodo igitur creatus est, qui una cum Patre rerum omnium Deus dicitur, et sanctam explet Trinitalem?»
«Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità; -Testo manoscritti Panoplia: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono uno/Editio Princeps(1710)-Migne: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo, il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno. E ce ne sono tre che rendono testimonianza sulla terra, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono concordi in uno.- Se accogliamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore. Vedi di nuovo, che come il predicatore della Verità chiama lo Spirito per natura Dio, e da Dio. Infatti quando dice che è lo Spirito di Dio che rende testimonianza, poco più avanti prosegue: La testimonianza di Dio è maggiore. Come dunque è stato creato Colui che, insieme al Padre di tutte le cose, è chiamato Dio e completa la Santissima Trinità?»
«...et propter hoc in omnibus, et per omnia unus Deus Pater, et unum Verbum, et unus Filius, et unus Spiritus, et una salus omnibus credentibus in eum.»
Traduzione:
«...per questo, in tutte le cose e attraverso tutte le cose, c'è un Dio Padre, e un Verbo, e un Figlio, e uno Spirito, e una sola salvezza per tutti coloro che credono in Lui»
«Εἰς τὴν ἐπιστολὴν Ἰωάννου τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ (·) εἷς θεὸς ἐν τριάδι ·»
in latino nel migne reso:
«In Epistolam Joannis evangelistae,-de hoc, quod unus est Deus in Trinitate/de eo, quod sit unum Deus in Trinitate-»
traduzioni possibili:
«Sull'Epistola dell'evangelista Giovanni, su questo, un Dio nella Trinità»
«Sull'Epistola di Giovanni Evangelista. Sull'unico Dio nella Trinità.»
Alcuni da questo hanno visto una prova in favore del Comma e l'hanno argomentata come una forte prova in quanto, secondo loro solo se nel testo c'era il Comma si può fare un'opera sulla Trinità basata sull'epistola di Giovanni. Purtroppo bisogna dire che il testo in questione presenta varie problematiche infatti quasi tutti i manoscritti e in particolare i più antichi che ripotano l'opera hanno solo un segno di divisione (vedi:Vat. gr. 1296(1203 d.C.), f127v, colonna 1, rigo 42; BnF, grec2624 (XV secolo) f113r rigo 27-28]) tra le due opere e dunque non ci sarebbe correlazione tra i due titoli; l'eccezione sarebbe in un manoscritto (British Library, MS11892 Archiviato il 19 aprile 2023 in Internet Archive.-1402 d.C.- f202r rigo 28-29) dove si trova un'ulteriore separazione in questo modo: ...τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ · εἷς θεὸς... mettendo così enfasi sul fatto che tratti lo stesso argomento. Oltre questa problematica c'è anche la problematica grammaticale infatti: la particella introduttiva in questo caso Περι è seguita da τοῦ, il quale è genitivo, mentre quello a cui dovrebbe riferirsi ovvero il titolo è al nominativo risultando normalmente scorretto, in quanto dovrebbe essere tutto al genitivo; la formulazione nell'opera però non è inapplicabile, ma solo molto rara negli scrittori greci. Detto ciò nonostante le poche prove a favore di un'opera unica sulla Trinità fatta sull'epistola di Giovanni si considerasse veritiero questa opinione, ciò non proverebbe comunque la presenza del Comma in quanto il titolo dell'opera utilizza la preposizione ἐν-in- avvalorando così la possibilità che sia basata su οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν-questi tre sono in uno- con significato simile all'εἰς; Oltre ciò non avendo l'opera in questione non si può certamente trarre delle reali e oggettive conclusioni.
«...Αλλ' ό Λογος τοῦ -θῦ-[θεοῦ] σαρκηώμενος ὤν και ειναι μαρτυρησεν ὁ -Πηρ- • -Πμα- γάρ φησιν ο -Θς- • ο μοι -ως δες(βλέπου?)/ωςδες- και επι του [-αιρου-/-ουρου-: più probabile -στρου-[σωτηρου?] termine abbreviato non chiaro] · ο τε ενομασαν και υφον την ειναι ο τε και το αιμα αυτου το εκ της πλευρας αυτου μεθ' υδατοσ ἔστ '(α+simbolo:ζωή? più probabile una forma di αξιοσ: αξάζον) εν επι την γην · ὡς του κοσμου καθαρσιον...»
«...Ma la Parola di Dio si è incarnata realmente e dice che rende testimonianza il Padre. Lo Spirito infatti indica Dio. -il mio così/comprendi del mio- e sul [Salvatore:termine abbreviato non chiaro]. per questo è chiamato [così] e espressioni di questo; e il suo sangue dal suo fianco per mezzo d'acqua è [simbolo:vita? più probabile: meritorio/meritevole] sulla terra. per purificazione del mondo...»
«ὅτι τρεῖς εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] τὸ -Πμα-[Πνεῦμα] τὸ ῞Αγιον καὶ ὁ -Πηρ-[Πατήρ]. καὶ --αἵτος-[αἵματος] εἶναι (αὐ)τοῦ/trascrizione secondo Newton:ἀυτὸς ἑαντου[ἑαυτοῦ]-...»
«Poiché tre sono, cioè lo Spirito Santo e il Padre e -sangue di quello di cui parla (di Cristo)/Newton: Lui stesso-...»
«καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] μία -Θεόσ/trascrizione secondo Newton:θεότης- εἷς -Θσ-[Θεόσ]»
«e i tre sono in uno, cioè una Divinità un Dio»
«...Αλλ' ό Λογος τοῦ -θῦ-[θεοῦ] σαρκηώμενος ὤν και ειναι μαρτυρησεν ὁ -Πηρ- • -Πμα- γάρ φησιν ο -Θς- • ο μοι -ως δες(βλέπου?)/ωςδες- και επι του [-αιρου-/-ουρου-: più probabile -στρου-[σωτηρου?] termine abbreviato non chiaro] · ο τε ενομασαν και υφον την ειναι ο τε και το αιμα αυτου το εκ της πλευρας αυτου μεθ' υδατοσ ἔστ '(α+simbolo:ζωή? più probabile una forma di αξιοσ: αξάζον) εν επι την γην · ὡς του κοσμου καθαρσιον...»
«...Ma la Parola di Dio si è incarnata realmente e dice che rende testimonianza il Padre. Lo Spirito infatti indica Dio. -il mio così/comprendi del mio- e sul [Salvatore:termine abbreviato non chiaro]. per questo è chiamato [così] e espressioni di questo; e il suo sangue dal suo fianco per mezzo d'acqua è [simbolo:vita? più probabile: meritorio/meritevole] sulla terra. per purificazione del mondo...»
«ὅτι τρεῖς εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] τὸ -Πμα-[Πνεῦμα] τὸ ῞Αγιον καὶ ὁ -Πηρ-[Πατήρ]. καὶ --αἵτος-[αἵματος] εἶναι (αὐ)τοῦ/trascrizione secondo Newton:ἀυτὸς ἑαντου[ἑαυτοῦ]-...»
«Poiché tre sono, cioè lo Spirito Santo e il Padre e -sangue di quello di cui parla (di Cristo)/Newton: Lui stesso-...»
«καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] μία -Θεόσ/trascrizione secondo Newton:θεότης- εἷς -Θσ-[Θεόσ]»
«e i tre sono in uno, cioè una Divinità un Dio»
«Et Joannes evangelista ait: In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. Item ipse ad Parthos: Tres sunt, inquit, qui testimonium perhibent in terra, aqua, sanguis et caro, et tres in nobis sunt. Et tres sunt qui testimonium perhibent in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et ii tres unum sunt.»
«E l'evangelista Giovanni dice: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Così stesso disse ai Parti: tre sono che rendono testimonianza sulla terra, acqua, sangue e carne, e i tre sono in noi. E tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno.»
«...sicut et in hoc exemplo veritatis, in quo nomina personarum evidenter sunt ostensa, et unitum nomen divinitatis clause est declaratum, dicente Joanne evangelista in Epistola sua: Tres sunt qui testimonium dicunt in coelo, Pater, et Verbum, et Spiritus, et in Christo Jesu unum sunt; non tamen unus est, quia non est in his una persona. Nam unum quod dixit de utrisque, quid aliud intelligitur, quam quod Deus Pater divinitatis natura, idem ipse dicatur et Dominus, idem ipse sit et Spiritus;...Jam audisti superius evangelistam Joannem in Epistola sua tam absolute testantem: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum et Spiritus sanctus: et in Christo Jesu unum sunt. Utique sine dubio in Trinitate divinitatis per omnia unum sunt, et in nominibus personarum tres sunt....Ignoras, quia Pater Deus unus est, et Filius unus Deus est, et Spiritus sanctus unus Deus est? Unitum nomen est, quia una est eorum substantia. Unde et Joannes in Epistola sua ait: Tres sunt qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum et Spiritus: et in Christo Jesu unum sunt; non tamen unus est, quia non est eorum una persona. Nunquid aliud sentiendum est, quam Pater verus unus qui genuit, idem non sit qui et genitus ab ipso est; et Filius unus qui non genuit, Pater non sit; et Spiritus sanctus, qui nec Pater, nec Filius, alter sit in persona, praeterea qui nec genuit, nec natus referatur....»
«...proprio come in questo esempio di verità, in cui i nomi delle persone sono chiaramente indicati, e il nome unito della divinità è chiarito in una clausola, come dice l'evangelista Giovanni nella sua Epistola: Sono tre che portano testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e in Cristo Gesù sono uno [una cosa]; ma non è uno, perché non c'è una persona in loro. Ma per uno [una cosa] di cui ha parlato per tutti; cos'altro si intende se non che Dio Padre, nella natura della divinità, è detto essere lo stesso per il Signore, e lo stesso sia per lo Spirito... Avete già sentito sopra l'evangelista Giovanni nella sua Epistola testimoniare in modo così assoluto: Sono tre che danno testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e sono uno in Cristo Gesù. Certamente non c'è dubbio che nella Trinità della Divinità ce n'è una in tutti, e ce ne sono tre nei nomi delle persone...Ignori che il Padre è un solo Dio, e il Figlio è un solo Dio, e lo Spirito Santo è un solo Dio? Il nome è unito, perché la loro sostanza è una. Onde anche Giovanni dice nella sua epistola: Sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e in Cristo Gesù sono uno; eppure non è uno, perché non c'è una persona di loro. Si deve ritenere che l'unico vero Padre che generò non è lo stesso che fu anche generato da lui? e l'unico Figlio che non genera non è il Padre; e lo Spirito Santo, che non è né il Padre né il Figlio in persona...»
Sul De Trinitate(Comma presente in varie forme: vedi De Trinitate di Pseudo Atanasio (in italiano), Lorenzo Dattrino, pp. 53-54 nota 41 o vedi Migne PL 62 col 237-354) I, 50; I,55; I, 69; VII, 10; seconda redazione: V,46-47; VII, 19. Manoscritto: Saint-Mihiel, Bibliothèque Municipale. Bibliothèque de l'Abbaye bénédictine, Z 28 (IX secolo)-PG61, 243D in f5r(4 sur 159), rigo 16/28-; e PG61, 246B in f7r (da 6 a 159) rigo 19/25-. Vedi anche la citazione di un Atanasio e di altri in latino del comma in un documento in BnF:Latin 13174(X secolo) folio 139v, rigo 7-10
«Sicut alius a Filio Spiritus, sicut a Patre Filius. Sic tertia in Spiritu, ut in Filio secunda persona: unus tamen Deus omnia, -trascrizione manoscritto Leyde: quia tres unum sunt/Migne:tres unum sunt-. Hoc credimus, hoc tenemus, quia hoc accepimus a prophetis: hoc nobis Evangelia locuta sunt: hoc apostoli tradiderunt: hoc martyres passione confessi sunt: in hoc mentibus fidei etiam haeremus, contra quod etiam si angelus de coelo annuntiaverit, anathema sit»
traduzione
«Come altro [persona] è lo Spirito dal Figlio, tanto il Figlio è [altro] dal Padre. Come lo Spirito è la terza, così il Figlio è la seconda persona [della Divinità]: eppure un Dio è in tutte, -trascrizione manoscritto Leyde: perché i tre sono uno [trad diff. i tre che sono uno]/Migne: tre sono uno-. Questo crediamo, questo manteniamo perché questo abbiamo ricevuto dai profeti: questo ci hanno detto i Vangeli: questo gli Apostoli tramandarono: questo hanno confessato i martiri nella passione[sofferenza]:in questo aderiamo anche con le menti di fede, anche se un angelo annunziasse dal cielo contro questa [fede], sia anatema.»
«/rigo 8\:secunda persona, est et tertia in Spiritu sancto. Denique Dominus: Petam, inquit, a Patre meo et alium advocatum dabit vobis. Sic alius a Filio Spiritus sicut a /rigo 9\:Patre Filius. Sic tertia in Spiritu, ut in Filio secunda persona: unus tamen Deus omnia, quia tres unum sunt. Hoc credimus, /rigo 10\:hoc tenemus, quia hoc accepimus a prophetis: hoc nobis Evangelia locuta sunt: hoc apostoli tradiderunt: hoc martyres /rigo 11\:passione confessi sunt: in hoc mentibus fidei etiam haeremus, contra quod etiam si angelus de coelo annuntiaverit, /rigo 12\:anathema sit...»
La posizione degli studiosi in genere è ritenere questo un riferimento al solo verso corto 1 Gv 5, 8 o una semplice espressione teologica per esprimere il concetto di Trinità e che non ha a che fare con una vera citazione. Altri invece affermano questo come un chiaro riferimento al Comma e al suo finale.
«Deus itaque summus et verum cum Verbo suo et Spiritu sancto, quae tria unum sunt, Deus unus omnipotens, creator et factor omnis animae atque omnis corporis, cuius sunt participatione felices, quicumque sunt veritate, non uanitate felices, qui fecit hominem rationale animal ex anima et corpore, qui eum peccantem nec inpunitum esse permisit nec sine misericordia dereliquit»
«Dunque il Dio sommo e vero con il Verbo suo e lo Spirito Santo, -letterale: i quali tre sono uno/che sono uno in tre-, [è] un Dio onnipotente, creatore e fattore -letterale: di ogni anima/(dell’universo spirituale)- e -letterale: di ogni corpo/(sensibile, fisico)-: di cui sono felici partecipanti [in Lui] , quelli che sono nella verità, non felici nella vanità; che fece l’uomo [come] animale razionale composto di anima e di corpo, che non permise -a lui peccatore/al trasgressore- né di esserlo impunemente, né di lasciarlo senza misericordia.»
Manoscritto tra i più antichi:Vat. Lat. 426(IX secolo) f78v rigo 20-24;
Alcuni ritengono la citazione di sopra un'allusione al Comma da parte di Agostino, ma visto sia Contra Maximinum II, 22, 3(PL 42, 794-795) in cui parla di interpretazione teologica del verso 1 Gv 5, 7 corto che il Regensburg Epistolae rhetoricae-Monaco.Bayerische Staatsbibliothek clm 14596(XI/XII secolo)-folio 18r rigo 2/5- scoperto dal Fickermann:«Replicationem illam in epistola lohannis: et tres sunt qui testimonium dant, pater et verbum et spiritus beatus Hieronimus ratam esse astruit; beatus vero Augustinus ex apostoli sententia et ex grece linguae auctoritate demendam esse prescribit.»
«San Girolamo sosteneva che la ripetizione verbale [replicatio] nella [prima] Epistola di Giovanni E tre sono quelli che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito fu stabilito come certo. Al contrario, sant'Agostino prescrisse che fosse rimosso, sulla base del significato dell'Apostolo e dell'autorità della lingua greca.»
«...In ore duorum vel trium testium stabit omne verbum: nisi quia hoc modo per mysterium Trinitas commendata est, in qua est perpetua stabilitas veritatis? Vis habere bonam causam? Habeto duos vel tres testes, Patrem et Filium et Spiritum sanctum...»
traduzione:
«...Sulla bocca di due o tre testimoni si stabilirà ogni parola: perché infatti tal maniera fu prescritta attraverso il mistero della Trinità, dove è stabilità la perpetua verità? Vuoi avere una buona causa? Fate(producete) due o tre testimoni, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo...»
Utilizzato da Agostino in correlazione di episodi dell'antico testamento per lo più. manoscritto tra i più antichi: Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 207(circa IX secolo) f46v rigo 2-4 e margine.
Pseudo Agostino o Anonimo(V secolo/VII secolo), Liber de divinis Scripturis sive Speculum Audi Israhel, CSEL 12, 314(cap II) e 326 (cap III):«Item illic: Quoniam tres sunt qui testimonium dicunt in terra, spiritus, aqua et sanguis: et hii tres unum sunt in christo iesu. et tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus: et hii tres unum sunt...Item iohannes in epistula I: Spiritus est qui testimonium reddit, quia spiritus est ueritas. Item illic: Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus, et hii tres unum sunt...»
«Anche lì: Perché tre sono che rendono testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue; e questi tre sono uno in Cristo Gesù. e tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno... Allo stesso modo, Giovanni nella prima lettera: È lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Anche lì: Ci sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno»
In generale due tipologie di manoscritti: Paris, BnF lat. 9380(IX secolo) f339r colonna 2 rigo 29(CSEL 12, 314) e f339v colonna 2 rigo 18(CSEL 12, 326) la cosiddetta versione ridotta, senza Comma(et hi tres unum sunt); Paris BnF lat. 15082 (XII secolo) f157r (vista 156), p. 2, rigo 18-21 (CSEL 12, 314) e f159v (vista 159), pagina 1, rigo 1(CSEL 12, 326) versione col Comma (Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, verbum et spiritus et hii tres unum sunt)
«cap Θ'...Οὔτε γὰρ ὁ Υἱὸς Πατὴρ (εἷς γὰρ Πατὴρ), ἀλλ' ὅπερ ὁ Πατήρ· οὔτε τὸ Πνεῦμα Υἱὸς, ὅτι ἐκ τοῦ Θεοῦ (εἷς γὰρ ὁ Μονογενής), ἀλλ' ὅπερ ὁ Υἱός· ἓν τὰ τρία τῇ θεότητι, καὶ τὸ ἓν τρία ταῖς ἰδιότησιν·...cap ΙΘ'. ̓Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται. "Ο γὰρ σὺ τετήρηκας ἐπὶ τῶν γενικωτέρων όνομάτων, τοῦτο καὶ ἡμεῖς ἀπαιτήσομεν ἐπὶ τῶν εἰδικωτέρων κατὰ τὴν σὴν ἀνάπλασιν· ἢ ἀδικήσεις, μὴ διδοὺς ὅπερ εἴληφας. Τί δαὶ ὁ Ἰωάννης; Τρεῖς εἶναι τοὺς μαρτυροῦντας λέγων ἐν ταῖς Καθολικαῖς, τὸ Πνεῦμα, τὸ ὕδωρ, τὸ αἷμα, ἆρά σοι ληρεῖν φαίνεται; Πρῶτον μὲν, ὅτι τὰ μὴ ὁμοούσια συναριθμῆσαι τετόλμηκεν, ὃ τοῖς ὁμοουσίοις σὺ δίδως. (Τίς γὰρ ἂν εἴποι ταῦτα μιᾶς οὐσίας;) Δεύτερον δὲ, ὅτι μὴ καταλλήλως ἔχων ἀπήντησεν· ἀλλὰ τὸ τρεῖς ἀῤῥενικῶς προθεὶς, τὰ τρία οὐδετέρως ἐπήνεγκε, παρὰ τοὺς σοὺς, καὶ τῆς σῆς γραμματικῆς ὄρους καὶ νόμους....-ΛΟΓΟΣ ΙΖ', ΙΑ'-...Ἓν γὰρ ἐν τρισὶν ἡ θεότης, καὶ τὰ τρία ἕν. τὰ ἐν οἷς ἡ θεότης, ἢ, τό γε ἀκριβέστερον εἰπεῖν, ἂ ἡ θεότης. ...-ΛΟΓΟΣ ΜΕ', Λ'-...Εἰ δὲ καταλύσαιμεν ἀξίως τοῦ πόθου, καὶ δεχθείημεν ταῖς οὐρανίαις σκηναῖς, τάχα σοι καὶ αὐτόθι θύσομεν δεκτὰ ἐπὶ τὸ ἅγιόν σου θυσιαστήριον, ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα τὸ ἅγιον· ὅτι σοὶ πρέπει πᾶσα δόξα, τιμή, καὶ κράτος, εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων. ’Αμήν.»
latino
«cap IX...Neque enim Filius est Pater (unus enim est Pater), sed est id quod Pater : nec Spiritus est Filius, quia ex Deo est (unus enim Unigenitus), sed est id quod Filius tria hæc unum, si divinitatem specles, et unum tria, si proprietatum rationem habeas...cap XIX. At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur. Quod enim tu in generalibus nominibus retinuisti, hoc nos quoque juxta commentum tuum in specialibus postulamus. Injuste enim feceris, nisi, quod accepisti, dederis. Quid Joannes? Cum in Catholicis epistolis suis tres esse ait, qui testimonium dant, Spiritum, aquam, et sanguinem, videturne tibi delirare? Primum, quia res substantia diversas connumerare ausus est, quod tu consubstantialibus tantum tribuis. Quis enim hæc unius ejusdemque substantiæ esse dixerit? Alterum, quia modo minime congruenti voces sequentes subjunxerit; sed cum tres masculino genere proposuisset, tria neutro genere subjunxit, contra quam tuæ, atque ipsius etiam grammaticæ leges ferant....-Oratio XXXIX, XI--...Unum enim in tribus, divinitas est, et tria unum; ea, inquam, in quibus, divinitas est, vel, ut magis proprie dicam, quæ, divinitas est....-Oratio XLV, XXX-...Quod si, qualem expetimus, vitæ finem nanciscamur, atque in coelestia tabernacula recipiamur, illic quoque tibi fortasse super altari tuo sancto grata sacrificia offeremus, ο Pater, et Verbum, et Spiritus sancte: in saecula saeculorum. Amen.»
italiano
«cap 9...Il Figlio, infatti, non è il Padre, poiché il Padre è uno solo, ma è ciò che è il Padre; lo Spirito non è il Figlio perché proviene da Dio (uno solo, infatti è l’Unigenito), ma è ciò che è il Figlio. I Tre sono Uno per la divinità, e l’Uno è Tre per le proprietà...cap 19. Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’. Questa regola a cui tu ti sei attenuto a proposito dei nomi di genere, noi la richiederemo anche a proposito di quelli di specie, conformandoci alla tua invenzione. Altrimenti, sarai ingiusto a non concedere a noi ciò che tu hai assunto. E che dire di Giovanni, che nelle sue Epistole Cattoliche afferma: Sono tre quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua, il sangue? O forse ti sembra fuori di senno? Innanzitutto, infatti, ha avuto il coraggio di contare insieme realtà non consustanziali, cosa che tu ammetti di fare solo con quelle che sono della stessa sostanza (chi potrebbe dire, infatti, che queste realtà sono della stessa sostanza?); poi ha risposto senza mettere le parole in rapporto reciproco, ma dopo avere posto ‘tre’ al maschile, ha aggiunto al neutro le tre cose, violando le norme e le regole della tua grammatica...-Orazione 39, cap 11-...Perché uno nei tre è la Divinità, e i tre sono uno, questo uno in cui è la Divinità, o per parlare più accuratamente, che è la Divinità.... -Orazione 45, cap 30-....Ma se dobbiamo essere liberati, secondo il nostro desiderio, ed essere ricevuti nel Tabernacolo celeste, anche lì può essere che ti offriremo sacrifici graditi sul tuo altare, al Padre, alla Parola e allo Spirito Santo; poiché a te appartiene ogni gloria, onore e potenza, nei secoli dei secoli. Amen.»
«... Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται....Τι δαί σοι ο καρκίνος, τό τε ζῶον, τό τε όργανον, ό τε αστήρ; τι δαι ο κύων, ό τε χερσαίος, και ο ένυδρος, και ο ουράνιος; ου τρεις λέγεσθαί σοι δοκούσι καρκίνου και κύνες; Πάντως γε. Αρα ούν παρά τουτο και ομοούσιοι; Τις φήσει των νούν εχόντων; "Οράς όπως σου διαπέπτωχεν και περί της συναριθμήσεως λόγος, τοσούτοις εληλεγμένος;.Ει γαρ μήτε τά ομοούσια πάντως συναριθμειται, καί συναριθμειται τά μή ομωύσια, ἥ τε τῶν ονομντων συεκφωνησις επ' αμφοιν, τι σοι πλεον ὧν εδογμάτισας ;»
«...At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur....Jam, quid tibi cancer, qui et animal est, et organum, et sidus ? Quid canis, qui terrestris est, et marinus, et coelestis ? Nonne tres cancri, aut canes tibi dici videntur ? Ita profecto. An ergo proinde quoque consubstantiales sunt ? Quis sanus hoc dixerit? Videsne quomodo tibi hoc connumerationis argumentum, lot tantisque rationibus confutatum, corruerit? Nam cum nec consubstantialia semper connumerentur, et quæ disparis essentiæ sunt, interdum connumerentur, et tamen in utrisque nomina simul efferri perspiciamus, ex tuis dogmatibus quid tibi accessit?»
«Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’....Che ne pensi, allora, della parola 'cancro', che indica l'animale, lo strumento e la costellazione? Cosa pensi della parola 'cane', che indica l'animale della terra e quello dell'acqua e quello del cielo (la costellazione)? Non ti pare che si parli di tre cancri e di tre cani? Sicuramente sì. Allora, per questo sono anche consustanziali? Quali persone di buon senso potranno dirlo? Vedi come ti è venuto a cadere il discorso sulla connumerazione, confutato con queste argomentazioni? Se le cose consustanziali non vengono contate insieme -in ogni caso/sempre-, e se vengono connumerate anche quelle non consustanziali, e se comunque -si riferisce a entrambe la relativa denominazione/sono coenunciati dei nomi(delle denominazioni) in modo simile su entrambi-, che cosa ti resta delle dottrine che hai stabilito?»
«Βλέπε συνετῶς· Ὥσπερ ἡ ἀκτὶς τοῦ ἡλίου καταβαίνει ἐξ οὐρανοῦ πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε τοῦ ἡλιακοῦ δίσκου χωρίζεται, οὔτε ἐκ τοῦ οὐρανοῦ λείπει, οὔτε ἀπὸ τῆς γῆς, ἀλλ’ ἔστι καὶ ἐν τῷ ἡλιακῷ δίσκῳ, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ πανταχοῦ, καὶ οὔτε τῶν ἄνω λείπει, οὔτε τῶν κάτω· οὕτω καὶ ὁ Υἱὸς καὶ Λόγος τοῦ Θεοῦ κατῆλθε πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε ἐκ τοῦ Πατρὸς ἔλειπε, οὔτε ἐκ τῶν οὐρανῶν, οὔτε ἐκ τῆς γῆς· ἀλλ’ ἦν καὶ ἐν τοῖς κόλποις τοῦ Πατρὸς ἀχώριστος, καὶ ἄνω καὶ κάτω, καὶ πανταχοῦ· καὶ οὐδ’ ἔκ τινος ἔλειπε. Καὶ ὥσπερ τὸ ἡλιακὸν φῶς ἐστι καὶ ἐν τῷ δίσκῳ τῷ ἡλιακῷ καὶ ἐν τῇ ἀκτῖνι, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ εἰσέρχεται ἐν ταῖς οἰκίαις καὶ πανταχοῦ, καὶ φωτίζει·...Ὥσπερ ἡ ψυχή μου μία ἐστὶν, ἀλλὰ καὶ τρισυπόστατος, ψυχὴ, λόγος, καὶ πνοή·οὕτω καὶ ὁ Θεὸς εἷς ἐστιν, ἀλλ’ ἔστι καὶ τρισυπόστατος, Πατὴρ, Λόγος, καὶ Πνεῦμα ἅγιον....Ως γάρ ψυχή, λόγος, και πνοή τρία πρόσωπα, και μία φύσις ψυχής, και ου τρείς ψυχαί· οὕτω Πατὴρ, Λόγος καὶ Πνεῦμα ἅγιον, τρία πρόσωπα, καὶ εἷς τῇ φύσει Θεὸς, καὶ οὐ τρεῖς θεοί...»
«...Perpende diligenter, quemadmodum radius solis descendit ex caelo ad terram, neque ab orbe solari separatur, nec a caelo abest, neque a terra, sed est in orbe solari, et in caelo, et in terra, et ubique; sed neque in superioribus deficit, neque in inferioribus ; sic etiam Filius et Verbum Dei descendit ad terram, et neque Patrem dereliquit, neque caelum, neque terram : sed erat in gremio Patris inseparabilis, et supra, et infra et ubique : neque usquam desideratus est. Et quemadmodum lumen solare est et in orbe solari, et in radio, et in caelo, et in terra, et ingreditur domos, et ubique et illuminat;...Sicut anima mea una est, sed constat tribus hypostasibus, anima, ratione, et spiritu : ita Deus unus est, sed constat tribus hypostasibus, Patre, et Filio[lett:Verbo], et Spiritu sancto...Quemadmodum enim anima, ratio et spiritus tres sunt personæ, et una natura anima, et non tres animae: ita Pater, et Filius[lett:Verbum], et Spiritus Sanctus, tres persone, et unus natura Deus, et non tres Dii....»
«...Considera saggiamente: come il raggio del sole discende dal cielo sulla terra, e non è separato dal disco del sole, né è assente dal cielo, né dalla terra, ma è anche nel disco del sole, e nel cielo, e sulla terra, e dappertutto, e né è assente di sopra, né di sotto; così come il Figlio e la Parola di Dio discese sulla terra, e né fu assente dal Padre, né dai cieli, né dalla terra; ma era anche nello stesso seno del Padre, inseparabile, sia sopra che sotto, e dovunque, e non era assente da nulla. E come la luce solare è sia nel disco del sole che nel raggio, e nel cielo, e sulla terra, ed entra nelle case e ovunque, e illumina...Come comprendi che l'anima mia è una, ma anche tri-ipostatica: anima, ragione e spirito così anche Dio è uno, ma è anche tri-ipostatico: Padre, Parola e Spirito Santo....Come infatti anima, parola e respiro sono tre elementi [distinti della persona] , e una natura dell'anima, e non tre anime quindi Padre, Parola e Spirito Santo, tre persone, e uno per natura, Dio, e non tre dèi...»
«...Τί δὲ καὶ τὸ τῆς ἀφέσεως τῶν ἁμαρτιῶν παρεκτικὸν, καὶ ζωοποιὸν, καὶ ἁγιαστικὸν λουτρὸν, οὗ χωρὶς οὐδεὶς ὄψεται τὴν βασιλείαν τῶν οὐρανῶν, οὐκ ἐν τῇ τρισμακαρίᾳ ὀνομασίᾳ δίδοται τοῖς πιστοῖς; Πρὸς δὲ τούτοις πᾶσιν Ἰωάννης φάσκει· Καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν.»
«Quid vero loquar de vivifico et sanctificante ac peccatorum remissionem præbente lavacro, sine quo nemo videbit regnum cælorum? Annon in ter beatissima nomenclatura fidelibus datur ? Adde his omnibus quod ait Joannes : Et hi tres unum sunt»
«Allora non [è] anche per la remissione dei peccati procurata dall'abluzione vivificante e santificante senza il quale nessuno vedrà il regno dei cieli nella tri-beatissima nomenclatura data ai fedeli? Riguardo a tutto questo Giovanni chiarisce: E i/questi tre sono uno»
«Εξηγείται οὖν ἐπί διαφορᾶς φόβου και αγάπης, και τέκνων Θεοῦ και τέκνων διαβόλου, και περί αμαρτίας θανατικής, και μη θανατικής, και διαφοράς πνευμάτων. Και λοιπόν διαιρεί, ποίον μεν πνεύμα εκ τοῦ Θεοῦ έστι, ποίον δε της πλάνης, και πότε μεν γινωσκόμεθα τέκνα Θεοῦ, πότε δε διαβόλου και περί ποίας αμαρτίας οφείλομεν εύχεσθαι· και ὅτι ὁ μή αγαπών τον πλησίον ουκ έστιν άξιος της κλήσεως, ουδε δύναται λέγεσθαι του Χριστού. Και την ενότητα δε του Yίου προς τον Πατέρα δείκνυσι· και ότι ο αρνούμενος τον Υιόν ουδε τον Πατέρα έχει. Διακρίνει δε εν τη Ἐπιστολή ταύτη, λέγων και το ίδιον του Αντιχρίστου: είναι δε τούτο το λέγειν μή είναι τον Ιησουν αυτόν τον Χριστόν, ίνα, ώς μη όντος εκείνου, εαυτόν είπη είναι ο ψεύστης.»
«Disserit itaque de differentia timoris et dilectionis, filiorum Dei et filiorum diaboli, de peccato mortali, et non mortali, de differentia spirituum. Discernit demum, quisnam spiritus ex Deo, quis vero seductionis sit, et quando cognoscamur filii Dei, quando vero diaboli. Item pro quo peccato orare debeamus. Et quod vocatione indignus sit, nec Christi esse dici possit, qui proximum non diligit.Unitatem etiam Filii cum Patre ostendit, et quod qui Filium negat, nec Patrem habeat. Discernit quoque in hac Epistola, quodnam sit proprium Antichristi, nempe hoc, si dicat Jesum non esse Christum, ita ut quasi ille non sit, seipsum mendax ille dicat esse Christum.»
«Viene quindi spiegato riguardo alla differenza tra timore e amore, tra figli di Dio e figli del diavolo, riguardo al peccato mortale e non mortale e sulla differenza di spiriti. E quindi -distingue/discerne-, quale spirito è da Dio, e quale è di -errore/seduzione-, e talvolta diventiamo figli di Dio, e talvolta del diavolo, e per quale peccato dobbiamo pregare; e che chi non ama il suo prossimo non è degno della vocazione, non si può dire di Cristo.- E/Quando- è mostrata l'Unità -anche/dunque- del Figlio con il Padre, e chi nega il Figlio non ha il Padre. E -lo distingue/discerne- nell'Epistola dicendo che colui che è chiamato anticristo è chi dice che Gesù non è il Cristo; Di modo che possa dire [di sé] quello che non è [ovvero cristo], additando quello che lui stesso è [ovvero] bugiardo [a Gesù Cristo].»
«Ἠκούσατε τῶν σεραφεὶμ πάλιν ἐκπληττομένων καὶ μετὰ φρίκης κραζόντων, "Αγιος, ἅγιος, ἅγιος Κύριος σαβαώθ· πλήρης πᾶσα ἡ γῆ τῆς δόξης αὐτοῦ. Προσέθηκα καὶ τὰ χερουβὶμ βοῶντα· Εὐλογημένη ἡ δόξα αὐτοῦ ἐκ τοῦ τόπου αὐτοῦ. Κάτω τρεῖς μάρτυρες, ἄνω τρεῖς μάρτυρες, τὸ ἀπρόσιτον τῆς τοῦ Θεοῦ δόξης δηλοῦντες.»
«Audiistis Seraphim rursus cum stupore et horrore clamitare, Sanctus, sanctus, sanctus Dominus exercituum: plena est omnis terra gloria ejus. Addidi et Cherubim clamantes, Benedicta gloria Domini de loco ejus. Tres in terris, totidem in cælis testes, ad Dei majestatem perveniri haud posse ostenderant.»
«Avete ascoltato ancora i Serafini che con stupore e tremore acclamano: "Santo, Santo, Santo il Signore degli eserciti; tutta la terra è piena della Sua Gloria. Anch'io mi sono unito ai cherubini e gridano: benedetta è la Sua gloria dal luogo della sua dimora!. In terra (lett: in basso) sono tre testimoni, in cielo (lett: in alto) sono tre testimoni, che dichiarano l'inaccessibilità della Gloria di Dio.»
«Ἀλλ', ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα, ἡ τρισυπόστατος οὐσία, καὶ δύναμις, καὶ θέλησις, καὶ ἐνέργεια, ἡμᾶς τοὺς ὁμολογοῦντάς σου τὰς ἀσυγχύτους καὶ ἀδιαιρέτους ὑποστάσεις, ἀξίωσον καὶ τῆς ἐκ δεξιῶν σου στάσεως, ἡνίκα ἔρχῃ ἐξ οὐρανῶν κρῖναι τὴν οἰκουμένην ἐν δικαιοσύνῃ· ὅτι πρέπει σοι δόξα, τιμὴ καὶ προσκύνησις, τῷ Πατρὶ καὶ τῷ Υἱῷ καὶ τῷ ἁγίῳ Πνεύματι, νῦν καὶ ἀεὶ, καὶ εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων.»
«Verum, o Pater, Verbum et Spiritus, trium personarum substantia, et potentia et voluntas et actus, concede nobis, qui inconfusas et indivisas tuas personas confitemur, ut ad dextrani tuam stemas, cum e cœlis veneris judicare orbem in æquitate. Quia tibi convenit gloria, honor, adoratio, Patri et Filio et Spiritui sanclo, nunc et semper, et in secula seculorum.»
«Dunque, o Padre, e Verbo e Spirito, tri-ipostatica essenza, potenza, volontà, atto, concedi a noi che confessiamo le tue inconfuse e indivise persone/ipostasi, di essere alla tua destra, tu che discendi dal cielo, per giudicare il mondo con giustizia, perché sei degno di gloria, onore e adorazione, al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.»
«B. Δίκαιον ἐφάνη καὶ τοῦτο. A. Εἷεν, ὧ μακάριε· πεπλήρωται ἡμῖν τὰ τῆς διαλέξεως. Νῦν δὴ καιρὸς εἰς εὐχὴν τὸν νοῦν τρέφαντας, ὑμνεῖν τὸν τοῦδε τοῦ παντὸς Ποιητὴν καὶ Δημιουργόν. Ὥ Δέσποτα καὶ Δημιουργὲ τοῦδε τοῦ παντ̀ς, ὧ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα ἅγιον, ὧ θεία Τριὰς, καὶ τρισσὴ καὶ ἁγία μονὰς....»
«B. Etiam istud consentaneum videtur. A. Expleta sunt quæ nobis in disputationem venerant. Proinde nunc tempus est ut mentem ad precem convertamus, et celebremus hujus universitatis Conditorem atque Opilicem. Domine et Opifex hujus universi, Pater, Verbum et Spiritus sancte, divina Trinitas, et trina atque sancta Unitas...»
«B. Anche questo mi sembra giusto. A. O sia Benedetto. Concluse le questioni della nostra disputa. Ora è il momento di rivolgere la nostra mente alla preghiera per lodare l'Artefice e il Creatore di ogni cosa. O Signore e Creatore di ogni cosa o Padre e Parola e Spirito Santo, o Divina Trinità, sia triplice che santa Unità...»
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«Τίς οὗν οὺκ ἄν άπορήσαι λέγοντας Θεόν Πατέρα και Υιόν Θεόν και Πνεύμα Άγιον, δεικνύντας αὐτῶν και τὴν εν τη τάξει διαίρεσιν, ἀκούσας άθεους καλούμενος;»
«Chi dunque non rimarrebbe attonito nell’udire che quelli che riconoscono Dio Padre e Dio Figlio e lo Spirito Santo, che ne dimostrano sia la potenza nell’unità che la distinzione nell’ordine, vengono accusati chiamandoli atei?»
«...τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης τις η του Πατρός προς τον Υιόν κοινωνία, τι το Πνεύμα, τις η -των τοσουτων/[PG 6 913C-914C nota 90:των τριων/τούτων]- ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος -του Παιδός του Πατρός/BnF,suppl grec143:του Πατρός του Παιδός-»
«...tum quae Filii cum Patre unio, quae Patres cum Filio communicatio, quid Spiritus, quae trium unio et in unitate distinctio, Spiritus, Filii, Patris»
«...qual sia l’unione del Figlio col Padre, quale la comunicazione del Padre col Figlio, che sia lo Spirito, quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, -del Figlio e del Padre/ms suppl grec143:del Padre e del Figlio-»
Alcuni hanno usato questi passi come riferimenti per il Comma soprattutto il capitolo 12, 3 per la presenza del termini latini, Migne: trium unio/Conrado Gensero 1557 pag 95 rigo 4-7: unitas trium; perciò si è congetturato che Gensero, traducendo in latino in questo modo, avesse letto in un qualche manoscritto i termini greci(vedi PG 6 913C-914C nota 90): των τριων-dei tre-(da alcuni usato e tradotto come se facesse veramente parte del testo)/τούτων-di questi-. Invece sia la parte in greco nella edizione del 1557(pag 15 rigo 7) che tutti manoscritti dell'opera oggi reperibili(esempi tra i più antichi:BnF grec451-X sec-, f330r rigo 10; Italia, Modena, Biblioteca Estense universitaria fonds principal α. S. 5. 09 (Puntoni 126)-X sec-, f246r-pag 495- rigo 14; BnF, grec 174-X sec- f137v-138v:vista 143 p. 1- rigo 25; Bodleian Library MS. Barocci 98 f57v rigo 11) scrivono: των τοσουτων-di così grandi-. Da notare l'utilizzo di Παιδός-del figlio/del servo/del fanciullo- in riferimento a Gesù solo due volte in tutta l'opera in τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης-Cosa è l'unità del Figlio col Padre...- e τις η των τοσουτων ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος του Παιδός του Πατρός-quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre- potrebbero riferirsi rispettivamente a Gv 10, 30 e a 1 Gv 5, 7(interpretato trinitariamente) poiché il secondo ha anche la variante (vedi BnF, suppl grec 143-XVI secolo-: folio 23v-24r rigo 21/1-6; e forse anche Ott.gr.274-XVII secolo- f42r rigo 20 con un segno a margine di του Παιδός) con του Πνεύματος του Πατρός του Παιδός-dello Spirito, del Padre e del Figlio- il quale combacerebbe con la più famosa interpretazione latina del verso 1 Gv 5, 7 corto; sicuramente elaborato in questo modo per fare in modo che tutte le persone divine inizino col P greco (numero che in matematica si protrae all'infinito); Tali possibili riferimenti (l'unità del Figlio col Padre- Gv 10, 30-; e: l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre-1 Gv 5, 6 o 7/8-) potrebbero comunque essere solo apparenti e potrebbe trattarsi di un discorso teologico volto a evidenziare la relazione delle tre persone a ritroso; L'autore infatti è molto avaro di reali citazioni e appunto non è sempre possibile definire con certezza quando sta facendo riferimento a passi biblici.
«Εἰς τὴν ἐπιστολὴν Ἰωάννου τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ (·) εἷς θεὸς ἐν τριάδι ·»
in latino nel migne reso:
«In Epistolam Joannis evangelistae,-de hoc, quod unus est Deus in Trinitate/de eo, quod sit unum Deus in Trinitate-»
traduzioni possibili:
«Sull'Epistola dell'evangelista Giovanni, su questo, un Dio nella Trinità»
«Sull'Epistola di Giovanni Evangelista. Sull'unico Dio nella Trinità.»
Alcuni da questo hanno visto una prova in favore del Comma e l'hanno argomentata come una forte prova in quanto, secondo loro solo se nel testo c'era il Comma si può fare un'opera sulla Trinità basata sull'epistola di Giovanni. Purtroppo bisogna dire che il testo in questione presenta varie problematiche infatti quasi tutti i manoscritti e in particolare i più antichi che ripotano l'opera hanno solo un segno di divisione (vedi:Vat. gr. 1296(1203 d.C.), f127v, colonna 1, rigo 42; BnF, grec2624 (XV secolo) f113r rigo 27-28]) tra le due opere e dunque non ci sarebbe correlazione tra i due titoli; l'eccezione sarebbe in un manoscritto (British Library, MS11892 Archiviato il 19 aprile 2023 in Internet Archive.-1402 d.C.- f202r rigo 28-29) dove si trova un'ulteriore separazione in questo modo: ...τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ · εἷς θεὸς... mettendo così enfasi sul fatto che tratti lo stesso argomento. Oltre questa problematica c'è anche la problematica grammaticale infatti: la particella introduttiva in questo caso Περι è seguita da τοῦ, il quale è genitivo, mentre quello a cui dovrebbe riferirsi ovvero il titolo è al nominativo risultando normalmente scorretto, in quanto dovrebbe essere tutto al genitivo; la formulazione nell'opera però non è inapplicabile, ma solo molto rara negli scrittori greci. Detto ciò nonostante le poche prove a favore di un'opera unica sulla Trinità fatta sull'epistola di Giovanni si considerasse veritiero questa opinione, ciò non proverebbe comunque la presenza del Comma in quanto il titolo dell'opera utilizza la preposizione ἐν-in- avvalorando così la possibilità che sia basata su οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν-questi tre sono in uno- con significato simile all'εἰς; Oltre ciò non avendo l'opera in questione non si può certamente trarre delle reali e oggettive conclusioni.
«Soleo fratres soleo ut ipsi dicitis et ego non nescio secreta legis intrare; medullas dogmatis aurire; viscerum venas adtingere, et interna parabolarum membra palpare. Sed inter haec, circumeundi pernicitate deposita, qua vibratu animi per ambitum prophetiae vatumque praesagantium sensus velocitate pendenti rapidus exercebar, cum substantiae vim quaererem materiamque inlustrarem, dicendi limitem, evagandi metam qua circumveherer offendi...Nunc ergo, si placet, quia de Trinitatis fonte prorupimus, et venas substantiae unde fons scaturit et profluit curiosi iudicis relegamus. Nam sic Salvator intonuit: Ego et Pater unum sumus (Gv. 10, 30). -Ut et Johannes: Et tres, inquit, unum sunt/Et Johannes ait: Et tres unum sunt- (1 Gv. 5,8)...Haec est una substantia, haec invisibilis et aeterna maiestas, haec indiscissae Trinitatis unitas sempiterna. Ut Johannes ait: Et tres unum sunt (1 Gv. 5,8). Et tria tabernacula Petrus exorat (Marc. 9,4), et tribus testibus verbum omne consistit (Matt. 18,16).»
«Sono solito, fratelli, sono solito, come dite e non lo ignoro, entrare nei segreti della Legge; -far risplendere/scrutare- -il midollo/le viscere- del dogma; -toccare le vene/entrare nelle vene- delle viscere e -palpare/sondare- la parte interna/i più nascosti significati- delle parabole . Ma in queste cose, girando/tergiversando sul deposito (depositum fidei) in modo pernicioso, perduta la rapidità con cui mi -muovevo/destreggiavo- velocemente con mente reattiva per l'ambito della profezia e degli oracoli, quando cercato il significato della sostanza(essenza divina) e chiarità -la materia/la natura-, limitato dal linguaggio, girando intorno all'argomento divagando inciampai...Ora dunque, se siete d'accordo, poiché siamo sgorgati dalla "sorgente" della Trinità, e come acuti ricercatori esaminiamo le venature della sostanza(essenza divina), da dove la "sorgente" sgorga e fluisce. Perché così il Salvatore ha proclamato: "Io e il Padre siamo uno" (Gv 10,30). -Così anche Giovanni: E i tre, disse, sono uno/E Giovanni dice: E i tre sono uno-(1 Gv. 5,8)...Questa [cosa] è una sostanza questa invisibile ed eterna maestà, questa unità della indiscussa Trinità sempiterna. Così, Giovanni dice: E i tre sono uno (1 Gv. 5,8); E per tre tende Pietro supplica (Mc 9,4); e da tre testimoni ogni parola è confermata (Mt 18,16)»
«...Αλλ' ό Λογος τοῦ -θῦ-[θεοῦ] σαρκηώμενος ὤν και ειναι μαρτυρησεν ὁ -Πηρ- • -Πμα- γάρ φησιν ο -Θς- • ο μοι -ως δες(βλέπου?)/ωςδες- και επι του [-αιρου-/-ουρου-: più probabile -στρου-[σωτηρου?] termine abbreviato non chiaro] · ο τε ενομασαν και υφον την ειναι ο τε και το αιμα αυτου το εκ της πλευρας αυτου μεθ' υδατοσ ἔστ '(α+simbolo:ζωή? più probabile una forma di αξιοσ: αξάζον) εν επι την γην · ὡς του κοσμου καθαρσιον...»
«...Ma la Parola di Dio si è incarnata realmente e dice che rende testimonianza il Padre. Lo Spirito infatti indica Dio. -il mio così/comprendi del mio- e sul [Salvatore:termine abbreviato non chiaro]. per questo è chiamato [così] e espressioni di questo; e il suo sangue dal suo fianco per mezzo d'acqua è [simbolo:vita? più probabile: meritorio/meritevole] sulla terra. per purificazione del mondo...»
«ὅτι τρεῖς εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] τὸ -Πμα-[Πνεῦμα] τὸ ῞Αγιον καὶ ὁ -Πηρ-[Πατήρ]. καὶ --αἵτος-[αἵματος] εἶναι (αὐ)τοῦ/trascrizione secondo Newton:ἀυτὸς ἑαντου[ἑαυτοῦ]-...»
«Poiché tre sono, cioè lo Spirito Santo e il Padre e -sangue di quello di cui parla (di Cristo)/Newton: Lui stesso-...»
«καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] μία -Θεόσ/trascrizione secondo Newton:θεότης- εἷς -Θσ-[Θεόσ]»
«e i tre sono in uno, cioè una Divinità un Dio»
«III. ad trinitatem; in Iohannis epistula: tria sunt quae testimonium perhibent: aqua sanguis spiritus»
«III. Sulla Trinità nella lettera di Giovanni: tre sono che portano testimonianza: l'acqua, il sangue e spirito»
«ut ait Ioannes Evangelista: Tres sunt, qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua, et sanguis»
«come dice l'evangelista Giovanni: Tre sono che danno testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue»
«III. Ad Trinitatem; in Ioannis Epistola: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus sanctus, et tres sunt qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua et sanguis (I Ioan. V, 7) . Et in Gen.: Tres propagines (Gen. XL, 10)»
traduzione:
«III. Sulla Trinità Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono che danno testimoninza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e tre sono che danno testimonianza sulla terra, lo spirito, l'acqua e il sangue (1 Gv 5, 7). E nella Genesi: Tre tralci (Gen. XL, 10)»
«plures tamen hic ipsam interpretatione mystica intellegunt trinitatem, eo quod perfecta ipsa perhibeat testimonium Christo: aqua patrem indicans...sanguine Christum demonstrans...spiritu uero sanctum spiritum manifestans»
«ma i più, con un'interpretazione mistica, comprendono la Trinità stessa, che dà perfetta testimonianza in Cristo: l'acqua indica il Padre...il sangue mostra Cristo...lo Spirito in realtà rivela lo Spirito Santo»
«Ἠκούσατε τῶν σεραφεὶμ πάλιν ἐκπληττομένων καὶ μετὰ φρίκης κραζόντων, "Αγιος, ἅγιος, ἅγιος Κύριος σαβαώθ· πλήρης πᾶσα ἡ γῆ τῆς δόξης αὐτοῦ. Προσέθηκα καὶ τὰ χερουβὶμ βοῶντα· Εὐλογημένη ἡ δόξα αὐτοῦ ἐκ τοῦ τόπου αὐτοῦ. Κάτω τρεῖς μάρτυρες, ἄνω τρεῖς μάρτυρες, τὸ ἀπρόσιτον τῆς τοῦ Θεοῦ δόξης δηλοῦντες.»
«Audiistis Seraphim rursus cum stupore et horrore clamitare, Sanctus, sanctus, sanctus Dominus exercituum: plena est omnis terra gloria ejus. Addidi et Cherubim clamantes, Benedicta gloria Domini de loco ejus. Tres in terris, totidem in cælis testes, ad Dei majestatem perveniri haud posse ostenderant.»
«Avete ascoltato ancora i Serafini che con stupore e tremore acclamano: "Santo, Santo, Santo il Signore degli eserciti; tutta la terra è piena della Sua Gloria. Anch'io mi sono unito ai cherubini e gridano: benedetta è la Sua gloria dal luogo della sua dimora!. In terra (lett: in basso) sono tre testimoni, in cielo (lett: in alto) sono tre testimoni, che dichiarano l'inaccessibilità della Gloria di Dio.»
«Ἀλλ', ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα, ἡ τρισυπόστατος οὐσία, καὶ δύναμις, καὶ θέλησις, καὶ ἐνέργεια, ἡμᾶς τοὺς ὁμολογοῦντάς σου τὰς ἀσυγχύτους καὶ ἀδιαιρέτους ὑποστάσεις, ἀξίωσον καὶ τῆς ἐκ δεξιῶν σου στάσεως, ἡνίκα ἔρχῃ ἐξ οὐρανῶν κρῖναι τὴν οἰκουμένην ἐν δικαιοσύνῃ· ὅτι πρέπει σοι δόξα, τιμὴ καὶ προσκύνησις, τῷ Πατρὶ καὶ τῷ Υἱῷ καὶ τῷ ἁγίῳ Πνεύματι, νῦν καὶ ἀεὶ, καὶ εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων.»
«Verum, o Pater, Verbum et Spiritus, trium personarum substantia, et potentia et voluntas et actus, concede nobis, qui inconfusas et indivisas tuas personas confitemur, ut ad dextrani tuam stemas, cum e cœlis veneris judicare orbem in æquitate. Quia tibi convenit gloria, honor, adoratio, Patri et Filio et Spiritui sanclo, nunc et semper, et in secula seculorum.»
«Dunque, o Padre, e Verbo e Spirito, tri-ipostatica essenza, potenza, volontà, atto, concedi a noi che confessiamo le tue inconfuse e indivise persone/ipostasi, di essere alla tua destra, tu che discendi dal cielo, per giudicare il mondo con giustizia, perché sei degno di gloria, onore e adorazione, al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.»
«τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»
«(nota:35 Sabellius enim Filium et Patrem, diversis ner minibus, eamdem personam delirabat.) Sed dicere ipsum esse Patrem Verbi ejus, quod in ipso erat, et Filium ejus esse, quod in ipso erat Verbum, planissimum est indicium Sabelliana pravitatis. Quemadmodum et dicere tria esse (Nimirum unum atque eumdem Deum), Patrem, et Filium et Spiritum sanctum, Sabellii est : quod Marcellus scriptis suis censuit : Impossibile siquidem tres, quæ sunt hypostases, unitati aduniri, si non in primis a monade Trinitas exordiatur.»
«Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»
Eusebio di Cesarea, (De Ecclesiastica Theologia 3.3-3.4; vedi Migne Patrologia Graeca Vol 24: pp. 1001 C-1004 A) il quale simpatizzò per Ario (A. Clemente, Il libro nero delle eresie, pp. 180 e sgg.) di cui condivideva per un certo periodo la genuinità del credo (Girolamo, lettera 84), la cui posizione teologica della visione di Dio è poco chiara alle volte sembra ortodossa, altre tendente all'arianesimo/semiarianesimo (Frederick Nolan, An Inquiry into the integrity of the Greek Vulgate, pp. 279, 305; The Dublin Review Jan. 1884, pp. 197-200); fu ingaggiato da Costantino per fare 50 Bibbie in greco (Vita di Costantino, libro IV, 36-37) e da questa commissione abbia riscritto nuove copie senza il Comma
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«ita connexus patris in filio et filii in paracleto tres efficit cohaerentes alterum ex altero -trascrizione manoscritto:. Qui tres unum sunt/Migne: qui tres unum sint-, non unus, quomodo dictum est, Ego et pater unum sumus, ad substantiae unitatem non ad numeri singularitatem.»
«così la connessione, del Padre nel Figlio e del Figlio nel Paraclito, [che] i tre producono coerente l'uno all'altro -trascrizione manoscritto:. Di modo che i tre sono uno/Migne:, affinché i tre siano uno(:una essenza)-, non 1(:una persona); nel modo in cui è detto: io e il Padre siamo uno, per l'unità della sostanza, non per l'unicità del numero.»
«Nam et ipsa ecclesia proprie et principaliter ipse est spiritus, in quo est trinitas unius diuinitatis, Pater et Filius et Spiritus sanctus. Illam ecclesiam congregat quam Dominus in tribus posuit.»
«Lo Spirito stesso in verità propriamente e principalmente è nella stessa Chiesa, in ciò è la Trinità dell'Unica Divinità — Padre, Figlio e Spirito Santo. -Raduna quella Chiesa la quale il Signore in tre ha stabilito/Raduna quella Chiesa la quale [anche] in tre il Signore stabilisce.»
«...quam fides impetrat obsignata in patre et filio et spiritu sancto. nam si in tribus testibus stabit omne verbum, dei quarto magis donum?...cum autem sub tribus et testatio fidei et sponsio salutis pigneretur, necessario adicitur ecclesiae mentio, quoniam ubi tres, id est pater et filius et spiritus sanctus; ibi ecclesia quae trium corpus est.»
«che la fede ottiene sotto sigillo nel Padre, Figlio e Spirito Santo, poiché se in tre testimoni ogni parola è stabilità, il dono di Dio è per la quarta volta?...e quando sotto i tre ci si vincola sia per l'attestazione di fede che per la garanzia di salvezza, si aggiunge necessariamente la menzione della chiesa, poiché dove ve ne sono tre, cioè il Padre, e il Figlio e lo Spirito Santo; là è la chiesa, che è il corpo di tre»
«Βλέπε συνετῶς· Ὥσπερ ἡ ἀκτὶς τοῦ ἡλίου καταβαίνει ἐξ οὐρανοῦ πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε τοῦ ἡλιακοῦ δίσκου χωρίζεται, οὔτε ἐκ τοῦ οὐρανοῦ λείπει, οὔτε ἀπὸ τῆς γῆς, ἀλλ’ ἔστι καὶ ἐν τῷ ἡλιακῷ δίσκῳ, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ πανταχοῦ, καὶ οὔτε τῶν ἄνω λείπει, οὔτε τῶν κάτω· οὕτω καὶ ὁ Υἱὸς καὶ Λόγος τοῦ Θεοῦ κατῆλθε πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε ἐκ τοῦ Πατρὸς ἔλειπε, οὔτε ἐκ τῶν οὐρανῶν, οὔτε ἐκ τῆς γῆς· ἀλλ’ ἦν καὶ ἐν τοῖς κόλποις τοῦ Πατρὸς ἀχώριστος, καὶ ἄνω καὶ κάτω, καὶ πανταχοῦ· καὶ οὐδ’ ἔκ τινος ἔλειπε. Καὶ ὥσπερ τὸ ἡλιακὸν φῶς ἐστι καὶ ἐν τῷ δίσκῳ τῷ ἡλιακῷ καὶ ἐν τῇ ἀκτῖνι, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ εἰσέρχεται ἐν ταῖς οἰκίαις καὶ πανταχοῦ, καὶ φωτίζει·...Ὥσπερ ἡ ψυχή μου μία ἐστὶν, ἀλλὰ καὶ τρισυπόστατος, ψυχὴ, λόγος, καὶ πνοή·οὕτω καὶ ὁ Θεὸς εἷς ἐστιν, ἀλλ’ ἔστι καὶ τρισυπόστατος, Πατὴρ, Λόγος, καὶ Πνεῦμα ἅγιον....Ως γάρ ψυχή, λόγος, και πνοή τρία πρόσωπα, και μία φύσις ψυχής, και ου τρείς ψυχαί· οὕτω Πατὴρ, Λόγος καὶ Πνεῦμα ἅγιον, τρία πρόσωπα, καὶ εἷς τῇ φύσει Θεὸς, καὶ οὐ τρεῖς θεοί...»
«...Perpende diligenter, quemadmodum radius solis descendit ex caelo ad terram, neque ab orbe solari separatur, nec a caelo abest, neque a terra, sed est in orbe solari, et in caelo, et in terra, et ubique; sed neque in superioribus deficit, neque in inferioribus ; sic etiam Filius et Verbum Dei descendit ad terram, et neque Patrem dereliquit, neque caelum, neque terram : sed erat in gremio Patris inseparabilis, et supra, et infra et ubique : neque usquam desideratus est. Et quemadmodum lumen solare est et in orbe solari, et in radio, et in caelo, et in terra, et ingreditur domos, et ubique et illuminat;...Sicut anima mea una est, sed constat tribus hypostasibus, anima, ratione, et spiritu : ita Deus unus est, sed constat tribus hypostasibus, Patre, et Filio[lett:Verbo], et Spiritu sancto...Quemadmodum enim anima, ratio et spiritus tres sunt personæ, et una natura anima, et non tres animae: ita Pater, et Filius[lett:Verbum], et Spiritus Sanctus, tres persone, et unus natura Deus, et non tres Dii....»
«...Considera saggiamente: come il raggio del sole discende dal cielo sulla terra, e non è separato dal disco del sole, né è assente dal cielo, né dalla terra, ma è anche nel disco del sole, e nel cielo, e sulla terra, e dappertutto, e né è assente di sopra, né di sotto; così come il Figlio e la Parola di Dio discese sulla terra, e né fu assente dal Padre, né dai cieli, né dalla terra; ma era anche nello stesso seno del Padre, inseparabile, sia sopra che sotto, e dovunque, e non era assente da nulla. E come la luce solare è sia nel disco del sole che nel raggio, e nel cielo, e sulla terra, ed entra nelle case e ovunque, e illumina...Come comprendi che l'anima mia è una, ma anche tri-ipostatica: anima, ragione e spirito così anche Dio è uno, ma è anche tri-ipostatico: Padre, Parola e Spirito Santo....Come infatti anima, parola e respiro sono tre elementi [distinti della persona] , e una natura dell'anima, e non tre anime quindi Padre, Parola e Spirito Santo, tre persone, e uno per natura, Dio, e non tre dèi...»
«...Τί δὲ καὶ τὸ τῆς ἀφέσεως τῶν ἁμαρτιῶν παρεκτικὸν, καὶ ζωοποιὸν, καὶ ἁγιαστικὸν λουτρὸν, οὗ χωρὶς οὐδεὶς ὄψεται τὴν βασιλείαν τῶν οὐρανῶν, οὐκ ἐν τῇ τρισμακαρίᾳ ὀνομασίᾳ δίδοται τοῖς πιστοῖς; Πρὸς δὲ τούτοις πᾶσιν Ἰωάννης φάσκει· Καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν.»
«Quid vero loquar de vivifico et sanctificante ac peccatorum remissionem præbente lavacro, sine quo nemo videbit regnum cælorum? Annon in ter beatissima nomenclatura fidelibus datur ? Adde his omnibus quod ait Joannes : Et hi tres unum sunt»
«Allora non [è] anche per la remissione dei peccati procurata dall'abluzione vivificante e santificante senza il quale nessuno vedrà il regno dei cieli nella tri-beatissima nomenclatura data ai fedeli? Riguardo a tutto questo Giovanni chiarisce: E i/questi tre sono uno»
«Εξηγείται οὖν ἐπί διαφορᾶς φόβου και αγάπης, και τέκνων Θεοῦ και τέκνων διαβόλου, και περί αμαρτίας θανατικής, και μη θανατικής, και διαφοράς πνευμάτων. Και λοιπόν διαιρεί, ποίον μεν πνεύμα εκ τοῦ Θεοῦ έστι, ποίον δε της πλάνης, και πότε μεν γινωσκόμεθα τέκνα Θεοῦ, πότε δε διαβόλου και περί ποίας αμαρτίας οφείλομεν εύχεσθαι· και ὅτι ὁ μή αγαπών τον πλησίον ουκ έστιν άξιος της κλήσεως, ουδε δύναται λέγεσθαι του Χριστού. Και την ενότητα δε του Yίου προς τον Πατέρα δείκνυσι· και ότι ο αρνούμενος τον Υιόν ουδε τον Πατέρα έχει. Διακρίνει δε εν τη Ἐπιστολή ταύτη, λέγων και το ίδιον του Αντιχρίστου: είναι δε τούτο το λέγειν μή είναι τον Ιησουν αυτόν τον Χριστόν, ίνα, ώς μη όντος εκείνου, εαυτόν είπη είναι ο ψεύστης.»
«Disserit itaque de differentia timoris et dilectionis, filiorum Dei et filiorum diaboli, de peccato mortali, et non mortali, de differentia spirituum. Discernit demum, quisnam spiritus ex Deo, quis vero seductionis sit, et quando cognoscamur filii Dei, quando vero diaboli. Item pro quo peccato orare debeamus. Et quod vocatione indignus sit, nec Christi esse dici possit, qui proximum non diligit.Unitatem etiam Filii cum Patre ostendit, et quod qui Filium negat, nec Patrem habeat. Discernit quoque in hac Epistola, quodnam sit proprium Antichristi, nempe hoc, si dicat Jesum non esse Christum, ita ut quasi ille non sit, seipsum mendax ille dicat esse Christum.»
«Viene quindi spiegato riguardo alla differenza tra timore e amore, tra figli di Dio e figli del diavolo, riguardo al peccato mortale e non mortale e sulla differenza di spiriti. E quindi -distingue/discerne-, quale spirito è da Dio, e quale è di -errore/seduzione-, e talvolta diventiamo figli di Dio, e talvolta del diavolo, e per quale peccato dobbiamo pregare; e che chi non ama il suo prossimo non è degno della vocazione, non si può dire di Cristo.- E/Quando- è mostrata l'Unità -anche/dunque- del Figlio con il Padre, e chi nega il Figlio non ha il Padre. E -lo distingue/discerne- nell'Epistola dicendo che colui che è chiamato anticristo è chi dice che Gesù non è il Cristo; Di modo che possa dire [di sé] quello che non è [ovvero cristo], additando quello che lui stesso è [ovvero] bugiardo [a Gesù Cristo].»
«Υπεραρχιε, συμμορφε, πανσθενεστατη Τριας αγια · Πατερ, Λογε, Πνευμα αγιον΄· Θεε, Φως, και Ζωη, φυλαττε την ποιμνην σου»
«Tu major principatu principioque, pari forma, potentissima Trinitas sancta; Pater, Verbum, Spiritus sancte; Deus, Lumen, et Vita, custodi tuum ovile.»
«O Sommo Sovrano, o Santissima Trinità conformata, onnipotente: o Padre, Verbo, Spirito Santo, o Dio, Luce e Vita, custodisci il tuo gregge»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...Αλλ' ό Λογος τοῦ -θῦ-[θεοῦ] σαρκηώμενος ὤν και ειναι μαρτυρησεν ὁ -Πηρ- • -Πμα- γάρ φησιν ο -Θς- • ο μοι -ως δες(βλέπου?)/ωςδες- και επι του [-αιρου-/-ουρου-: più probabile -στρου-[σωτηρου?] termine abbreviato non chiaro] · ο τε ενομασαν και υφον την ειναι ο τε και το αιμα αυτου το εκ της πλευρας αυτου μεθ' υδατοσ ἔστ '(α+simbolo:ζωή? più probabile una forma di αξιοσ: αξάζον) εν επι την γην · ὡς του κοσμου καθαρσιον...»
«...Ma la Parola di Dio si è incarnata realmente e dice che rende testimonianza il Padre. Lo Spirito infatti indica Dio. -il mio così/comprendi del mio- e sul [Salvatore:termine abbreviato non chiaro]. per questo è chiamato [così] e espressioni di questo; e il suo sangue dal suo fianco per mezzo d'acqua è [simbolo:vita? più probabile: meritorio/meritevole] sulla terra. per purificazione del mondo...»
«ὅτι τρεῖς εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] τὸ -Πμα-[Πνεῦμα] τὸ ῞Αγιον καὶ ὁ -Πηρ-[Πατήρ]. καὶ --αἵτος-[αἵματος] εἶναι (αὐ)τοῦ/trascrizione secondo Newton:ἀυτὸς ἑαντου[ἑαυτοῦ]-...»
«Poiché tre sono, cioè lo Spirito Santo e il Padre e -sangue di quello di cui parla (di Cristo)/Newton: Lui stesso-...»
«καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] μία -Θεόσ/trascrizione secondo Newton:θεότης- εἷς -Θσ-[Θεόσ]»
«e i tre sono in uno, cioè una Divinità un Dio»
«"δι' ὕδατος καὶ αἵματος καὶ πνεύματος ἁγίου"»
«per l'acqua e il sangue e lo Spirito Santo»
«...πατηρ, λογος, και πνευμα αγιον...»
«... Padre, Logos e Spirito Santo...»
Vedi UBS3, p. 823. Per questo testo si veda: Textual variants in the First Epistle of John. Bart D. Ehrman identified this reading as Orthodox corrupt reading; Bart D. Ehrman, The Orthodox Corruption of Scripture, Oxford University Press, Oxford 1993, p. 60.
«...sicut Johannes ait: tria sunt quae testimonium dicunt in terra aqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt, et tria sunt quae testimonium dicunt in caelo pater uerbum et Spiritus et haec tria unum sunt in Christo Iesu.»
«come Giovanni dice: tre sono che portano testimonianza sulla terra, acqua, carne e sangue, e questi tre sono in uno, e tre sono che portano testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno in Cristo Gesù.»
«De qua re quinti decimi capituli sermo conqueritur, et praesumptionem diabolicam merito detestatur: quia et nos istud veracium testium relatione comperimus, et multos corruptissimos eorum[(dei Priscilliani)] codices, qui canonici titularentur, invenimus... ut falsati codices, et a sincera veritate discordes, in nullo usu lectionis habeantur. Apocryphae autem scripturae, quae sub nominibus apostolorum multarum habent seminarium falsitatum, non solum interdicendae, sed etiam penitus auferendae sunt, atque ignibus concremandae...Unde si quis episcoporum, vel apocrypha haberi per domos non prohibuerit, vel sub canonicorum nomine eos codices in Ecclesia permiserit legi, qui Priscilliani adulterina sunt emendatione vitiati, haereticum se noverit judicandum...»
«E su questo argomento si lamentano sotto il quindicesimo capo, ed esprimono un meritato orrore della loro presunzione diabolica: perché anche noi lo abbiamo accertato dai resoconti di testimoni veraci, e abbiamo trovato molte delle lor o[(dei Priscilliani)] copie molto corrotte, sebbene siano titolate canoniche... per evitare che nella lettura vengano usate copie falsificate che non sono in sintonia con la pura Verità. E le scritture apocrife, che, sotto il nome di Apostoli, sono vivaio di molte falsità, non solo sono da evitare, ma che vanno portate via e ridotte in cenere nel fuoco...Perciò se qualche vescovo o non ha proibito il possesso di scritti apocrifi nelle case degli uomini, o sotto nome di canonico ha fatto leggere in chiesa quelle copie che sono viziate dalle alterazioni spurie di Priscilliano, sappia che deve essere considerato eretico»
«...quoniam -Manoscritto:Christus/Migne:Spiritus- est veritas. Quia tres sunt, qui testimonium dant, Spiritus, aqua, et sanguis, et tres unum sunt. Spiritus utique sanctificationis, et sanguis redemptionis, et aqua baptismatis: quae tria unum sunt...»
«...ἐπειδὴ τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια. Τρεῖς γάρ εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ πνεῦμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἔν εἰσι, τὸ πνεῦμα δηλονότι τοῦ ἁγιασμοῦ, καὶ τὸ αἷμα τῆς λυτρώσεως, καὶ τὸ ὕδωρ τοῦ βαπτίσματος· ἅπερ τρία ἕν ἐστι...»
«...Poiché lo Spirito è verità. Poiché sono tre che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue. E questi tre sono una cosa sola. Naturalmente si deve intendere dello spirito di santificazione, del sangue della redenzione, dell'acqua del battesimo: tre cose che sono una stessa cosa...»
«Cuius symboli iter custodientes omnes hereses doctrinas instituta uel dogmata, quae sibi altercationem non ingenia, sed studia fecerunt, catholico ore damnamus, baptizantes, sicut scribtum est, in nomine patris et fili et spiritus sancti; non dicit autem 'in nominibus' tamquam in multis, sed in uno, quia unus deus trina potestate uenerabilis omnia et in omnibus Christiis est...Nobis enim Christus deus dei filius passus in carnem secundum fidem symboli baptizatis et electis ad sacerdotium in nomine patris et fili et spiritus sancti tota fides, tota uita, tota ueneratio est...»
«Conserviamo la via del simbolo da tutte le eresie, dottrine, istituzioni e dogmi che hanno argomenti riprovevoli, ma con intelligenza o devozione li condanniamo con la nostra bocca cattolica, battezzando, come è scritto, 'nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo'; infatti non si dice 'nei nomi' come in molti, ma in uno, perché un Dio è venerabile con la sua triplice potenza, tutto è e Cristo è in tutto...Infatti per noi Cristo, Dio, Figlio di Dio, passato nella carne secondo il simbolo della fede, battezzato ed eletto al sacerdozio nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è tutta la fede, tutta la vita, è tutta la venerazione...»
«Deus itaque summus et verum cum Verbo suo et Spiritu sancto, quae tria unum sunt, Deus unus omnipotens, creator et factor omnis animae atque omnis corporis, cuius sunt participatione felices, quicumque sunt veritate, non uanitate felices, qui fecit hominem rationale animal ex anima et corpore, qui eum peccantem nec inpunitum esse permisit nec sine misericordia dereliquit»
«Dunque il Dio sommo e vero con il Verbo suo e lo Spirito Santo, -letterale: i quali tre sono uno/che sono uno in tre-, [è] un Dio onnipotente, creatore e fattore -letterale: di ogni anima/(dell’universo spirituale)- e -letterale: di ogni corpo/(sensibile, fisico)-: di cui sono felici partecipanti [in Lui] , quelli che sono nella verità, non felici nella vanità; che fece l’uomo [come] animale razionale composto di anima e di corpo, che non permise -a lui peccatore/al trasgressore- né di esserlo impunemente, né di lasciarlo senza misericordia.»
Manoscritto tra i più antichi:Vat. Lat. 426(IX secolo) f78v rigo 20-24;
Alcuni ritengono la citazione di sopra un'allusione al Comma da parte di Agostino, ma visto sia Contra Maximinum II, 22, 3(PL 42, 794-795) in cui parla di interpretazione teologica del verso 1 Gv 5, 7 corto che il Regensburg Epistolae rhetoricae-Monaco.Bayerische Staatsbibliothek clm 14596(XI/XII secolo)-folio 18r rigo 2/5- scoperto dal Fickermann:«Replicationem illam in epistola lohannis: et tres sunt qui testimonium dant, pater et verbum et spiritus beatus Hieronimus ratam esse astruit; beatus vero Augustinus ex apostoli sententia et ex grece linguae auctoritate demendam esse prescribit.»
«San Girolamo sosteneva che la ripetizione verbale [replicatio] nella [prima] Epistola di Giovanni E tre sono quelli che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito fu stabilito come certo. Al contrario, sant'Agostino prescrisse che fosse rimosso, sulla base del significato dell'Apostolo e dell'autorità della lingua greca.»
«...In ore duorum vel trium testium stabit omne verbum: nisi quia hoc modo per mysterium Trinitas commendata est, in qua est perpetua stabilitas veritatis? Vis habere bonam causam? Habeto duos vel tres testes, Patrem et Filium et Spiritum sanctum...»
traduzione:
«...Sulla bocca di due o tre testimoni si stabilirà ogni parola: perché infatti tal maniera fu prescritta attraverso il mistero della Trinità, dove è stabilità la perpetua verità? Vuoi avere una buona causa? Fate(producete) due o tre testimoni, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo...»
Utilizzato da Agostino in correlazione di episodi dell'antico testamento per lo più. manoscritto tra i più antichi: Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 207(circa IX secolo) f46v rigo 2-4 e margine.
Pseudo Agostino o Anonimo(V secolo/VII secolo), Liber de divinis Scripturis sive Speculum Audi Israhel, CSEL 12, 314(cap II) e 326 (cap III):«Item illic: Quoniam tres sunt qui testimonium dicunt in terra, spiritus, aqua et sanguis: et hii tres unum sunt in christo iesu. et tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus: et hii tres unum sunt...Item iohannes in epistula I: Spiritus est qui testimonium reddit, quia spiritus est ueritas. Item illic: Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus, et hii tres unum sunt...»
«Anche lì: Perché tre sono che rendono testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue; e questi tre sono uno in Cristo Gesù. e tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno... Allo stesso modo, Giovanni nella prima lettera: È lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Anche lì: Ci sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno»
In generale due tipologie di manoscritti: Paris, BnF lat. 9380(IX secolo) f339r colonna 2 rigo 29(CSEL 12, 314) e f339v colonna 2 rigo 18(CSEL 12, 326) la cosiddetta versione ridotta, senza Comma(et hi tres unum sunt); Paris BnF lat. 15082 (XII secolo) f157r (vista 156), p. 2, rigo 18-21 (CSEL 12, 314) e f159v (vista 159), pagina 1, rigo 1(CSEL 12, 326) versione col Comma (Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, verbum et spiritus et hii tres unum sunt)
«In Epistola Joannis. Quoniam tres sunt qui testimonium dant in terra, Spiritus, aqua, et Sanguis; et tres unum sunt in Christo Jesu; et tres sunt, qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et tres unum sunt. In Epistola II. Quoniam multi fallaces prodierunt in hunc mundum, qui non confitentur, Dominum nostrum Jesum in carne venisse, hi sunt fallaces, et antichristi sunt.»
«Nell'epistola di Giovanni. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il Sangue; e i tre sono uno in Cristo Gesù; e tre sono quelli che testimoniano in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo e i tre sono uno. Nella II Epistola. Perché molti -ingannatori/falsi profeti- girano in questo mondo, i quali non confessano il nostro Signore Gesù venuto nella carne, sono -ingannatori/falsi profeti- e sono anticristi.»
Manoscritto: München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14096(VIII secolo) f63r rigo 8-17
«In Epistola Joannis. Quoniam tres sunt qui testimonium dant in terra, Spiritus, aqua, et Sanguis; et tres unum sunt in Christo Jesu; et tres sunt, qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et tres unum sunt. In Epistola II. Quoniam multi fallaces prodierunt in hunc mundum, qui non confitentur, Dominum nostrum Jesum in carne venisse, hi sunt fallaces, et antichristi sunt.»
«Nell'epistola di Giovanni. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il Sangue; e i tre sono uno in Cristo Gesù; e tre sono quelli che testimoniano in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo e i tre sono uno. Nella II Epistola. Perché molti -ingannatori/falsi profeti- girano in questo mondo, i quali non confessano il nostro Signore Gesù venuto nella carne, sono -ingannatori/falsi profeti- e sono anticristi.»
Manoscritto: München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14096(VIII secolo) f63r rigo 8-17
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono in uno»
«Qui alibi praeter Ecclesiam colligit Christi Ecclesiam spargit. Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: Et tres unum sunt. Et quisquam credit hanc unitatem de divina firmitate venientem, sacramentis coelestibus cohaerentem, scindi in Ecclesia posse et voluntatum collidentium divortio separari?»
«... Chi raccoglie altrove fuori della Chiesa, disperde la Chiesa di Cristo. Il Signore dice: Io e il Padre siamo uno. E ancora del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: E i tre sono uno. E qualcuno crede che questa unità proveniente dalla fermezza divina, coerente con i sacramenti/misteri celesti, possa essere scissa nella Chiesa e separata dalle volontà divorziate che si contrastano?»
«plures tamen hic ipsam interpretatione mystica intellegunt trinitatem, eo quod perfecta ipsa perhibeat testimonium Christo: aqua patrem indicans...sanguine Christum demonstrans...spiritu uero sanctum spiritum manifestans...»
«ma i più, con un'interpretazione mistica, comprendono la Trinità stessa, che dà perfetta testimonianza in Cristo: l'acqua indica il Padre...il sangue mostra Cristo...lo Spirito in realtà rivela lo Spirito Santo...»
«...in Epistola Ioannis apostoli, ubi ait: Tres sunt testes; spiritus, et aqua, et sanguis; et tres unum sunt... Si vero ea, quae his significata sunt, velimus inquirere, non absurde occurrit ipsa Trinitas, qui unus, solus, verus, summus est Deus, Pater et Filius et Spiritus Sanctus, de quibus verissime dici potuit: Tres sunt testes, et tres unum sunt ; ut nomine spiritus significatum accipiamus Deum Patrem... Nomine autem sanguinis, Filium; quia: Verbum caro factum est. Et nomine aquae Spiritum Sanctum...»
«...nella lettera dell'apostolo Giovanni, dove dice: Ci sono tre testimoni; spirito, acqua e sangue; e tre sono uno... Se in realtà su essa, volessimo indagare, che si intendono con queste, non è assurdo incontrare la stessa Trinità, che è uno, unico, vero, sommo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, di cui si potrebbe veramente dire: Ci sono tre testimoni, e tre sono uno; così col nome spirito compendiamo il significato Dio Padre... E col nome del sangue, il Figlio; perché il Verbo si è fatto carne. E col nome dell'acqua lo Spirito Santo...»
«Nam et Joannes apostolus in Epistola sua de Patre et Filio et Spiritu sancto sic dicit: Tres sunt qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua, et sanguis, et hi tres unum sunt...in spiritu significans Patrem...In aqua vero Spiritum sanctum significans...In sanguine vero Filium significans...Qui sunt hi tres, qui in terra testificari,...?...hi tres, Pater, et Filius, et Spiritus sanctus sunt, tamenetsi non invenitur unum nomen, quod de omnibus communiter masculino genere praedicetur, sicut communiter de illis personae praedicantur genere feminino...Quod tamen Joannis apostoli testimonium beatus Cyprianus Carthaginiensis antistes et martyr in epistola sive libro quem de Trinitate scripsit, de Patre et Filio et Spiritu sancto dictum intelligit. Ait enim: Dicit Dominus, Ego et Pater unum sumus; et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est, et hi tres unum sunt.»
«Perché l'apostolo Giovanni nella sua Epistola del Padre, Figlio e Spirito Santo così dice: Tre sono quelli che danno testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue, e questi tre sono uno...per spirito significando il Padre...Per acqua in realtà significando lo Spirito Santo... Per sangue in realtà significando il Figlio...Chi sono questi tre che sono sulla terra per testimoniare...?...Questi tre sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene non si trovi un nome che sia comunemente predicato per tutti nel genere maschile, così quelle persone sono comunemente predicate col genere femminile...Nondimeno quel beato Cipriano, vescovo e martire di Cartagine, comprende detta testimonianza dell'apostolo Giovanni nella lettera o libro che scrisse sulla Trinità: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Perché dice, dice il Signore: Io e il Padre siamo uno; e ancora del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: e questi tre sono uno.»
Facundus accenna al maschile del verso interpretandolo come persone e cita anche gli stessi passi di Cipriano Unità della Chiesa I, 6 intendendoli come interpretazione alla Trinità da parte di Cipriano. Manoscritti: Verona Biblioteca Capitolare LIII (51)(secondo metà VI secolo) e Vat. lat. 572 (XV secolo) f4v-5r rigo 18-18
«Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: -manoscritto: Et tres unum sunt/Migne: Et hi tres unum sunt-.»
«Il Signore dice:' 'Io e il Padre siamo uno. E ancora del Padre, Figlio e Spirito Santo è scritto: -manoscritto: E i tre sono uno/Migne:E questi tre sono uno-.»
Epistola 72(73)-Epistola 10- Ad Jubaianum 12(PL 3, col 1162C-1163A):
«Si peccatorum remissam consecutus est, et sanctificatus est, et templum Dei factus est, si sanctificatus est si templum Dei factus est, quaero cujus Dei? Si creatoris, non potuit, quia in eum non credidit. Si Christi, nec hujus fieri potuit templum, qui negat Deum Christum. Si Spiritus sancti, cum tres unum sint, quomodo Spiritus sanctus placatus esse ei potest qui aut Filii aut Patris inimicus est?»
«Se ha conseguito la remissione dei peccati, ed è stato santificato, ed è divenuto tempio di Dio, se è santificato, se è reso tempio di Dio, Chiedo quale Dio? Se del Creatore, è Impossibile; perché non credeva in Lui. Se di Cristo, nemmeno poteva essere fatto tempio di Cristo, perché rinnegava la divinità di Cristo. Se dello Spirito Santo, così che tre siano uno: in quale modo lo Spirito Santo può riconciliare a Lui il nemico o del Figlio o del Padre?»
«... Commemorat et Joannes evangelista triplex in terra testimonium, Spiritus, aqua et sanguis... Quamquam hi tres unum sunt: unus enim Deus est, qui per Spiritum, aquam et sanguinem declarat hominum generi virtutem ac bonitatem suam...»
Traduzione:
«...E Giovanni Evangelista menziona la triplice testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il sangue...Eppure questi tre sono uno: perché c'è un solo Dio, che mediante lo Spirito, l'acqua e il sangue dichiara al genere umano la sua virtù e bontà...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: utrumque/Reitzenstein ed 1914:utique- qui se disposuerit ad per sequendum opus illorum angelorum sex percipiet fructus tam preclaros tres Patrem et Filium et Spiritum Sanctum....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...qui ergo Deum per sanctimonium accipiendum didicisti, et promissum eius observa, qui dixit: Si quis non renatus fuerit ex aqua et spiritu sancto, non intrabit in regnum caelorum. qui ergo in regnum caelorum cupies pervenire, illum spiritum renovationis tuae lascive vivendo noli expellere ipse est enim gradus ascensionis in caelum, ipse est enim portus ipse introitus vitae, a quo in redemptione tua a mundi contagione tribus testimoniis spiritaliter sis religatus. trinitas ergo ista per decem verba adolescit, ut trecesima merces compleatur...lex enim domini dura est et amara, -solo nell'ed 1914:<sed>- amaritudinem facit, ut dulcedinem ostendat. nam et per Johannem demonstravit, cum Spiritum librum angelo sigilla solventi traderet dicens: accipe librum et devora eum. et amaritudinem faciat ventri tuo sed in ore tuo erit dulce tamquam mel. hoc est: per os trium testium probari, id est: per os Patris et Filii et Spiritus Sancti, confiteri, quod mel tribus litteris constet scribi. Nam et fel quidem legimus tribus litteris statui; haec est amaritudo quod ventri angelus sentiebat...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: entrambi/Reitzenstein ed 1914: così- chi si è disposto a perseguire l'opera di quei sei angeli, vedrà dei frutti [come] i tanto -preziosi/illustri- tre, il Padre e il Figlio e lo Spirito santo....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...che quindi hanno imparato a accettare Dio attraverso il santo ammonimento, e ad osservare la sua promessa, che diceva: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, non entrerà nel regno dei cieli; chi quindi desidera raggiungere il regno dei cieli, non scacci quello spirito del tuo rinnovamento vivendo lascivamente, perché è il requisito dell'ascensione al cielo, è infatti porto di entrata alla vita, al quale, nella tua redenzione dalla contaminazione del mondo, sei stato spiritualmente legato da tre testimoni. perciò questa trinità cresce attraverso dieci parole. in modo che il 30 della ricompensa si compia... perché la legge del Signore è dura e amara, -solo nell'edizione 1914:<ma>- fa amarezza per mostrare dolcezza. Perché è dimostrato attraverso Giovanni, quando lo Spirito consegnava il libro all'angelo per rompere il sigillo dicendo: Prendi il libro e divoralo, e farà amarezza nel tuo ventre, ma nella tua bocca sarà dolce come miele. Questo significa: essere provato per bocca di tre testimoni, cioè per bocca del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo: per confessare. Perché miele (latino: mel) consta scritto di tre lettere. Poiché fiele (latino: fel) che anche leggiamo stabilito da tre lettere: questo è l'amaro che nel suo ventre l'angelo sentiva...»
«...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. -manoscritto:Et isti tres in unum sunt/ Migne: Et isti tres unum sunt-...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. Et isti tres unum sunt...»
traduzione:
«...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito, l'acqua e il sangue. -manoscritto: E questi tre sono -concordi/in uno-/Migne: E questi tre sono uno-...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito e l'acqua e il sangue. E questi tre sono uno...»
Manoscritti Vaticani: Mirabile Reg.lat. 324 (XVII secolo) cap 15:f7v rigo 15(PL 3, 1200A) e cap 19 (PL 3, 1204B):f9r rigo 18. In quest'opera non c'è riferimento al Comma, ma la collocazione storica, secondo alcuni, nel periodo di Cipriano e la presenza di una doppia traduzione del verso corto, di cui una più letterale secondo il testo greco, ha fatto ritenere ad alcuni che Cipriano conoscesse la differenza tra il finale dei testimoni celesti e terrestri e che in De ecclesia Unitate I, 6 si riferisse certamente solo ai testimoni celesti; Purtroppo tale traduzione letterale latina si trova molto raramente nei manoscritti, perciò non può essere preso come sicuro dato in tal senso.
«Et Joannes evangelista ait: In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. Item ipse ad Parthos: Tres sunt, inquit, qui testimonium perhibent in terra, aqua, sanguis et caro, et tres in nobis sunt. Et tres sunt qui testimonium perhibent in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et ii tres unum sunt.»
«E l'evangelista Giovanni dice: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Così stesso disse ai Parti: tre sono che rendono testimonianza sulla terra, acqua, sangue e carne, e i tre sono in noi. E tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno.»
«...sicut et in hoc exemplo veritatis, in quo nomina personarum evidenter sunt ostensa, et unitum nomen divinitatis clause est declaratum, dicente Joanne evangelista in Epistola sua: Tres sunt qui testimonium dicunt in coelo, Pater, et Verbum, et Spiritus, et in Christo Jesu unum sunt; non tamen unus est, quia non est in his una persona. Nam unum quod dixit de utrisque, quid aliud intelligitur, quam quod Deus Pater divinitatis natura, idem ipse dicatur et Dominus, idem ipse sit et Spiritus;...Jam audisti superius evangelistam Joannem in Epistola sua tam absolute testantem: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum et Spiritus sanctus: et in Christo Jesu unum sunt. Utique sine dubio in Trinitate divinitatis per omnia unum sunt, et in nominibus personarum tres sunt....Ignoras, quia Pater Deus unus est, et Filius unus Deus est, et Spiritus sanctus unus Deus est? Unitum nomen est, quia una est eorum substantia. Unde et Joannes in Epistola sua ait: Tres sunt qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum et Spiritus: et in Christo Jesu unum sunt; non tamen unus est, quia non est eorum una persona. Nunquid aliud sentiendum est, quam Pater verus unus qui genuit, idem non sit qui et genitus ab ipso est; et Filius unus qui non genuit, Pater non sit; et Spiritus sanctus, qui nec Pater, nec Filius, alter sit in persona, praeterea qui nec genuit, nec natus referatur....»
«...proprio come in questo esempio di verità, in cui i nomi delle persone sono chiaramente indicati, e il nome unito della divinità è chiarito in una clausola, come dice l'evangelista Giovanni nella sua Epistola: Sono tre che portano testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e in Cristo Gesù sono uno [una cosa]; ma non è uno, perché non c'è una persona in loro. Ma per uno [una cosa] di cui ha parlato per tutti; cos'altro si intende se non che Dio Padre, nella natura della divinità, è detto essere lo stesso per il Signore, e lo stesso sia per lo Spirito... Avete già sentito sopra l'evangelista Giovanni nella sua Epistola testimoniare in modo così assoluto: Sono tre che danno testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e sono uno in Cristo Gesù. Certamente non c'è dubbio che nella Trinità della Divinità ce n'è una in tutti, e ce ne sono tre nei nomi delle persone...Ignori che il Padre è un solo Dio, e il Figlio è un solo Dio, e lo Spirito Santo è un solo Dio? Il nome è unito, perché la loro sostanza è una. Onde anche Giovanni dice nella sua epistola: Sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e in Cristo Gesù sono uno; eppure non è uno, perché non c'è una persona di loro. Si deve ritenere che l'unico vero Padre che generò non è lo stesso che fu anche generato da lui? e l'unico Figlio che non genera non è il Padre; e lo Spirito Santo, che non è né il Padre né il Figlio in persona...»
Sul De Trinitate(Comma presente in varie forme: vedi De Trinitate di Pseudo Atanasio (in italiano), Lorenzo Dattrino, pp. 53-54 nota 41 o vedi Migne PL 62 col 237-354) I, 50; I,55; I, 69; VII, 10; seconda redazione: V,46-47; VII, 19. Manoscritto: Saint-Mihiel, Bibliothèque Municipale. Bibliothèque de l'Abbaye bénédictine, Z 28 (IX secolo)-PG61, 243D in f5r(4 sur 159), rigo 16/28-; e PG61, 246B in f7r (da 6 a 159) rigo 19/25-. Vedi anche la citazione di un Atanasio e di altri in latino del comma in un documento in BnF:Latin 13174(X secolo) folio 139v, rigo 7-10
«...sicut Johannes ait: tria sunt quae testimonium dicunt in terra aqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt, et tria sunt quae testimonium dicunt in caelo pater uerbum et Spiritus et haec tria unum sunt in Christo Iesu.»
«come Giovanni dice: tre sono che portano testimonianza sulla terra, acqua, carne e sangue, e questi tre sono in uno, e tre sono che portano testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno in Cristo Gesù.»
«De qua re quinti decimi capituli sermo conqueritur, et praesumptionem diabolicam merito detestatur: quia et nos istud veracium testium relatione comperimus, et multos corruptissimos eorum[(dei Priscilliani)] codices, qui canonici titularentur, invenimus... ut falsati codices, et a sincera veritate discordes, in nullo usu lectionis habeantur. Apocryphae autem scripturae, quae sub nominibus apostolorum multarum habent seminarium falsitatum, non solum interdicendae, sed etiam penitus auferendae sunt, atque ignibus concremandae...Unde si quis episcoporum, vel apocrypha haberi per domos non prohibuerit, vel sub canonicorum nomine eos codices in Ecclesia permiserit legi, qui Priscilliani adulterina sunt emendatione vitiati, haereticum se noverit judicandum...»
«E su questo argomento si lamentano sotto il quindicesimo capo, ed esprimono un meritato orrore della loro presunzione diabolica: perché anche noi lo abbiamo accertato dai resoconti di testimoni veraci, e abbiamo trovato molte delle lor o[(dei Priscilliani)] copie molto corrotte, sebbene siano titolate canoniche... per evitare che nella lettura vengano usate copie falsificate che non sono in sintonia con la pura Verità. E le scritture apocrife, che, sotto il nome di Apostoli, sono vivaio di molte falsità, non solo sono da evitare, ma che vanno portate via e ridotte in cenere nel fuoco...Perciò se qualche vescovo o non ha proibito il possesso di scritti apocrifi nelle case degli uomini, o sotto nome di canonico ha fatto leggere in chiesa quelle copie che sono viziate dalle alterazioni spurie di Priscilliano, sappia che deve essere considerato eretico»
«...quoniam -Manoscritto:Christus/Migne:Spiritus- est veritas. Quia tres sunt, qui testimonium dant, Spiritus, aqua, et sanguis, et tres unum sunt. Spiritus utique sanctificationis, et sanguis redemptionis, et aqua baptismatis: quae tria unum sunt...»
«...ἐπειδὴ τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια. Τρεῖς γάρ εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ πνεῦμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἔν εἰσι, τὸ πνεῦμα δηλονότι τοῦ ἁγιασμοῦ, καὶ τὸ αἷμα τῆς λυτρώσεως, καὶ τὸ ὕδωρ τοῦ βαπτίσματος· ἅπερ τρία ἕν ἐστι...»
«...Poiché lo Spirito è verità. Poiché sono tre che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue. E questi tre sono una cosa sola. Naturalmente si deve intendere dello spirito di santificazione, del sangue della redenzione, dell'acqua del battesimo: tre cose che sono una stessa cosa...»
«Cuius symboli iter custodientes omnes hereses doctrinas instituta uel dogmata, quae sibi altercationem non ingenia, sed studia fecerunt, catholico ore damnamus, baptizantes, sicut scribtum est, in nomine patris et fili et spiritus sancti; non dicit autem 'in nominibus' tamquam in multis, sed in uno, quia unus deus trina potestate uenerabilis omnia et in omnibus Christiis est...Nobis enim Christus deus dei filius passus in carnem secundum fidem symboli baptizatis et electis ad sacerdotium in nomine patris et fili et spiritus sancti tota fides, tota uita, tota ueneratio est...»
«Conserviamo la via del simbolo da tutte le eresie, dottrine, istituzioni e dogmi che hanno argomenti riprovevoli, ma con intelligenza o devozione li condanniamo con la nostra bocca cattolica, battezzando, come è scritto, 'nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo'; infatti non si dice 'nei nomi' come in molti, ma in uno, perché un Dio è venerabile con la sua triplice potenza, tutto è e Cristo è in tutto...Infatti per noi Cristo, Dio, Figlio di Dio, passato nella carne secondo il simbolo della fede, battezzato ed eletto al sacerdozio nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è tutta la fede, tutta la vita, è tutta la venerazione...»
«Sicut alius a Filio Spiritus, sicut a Patre Filius. Sic tertia in Spiritu, ut in Filio secunda persona: unus tamen Deus omnia, -trascrizione manoscritto Leyde: quia tres unum sunt/Migne:tres unum sunt-. Hoc credimus, hoc tenemus, quia hoc accepimus a prophetis: hoc nobis Evangelia locuta sunt: hoc apostoli tradiderunt: hoc martyres passione confessi sunt: in hoc mentibus fidei etiam haeremus, contra quod etiam si angelus de coelo annuntiaverit, anathema sit»
traduzione
«Come altro [persona] è lo Spirito dal Figlio, tanto il Figlio è [altro] dal Padre. Come lo Spirito è la terza, così il Figlio è la seconda persona [della Divinità]: eppure un Dio è in tutte, -trascrizione manoscritto Leyde: perché i tre sono uno [trad diff. i tre che sono uno]/Migne: tre sono uno-. Questo crediamo, questo manteniamo perché questo abbiamo ricevuto dai profeti: questo ci hanno detto i Vangeli: questo gli Apostoli tramandarono: questo hanno confessato i martiri nella passione[sofferenza]:in questo aderiamo anche con le menti di fede, anche se un angelo annunziasse dal cielo contro questa [fede], sia anatema.»
«/rigo 8\:secunda persona, est et tertia in Spiritu sancto. Denique Dominus: Petam, inquit, a Patre meo et alium advocatum dabit vobis. Sic alius a Filio Spiritus sicut a /rigo 9\:Patre Filius. Sic tertia in Spiritu, ut in Filio secunda persona: unus tamen Deus omnia, quia tres unum sunt. Hoc credimus, /rigo 10\:hoc tenemus, quia hoc accepimus a prophetis: hoc nobis Evangelia locuta sunt: hoc apostoli tradiderunt: hoc martyres /rigo 11\:passione confessi sunt: in hoc mentibus fidei etiam haeremus, contra quod etiam si angelus de coelo annuntiaverit, /rigo 12\:anathema sit...»
La posizione degli studiosi in genere è ritenere questo un riferimento al solo verso corto 1 Gv 5, 8 o una semplice espressione teologica per esprimere il concetto di Trinità e che non ha a che fare con una vera citazione. Altri invece affermano questo come un chiaro riferimento al Comma e al suo finale.
«Deus itaque summus et verum cum Verbo suo et Spiritu sancto, quae tria unum sunt, Deus unus omnipotens, creator et factor omnis animae atque omnis corporis, cuius sunt participatione felices, quicumque sunt veritate, non uanitate felices, qui fecit hominem rationale animal ex anima et corpore, qui eum peccantem nec inpunitum esse permisit nec sine misericordia dereliquit»
«Dunque il Dio sommo e vero con il Verbo suo e lo Spirito Santo, -letterale: i quali tre sono uno/che sono uno in tre-, [è] un Dio onnipotente, creatore e fattore -letterale: di ogni anima/(dell’universo spirituale)- e -letterale: di ogni corpo/(sensibile, fisico)-: di cui sono felici partecipanti [in Lui] , quelli che sono nella verità, non felici nella vanità; che fece l’uomo [come] animale razionale composto di anima e di corpo, che non permise -a lui peccatore/al trasgressore- né di esserlo impunemente, né di lasciarlo senza misericordia.»
Manoscritto tra i più antichi:Vat. Lat. 426(IX secolo) f78v rigo 20-24;
Alcuni ritengono la citazione di sopra un'allusione al Comma da parte di Agostino, ma visto sia Contra Maximinum II, 22, 3(PL 42, 794-795) in cui parla di interpretazione teologica del verso 1 Gv 5, 7 corto che il Regensburg Epistolae rhetoricae-Monaco.Bayerische Staatsbibliothek clm 14596(XI/XII secolo)-folio 18r rigo 2/5- scoperto dal Fickermann:«Replicationem illam in epistola lohannis: et tres sunt qui testimonium dant, pater et verbum et spiritus beatus Hieronimus ratam esse astruit; beatus vero Augustinus ex apostoli sententia et ex grece linguae auctoritate demendam esse prescribit.»
«San Girolamo sosteneva che la ripetizione verbale [replicatio] nella [prima] Epistola di Giovanni E tre sono quelli che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito fu stabilito come certo. Al contrario, sant'Agostino prescrisse che fosse rimosso, sulla base del significato dell'Apostolo e dell'autorità della lingua greca.»
«...In ore duorum vel trium testium stabit omne verbum: nisi quia hoc modo per mysterium Trinitas commendata est, in qua est perpetua stabilitas veritatis? Vis habere bonam causam? Habeto duos vel tres testes, Patrem et Filium et Spiritum sanctum...»
traduzione:
«...Sulla bocca di due o tre testimoni si stabilirà ogni parola: perché infatti tal maniera fu prescritta attraverso il mistero della Trinità, dove è stabilità la perpetua verità? Vuoi avere una buona causa? Fate(producete) due o tre testimoni, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo...»
Utilizzato da Agostino in correlazione di episodi dell'antico testamento per lo più. manoscritto tra i più antichi: Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 207(circa IX secolo) f46v rigo 2-4 e margine.
Pseudo Agostino o Anonimo(V secolo/VII secolo), Liber de divinis Scripturis sive Speculum Audi Israhel, CSEL 12, 314(cap II) e 326 (cap III):«Item illic: Quoniam tres sunt qui testimonium dicunt in terra, spiritus, aqua et sanguis: et hii tres unum sunt in christo iesu. et tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus: et hii tres unum sunt...Item iohannes in epistula I: Spiritus est qui testimonium reddit, quia spiritus est ueritas. Item illic: Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus, et hii tres unum sunt...»
«Anche lì: Perché tre sono che rendono testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue; e questi tre sono uno in Cristo Gesù. e tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno... Allo stesso modo, Giovanni nella prima lettera: È lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Anche lì: Ci sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno»
In generale due tipologie di manoscritti: Paris, BnF lat. 9380(IX secolo) f339r colonna 2 rigo 29(CSEL 12, 314) e f339v colonna 2 rigo 18(CSEL 12, 326) la cosiddetta versione ridotta, senza Comma(et hi tres unum sunt); Paris BnF lat. 15082 (XII secolo) f157r (vista 156), p. 2, rigo 18-21 (CSEL 12, 314) e f159v (vista 159), pagina 1, rigo 1(CSEL 12, 326) versione col Comma (Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, verbum et spiritus et hii tres unum sunt)
«III. ad trinitatem; in Iohannis epistula: tria sunt quae testimonium perhibent: aqua sanguis spiritus»
«III. Sulla Trinità nella lettera di Giovanni: tre sono che portano testimonianza: l'acqua, il sangue e spirito»
«ut ait Ioannes Evangelista: Tres sunt, qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua, et sanguis»
«come dice l'evangelista Giovanni: Tre sono che danno testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue»
«III. Ad Trinitatem; in Ioannis Epistola: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus sanctus, et tres sunt qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua et sanguis (I Ioan. V, 7) . Et in Gen.: Tres propagines (Gen. XL, 10)»
traduzione:
«III. Sulla Trinità Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono che danno testimoninza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e tre sono che danno testimonianza sulla terra, lo spirito, l'acqua e il sangue (1 Gv 5, 7). E nella Genesi: Tre tralci (Gen. XL, 10)»
«plures tamen hic ipsam interpretatione mystica intellegunt trinitatem, eo quod perfecta ipsa perhibeat testimonium Christo: aqua patrem indicans...sanguine Christum demonstrans...spiritu uero sanctum spiritum manifestans»
«ma i più, con un'interpretazione mistica, comprendono la Trinità stessa, che dà perfetta testimonianza in Cristo: l'acqua indica il Padre...il sangue mostra Cristo...lo Spirito in realtà rivela lo Spirito Santo»
«Omnis qui credit quia Jesus est Christus, ex Deo natus est, et reliqua...sed potius vincunt saeculum, quando in illum credunt qui condidit mundum. Cui rei testificantur in terra tria mysteria: aqua, sanguis et spiritus, quae in passione Domini leguntur impleta: in coelo autem Pater, et Filius, et Spiritus sanctus; et hi tres unus est Deus.»
«Chi crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio e il resto...ma piuttosto vincono -il secolo/il mondo-, quando credono in Colui che ha creato il mondo. A tal fine rendono testimonianza sulla terra, i tre misteri: l'acqua, il sangue e lo spirito, che vengono detti compiuti nella passione del Signore:in cielo -invece/in realtà- il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; e questi tre sono un solo Dio.»
Manoscritto:Verona, Biblioteca capitolare, XXXIX(37)(VII-VIII secolo)
«...In Patre ergo et Filio et Spiritu sancto unitatem substantiae accipimus, personas confundere non audemus. Beatus enim Joannes apostolus testatur, dicens: Tres sunt qui testimonium perhibent in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus; et tres unum sunt (I Joan. V, 7). Quod etiam beatissimus martyr Cyprianus, in epistola de Unitate Ecclesiae confitetur, dicens: Qui pacem Christi et concordiam rumpit, adversus Christum facit; qui alibi praeter Ecclesiam colligit, Christi Ecclesiam spargit. Atque ut unam Ecclesiam unius Dei esse monstraret, haec confestim testimonia de Scripturis inseruit. Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum: De Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: Et tres unum sunt...»
«Quindi, nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, accettiamo l'unità della sostanza, non osiamo confondere le persone. Perché il beato Giovanni Apostolo, testimonia dicendo: Tre sono quelli che portano testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito; e i tre sono uno (1 Giovanni 5:7). Che anche il beato Cipriano martire confessa nella sua Lettera sull'unità della Chiesa, dicendo: Colui che rompe la pace e la concordia di Cristo si fa nemico Cristo; chi raccoglie altrove fuori della Chiesa, disperde la Chiesa di Cristo. E per mostrare che c'è una Chiesa di un [solo] Dio, inserisce subito queste testimonianze delle Scritture. Il Signore dice: Io e il Padre siamo uno. E ancora: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: e i tre sono uno»
«...Ter audio Deum, et unum praedicat metuendum. In Epistola Joannis: Tres sunt in coelo qui testimonium reddunt, Pater, Verbum, et Spiritus: et tres unum sunt (I Joan. V, 7). Quid dicam de patriarcha Abraham? qui cum trium speciem virorum videret, unum in eis Deum cognovit, cum dicit: Dominator Domine (Gen. XVIII, 3)...»
«Tre volte ascolto Dio, e predica una cosa -da temere/rilevante-. Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono in cielo che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e i tre sono uno (1 Giovanni 5:7). Cosa devo dire del patriarca Abramo? il quale, vedendo apparire tre uomini, conobbe in mezzo a loro un solo Dio, quando dice: -O Sovrano, o Signore/Mio Signore- (Gn 18,3)»
Manoscritto: Genève, Bibliothèque de Genève ms lat.15 f66r col 1 rigo 16-23.
Fulgenzio di Ruspe, De Trinitate ad Felicem IV(PL 65, 500D):«En habes in brevi alium esse Patrem, alium Filium, alium Spiritum sanctum: alium et alium in persona, non aliud et aliud in natura; et idcirco Ego, inquit, et Pater unum sumus (Joan. X, 30). Unum, ad naturam referre nos docet, Sumus, ad personas. Similiter et illud: Tres sunt, inquit, qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et hi tres unum sunt (I Joan. V, 7). Audiat Sabellius sumus, audiat tres, et credat esse tres personas, et non sacrilego corde blasphemet, dicendo ipsum sibi esse Patrem, ipsum sibi Filium, ipsum sibi Spiritum sanctum: tanquam modo quodam seipsum gignat, aut modo quodam a seipso ipse procedat; cum hoc etiam in naturis creatis minime invenire possit, ut aliquid seipsum gignere valeat. Audiat scilicet et Arius, Unum, et non differentis Filium dicat esse naturae, cum natura diversa unum dici nequeat. Filius itaque clamat, Ego et Pater unum sumus (Joan. X, 30); et: Qui me videt, videt et Patrem (Joan. XIV, 9). Et Apostolus de eo: Qui cum in forma Dei, inquit, esset, non rapinam arbitratus est esse se aequalem Deo (Philip. II, 6)...»
«In breve, considera che c'è un Padre, un altro Figlio, un altro ancora Spirito Santo, [differenti] l'uno e l'altro in persona, non [differenti] l'uno e l'altro in natura; e intorno a ciò, dice: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30); cioè: l'Uno, ci istruisce per riferirsi alla natura, il Siamo, [è] per le persone. Allo stesso modo dice: Tre sono che testimoniano in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno (1 Gv 5,7). Ascolti Sabellio, il Siamo, ascolti tre e creda che ci sono tre persone, e non bestemmi con cuore sacrilego, dicendo che lo stesso sia [in persona] il Padre, (lo stesso) il Figlio e (lo stesso) lo Spirito Santo: come se generasse sé stesso, o come se Lui procedesse da sé stesso; benché ciò (la vera relazione tra persone divine) possa essere scoperto anche nelle nature create, affinché Lui stesso (lo Spirito Santo) abbia potenza per generare qualcosa. Ascolti naturalmente anche Ario, l'Uno, e dica che il Figlio non è di differente natura, poiché una natura diversa non può essere chiamata una. Il Figlio dunque proclama: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30); e: Chi vede me vede anche il Padre (Gv 14,9). E l'apostolo disse di Lui: Il quale essendo nella forma di Dio, non credette, che fosse una rapina quel suo essere uguale a Dio (Fil 2,6)»
Oxford, Merton College, 16 parte I(XIV secolo) ff. 247v-249v
«In Epistola Joannis. Quoniam tres sunt qui testimonium dant in terra, Spiritus, aqua, et Sanguis; et tres unum sunt in Christo Jesu; et tres sunt, qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et tres unum sunt. In Epistola II. Quoniam multi fallaces prodierunt in hunc mundum, qui non confitentur, Dominum nostrum Jesum in carne venisse, hi sunt fallaces, et antichristi sunt.»
«Nell'epistola di Giovanni. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il Sangue; e i tre sono uno in Cristo Gesù; e tre sono quelli che testimoniano in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo e i tre sono uno. Nella II Epistola. Perché molti -ingannatori/falsi profeti- girano in questo mondo, i quali non confessano il nostro Signore Gesù venuto nella carne, sono -ingannatori/falsi profeti- e sono anticristi.»
Manoscritto: München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14096(VIII secolo) f63r rigo 8-17
«In Epistola Joannis. Quoniam tres sunt qui testimonium dant in terra, Spiritus, aqua, et Sanguis; et tres unum sunt in Christo Jesu; et tres sunt, qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et tres unum sunt. In Epistola II. Quoniam multi fallaces prodierunt in hunc mundum, qui non confitentur, Dominum nostrum Jesum in carne venisse, hi sunt fallaces, et antichristi sunt.»
«Nell'epistola di Giovanni. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il Sangue; e i tre sono uno in Cristo Gesù; e tre sono quelli che testimoniano in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo e i tre sono uno. Nella II Epistola. Perché molti -ingannatori/falsi profeti- girano in questo mondo, i quali non confessano il nostro Signore Gesù venuto nella carne, sono -ingannatori/falsi profeti- e sono anticristi.»
Manoscritto: München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14096(VIII secolo) f63r rigo 8-17
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«cap Θ'...Οὔτε γὰρ ὁ Υἱὸς Πατὴρ (εἷς γὰρ Πατὴρ), ἀλλ' ὅπερ ὁ Πατήρ· οὔτε τὸ Πνεῦμα Υἱὸς, ὅτι ἐκ τοῦ Θεοῦ (εἷς γὰρ ὁ Μονογενής), ἀλλ' ὅπερ ὁ Υἱός· ἓν τὰ τρία τῇ θεότητι, καὶ τὸ ἓν τρία ταῖς ἰδιότησιν·...cap ΙΘ'. ̓Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται. "Ο γὰρ σὺ τετήρηκας ἐπὶ τῶν γενικωτέρων όνομάτων, τοῦτο καὶ ἡμεῖς ἀπαιτήσομεν ἐπὶ τῶν εἰδικωτέρων κατὰ τὴν σὴν ἀνάπλασιν· ἢ ἀδικήσεις, μὴ διδοὺς ὅπερ εἴληφας. Τί δαὶ ὁ Ἰωάννης; Τρεῖς εἶναι τοὺς μαρτυροῦντας λέγων ἐν ταῖς Καθολικαῖς, τὸ Πνεῦμα, τὸ ὕδωρ, τὸ αἷμα, ἆρά σοι ληρεῖν φαίνεται; Πρῶτον μὲν, ὅτι τὰ μὴ ὁμοούσια συναριθμῆσαι τετόλμηκεν, ὃ τοῖς ὁμοουσίοις σὺ δίδως. (Τίς γὰρ ἂν εἴποι ταῦτα μιᾶς οὐσίας;) Δεύτερον δὲ, ὅτι μὴ καταλλήλως ἔχων ἀπήντησεν· ἀλλὰ τὸ τρεῖς ἀῤῥενικῶς προθεὶς, τὰ τρία οὐδετέρως ἐπήνεγκε, παρὰ τοὺς σοὺς, καὶ τῆς σῆς γραμματικῆς ὄρους καὶ νόμους....-ΛΟΓΟΣ ΙΖ', ΙΑ'-...Ἓν γὰρ ἐν τρισὶν ἡ θεότης, καὶ τὰ τρία ἕν. τὰ ἐν οἷς ἡ θεότης, ἢ, τό γε ἀκριβέστερον εἰπεῖν, ἂ ἡ θεότης. ...-ΛΟΓΟΣ ΜΕ', Λ'-...Εἰ δὲ καταλύσαιμεν ἀξίως τοῦ πόθου, καὶ δεχθείημεν ταῖς οὐρανίαις σκηναῖς, τάχα σοι καὶ αὐτόθι θύσομεν δεκτὰ ἐπὶ τὸ ἅγιόν σου θυσιαστήριον, ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα τὸ ἅγιον· ὅτι σοὶ πρέπει πᾶσα δόξα, τιμή, καὶ κράτος, εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων. ’Αμήν.»
latino
«cap IX...Neque enim Filius est Pater (unus enim est Pater), sed est id quod Pater : nec Spiritus est Filius, quia ex Deo est (unus enim Unigenitus), sed est id quod Filius tria hæc unum, si divinitatem specles, et unum tria, si proprietatum rationem habeas...cap XIX. At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur. Quod enim tu in generalibus nominibus retinuisti, hoc nos quoque juxta commentum tuum in specialibus postulamus. Injuste enim feceris, nisi, quod accepisti, dederis. Quid Joannes? Cum in Catholicis epistolis suis tres esse ait, qui testimonium dant, Spiritum, aquam, et sanguinem, videturne tibi delirare? Primum, quia res substantia diversas connumerare ausus est, quod tu consubstantialibus tantum tribuis. Quis enim hæc unius ejusdemque substantiæ esse dixerit? Alterum, quia modo minime congruenti voces sequentes subjunxerit; sed cum tres masculino genere proposuisset, tria neutro genere subjunxit, contra quam tuæ, atque ipsius etiam grammaticæ leges ferant....-Oratio XXXIX, XI--...Unum enim in tribus, divinitas est, et tria unum; ea, inquam, in quibus, divinitas est, vel, ut magis proprie dicam, quæ, divinitas est....-Oratio XLV, XXX-...Quod si, qualem expetimus, vitæ finem nanciscamur, atque in coelestia tabernacula recipiamur, illic quoque tibi fortasse super altari tuo sancto grata sacrificia offeremus, ο Pater, et Verbum, et Spiritus sancte: in saecula saeculorum. Amen.»
italiano
«cap 9...Il Figlio, infatti, non è il Padre, poiché il Padre è uno solo, ma è ciò che è il Padre; lo Spirito non è il Figlio perché proviene da Dio (uno solo, infatti è l’Unigenito), ma è ciò che è il Figlio. I Tre sono Uno per la divinità, e l’Uno è Tre per le proprietà...cap 19. Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’. Questa regola a cui tu ti sei attenuto a proposito dei nomi di genere, noi la richiederemo anche a proposito di quelli di specie, conformandoci alla tua invenzione. Altrimenti, sarai ingiusto a non concedere a noi ciò che tu hai assunto. E che dire di Giovanni, che nelle sue Epistole Cattoliche afferma: Sono tre quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua, il sangue? O forse ti sembra fuori di senno? Innanzitutto, infatti, ha avuto il coraggio di contare insieme realtà non consustanziali, cosa che tu ammetti di fare solo con quelle che sono della stessa sostanza (chi potrebbe dire, infatti, che queste realtà sono della stessa sostanza?); poi ha risposto senza mettere le parole in rapporto reciproco, ma dopo avere posto ‘tre’ al maschile, ha aggiunto al neutro le tre cose, violando le norme e le regole della tua grammatica...-Orazione 39, cap 11-...Perché uno nei tre è la Divinità, e i tre sono uno, questo uno in cui è la Divinità, o per parlare più accuratamente, che è la Divinità.... -Orazione 45, cap 30-....Ma se dobbiamo essere liberati, secondo il nostro desiderio, ed essere ricevuti nel Tabernacolo celeste, anche lì può essere che ti offriremo sacrifici graditi sul tuo altare, al Padre, alla Parola e allo Spirito Santo; poiché a te appartiene ogni gloria, onore e potenza, nei secoli dei secoli. Amen.»
«... Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται....Τι δαί σοι ο καρκίνος, τό τε ζῶον, τό τε όργανον, ό τε αστήρ; τι δαι ο κύων, ό τε χερσαίος, και ο ένυδρος, και ο ουράνιος; ου τρεις λέγεσθαί σοι δοκούσι καρκίνου και κύνες; Πάντως γε. Αρα ούν παρά τουτο και ομοούσιοι; Τις φήσει των νούν εχόντων; "Οράς όπως σου διαπέπτωχεν και περί της συναριθμήσεως λόγος, τοσούτοις εληλεγμένος;.Ει γαρ μήτε τά ομοούσια πάντως συναριθμειται, καί συναριθμειται τά μή ομωύσια, ἥ τε τῶν ονομντων συεκφωνησις επ' αμφοιν, τι σοι πλεον ὧν εδογμάτισας ;»
«...At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur....Jam, quid tibi cancer, qui et animal est, et organum, et sidus ? Quid canis, qui terrestris est, et marinus, et coelestis ? Nonne tres cancri, aut canes tibi dici videntur ? Ita profecto. An ergo proinde quoque consubstantiales sunt ? Quis sanus hoc dixerit? Videsne quomodo tibi hoc connumerationis argumentum, lot tantisque rationibus confutatum, corruerit? Nam cum nec consubstantialia semper connumerentur, et quæ disparis essentiæ sunt, interdum connumerentur, et tamen in utrisque nomina simul efferri perspiciamus, ex tuis dogmatibus quid tibi accessit?»
«Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’....Che ne pensi, allora, della parola 'cancro', che indica l'animale, lo strumento e la costellazione? Cosa pensi della parola 'cane', che indica l'animale della terra e quello dell'acqua e quello del cielo (la costellazione)? Non ti pare che si parli di tre cancri e di tre cani? Sicuramente sì. Allora, per questo sono anche consustanziali? Quali persone di buon senso potranno dirlo? Vedi come ti è venuto a cadere il discorso sulla connumerazione, confutato con queste argomentazioni? Se le cose consustanziali non vengono contate insieme -in ogni caso/sempre-, e se vengono connumerate anche quelle non consustanziali, e se comunque -si riferisce a entrambe la relativa denominazione/sono coenunciati dei nomi(delle denominazioni) in modo simile su entrambi-, che cosa ti resta delle dottrine che hai stabilito?»
«Καὶ οὔτε αἱ τρεῖς ὑποστάσεις εἰς τοσαύτας φύσεις τέμνουσι τὴν μίαν τὴς θεότητος οὐσίαν, οὔτε ἡ μία οὐσία εἰς ἓν πρόσωπον καὶ μίαν ὑπόστασιν συνελείφθη, καὶ συναιπεῖται τὴν τρίστομον καὶ τρισαένναον κρήνην τῆς θεότητος· φῶς τοίνυν ὁ Πατὴρ, φῶς ὁ Υἱὸς, φῶς τὸ θεῖον Πνεῦμα· ἀλλ’ οἱ τρεῖς ἓν ὑπάρχουσιν φῶς...»
«Atque tres hypostases deitatis unam essentiam in totidem naturas non dividunt: ita unitas essentiæ fontem illum deitatis tribus ostiis æternum fluentem, in unam sive personam sive hypostasin neque commiscet neque contrahit. Ergo et Pater lumen est, et Filius est lumen, et Spiritus itidem sanctus et nihilo tamen minus hi tres unum lumen exsistunt...»
«E né le tre ipostasi in queste nature confluiscono in un'unica essenza della Divinità, né l'unica essenza in una persona e unica ipostasi è compresa: anzi è implicita la tri-sorgente e tri-eterna fonte della Divinità. Pertanto il Padre è luce, il Figlio è luce, lo Spirito Divino è luce. Ma i tre sono uno [che] esistono come una luce...»
«Τρίμορφος δὲ ἡ ἴρις, τὸ μὲν ἐμυθρόν, τὸ δὲ ἀερῶδες, τὸ δὲ ποάζον ὑπάρχουσα χλοανὴ, τὴν εἰρήνην, καὶ σοφίαν, καὶ δύναμιν, καὶ Λόγον, καὶ Θεὸν τῶν ὅλων, ἐν αἵματι, καὶ ὕδατι, καὶ πνεύματι, κόσμῳ ἐπιφοιτᾷν προμηνύουσα, ὕδατι μὲν τοῦ βαπτίσματος πᾶσαν κτίσιν διὰ τῶν Ἰορδάνου ῥείθμων τοῦ αἴσχους ἀποκλύζοντα, Πνεύματι δὲ θείῳ τοὺς νοητοὺς καταποντοῦντα γίγαντας. Μετὰ δὲ τὸν περίγειον τῶν εἰδώλων καὶ δαιμόνων καταπνιγμὸν καὶ ἀπόκλυσιν, τὸ δι' αἵματος σημεῖον σωτηρίας ἡμῖν δια δοται, τῆς ἀληθοῦς ἔρεως καὶ εἰρήνης τοῦ Θεοῦ καὶ Λόγου, ὥσπερ ἐπὶ τύπῳ διὰ σαρκὸς ἐκταθέντος, ἐναργὲς σημεῖον ἔρεως καὶ ἀφοβίας κατακλυσμοῦ δαιμόνων ἡμῖν γενόμενος, ἐκ τῆς ἐκείνων καταιγίδος ἡμᾶς ἐπισπασάμενος, φάσκων· ̔́Οταν ὑψωθῶ ἀπὸ τῆς γῆς (ἐπὶ σταυρῷ δηλονότι), πάντας ἑλκύσω πρὸς ἐμαυτόν. Καὶ πάλιν φησίν· Ἰδοὺ δέδωκα ὑμῖν ἐξοὐσίαν· πατεῖν· ἐπάνω ὄψεων καὶ σκορπίων· καὶ ἐπὶ πᾶσαν δύναμιν τοῦ ἐχθροῦ· καὶ τρεῖς ὑπάρχειν τού του μάρτυρας, φησὶν ὁ ὑψηλὸς Ἰωάννης, τὸ αἷμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ πνεῦμα, καὶ οἱ τρεῖς ἔν εισιν...»
«Est autem iris triformis. Nam partim quidem rubra, partim caerulea, partim instar herbæ viridis est; et pacem, et sapientiam, et potentiam, et Verbum, et Deum universitatis rerum omnium, in sanguine et aqua et spiritu in mundum venire significans: baptismi quidem aqua omnem creaturam per Jordanis fluxus a turpitudine abluentem; Spiritu autem sancto eos qui mente intelliguntur submergentem gigantes. Ceterum post terrestrem idolorum et dæmonum suffocationem et diluvium, sanguine signum salutis nobis dautum est, veræ illius conciliationis et pacis Dei ac Verbi velut ante in figura, sic nunc carne extenti, ut qui sit evidens signum propitiationis et securitatis a dæmonum diluvio nobis factus, ex illorum procella nos ad se trahens, cum inquit: Postquam exaltatus fuero a terra, in cruce videlicet, omnes traham ad meipsum. Et iterum inquit: Ecce dedi vobis potestatem calcandi super serpentes et scorpiones, et super omnem potestatem inimici. Tres item huius testes esse inquit eximius ille Iohannes, sanguines et aquam et Spiritum, et hos tres unum esse»
«Ora è arcobaleno triforma. l'uno scarlatto, l'altro ceruleo, l'altro ancora verdeggiante come erba viva; [prefigurando] la pace, la sapienza e la potenza e la Parola e Dio Universale[lett. di tutti] nel sangue, acqua e spirito a significare la venuta nel mondo: così dall'acqua del battesimo attraverso cui ogni creatura si purifica della deformità[del peccato] nei flutti del Giordano; Ma per lo Spirito di Dio coloro che sono intesi come giganti sono affogati. Ma dopo la morte degli idoli e demoni soffocati e devastati, attraverso il sangue ci viene dato il segno della salvezza, della vera conciliazione e pace di Dio e della Parola: come prima figura estesa nella carne segno forte di conciliazione e impavidità di devastazione dei demoni venuto a noi che ci trascina verso Lui dalla tempesta, quando afferma: quando sarò elevato da terra (sulla croce ovviamente) tutti trarrò a me. E chiarisce ancora: Ecco vi ho dato autorità: calpestare serpenti e scorpioni; e sopra tutte le potenze del nemico. E di questo l'esimio Giovanni chiarisce che tre erano testimoni: il sangue, l'acqua e lo spirito e questi tre -siano/lett: sono- uno»
«Βλέπε συνετῶς· Ὥσπερ ἡ ἀκτὶς τοῦ ἡλίου καταβαίνει ἐξ οὐρανοῦ πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε τοῦ ἡλιακοῦ δίσκου χωρίζεται, οὔτε ἐκ τοῦ οὐρανοῦ λείπει, οὔτε ἀπὸ τῆς γῆς, ἀλλ’ ἔστι καὶ ἐν τῷ ἡλιακῷ δίσκῳ, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ πανταχοῦ, καὶ οὔτε τῶν ἄνω λείπει, οὔτε τῶν κάτω· οὕτω καὶ ὁ Υἱὸς καὶ Λόγος τοῦ Θεοῦ κατῆλθε πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε ἐκ τοῦ Πατρὸς ἔλειπε, οὔτε ἐκ τῶν οὐρανῶν, οὔτε ἐκ τῆς γῆς· ἀλλ’ ἦν καὶ ἐν τοῖς κόλποις τοῦ Πατρὸς ἀχώριστος, καὶ ἄνω καὶ κάτω, καὶ πανταχοῦ· καὶ οὐδ’ ἔκ τινος ἔλειπε. Καὶ ὥσπερ τὸ ἡλιακὸν φῶς ἐστι καὶ ἐν τῷ δίσκῳ τῷ ἡλιακῷ καὶ ἐν τῇ ἀκτῖνι, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ εἰσέρχεται ἐν ταῖς οἰκίαις καὶ πανταχοῦ, καὶ φωτίζει·...Ὥσπερ ἡ ψυχή μου μία ἐστὶν, ἀλλὰ καὶ τρισυπόστατος, ψυχὴ, λόγος, καὶ πνοή·οὕτω καὶ ὁ Θεὸς εἷς ἐστιν, ἀλλ’ ἔστι καὶ τρισυπόστατος, Πατὴρ, Λόγος, καὶ Πνεῦμα ἅγιον....Ως γάρ ψυχή, λόγος, και πνοή τρία πρόσωπα, και μία φύσις ψυχής, και ου τρείς ψυχαί· οὕτω Πατὴρ, Λόγος καὶ Πνεῦμα ἅγιον, τρία πρόσωπα, καὶ εἷς τῇ φύσει Θεὸς, καὶ οὐ τρεῖς θεοί...»
«...Perpende diligenter, quemadmodum radius solis descendit ex caelo ad terram, neque ab orbe solari separatur, nec a caelo abest, neque a terra, sed est in orbe solari, et in caelo, et in terra, et ubique; sed neque in superioribus deficit, neque in inferioribus ; sic etiam Filius et Verbum Dei descendit ad terram, et neque Patrem dereliquit, neque caelum, neque terram : sed erat in gremio Patris inseparabilis, et supra, et infra et ubique : neque usquam desideratus est. Et quemadmodum lumen solare est et in orbe solari, et in radio, et in caelo, et in terra, et ingreditur domos, et ubique et illuminat;...Sicut anima mea una est, sed constat tribus hypostasibus, anima, ratione, et spiritu : ita Deus unus est, sed constat tribus hypostasibus, Patre, et Filio[lett:Verbo], et Spiritu sancto...Quemadmodum enim anima, ratio et spiritus tres sunt personæ, et una natura anima, et non tres animae: ita Pater, et Filius[lett:Verbum], et Spiritus Sanctus, tres persone, et unus natura Deus, et non tres Dii....»
«...Considera saggiamente: come il raggio del sole discende dal cielo sulla terra, e non è separato dal disco del sole, né è assente dal cielo, né dalla terra, ma è anche nel disco del sole, e nel cielo, e sulla terra, e dappertutto, e né è assente di sopra, né di sotto; così come il Figlio e la Parola di Dio discese sulla terra, e né fu assente dal Padre, né dai cieli, né dalla terra; ma era anche nello stesso seno del Padre, inseparabile, sia sopra che sotto, e dovunque, e non era assente da nulla. E come la luce solare è sia nel disco del sole che nel raggio, e nel cielo, e sulla terra, ed entra nelle case e ovunque, e illumina...Come comprendi che l'anima mia è una, ma anche tri-ipostatica: anima, ragione e spirito così anche Dio è uno, ma è anche tri-ipostatico: Padre, Parola e Spirito Santo....Come infatti anima, parola e respiro sono tre elementi [distinti della persona] , e una natura dell'anima, e non tre anime quindi Padre, Parola e Spirito Santo, tre persone, e uno per natura, Dio, e non tre dèi...»
«...Τί δὲ καὶ τὸ τῆς ἀφέσεως τῶν ἁμαρτιῶν παρεκτικὸν, καὶ ζωοποιὸν, καὶ ἁγιαστικὸν λουτρὸν, οὗ χωρὶς οὐδεὶς ὄψεται τὴν βασιλείαν τῶν οὐρανῶν, οὐκ ἐν τῇ τρισμακαρίᾳ ὀνομασίᾳ δίδοται τοῖς πιστοῖς; Πρὸς δὲ τούτοις πᾶσιν Ἰωάννης φάσκει· Καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν.»
«Quid vero loquar de vivifico et sanctificante ac peccatorum remissionem præbente lavacro, sine quo nemo videbit regnum cælorum? Annon in ter beatissima nomenclatura fidelibus datur ? Adde his omnibus quod ait Joannes : Et hi tres unum sunt»
«Allora non [è] anche per la remissione dei peccati procurata dall'abluzione vivificante e santificante senza il quale nessuno vedrà il regno dei cieli nella tri-beatissima nomenclatura data ai fedeli? Riguardo a tutto questo Giovanni chiarisce: E i/questi tre sono uno»
«Εξηγείται οὖν ἐπί διαφορᾶς φόβου και αγάπης, και τέκνων Θεοῦ και τέκνων διαβόλου, και περί αμαρτίας θανατικής, και μη θανατικής, και διαφοράς πνευμάτων. Και λοιπόν διαιρεί, ποίον μεν πνεύμα εκ τοῦ Θεοῦ έστι, ποίον δε της πλάνης, και πότε μεν γινωσκόμεθα τέκνα Θεοῦ, πότε δε διαβόλου και περί ποίας αμαρτίας οφείλομεν εύχεσθαι· και ὅτι ὁ μή αγαπών τον πλησίον ουκ έστιν άξιος της κλήσεως, ουδε δύναται λέγεσθαι του Χριστού. Και την ενότητα δε του Yίου προς τον Πατέρα δείκνυσι· και ότι ο αρνούμενος τον Υιόν ουδε τον Πατέρα έχει. Διακρίνει δε εν τη Ἐπιστολή ταύτη, λέγων και το ίδιον του Αντιχρίστου: είναι δε τούτο το λέγειν μή είναι τον Ιησουν αυτόν τον Χριστόν, ίνα, ώς μη όντος εκείνου, εαυτόν είπη είναι ο ψεύστης.»
«Disserit itaque de differentia timoris et dilectionis, filiorum Dei et filiorum diaboli, de peccato mortali, et non mortali, de differentia spirituum. Discernit demum, quisnam spiritus ex Deo, quis vero seductionis sit, et quando cognoscamur filii Dei, quando vero diaboli. Item pro quo peccato orare debeamus. Et quod vocatione indignus sit, nec Christi esse dici possit, qui proximum non diligit.Unitatem etiam Filii cum Patre ostendit, et quod qui Filium negat, nec Patrem habeat. Discernit quoque in hac Epistola, quodnam sit proprium Antichristi, nempe hoc, si dicat Jesum non esse Christum, ita ut quasi ille non sit, seipsum mendax ille dicat esse Christum.»
«Viene quindi spiegato riguardo alla differenza tra timore e amore, tra figli di Dio e figli del diavolo, riguardo al peccato mortale e non mortale e sulla differenza di spiriti. E quindi -distingue/discerne-, quale spirito è da Dio, e quale è di -errore/seduzione-, e talvolta diventiamo figli di Dio, e talvolta del diavolo, e per quale peccato dobbiamo pregare; e che chi non ama il suo prossimo non è degno della vocazione, non si può dire di Cristo.- E/Quando- è mostrata l'Unità -anche/dunque- del Figlio con il Padre, e chi nega il Figlio non ha il Padre. E -lo distingue/discerne- nell'Epistola dicendo che colui che è chiamato anticristo è chi dice che Gesù non è il Cristo; Di modo che possa dire [di sé] quello che non è [ovvero cristo], additando quello che lui stesso è [ovvero] bugiardo [a Gesù Cristo].»
«Ἠκούσατε τῶν σεραφεὶμ πάλιν ἐκπληττομένων καὶ μετὰ φρίκης κραζόντων, "Αγιος, ἅγιος, ἅγιος Κύριος σαβαώθ· πλήρης πᾶσα ἡ γῆ τῆς δόξης αὐτοῦ. Προσέθηκα καὶ τὰ χερουβὶμ βοῶντα· Εὐλογημένη ἡ δόξα αὐτοῦ ἐκ τοῦ τόπου αὐτοῦ. Κάτω τρεῖς μάρτυρες, ἄνω τρεῖς μάρτυρες, τὸ ἀπρόσιτον τῆς τοῦ Θεοῦ δόξης δηλοῦντες.»
«Audiistis Seraphim rursus cum stupore et horrore clamitare, Sanctus, sanctus, sanctus Dominus exercituum: plena est omnis terra gloria ejus. Addidi et Cherubim clamantes, Benedicta gloria Domini de loco ejus. Tres in terris, totidem in cælis testes, ad Dei majestatem perveniri haud posse ostenderant.»
«Avete ascoltato ancora i Serafini che con stupore e tremore acclamano: "Santo, Santo, Santo il Signore degli eserciti; tutta la terra è piena della Sua Gloria. Anch'io mi sono unito ai cherubini e gridano: benedetta è la Sua gloria dal luogo della sua dimora!. In terra (lett: in basso) sono tre testimoni, in cielo (lett: in alto) sono tre testimoni, che dichiarano l'inaccessibilità della Gloria di Dio.»
«Ἀλλ', ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα, ἡ τρισυπόστατος οὐσία, καὶ δύναμις, καὶ θέλησις, καὶ ἐνέργεια, ἡμᾶς τοὺς ὁμολογοῦντάς σου τὰς ἀσυγχύτους καὶ ἀδιαιρέτους ὑποστάσεις, ἀξίωσον καὶ τῆς ἐκ δεξιῶν σου στάσεως, ἡνίκα ἔρχῃ ἐξ οὐρανῶν κρῖναι τὴν οἰκουμένην ἐν δικαιοσύνῃ· ὅτι πρέπει σοι δόξα, τιμὴ καὶ προσκύνησις, τῷ Πατρὶ καὶ τῷ Υἱῷ καὶ τῷ ἁγίῳ Πνεύματι, νῦν καὶ ἀεὶ, καὶ εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων.»
«Verum, o Pater, Verbum et Spiritus, trium personarum substantia, et potentia et voluntas et actus, concede nobis, qui inconfusas et indivisas tuas personas confitemur, ut ad dextrani tuam stemas, cum e cœlis veneris judicare orbem in æquitate. Quia tibi convenit gloria, honor, adoratio, Patri et Filio et Spiritui sanclo, nunc et semper, et in secula seculorum.»
«Dunque, o Padre, e Verbo e Spirito, tri-ipostatica essenza, potenza, volontà, atto, concedi a noi che confessiamo le tue inconfuse e indivise persone/ipostasi, di essere alla tua destra, tu che discendi dal cielo, per giudicare il mondo con giustizia, perché sei degno di gloria, onore e adorazione, al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.»
«B. Δίκαιον ἐφάνη καὶ τοῦτο. A. Εἷεν, ὧ μακάριε· πεπλήρωται ἡμῖν τὰ τῆς διαλέξεως. Νῦν δὴ καιρὸς εἰς εὐχὴν τὸν νοῦν τρέφαντας, ὑμνεῖν τὸν τοῦδε τοῦ παντὸς Ποιητὴν καὶ Δημιουργόν. Ὥ Δέσποτα καὶ Δημιουργὲ τοῦδε τοῦ παντ̀ς, ὧ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα ἅγιον, ὧ θεία Τριὰς, καὶ τρισσὴ καὶ ἁγία μονὰς....»
«B. Etiam istud consentaneum videtur. A. Expleta sunt quæ nobis in disputationem venerant. Proinde nunc tempus est ut mentem ad precem convertamus, et celebremus hujus universitatis Conditorem atque Opilicem. Domine et Opifex hujus universi, Pater, Verbum et Spiritus sancte, divina Trinitas, et trina atque sancta Unitas...»
«B. Anche questo mi sembra giusto. A. O sia Benedetto. Concluse le questioni della nostra disputa. Ora è il momento di rivolgere la nostra mente alla preghiera per lodare l'Artefice e il Creatore di ogni cosa. O Signore e Creatore di ogni cosa o Padre e Parola e Spirito Santo, o Divina Trinità, sia triplice che santa Unità...»
«Υπεραρχιε, συμμορφε, πανσθενεστατη Τριας αγια · Πατερ, Λογε, Πνευμα αγιον΄· Θεε, Φως, και Ζωη, φυλαττε την ποιμνην σου»
«Tu major principatu principioque, pari forma, potentissima Trinitas sancta; Pater, Verbum, Spiritus sancte; Deus, Lumen, et Vita, custodi tuum ovile.»
«O Sommo Sovrano, o Santissima Trinità conformata, onnipotente: o Padre, Verbo, Spirito Santo, o Dio, Luce e Vita, custodisci il tuo gregge»
«Τὸ ἕν ἐπὶ μὲν τῶν ὁμοουσίων λέγεται, ἔνθα ταυτότης μὲν φύσεως, ἑτερότης δὲ ὑποστάσεων, ὡς τὸ καὶ τὰ τρία ἔν· ἐπὶ δὲ τῶν ἑτεροουσίων, ἔνθα ταυτότης μὲν ὑποστάσεων, ἑτερότης δὲ φύσεων, ὡς τὸ καὶ τὸ συναμφότερον ἐν, ἀλλʼ οὐ τῇ φύσει, τῇ δὲ συνόδῳ.»
«Unum dicitur in iis quidem, quae sunt ejusdem essentiae, cum eadem est natura, et diversae personæ. Ex quo illud, Et tria unum sunt. In iis autem, quæ diversæ sunt essentiæ. unum dicitur, cum eadem persona est, et diversæ naturæ, ex quo illud, et utrumque unum. Unum autem non natura, sed conjunctione duarum naturarum in una persona.»
«La parola Uno è applicata, a cose della stessa sostanza e della stessa natura, ma con differenza di ipostasi/persona, come il: E i tre sono uno. ma in quelle cose differenti in sostanza, che hanno un'identica ipostasi/persona; come: Ed entrambi sono uno. Ma [l'uno] non è la natura, ma la congiunzione [di due nature in una sola persona (ovvero Cristo)].»
«Καὶ τὸ πνεῦμά ἐστιν τὸ μαρτυροῦν, ὅτι τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια· -Testo manoscritti Panoplia: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἐν εἰσὶν/Testo stampato Editio Princeps(1710)- Migne: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῷ οὐρανῷ, ὁ Πατήρ, ὁ Λόγος, καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· καὶ οὗτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι. Καὶ τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῇ γῇ, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἐν εἰσὶν-. Εἰ τὴν μαρτυρίαν τῶν ἀνθρώπων λαμβάνομεν, ἡ μαρτυρία τοῦ θεοῦ μείζων ἐστί. Θέα δὴ πάλιν, ὅτι τῆς ἀληθείας ὁ κῆρυξ Θεόν τε καὶ ἐκ Θεοῦ θυσικῶς τὸ Πνεῦμα καλεῖ. Εἰρηκὼς γὰρ, ὅτι τὸ Πνεῦμά ἐστι τοῦ Θεοῦ τὸ μαρτυροῦν, μικρόν τι προελθὼν ἐπιφέρει,”Ἡ μαρτυρία τοῦ Θεοῦ μείζων ἐστί. Πῶς οὖν ἐστι ποίημα τὸ τῶν ὅλων Πατρὶ συνθεολογούμενον, καὶ τῆς ἁγίας Τριάδος συμπληρωτικόν;»
«Et Spiritus est, qui Deum Spiritum veritatem esse testatur. Testo latino di Petrus Franciscus Zinus (1577): Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt, Spiritus, aqua, et sanguis. Et hi tres unum sunt./Migne: Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt in cælo, Pater, Verbum et Spiritus, et hi tres unum sunt. Et tres sunt qui testimonium dant in terra , Spiritus, aqua, sanguis. Et hi tres unum sunt.- Si testimonium hominum accipimus, testimonium Dei majus est. Veritatis praeco rursum, ut vides, et Deum et ex Deo naturaliter Spiritum vocat. Cum enim dixisset, Spiritum esse, qui testatur, paululum progrediens : Testimonium, inquit, Dei majus est. Quomodo igitur creatus est, qui una cum Patre rerum omnium Deus dicitur, et sanctam explet Trinitalem?»
«Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità; -Testo manoscritti Panoplia: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono uno/Editio Princeps(1710)-Migne: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo, il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno. E ce ne sono tre che rendono testimonianza sulla terra, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono concordi in uno.- Se accogliamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore. Vedi di nuovo, che come il predicatore della Verità chiama lo Spirito per natura Dio, e da Dio. Infatti quando dice che è lo Spirito di Dio che rende testimonianza, poco più avanti prosegue: La testimonianza di Dio è maggiore. Come dunque è stato creato Colui che, insieme al Padre di tutte le cose, è chiamato Dio e completa la Santissima Trinità?»
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«...et propter hoc in omnibus, et per omnia unus Deus Pater, et unum Verbum, et unus Filius, et unus Spiritus, et una salus omnibus credentibus in eum.»
Traduzione:
«...per questo, in tutte le cose e attraverso tutte le cose, c'è un Dio Padre, e un Verbo, e un Figlio, e uno Spirito, e una sola salvezza per tutti coloro che credono in Lui»
«Εἰς τὴν ἐπιστολὴν Ἰωάννου τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ (·) εἷς θεὸς ἐν τριάδι ·»
in latino nel migne reso:
«In Epistolam Joannis evangelistae,-de hoc, quod unus est Deus in Trinitate/de eo, quod sit unum Deus in Trinitate-»
traduzioni possibili:
«Sull'Epistola dell'evangelista Giovanni, su questo, un Dio nella Trinità»
«Sull'Epistola di Giovanni Evangelista. Sull'unico Dio nella Trinità.»
Alcuni da questo hanno visto una prova in favore del Comma e l'hanno argomentata come una forte prova in quanto, secondo loro solo se nel testo c'era il Comma si può fare un'opera sulla Trinità basata sull'epistola di Giovanni. Purtroppo bisogna dire che il testo in questione presenta varie problematiche infatti quasi tutti i manoscritti e in particolare i più antichi che ripotano l'opera hanno solo un segno di divisione (vedi:Vat. gr. 1296(1203 d.C.), f127v, colonna 1, rigo 42; BnF, grec2624 (XV secolo) f113r rigo 27-28]) tra le due opere e dunque non ci sarebbe correlazione tra i due titoli; l'eccezione sarebbe in un manoscritto (British Library, MS11892 Archiviato il 19 aprile 2023 in Internet Archive.-1402 d.C.- f202r rigo 28-29) dove si trova un'ulteriore separazione in questo modo: ...τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ · εἷς θεὸς... mettendo così enfasi sul fatto che tratti lo stesso argomento. Oltre questa problematica c'è anche la problematica grammaticale infatti: la particella introduttiva in questo caso Περι è seguita da τοῦ, il quale è genitivo, mentre quello a cui dovrebbe riferirsi ovvero il titolo è al nominativo risultando normalmente scorretto, in quanto dovrebbe essere tutto al genitivo; la formulazione nell'opera però non è inapplicabile, ma solo molto rara negli scrittori greci. Detto ciò nonostante le poche prove a favore di un'opera unica sulla Trinità fatta sull'epistola di Giovanni si considerasse veritiero questa opinione, ciò non proverebbe comunque la presenza del Comma in quanto il titolo dell'opera utilizza la preposizione ἐν-in- avvalorando così la possibilità che sia basata su οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν-questi tre sono in uno- con significato simile all'εἰς; Oltre ciò non avendo l'opera in questione non si può certamente trarre delle reali e oggettive conclusioni.
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσι· και τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες ἐν τῇ γῇ το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo:[un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno- e tre sono quelli che rendono testimonianza in terra: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno»
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσι· και τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo:[un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno- e tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno»
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν -και/ὡς- τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno - e/come- tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo: [un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno-»
«τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»
«(nota:35 Sabellius enim Filium et Patrem, diversis ner minibus, eamdem personam delirabat.)Sed dicere ipsum esse Patrem Verbi ejus, quod in ipso erat, et Filium ejus esse, quod in ipso erat Verbum, planissimum est indicium Sabelliana pravitatis. Quemadmodum et dicere tria esse (Nimirum unum atque eumdem Deum), Patrem, et Filium et Spiritum sanctum, Sabellii est : quod Marcellus scriptis suis censuit : Impossibile siquidem tres, quæ sunt hypostases, unitati aduniri, si non in primis a monade Trinitas exordiatur.»
«Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»
«· οὐ γὰρ Υἱὸς ὁ Πατήρ. Ἀλλ ̓ οὐκ ἐλλείψεως ταῦτά ποθεν, οὐδὲ τῆς κατὰ τὴν οὐσίαν ὑφέσεως· αὐτὸ δὲ τὸ, Μὴ γεγενῆσθαι, καὶ τὸ γεγενῆσθαι, καὶ τὸ ἐκπορεύεσθαι, τὸν μὲν Πατέρα, τὸν δὲ Υἱὸν, τὸ δε, τοῦθ᾽ ὅπερ λέγεται, Πνεῦμα ἄγιον πρησηγόρευσεν, ἵνα τὸ ἀσύγχυτον σώζηται τῶν τριῶν ὑπου στάσεων ἐν τῇ μιᾷ φύσει τε καὶ ἀξίᾳ τῆς θεότητος..Οὔτε γὰρ ὁ Υἱὸς Πατὴρ (εἷς γὰρ Πατὴρ), ἀλλ ̓ ὅπερ ὁ Πατήρ· οὔτε τὸ Πνεῦμα Υἱὸς, ὅτι ἐκ τοῦ Θεοῦ (εἷς γὰρ ὁ Μονογενής), ἀλλ' ὅπερ ὁ Υἱός· ἓν τὰ τρία τῇ θεότητι, καὶ τὸ ἓν τρία ταῖς ἰδιότησιν· ἵνα μήτε τὸ ἓν Σαβέλλιον ᾖ, μήτε τὰ τρία τῆς πονηρᾶς νῦν διαιρέσεως.»
«Nec enim Pater Filius est. Sed hac defectumn procul dubio undequaque non arguunt, nec essentiæ submissionem : quin potius ex his verbis : Quod genitus non sit, et quod genitus, et quod procedat, hoc effectum est, ut alius Pater, alius Filius, alius Spiritus sanctus appelletur, atque ita inconfusa trium personarum distinctio in una divinitatis natura et dignitate conservetur. Neque enim Filius est Pater (unus enim est Pater), sed est id quod Pater : nec Spiritus est Filius, quia ex Deo est (unus enim Unigenitus), sed est id quod Filius tria hæc unum, si divinitatem spectes, et unum tria, si proprietatum rationem habeas; ut nec unum Sabellio faveat, nec tria pestiferæ divisioni, quæ hac tempestate vigel.»
«Né infatti il Padre è Figlio. Ma ciò non per mancanza di qualcosa né subordinazione nei riguardi all'Essenza; ma per il fatto stesso di essere Ingenerato o Generato, o Procedente, uno il Padre, altro il Figlio, e altro ancora, quello di cui si argomenta, lo Spirito Santo: affinché l'inconfusa distinzione delle Tre Persone possa essere preservate nell'unica natura e dignità della Divinità. Ma Infatti né il Figlio è Padre (perché il Padre è uno) ma è ciò che è il Padre; né lo Spirito è Figlio perché è da Dio (perché l'Unigenito è Uno) ma Egli è ciò che è il Figlio. I Tre sono Uno, per la Divinità e l'Uno è Tre per le proprietà; sicché né l'uno è sabelliano, né tre dell'empia divisione attuale (riferimento alla dottrina di Marcione o Marco il Mago).»
«· οὐ γὰρ Υἱὸς ὁ Πατήρ. Ἀλλ ̓ οὐκ ἐλλείψεως ταῦτά ποθεν, οὐδὲ τῆς κατὰ τὴν οὐσίαν ὑφέσεως· αὐτὸ δὲ τὸ, Μὴ γεγενῆσθαι, καὶ τὸ γεγενῆσθαι, καὶ τὸ ἐκπορεύεσθαι, τὸν μὲν Πατέρα, τὸν δὲ Υἱὸν, τὸ δε, τοῦθ᾽ ὅπερ λέγεται, Πνεῦμα ἄγιον πρησηγόρευσεν, ἵνα τὸ ἀσύγχυτον σώζηται τῶν τριῶν ὑπου στάσεων ἐν τῇ μιᾷ φύσει τε καὶ ἀξίᾳ τῆς θεότητος..Οὔτε γὰρ ὁ Υἱὸς Πατὴρ (εἷς γὰρ Πατὴρ), ἀλλ ̓ ὅπερ ὁ Πατήρ· οὔτε τὸ Πνεῦμα Υἱὸς, ὅτι ἐκ τοῦ Θεοῦ (εἷς γὰρ ὁ Μονογενής), ἀλλ' ὅπερ ὁ Υἱός· ἓν τὰ τρία τῇ θεότητι, καὶ τὸ ἓν τρία ταῖς ἰδιότησιν· ἵνα μήτε τὸ ἓν Σαβέλλιον ᾖ, μήτε τὰ τρία τῆς πονηρᾶς νῦν διαιρέσεως.»
«Nec enim Pater Filius est. Sed hac defectumn procul dubio undequaque non arguunt, nec essentiæ submissionem : quin potius ex his verbis : Quod genitus non sit, et quod genitus, et quod procedat, hoc effectum est, ut alius Pater, alius Filius, alius Spiritus sanctus appelletur, atque ita inconfusa trium personarum distinctio in una divinitatis natura et dignitate conservetur. Neque enim Filius est Pater (unus enim est Pater), sed est id quod Pater : nec Spiritus est Filius, quia ex Deo est (unus enim Unigenitus), sed est id quod Filius tria hæc unum, si divinitatem spectes, et unum tria, si proprietatum rationem habeas; ut nec unum Sabellio faveat, nec tria pestiferæ divisioni, quæ hac tempestate vigel.»
«Né infatti il Padre è Figlio. Ma ciò non per mancanza di qualcosa né subordinazione nei riguardi all'Essenza; ma per il fatto stesso di essere Ingenerato o Generato, o Procedente, uno il Padre, altro il Figlio, e altro ancora, quello di cui si argomenta, lo Spirito Santo: affinché l'inconfusa distinzione delle Tre Persone possa essere preservate nell'unica natura e dignità della Divinità. Ma Infatti né il Figlio è Padre (perché il Padre è uno) ma è ciò che è il Padre; né lo Spirito è Figlio perché è da Dio (perché l'Unigenito è Uno) ma Egli è ciò che è il Figlio. I Tre sono Uno, per la Divinità e l'Uno è Tre per le proprietà; sicché né l'uno è sabelliano, né tre dell'empia divisione attuale (riferimento alla dottrina di Marcione o Marco il Mago).»
«τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»
«(nota:35 Sabellius enim Filium et Patrem, diversis ner minibus, eamdem personam delirabat.) Sed dicere ipsum esse Patrem Verbi ejus, quod in ipso erat, et Filium ejus esse, quod in ipso erat Verbum, planissimum est indicium Sabelliana pravitatis. Quemadmodum et dicere tria esse (Nimirum unum atque eumdem Deum), Patrem, et Filium et Spiritum sanctum, Sabellii est : quod Marcellus scriptis suis censuit : Impossibile siquidem tres, quæ sunt hypostases, unitati aduniri, si non in primis a monade Trinitas exordiatur.»
«Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»
Eusebio di Cesarea, (De Ecclesiastica Theologia 3.3-3.4; vedi Migne Patrologia Graeca Vol 24: pp. 1001 C-1004 A) il quale simpatizzò per Ario (A. Clemente, Il libro nero delle eresie, pp. 180 e sgg.) di cui condivideva per un certo periodo la genuinità del credo (Girolamo, lettera 84), la cui posizione teologica della visione di Dio è poco chiara alle volte sembra ortodossa, altre tendente all'arianesimo/semiarianesimo (Frederick Nolan, An Inquiry into the integrity of the Greek Vulgate, pp. 279, 305; The Dublin Review Jan. 1884, pp. 197-200); fu ingaggiato da Costantino per fare 50 Bibbie in greco (Vita di Costantino, libro IV, 36-37) e da questa commissione abbia riscritto nuove copie senza il Comma
«ita connexus patris in filio et filii in paracleto tres efficit cohaerentes alterum ex altero. qui tres unum sunt, non unus, quomodo dictum est, Ego et pater unum sumus, ad substantiae unitatem non ad numeri singularitatem.»
«così la connessione, del Padre nel Figlio e del Figlio nel Paraclito, [che] i tre producono coerente l'uno all'altro. I tre che sono uno (:una essenza), non 1 (:una persona); nel modo in cui è detto: io e il Padre siamo uno, per l'unità della sostanza, non per l'unicità del numero.»
«Nam et ipsa ecclesia proprie et principaliter ipse est spiritus, in quo est trinitas unius diuinitatis, Pater et Filius et Spiritus sanctus. Illam ecclesiam congregat quam Dominus in tribus posuit.»
«Lo Spirito stesso in verità propriamente e principalmente è nella stessa Chiesa, in ciò è la Trinità dell'Unica Divinità — Padre, Figlio e Spirito Santo. -Raduna quella Chiesa la quale il Signore in tre ha stabilito/Raduna quella Chiesa la quale [anche] in tre il Signore stabilisce.»
«ita connexus patris in filio et filii in paracleto tres efficit cohaerentes alterum ex altero -trascrizione manoscritto:. Qui tres unum sunt/Migne: qui tres unum sint-, non unus, quomodo dictum est, Ego et pater unum sumus, ad substantiae unitatem non ad numeri singularitatem.»
«così la connessione, del Padre nel Figlio e del Figlio nel Paraclito, [che] i tre producono coerente l'uno all'altro -trascrizione manoscritto:. Di modo che i tre sono uno/Migne:, affinché i tre siano uno(:una essenza)-, non 1(:una persona); nel modo in cui è detto: io e il Padre siamo uno, per l'unità della sostanza, non per l'unicità del numero.»
«Nam et ipsa ecclesia proprie et principaliter ipse est spiritus, in quo est trinitas unius diuinitatis, Pater et Filius et Spiritus sanctus. Illam ecclesiam congregat quam Dominus in tribus posuit.»
«Lo Spirito stesso in verità propriamente e principalmente è nella stessa Chiesa, in ciò è la Trinità dell'Unica Divinità — Padre, Figlio e Spirito Santo. -Raduna quella Chiesa la quale il Signore in tre ha stabilito/Raduna quella Chiesa la quale [anche] in tre il Signore stabilisce.»
«...quam fides impetrat obsignata in patre et filio et spiritu sancto. nam si in tribus testibus stabit omne verbum, dei quarto magis donum?...cum autem sub tribus et testatio fidei et sponsio salutis pigneretur, necessario adicitur ecclesiae mentio, quoniam ubi tres, id est pater et filius et spiritus sanctus; ibi ecclesia quae trium corpus est.»
«che la fede ottiene sotto sigillo nel Padre, Figlio e Spirito Santo, poiché se in tre testimoni ogni parola è stabilità, il dono di Dio è per la quarta volta?...e quando sotto i tre ci si vincola sia per l'attestazione di fede che per la garanzia di salvezza, si aggiunge necessariamente la menzione della chiesa, poiché dove ve ne sono tre, cioè il Padre, e il Figlio e lo Spirito Santo; là è la chiesa, che è il corpo di tre»
«Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: -manoscritto: Et tres unum sunt/Migne: Et hi tres unum sunt-.»
«Il Signore dice:' 'Io e il Padre siamo uno. E ancora del Padre, Figlio e Spirito Santo è scritto: -manoscritto: E i tre sono uno/Migne:E questi tre sono uno-.»
Epistola 72(73)-Epistola 10- Ad Jubaianum 12(PL 3, col 1162C-1163A):
«Si peccatorum remissam consecutus est, et sanctificatus est, et templum Dei factus est, si sanctificatus est si templum Dei factus est, quaero cujus Dei? Si creatoris, non potuit, quia in eum non credidit. Si Christi, nec hujus fieri potuit templum, qui negat Deum Christum. Si Spiritus sancti, cum tres unum sint, quomodo Spiritus sanctus placatus esse ei potest qui aut Filii aut Patris inimicus est?»
«Se ha conseguito la remissione dei peccati, ed è stato santificato, ed è divenuto tempio di Dio, se è santificato, se è reso tempio di Dio, Chiedo quale Dio? Se del Creatore, è Impossibile; perché non credeva in Lui. Se di Cristo, nemmeno poteva essere fatto tempio di Cristo, perché rinnegava la divinità di Cristo. Se dello Spirito Santo, così che tre siano uno: in quale modo lo Spirito Santo può riconciliare a Lui il nemico o del Figlio o del Padre?»
«... Commemorat et Joannes evangelista triplex in terra testimonium, Spiritus, aqua et sanguis... Quamquam hi tres unum sunt: unus enim Deus est, qui per Spiritum, aquam et sanguinem declarat hominum generi virtutem ac bonitatem suam...»
Traduzione:
«...E Giovanni Evangelista menziona la triplice testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il sangue...Eppure questi tre sono uno: perché c'è un solo Dio, che mediante lo Spirito, l'acqua e il sangue dichiara al genere umano la sua virtù e bontà...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: utrumque/Reitzenstein ed 1914:utique- qui se disposuerit ad per sequendum opus illorum angelorum sex percipiet fructus tam preclaros tres Patrem et Filium et Spiritum Sanctum....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...qui ergo Deum per sanctimonium accipiendum didicisti, et promissum eius observa, qui dixit: Si quis non renatus fuerit ex aqua et spiritu sancto, non intrabit in regnum caelorum. qui ergo in regnum caelorum cupies pervenire, illum spiritum renovationis tuae lascive vivendo noli expellere ipse est enim gradus ascensionis in caelum, ipse est enim portus ipse introitus vitae, a quo in redemptione tua a mundi contagione tribus testimoniis spiritaliter sis religatus. trinitas ergo ista per decem verba adolescit, ut trecesima merces compleatur...lex enim domini dura est et amara, -solo nell'ed 1914:<sed>- amaritudinem facit, ut dulcedinem ostendat. nam et per Johannem demonstravit, cum Spiritum librum angelo sigilla solventi traderet dicens: accipe librum et devora eum. et amaritudinem faciat ventri tuo sed in ore tuo erit dulce tamquam mel. hoc est: per os trium testium probari, id est: per os Patris et Filii et Spiritus Sancti, confiteri, quod mel tribus litteris constet scribi. Nam et fel quidem legimus tribus litteris statui; haec est amaritudo quod ventri angelus sentiebat...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: entrambi/Reitzenstein ed 1914: così- chi si è disposto a perseguire l'opera di quei sei angeli, vedrà dei frutti [come] i tanto -preziosi/illustri- tre, il Padre e il Figlio e lo Spirito santo....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...che quindi hanno imparato a accettare Dio attraverso il santo ammonimento, e ad osservare la sua promessa, che diceva: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, non entrerà nel regno dei cieli; chi quindi desidera raggiungere il regno dei cieli, non scacci quello spirito del tuo rinnovamento vivendo lascivamente, perché è il requisito dell'ascensione al cielo, è infatti porto di entrata alla vita, al quale, nella tua redenzione dalla contaminazione del mondo, sei stato spiritualmente legato da tre testimoni. perciò questa trinità cresce attraverso dieci parole. in modo che il 30 della ricompensa si compia... perché la legge del Signore è dura e amara, -solo nell'edizione 1914:<ma>- fa amarezza per mostrare dolcezza. Perché è dimostrato attraverso Giovanni, quando lo Spirito consegnava il libro all'angelo per rompere il sigillo dicendo: Prendi il libro e divoralo, e farà amarezza nel tuo ventre, ma nella tua bocca sarà dolce come miele. Questo significa: essere provato per bocca di tre testimoni, cioè per bocca del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo: per confessare. Perché miele (latino: mel) consta scritto di tre lettere. Poiché fiele (latino: fel) che anche leggiamo stabilito da tre lettere: questo è l'amaro che nel suo ventre l'angelo sentiva...»
«...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. -manoscritto:Et isti tres in unum sunt/ Migne: Et isti tres unum sunt-...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. Et isti tres unum sunt...»
traduzione:
«...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito, l'acqua e il sangue. -manoscritto: E questi tre sono -concordi/in uno-/Migne: E questi tre sono uno-...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito e l'acqua e il sangue. E questi tre sono uno...»
Manoscritti Vaticani: Mirabile Reg.lat. 324 (XVII secolo) cap 15:f7v rigo 15(PL 3, 1200A) e cap 19 (PL 3, 1204B):f9r rigo 18. In quest'opera non c'è riferimento al Comma, ma la collocazione storica, secondo alcuni, nel periodo di Cipriano e la presenza di una doppia traduzione del verso corto, di cui una più letterale secondo il testo greco, ha fatto ritenere ad alcuni che Cipriano conoscesse la differenza tra il finale dei testimoni celesti e terrestri e che in De ecclesia Unitate I, 6 si riferisse certamente solo ai testimoni celesti; Purtroppo tale traduzione letterale latina si trova molto raramente nei manoscritti, perciò non può essere preso come sicuro dato in tal senso.
«...Pater est ingenitus, ilius vero sine initio genitus a patre est, Spiritus autem Sanctus -processet/Caspari: procedit a patre et accipit de Filio sicut evangelista testatur, quia scriptum est: Tres sunt qui dicunt testimonium in cælo: Pater, Verbum et Spiritus, et hæc tria unum sunt in Christo Iesu. Non tamen dixit: unus est in Christo Iesu.»
«il Padre è ingenerato, dunque il Figlio è generato dal Padre senza principio, invece lo Spirito Santo procede dal Padre e concesso dal Figlio, come testimonia l'evangelista, perché sta scritto: Tre sono che danno testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno (lat. unum) in Cristo Gesù. Tuttavia, non ha detto: è uno (lat. unus) in Cristo Gesù»
«III. ad trinitatem; in Iohannis epistula: tria sunt quae testimonium perhibent: aqua sanguis spiritus»
«III. Sulla Trinità nella lettera di Giovanni: tre sono che portano testimonianza: l'acqua, il sangue e spirito»
«ut ait Ioannes Evangelista: Tres sunt, qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua, et sanguis»
«come dice l'evangelista Giovanni: Tre sono che danno testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue»
«III. Ad Trinitatem; in Ioannis Epistola: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus sanctus, et tres sunt qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua et sanguis (I Ioan. V, 7) . Et in Gen.: Tres propagines (Gen. XL, 10)»
traduzione:
«III. Sulla Trinità Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono che danno testimoninza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e tre sono che danno testimonianza sulla terra, lo spirito, l'acqua e il sangue (1 Gv 5, 7). E nella Genesi: Tre tralci (Gen. XL, 10)»
«plures tamen hic ipsam interpretatione mystica intellegunt trinitatem, eo quod perfecta ipsa perhibeat testimonium Christo: aqua patrem indicans...sanguine Christum demonstrans...spiritu uero sanctum spiritum manifestans»
«ma i più, con un'interpretazione mistica, comprendono la Trinità stessa, che dà perfetta testimonianza in Cristo: l'acqua indica il Padre...il sangue mostra Cristo...lo Spirito in realtà rivela lo Spirito Santo»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...si Altissimus pœnam illatæ famulo injuriæ a sorore Prophetide repoposcit, eo quod minus æque de ipso sensisset, quis iniquam de Filio majestatis cogitationem cum impunitatis spe susci piat? quisve non vereatur illum, a quo genitus est, ignem consumentem, unde emicant fulgura, et linguæ flammantes, cui si protervi isti scrutatores componantur, festuca minima res et levissima sunt; cuique in promptu est disceptatores et contensiosos quasi stipulas et vepres concremare. Pœnam tulit similem Giezius, qui Prophetam illudere conatus, ipse egregie illusus fult, cum magistrum vellet capere, captus est. Subdoli scrutatores vulgo imponere volunt, quo et ipsi trinis nominibus baptizare volunt: trium testium consona testificatione judicia constant, tres hic audis testes, quorum testimonio omnis dirimitur quæstio. Jam erit-ne aliquis, qui sanctissimos sui baptismi testes habeat suspectos?...»
«...se dunque l'Altissimo vendicò il -familiare/servo- da[lla ingiustizia di] sua sorella profetessa(Maria), che si intrometteva nelle cose di lui(Mosè), tanto meno, chi si intrometterebbe sulla nascita di quella Maestà, il quale è Figlio dal Seno [del Padre], il quale è il Fuoco consumante donde fiammeggiano lampi e fiamme(lingue di fuoco)?Gli uomini ficcanaso e oltraggiosi sarebbero ridotti da Lui come stoppia; e gli interroganti e i litigiosi divorati come pula e rovi. Anche Gehazi, che si faceva beffe e fu deriso, cercò di sfuggire all'attenzione del suo padrone(Profeta Eliseo) e fu disonorato/punito [allo stesso modo]. I ficcanaso subdoli vogliono sfuggire l'attenzione pubblica che anche vogliono battezzare negli stessi Tre Nomi. Ora dalla bocca(significato lett. di:ܦܽܘܡ) dei Tre giudici che decidono/stabiliscono. Vedi qui esserci Tre Testimoni che mettono fine a ogni conflitto, E chi dubiterebbe dei Santi[ssimi] Testimoni del proprio Battesimo?...»
«Et Joannes evangelista ait: In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. Item ipse ad Parthos: Tres sunt, inquit, qui testimonium perhibent in terra, aqua, sanguis et caro, et tres in nobis sunt. Et tres sunt qui testimonium perhibent in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et ii tres unum sunt.»
«E l'evangelista Giovanni dice: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Così stesso disse ai Parti: tre sono che rendono testimonianza sulla terra, acqua, sangue e carne, e i tre sono in noi. E tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno.»
«...sicut et in hoc exemplo veritatis, in quo nomina personarum evidenter sunt ostensa, et unitum nomen divinitatis clause est declaratum, dicente Joanne evangelista in Epistola sua: Tres sunt qui testimonium dicunt in coelo, Pater, et Verbum, et Spiritus, et in Christo Jesu unum sunt; non tamen unus est, quia non est in his una persona. Nam unum quod dixit de utrisque, quid aliud intelligitur, quam quod Deus Pater divinitatis natura, idem ipse dicatur et Dominus, idem ipse sit et Spiritus;...Jam audisti superius evangelistam Joannem in Epistola sua tam absolute testantem: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum et Spiritus sanctus: et in Christo Jesu unum sunt. Utique sine dubio in Trinitate divinitatis per omnia unum sunt, et in nominibus personarum tres sunt....Ignoras, quia Pater Deus unus est, et Filius unus Deus est, et Spiritus sanctus unus Deus est? Unitum nomen est, quia una est eorum substantia. Unde et Joannes in Epistola sua ait: Tres sunt qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum et Spiritus: et in Christo Jesu unum sunt; non tamen unus est, quia non est eorum una persona. Nunquid aliud sentiendum est, quam Pater verus unus qui genuit, idem non sit qui et genitus ab ipso est; et Filius unus qui non genuit, Pater non sit; et Spiritus sanctus, qui nec Pater, nec Filius, alter sit in persona, praeterea qui nec genuit, nec natus referatur....»
«...proprio come in questo esempio di verità, in cui i nomi delle persone sono chiaramente indicati, e il nome unito della divinità è chiarito in una clausola, come dice l'evangelista Giovanni nella sua Epistola: Sono tre che portano testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e in Cristo Gesù sono uno [una cosa]; ma non è uno, perché non c'è una persona in loro. Ma per uno [una cosa] di cui ha parlato per tutti; cos'altro si intende se non che Dio Padre, nella natura della divinità, è detto essere lo stesso per il Signore, e lo stesso sia per lo Spirito... Avete già sentito sopra l'evangelista Giovanni nella sua Epistola testimoniare in modo così assoluto: Sono tre che danno testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e sono uno in Cristo Gesù. Certamente non c'è dubbio che nella Trinità della Divinità ce n'è una in tutti, e ce ne sono tre nei nomi delle persone...Ignori che il Padre è un solo Dio, e il Figlio è un solo Dio, e lo Spirito Santo è un solo Dio? Il nome è unito, perché la loro sostanza è una. Onde anche Giovanni dice nella sua epistola: Sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e in Cristo Gesù sono uno; eppure non è uno, perché non c'è una persona di loro. Si deve ritenere che l'unico vero Padre che generò non è lo stesso che fu anche generato da lui? e l'unico Figlio che non genera non è il Padre; e lo Spirito Santo, che non è né il Padre né il Figlio in persona...»
Sul De Trinitate(Comma presente in varie forme: vedi De Trinitate di Pseudo Atanasio (in italiano), Lorenzo Dattrino, pp. 53-54 nota 41 o vedi Migne PL 62 col 237-354) I, 50; I,55; I, 69; VII, 10; seconda redazione: V,46-47; VII, 19. Manoscritto: Saint-Mihiel, Bibliothèque Municipale. Bibliothèque de l'Abbaye bénédictine, Z 28 (IX secolo)-PG61, 243D in f5r(4 sur 159), rigo 16/28-; e PG61, 246B in f7r (da 6 a 159) rigo 19/25-. Vedi anche la citazione di un Atanasio e di altri in latino del comma in un documento in BnF:Latin 13174(X secolo) folio 139v, rigo 7-10
«Καὶ οὔτε αἱ τρεῖς ὑποστάσεις εἰς τοσαύτας φύσεις τέμνουσι τὴν μίαν τὴς θεότητος οὐσίαν, οὔτε ἡ μία οὐσία εἰς ἓν πρόσωπον καὶ μίαν ὑπόστασιν συνελείφθη, καὶ συναιπεῖται τὴν τρίστομον καὶ τρισαένναον κρήνην τῆς θεότητος· φῶς τοίνυν ὁ Πατὴρ, φῶς ὁ Υἱὸς, φῶς τὸ θεῖον Πνεῦμα· ἀλλ’ οἱ τρεῖς ἓν ὑπάρχουσιν φῶς...»
«Atque tres hypostases deitatis unam essentiam in totidem naturas non dividunt: ita unitas essentiæ fontem illum deitatis tribus ostiis æternum fluentem, in unam sive personam sive hypostasin neque commiscet neque contrahit. Ergo et Pater lumen est, et Filius est lumen, et Spiritus itidem sanctus et nihilo tamen minus hi tres unum lumen exsistunt...»
«E né le tre ipostasi in queste nature confluiscono in un'unica essenza della Divinità, né l'unica essenza in una persona e unica ipostasi è compresa: anzi è implicita la tri-sorgente e tri-eterna fonte della Divinità. Pertanto il Padre è luce, il Figlio è luce, lo Spirito Divino è luce. Ma i tre sono uno [che] esistono come una luce...»
«Τρίμορφος δὲ ἡ ἴρις, τὸ μὲν ἐμυθρόν, τὸ δὲ ἀερῶδες, τὸ δὲ ποάζον ὑπάρχουσα χλοανὴ, τὴν εἰρήνην, καὶ σοφίαν, καὶ δύναμιν, καὶ Λόγον, καὶ Θεὸν τῶν ὅλων, ἐν αἵματι, καὶ ὕδατι, καὶ πνεύματι, κόσμῳ ἐπιφοιτᾷν προμηνύουσα, ὕδατι μὲν τοῦ βαπτίσματος πᾶσαν κτίσιν διὰ τῶν Ἰορδάνου ῥείθμων τοῦ αἴσχους ἀποκλύζοντα, Πνεύματι δὲ θείῳ τοὺς νοητοὺς καταποντοῦντα γίγαντας. Μετὰ δὲ τὸν περίγειον τῶν εἰδώλων καὶ δαιμόνων καταπνιγμὸν καὶ ἀπόκλυσιν, τὸ δι' αἵματος σημεῖον σωτηρίας ἡμῖν δια δοται, τῆς ἀληθοῦς ἔρεως καὶ εἰρήνης τοῦ Θεοῦ καὶ Λόγου, ὥσπερ ἐπὶ τύπῳ διὰ σαρκὸς ἐκταθέντος, ἐναργὲς σημεῖον ἔρεως καὶ ἀφοβίας κατακλυσμοῦ δαιμόνων ἡμῖν γενόμενος, ἐκ τῆς ἐκείνων καταιγίδος ἡμᾶς ἐπισπασάμενος, φάσκων· ̔́Οταν ὑψωθῶ ἀπὸ τῆς γῆς (ἐπὶ σταυρῷ δηλονότι), πάντας ἑλκύσω πρὸς ἐμαυτόν. Καὶ πάλιν φησίν· Ἰδοὺ δέδωκα ὑμῖν ἐξοὐσίαν· πατεῖν· ἐπάνω ὄψεων καὶ σκορπίων· καὶ ἐπὶ πᾶσαν δύναμιν τοῦ ἐχθροῦ· καὶ τρεῖς ὑπάρχειν τού του μάρτυρας, φησὶν ὁ ὑψηλὸς Ἰωάννης, τὸ αἷμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ πνεῦμα, καὶ οἱ τρεῖς ἔν εισιν...»
«Est autem iris triformis. Nam partim quidem rubra, partim caerulea, partim instar herbæ viridis est; et pacem, et sapientiam, et potentiam, et Verbum, et Deum universitatis rerum omnium, in sanguine et aqua et spiritu in mundum venire significans: baptismi quidem aqua omnem creaturam per Jordanis fluxus a turpitudine abluentem; Spiritu autem sancto eos qui mente intelliguntur submergentem gigantes. Ceterum post terrestrem idolorum et dæmonum suffocationem et diluvium, sanguine signum salutis nobis dautum est, veræ illius conciliationis et pacis Dei ac Verbi velut ante in figura, sic nunc carne extenti, ut qui sit evidens signum propitiationis et securitatis a dæmonum diluvio nobis factus, ex illorum procella nos ad se trahens, cum inquit: Postquam exaltatus fuero a terra, in cruce videlicet, omnes traham ad meipsum. Et iterum inquit: Ecce dedi vobis potestatem calcandi super serpentes et scorpiones, et super omnem potestatem inimici. Tres item huius testes esse inquit eximius ille Iohannes, sanguines et aquam et Spiritum, et hos tres unum esse»
«Ora è arcobaleno triforma. l'uno scarlatto, l'altro ceruleo, l'altro ancora verdeggiante come erba viva; [prefigurando] la pace, la sapienza e la potenza e la Parola e Dio Universale[lett. di tutti] nel sangue, acqua e spirito a significare la venuta nel mondo: così dall'acqua del battesimo attraverso cui ogni creatura si purifica della deformità[del peccato] nei flutti del Giordano; Ma per lo Spirito di Dio coloro che sono intesi come giganti sono affogati. Ma dopo la morte degli idoli e demoni soffocati e devastati, attraverso il sangue ci viene dato il segno della salvezza, della vera conciliazione e pace di Dio e della Parola: come prima figura estesa nella carne segno forte di conciliazione e impavidità di devastazione dei demoni venuto a noi che ci trascina verso Lui dalla tempesta, quando afferma: quando sarò elevato da terra (sulla croce ovviamente) tutti trarrò a me. E chiarisce ancora: Ecco vi ho dato autorità: calpestare serpenti e scorpioni; e sopra tutte le potenze del nemico. E di questo l'esimio Giovanni chiarisce che tre erano testimoni: il sangue, l'acqua e lo spirito e questi tre -siano/lett: sono- uno»
«Τὸ ἕν ἐπὶ μὲν τῶν ὁμοουσίων λέγεται, ἔνθα ταυτότης μὲν φύσεως, ἑτερότης δὲ ὑποστάσεων, ὡς τὸ καὶ τὰ τρία ἔν· ἐπὶ δὲ τῶν ἑτεροουσίων, ἔνθα ταυτότης μὲν ὑποστάσεων, ἑτερότης δὲ φύσεων, ὡς τὸ καὶ τὸ συναμφότερον ἐν, ἀλλʼ οὐ τῇ φύσει, τῇ δὲ συνόδῳ.»
«Unum dicitur in iis quidem, quae sunt ejusdem essentiae, cum eadem est natura, et diversae personæ. Ex quo illud, Et tria unum sunt. In iis autem, quæ diversæ sunt essentiæ. unum dicitur, cum eadem persona est, et diversæ naturæ, ex quo illud, et utrumque unum. Unum autem non natura, sed conjunctione duarum naturarum in una persona.»
«La parola Uno è applicata, a cose della stessa sostanza e della stessa natura, ma con differenza di ipostasi/persona, come il: E i tre sono uno. ma in quelle cose differenti in sostanza, che hanno un'identica ipostasi/persona; come: Ed entrambi sono uno. Ma [l'uno] non è la natura, ma la congiunzione [di due nature in una sola persona (ovvero Cristo)].»
«Καὶ τὸ πνεῦμά ἐστιν τὸ μαρτυροῦν, ὅτι τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια· -Testo manoscritti Panoplia: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἐν εἰσὶν/Testo stampato Editio Princeps(1710)- Migne: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῷ οὐρανῷ, ὁ Πατήρ, ὁ Λόγος, καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· καὶ οὗτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι. Καὶ τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῇ γῇ, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἐν εἰσὶν-. Εἰ τὴν μαρτυρίαν τῶν ἀνθρώπων λαμβάνομεν, ἡ μαρτυρία τοῦ θεοῦ μείζων ἐστί. Θέα δὴ πάλιν, ὅτι τῆς ἀληθείας ὁ κῆρυξ Θεόν τε καὶ ἐκ Θεοῦ θυσικῶς τὸ Πνεῦμα καλεῖ. Εἰρηκὼς γὰρ, ὅτι τὸ Πνεῦμά ἐστι τοῦ Θεοῦ τὸ μαρτυροῦν, μικρόν τι προελθὼν ἐπιφέρει,”Ἡ μαρτυρία τοῦ Θεοῦ μείζων ἐστί. Πῶς οὖν ἐστι ποίημα τὸ τῶν ὅλων Πατρὶ συνθεολογούμενον, καὶ τῆς ἁγίας Τριάδος συμπληρωτικόν;»
«Et Spiritus est, qui Deum Spiritum veritatem esse testatur. Testo latino di Petrus Franciscus Zinus (1577): Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt, Spiritus, aqua, et sanguis. Et hi tres unum sunt./Migne: Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt in cælo, Pater, Verbum et Spiritus, et hi tres unum sunt. Et tres sunt qui testimonium dant in terra , Spiritus, aqua, sanguis. Et hi tres unum sunt.- Si testimonium hominum accipimus, testimonium Dei majus est. Veritatis praeco rursum, ut vides, et Deum et ex Deo naturaliter Spiritum vocat. Cum enim dixisset, Spiritum esse, qui testatur, paululum progrediens : Testimonium, inquit, Dei majus est. Quomodo igitur creatus est, qui una cum Patre rerum omnium Deus dicitur, et sanctam explet Trinitalem?»
«Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità; -Testo manoscritti Panoplia: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono uno/Editio Princeps(1710)-Migne: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo, il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno. E ce ne sono tre che rendono testimonianza sulla terra, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono concordi in uno.- Se accogliamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore. Vedi di nuovo, che come il predicatore della Verità chiama lo Spirito per natura Dio, e da Dio. Infatti quando dice che è lo Spirito di Dio che rende testimonianza, poco più avanti prosegue: La testimonianza di Dio è maggiore. Come dunque è stato creato Colui che, insieme al Padre di tutte le cose, è chiamato Dio e completa la Santissima Trinità?»
«Nella volgata dei vv. 7-8 risulta sovraccarico a causa di un inciso detto comma giovanneo (riportato sotto tra parentesi) assente nei mss. greci antichi, nelle versioni antiche e nei migliori mss. della stessa volgata; sembra trattarsi di una glossa marginale introdotta in seguito nel testo: perché tre sono quelli che danno testimonianza (nel cielo: Il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e questi tre sono uno; e tre sono quelli che testimoniano sulla terra): lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi»
«Nella volgata dei vv. 7-8 risulta sovraccarico a causa di un inciso detto comma giovanneo (riportato sotto tra parentesi) assente nei mss. greci antichi, nelle versioni antiche e nei migliori mss. della stessa volgata; sembra trattarsi di una glossa marginale introdotta in seguito nel testo: perché tre sono quelli che danno testimonianza (nel cielo: Il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e questi tre sono uno; e tre sono quelli che testimoniano sulla terra): lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi»
«...sicut Johannes ait: tria sunt quae testimonium dicunt in terra aqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt, et tria sunt quae testimonium dicunt in caelo pater uerbum et Spiritus et haec tria unum sunt in Christo Iesu.»
«come Giovanni dice: tre sono che portano testimonianza sulla terra, acqua, carne e sangue, e questi tre sono in uno, e tre sono che portano testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno in Cristo Gesù.»
«De qua re quinti decimi capituli sermo conqueritur, et praesumptionem diabolicam merito detestatur: quia et nos istud veracium testium relatione comperimus, et multos corruptissimos eorum[(dei Priscilliani)] codices, qui canonici titularentur, invenimus... ut falsati codices, et a sincera veritate discordes, in nullo usu lectionis habeantur. Apocryphae autem scripturae, quae sub nominibus apostolorum multarum habent seminarium falsitatum, non solum interdicendae, sed etiam penitus auferendae sunt, atque ignibus concremandae...Unde si quis episcoporum, vel apocrypha haberi per domos non prohibuerit, vel sub canonicorum nomine eos codices in Ecclesia permiserit legi, qui Priscilliani adulterina sunt emendatione vitiati, haereticum se noverit judicandum...»
«E su questo argomento si lamentano sotto il quindicesimo capo, ed esprimono un meritato orrore della loro presunzione diabolica: perché anche noi lo abbiamo accertato dai resoconti di testimoni veraci, e abbiamo trovato molte delle lor o[(dei Priscilliani)] copie molto corrotte, sebbene siano titolate canoniche... per evitare che nella lettura vengano usate copie falsificate che non sono in sintonia con la pura Verità. E le scritture apocrife, che, sotto il nome di Apostoli, sono vivaio di molte falsità, non solo sono da evitare, ma che vanno portate via e ridotte in cenere nel fuoco...Perciò se qualche vescovo o non ha proibito il possesso di scritti apocrifi nelle case degli uomini, o sotto nome di canonico ha fatto leggere in chiesa quelle copie che sono viziate dalle alterazioni spurie di Priscilliano, sappia che deve essere considerato eretico»
«...quoniam -Manoscritto:Christus/Migne:Spiritus- est veritas. Quia tres sunt, qui testimonium dant, Spiritus, aqua, et sanguis, et tres unum sunt. Spiritus utique sanctificationis, et sanguis redemptionis, et aqua baptismatis: quae tria unum sunt...»
«...ἐπειδὴ τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια. Τρεῖς γάρ εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ πνεῦμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἔν εἰσι, τὸ πνεῦμα δηλονότι τοῦ ἁγιασμοῦ, καὶ τὸ αἷμα τῆς λυτρώσεως, καὶ τὸ ὕδωρ τοῦ βαπτίσματος· ἅπερ τρία ἕν ἐστι...»
«...Poiché lo Spirito è verità. Poiché sono tre che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue. E questi tre sono una cosa sola. Naturalmente si deve intendere dello spirito di santificazione, del sangue della redenzione, dell'acqua del battesimo: tre cose che sono una stessa cosa...»
«Cuius symboli iter custodientes omnes hereses doctrinas instituta uel dogmata, quae sibi altercationem non ingenia, sed studia fecerunt, catholico ore damnamus, baptizantes, sicut scribtum est, in nomine patris et fili et spiritus sancti; non dicit autem 'in nominibus' tamquam in multis, sed in uno, quia unus deus trina potestate uenerabilis omnia et in omnibus Christiis est...Nobis enim Christus deus dei filius passus in carnem secundum fidem symboli baptizatis et electis ad sacerdotium in nomine patris et fili et spiritus sancti tota fides, tota uita, tota ueneratio est...»
«Conserviamo la via del simbolo da tutte le eresie, dottrine, istituzioni e dogmi che hanno argomenti riprovevoli, ma con intelligenza o devozione li condanniamo con la nostra bocca cattolica, battezzando, come è scritto, 'nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo'; infatti non si dice 'nei nomi' come in molti, ma in uno, perché un Dio è venerabile con la sua triplice potenza, tutto è e Cristo è in tutto...Infatti per noi Cristo, Dio, Figlio di Dio, passato nella carne secondo il simbolo della fede, battezzato ed eletto al sacerdozio nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è tutta la fede, tutta la vita, è tutta la venerazione...»
«cap Θ'...Οὔτε γὰρ ὁ Υἱὸς Πατὴρ (εἷς γὰρ Πατὴρ), ἀλλ' ὅπερ ὁ Πατήρ· οὔτε τὸ Πνεῦμα Υἱὸς, ὅτι ἐκ τοῦ Θεοῦ (εἷς γὰρ ὁ Μονογενής), ἀλλ' ὅπερ ὁ Υἱός· ἓν τὰ τρία τῇ θεότητι, καὶ τὸ ἓν τρία ταῖς ἰδιότησιν·...cap ΙΘ'. ̓Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται. "Ο γὰρ σὺ τετήρηκας ἐπὶ τῶν γενικωτέρων όνομάτων, τοῦτο καὶ ἡμεῖς ἀπαιτήσομεν ἐπὶ τῶν εἰδικωτέρων κατὰ τὴν σὴν ἀνάπλασιν· ἢ ἀδικήσεις, μὴ διδοὺς ὅπερ εἴληφας. Τί δαὶ ὁ Ἰωάννης; Τρεῖς εἶναι τοὺς μαρτυροῦντας λέγων ἐν ταῖς Καθολικαῖς, τὸ Πνεῦμα, τὸ ὕδωρ, τὸ αἷμα, ἆρά σοι ληρεῖν φαίνεται; Πρῶτον μὲν, ὅτι τὰ μὴ ὁμοούσια συναριθμῆσαι τετόλμηκεν, ὃ τοῖς ὁμοουσίοις σὺ δίδως. (Τίς γὰρ ἂν εἴποι ταῦτα μιᾶς οὐσίας;) Δεύτερον δὲ, ὅτι μὴ καταλλήλως ἔχων ἀπήντησεν· ἀλλὰ τὸ τρεῖς ἀῤῥενικῶς προθεὶς, τὰ τρία οὐδετέρως ἐπήνεγκε, παρὰ τοὺς σοὺς, καὶ τῆς σῆς γραμματικῆς ὄρους καὶ νόμους....-ΛΟΓΟΣ ΙΖ', ΙΑ'-...Ἓν γὰρ ἐν τρισὶν ἡ θεότης, καὶ τὰ τρία ἕν. τὰ ἐν οἷς ἡ θεότης, ἢ, τό γε ἀκριβέστερον εἰπεῖν, ἂ ἡ θεότης. ...-ΛΟΓΟΣ ΜΕ', Λ'-...Εἰ δὲ καταλύσαιμεν ἀξίως τοῦ πόθου, καὶ δεχθείημεν ταῖς οὐρανίαις σκηναῖς, τάχα σοι καὶ αὐτόθι θύσομεν δεκτὰ ἐπὶ τὸ ἅγιόν σου θυσιαστήριον, ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα τὸ ἅγιον· ὅτι σοὶ πρέπει πᾶσα δόξα, τιμή, καὶ κράτος, εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων. ’Αμήν.»
latino
«cap IX...Neque enim Filius est Pater (unus enim est Pater), sed est id quod Pater : nec Spiritus est Filius, quia ex Deo est (unus enim Unigenitus), sed est id quod Filius tria hæc unum, si divinitatem specles, et unum tria, si proprietatum rationem habeas...cap XIX. At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur. Quod enim tu in generalibus nominibus retinuisti, hoc nos quoque juxta commentum tuum in specialibus postulamus. Injuste enim feceris, nisi, quod accepisti, dederis. Quid Joannes? Cum in Catholicis epistolis suis tres esse ait, qui testimonium dant, Spiritum, aquam, et sanguinem, videturne tibi delirare? Primum, quia res substantia diversas connumerare ausus est, quod tu consubstantialibus tantum tribuis. Quis enim hæc unius ejusdemque substantiæ esse dixerit? Alterum, quia modo minime congruenti voces sequentes subjunxerit; sed cum tres masculino genere proposuisset, tria neutro genere subjunxit, contra quam tuæ, atque ipsius etiam grammaticæ leges ferant....-Oratio XXXIX, XI--...Unum enim in tribus, divinitas est, et tria unum; ea, inquam, in quibus, divinitas est, vel, ut magis proprie dicam, quæ, divinitas est....-Oratio XLV, XXX-...Quod si, qualem expetimus, vitæ finem nanciscamur, atque in coelestia tabernacula recipiamur, illic quoque tibi fortasse super altari tuo sancto grata sacrificia offeremus, ο Pater, et Verbum, et Spiritus sancte: in saecula saeculorum. Amen.»
italiano
«cap 9...Il Figlio, infatti, non è il Padre, poiché il Padre è uno solo, ma è ciò che è il Padre; lo Spirito non è il Figlio perché proviene da Dio (uno solo, infatti è l’Unigenito), ma è ciò che è il Figlio. I Tre sono Uno per la divinità, e l’Uno è Tre per le proprietà...cap 19. Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’. Questa regola a cui tu ti sei attenuto a proposito dei nomi di genere, noi la richiederemo anche a proposito di quelli di specie, conformandoci alla tua invenzione. Altrimenti, sarai ingiusto a non concedere a noi ciò che tu hai assunto. E che dire di Giovanni, che nelle sue Epistole Cattoliche afferma: Sono tre quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua, il sangue? O forse ti sembra fuori di senno? Innanzitutto, infatti, ha avuto il coraggio di contare insieme realtà non consustanziali, cosa che tu ammetti di fare solo con quelle che sono della stessa sostanza (chi potrebbe dire, infatti, che queste realtà sono della stessa sostanza?); poi ha risposto senza mettere le parole in rapporto reciproco, ma dopo avere posto ‘tre’ al maschile, ha aggiunto al neutro le tre cose, violando le norme e le regole della tua grammatica...-Orazione 39, cap 11-...Perché uno nei tre è la Divinità, e i tre sono uno, questo uno in cui è la Divinità, o per parlare più accuratamente, che è la Divinità.... -Orazione 45, cap 30-....Ma se dobbiamo essere liberati, secondo il nostro desiderio, ed essere ricevuti nel Tabernacolo celeste, anche lì può essere che ti offriremo sacrifici graditi sul tuo altare, al Padre, alla Parola e allo Spirito Santo; poiché a te appartiene ogni gloria, onore e potenza, nei secoli dei secoli. Amen.»
«... Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται....Τι δαί σοι ο καρκίνος, τό τε ζῶον, τό τε όργανον, ό τε αστήρ; τι δαι ο κύων, ό τε χερσαίος, και ο ένυδρος, και ο ουράνιος; ου τρεις λέγεσθαί σοι δοκούσι καρκίνου και κύνες; Πάντως γε. Αρα ούν παρά τουτο και ομοούσιοι; Τις φήσει των νούν εχόντων; "Οράς όπως σου διαπέπτωχεν και περί της συναριθμήσεως λόγος, τοσούτοις εληλεγμένος;.Ει γαρ μήτε τά ομοούσια πάντως συναριθμειται, καί συναριθμειται τά μή ομωύσια, ἥ τε τῶν ονομντων συεκφωνησις επ' αμφοιν, τι σοι πλεον ὧν εδογμάτισας ;»
«...At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur....Jam, quid tibi cancer, qui et animal est, et organum, et sidus ? Quid canis, qui terrestris est, et marinus, et coelestis ? Nonne tres cancri, aut canes tibi dici videntur ? Ita profecto. An ergo proinde quoque consubstantiales sunt ? Quis sanus hoc dixerit? Videsne quomodo tibi hoc connumerationis argumentum, lot tantisque rationibus confutatum, corruerit? Nam cum nec consubstantialia semper connumerentur, et quæ disparis essentiæ sunt, interdum connumerentur, et tamen in utrisque nomina simul efferri perspiciamus, ex tuis dogmatibus quid tibi accessit?»
«Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’....Che ne pensi, allora, della parola 'cancro', che indica l'animale, lo strumento e la costellazione? Cosa pensi della parola 'cane', che indica l'animale della terra e quello dell'acqua e quello del cielo (la costellazione)? Non ti pare che si parli di tre cancri e di tre cani? Sicuramente sì. Allora, per questo sono anche consustanziali? Quali persone di buon senso potranno dirlo? Vedi come ti è venuto a cadere il discorso sulla connumerazione, confutato con queste argomentazioni? Se le cose consustanziali non vengono contate insieme -in ogni caso/sempre-, e se vengono connumerate anche quelle non consustanziali, e se comunque -si riferisce a entrambe la relativa denominazione/sono coenunciati dei nomi(delle denominazioni) in modo simile su entrambi-, che cosa ti resta delle dottrine che hai stabilito?»
«Nella volgata dei vv. 7-8 risulta sovraccarico a causa di un inciso detto comma giovanneo (riportato sotto tra parentesi) assente nei mss. greci antichi, nelle versioni antiche e nei migliori mss. della stessa volgata; sembra trattarsi di una glossa marginale introdotta in seguito nel testo: perché tre sono quelli che danno testimonianza (nel cielo: Il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e questi tre sono uno; e tre sono quelli che testimoniano sulla terra): lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi»
«Nella volgata dei vv. 7-8 risulta sovraccarico a causa di un inciso detto comma giovanneo (riportato sotto tra parentesi) assente nei mss. greci antichi, nelle versioni antiche e nei migliori mss. della stessa volgata; sembra trattarsi di una glossa marginale introdotta in seguito nel testo: perché tre sono quelli che danno testimonianza (nel cielo: Il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e questi tre sono uno; e tre sono quelli che testimoniano sulla terra): lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi»
«Et Joannes evangelista ait: In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. Item ipse ad Parthos: Tres sunt, inquit, qui testimonium perhibent in terra, aqua, sanguis et caro, et tres in nobis sunt. Et tres sunt qui testimonium perhibent in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et ii tres unum sunt.»
«E l'evangelista Giovanni dice: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Così stesso disse ai Parti: tre sono che rendono testimonianza sulla terra, acqua, sangue e carne, e i tre sono in noi. E tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno.»
«...sicut et in hoc exemplo veritatis, in quo nomina personarum evidenter sunt ostensa, et unitum nomen divinitatis clause est declaratum, dicente Joanne evangelista in Epistola sua: Tres sunt qui testimonium dicunt in coelo, Pater, et Verbum, et Spiritus, et in Christo Jesu unum sunt; non tamen unus est, quia non est in his una persona. Nam unum quod dixit de utrisque, quid aliud intelligitur, quam quod Deus Pater divinitatis natura, idem ipse dicatur et Dominus, idem ipse sit et Spiritus;...Jam audisti superius evangelistam Joannem in Epistola sua tam absolute testantem: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum et Spiritus sanctus: et in Christo Jesu unum sunt. Utique sine dubio in Trinitate divinitatis per omnia unum sunt, et in nominibus personarum tres sunt....Ignoras, quia Pater Deus unus est, et Filius unus Deus est, et Spiritus sanctus unus Deus est? Unitum nomen est, quia una est eorum substantia. Unde et Joannes in Epistola sua ait: Tres sunt qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum et Spiritus: et in Christo Jesu unum sunt; non tamen unus est, quia non est eorum una persona. Nunquid aliud sentiendum est, quam Pater verus unus qui genuit, idem non sit qui et genitus ab ipso est; et Filius unus qui non genuit, Pater non sit; et Spiritus sanctus, qui nec Pater, nec Filius, alter sit in persona, praeterea qui nec genuit, nec natus referatur....»
«...proprio come in questo esempio di verità, in cui i nomi delle persone sono chiaramente indicati, e il nome unito della divinità è chiarito in una clausola, come dice l'evangelista Giovanni nella sua Epistola: Sono tre che portano testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e in Cristo Gesù sono uno [una cosa]; ma non è uno, perché non c'è una persona in loro. Ma per uno [una cosa] di cui ha parlato per tutti; cos'altro si intende se non che Dio Padre, nella natura della divinità, è detto essere lo stesso per il Signore, e lo stesso sia per lo Spirito... Avete già sentito sopra l'evangelista Giovanni nella sua Epistola testimoniare in modo così assoluto: Sono tre che danno testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e sono uno in Cristo Gesù. Certamente non c'è dubbio che nella Trinità della Divinità ce n'è una in tutti, e ce ne sono tre nei nomi delle persone...Ignori che il Padre è un solo Dio, e il Figlio è un solo Dio, e lo Spirito Santo è un solo Dio? Il nome è unito, perché la loro sostanza è una. Onde anche Giovanni dice nella sua epistola: Sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e in Cristo Gesù sono uno; eppure non è uno, perché non c'è una persona di loro. Si deve ritenere che l'unico vero Padre che generò non è lo stesso che fu anche generato da lui? e l'unico Figlio che non genera non è il Padre; e lo Spirito Santo, che non è né il Padre né il Figlio in persona...»
Sul De Trinitate(Comma presente in varie forme: vedi De Trinitate di Pseudo Atanasio (in italiano), Lorenzo Dattrino, pp. 53-54 nota 41 o vedi Migne PL 62 col 237-354) I, 50; I,55; I, 69; VII, 10; seconda redazione: V,46-47; VII, 19. Manoscritto: Saint-Mihiel, Bibliothèque Municipale. Bibliothèque de l'Abbaye bénédictine, Z 28 (IX secolo)-PG61, 243D in f5r(4 sur 159), rigo 16/28-; e PG61, 246B in f7r (da 6 a 159) rigo 19/25-. Vedi anche la citazione di un Atanasio e di altri in latino del comma in un documento in BnF:Latin 13174(X secolo) folio 139v, rigo 7-10
«Nam et Joannes apostolus in Epistola sua de Patre et Filio et Spiritu sancto sic dicit: Tres sunt qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua, et sanguis, et hi tres unum sunt...in spiritu significans Patrem...In aqua vero Spiritum sanctum significans...In sanguine vero Filium significans...Qui sunt hi tres, qui in terra testificari,...?...hi tres, Pater, et Filius, et Spiritus sanctus sunt, tamenetsi non invenitur unum nomen, quod de omnibus communiter masculino genere praedicetur, sicut communiter de illis personae praedicantur genere feminino...Quod tamen Joannis apostoli testimonium beatus Cyprianus Carthaginiensis antistes et martyr in epistola sive libro quem de Trinitate scripsit, de Patre et Filio et Spiritu sancto dictum intelligit. Ait enim: Dicit Dominus, Ego et Pater unum sumus; et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est, et hi tres unum sunt.»
«Perché l'apostolo Giovanni nella sua Epistola del Padre, Figlio e Spirito Santo così dice: Tre sono quelli che danno testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue, e questi tre sono uno...per spirito significando il Padre...Per acqua in realtà significando lo Spirito Santo... Per sangue in realtà significando il Figlio...Chi sono questi tre che sono sulla terra per testimoniare...?...Questi tre sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene non si trovi un nome che sia comunemente predicato per tutti nel genere maschile, così quelle persone sono comunemente predicate col genere femminile...Nondimeno quel beato Cipriano, vescovo e martire di Cartagine, comprende detta testimonianza dell'apostolo Giovanni nella lettera o libro che scrisse sulla Trinità: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Perché dice, dice il Signore: Io e il Padre siamo uno; e ancora del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: e questi tre sono uno.»
Facundus accenna al maschile del verso interpretandolo come persone e cita anche gli stessi passi di Cipriano Unità della Chiesa I, 6 intendendoli come interpretazione alla Trinità da parte di Cipriano. Manoscritti: Verona Biblioteca Capitolare LIII (51)(secondo metà VI secolo) e Vat. lat. 572 (XV secolo) f4v-5r rigo 18-18
«Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: -manoscritto: Et tres unum sunt/Migne: Et hi tres unum sunt-.»
«Il Signore dice:' 'Io e il Padre siamo uno. E ancora del Padre, Figlio e Spirito Santo è scritto: -manoscritto: E i tre sono uno/Migne:E questi tre sono uno-.»
Epistola 72(73)-Epistola 10- Ad Jubaianum 12(PL 3, col 1162C-1163A):
«Si peccatorum remissam consecutus est, et sanctificatus est, et templum Dei factus est, si sanctificatus est si templum Dei factus est, quaero cujus Dei? Si creatoris, non potuit, quia in eum non credidit. Si Christi, nec hujus fieri potuit templum, qui negat Deum Christum. Si Spiritus sancti, cum tres unum sint, quomodo Spiritus sanctus placatus esse ei potest qui aut Filii aut Patris inimicus est?»
«Se ha conseguito la remissione dei peccati, ed è stato santificato, ed è divenuto tempio di Dio, se è santificato, se è reso tempio di Dio, Chiedo quale Dio? Se del Creatore, è Impossibile; perché non credeva in Lui. Se di Cristo, nemmeno poteva essere fatto tempio di Cristo, perché rinnegava la divinità di Cristo. Se dello Spirito Santo, così che tre siano uno: in quale modo lo Spirito Santo può riconciliare a Lui il nemico o del Figlio o del Padre?»
«... Commemorat et Joannes evangelista triplex in terra testimonium, Spiritus, aqua et sanguis... Quamquam hi tres unum sunt: unus enim Deus est, qui per Spiritum, aquam et sanguinem declarat hominum generi virtutem ac bonitatem suam...»
Traduzione:
«...E Giovanni Evangelista menziona la triplice testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il sangue...Eppure questi tre sono uno: perché c'è un solo Dio, che mediante lo Spirito, l'acqua e il sangue dichiara al genere umano la sua virtù e bontà...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: utrumque/Reitzenstein ed 1914:utique- qui se disposuerit ad per sequendum opus illorum angelorum sex percipiet fructus tam preclaros tres Patrem et Filium et Spiritum Sanctum....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...qui ergo Deum per sanctimonium accipiendum didicisti, et promissum eius observa, qui dixit: Si quis non renatus fuerit ex aqua et spiritu sancto, non intrabit in regnum caelorum. qui ergo in regnum caelorum cupies pervenire, illum spiritum renovationis tuae lascive vivendo noli expellere ipse est enim gradus ascensionis in caelum, ipse est enim portus ipse introitus vitae, a quo in redemptione tua a mundi contagione tribus testimoniis spiritaliter sis religatus. trinitas ergo ista per decem verba adolescit, ut trecesima merces compleatur...lex enim domini dura est et amara, -solo nell'ed 1914:<sed>- amaritudinem facit, ut dulcedinem ostendat. nam et per Johannem demonstravit, cum Spiritum librum angelo sigilla solventi traderet dicens: accipe librum et devora eum. et amaritudinem faciat ventri tuo sed in ore tuo erit dulce tamquam mel. hoc est: per os trium testium probari, id est: per os Patris et Filii et Spiritus Sancti, confiteri, quod mel tribus litteris constet scribi. Nam et fel quidem legimus tribus litteris statui; haec est amaritudo quod ventri angelus sentiebat...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: entrambi/Reitzenstein ed 1914: così- chi si è disposto a perseguire l'opera di quei sei angeli, vedrà dei frutti [come] i tanto -preziosi/illustri- tre, il Padre e il Figlio e lo Spirito santo....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...che quindi hanno imparato a accettare Dio attraverso il santo ammonimento, e ad osservare la sua promessa, che diceva: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, non entrerà nel regno dei cieli; chi quindi desidera raggiungere il regno dei cieli, non scacci quello spirito del tuo rinnovamento vivendo lascivamente, perché è il requisito dell'ascensione al cielo, è infatti porto di entrata alla vita, al quale, nella tua redenzione dalla contaminazione del mondo, sei stato spiritualmente legato da tre testimoni. perciò questa trinità cresce attraverso dieci parole. in modo che il 30 della ricompensa si compia... perché la legge del Signore è dura e amara, -solo nell'edizione 1914:<ma>- fa amarezza per mostrare dolcezza. Perché è dimostrato attraverso Giovanni, quando lo Spirito consegnava il libro all'angelo per rompere il sigillo dicendo: Prendi il libro e divoralo, e farà amarezza nel tuo ventre, ma nella tua bocca sarà dolce come miele. Questo significa: essere provato per bocca di tre testimoni, cioè per bocca del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo: per confessare. Perché miele (latino: mel) consta scritto di tre lettere. Poiché fiele (latino: fel) che anche leggiamo stabilito da tre lettere: questo è l'amaro che nel suo ventre l'angelo sentiva...»
«...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. -manoscritto:Et isti tres in unum sunt/ Migne: Et isti tres unum sunt-...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. Et isti tres unum sunt...»
traduzione:
«...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito, l'acqua e il sangue. -manoscritto: E questi tre sono -concordi/in uno-/Migne: E questi tre sono uno-...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito e l'acqua e il sangue. E questi tre sono uno...»
Manoscritti Vaticani: Mirabile Reg.lat. 324 (XVII secolo) cap 15:f7v rigo 15(PL 3, 1200A) e cap 19 (PL 3, 1204B):f9r rigo 18. In quest'opera non c'è riferimento al Comma, ma la collocazione storica, secondo alcuni, nel periodo di Cipriano e la presenza di una doppia traduzione del verso corto, di cui una più letterale secondo il testo greco, ha fatto ritenere ad alcuni che Cipriano conoscesse la differenza tra il finale dei testimoni celesti e terrestri e che in De ecclesia Unitate I, 6 si riferisse certamente solo ai testimoni celesti; Purtroppo tale traduzione letterale latina si trova molto raramente nei manoscritti, perciò non può essere preso come sicuro dato in tal senso.
«...Pater est ingenitus, ilius vero sine initio genitus a patre est, Spiritus autem Sanctus -processet/Caspari: procedit a patre et accipit de Filio sicut evangelista testatur, quia scriptum est: Tres sunt qui dicunt testimonium in cælo: Pater, Verbum et Spiritus, et hæc tria unum sunt in Christo Iesu. Non tamen dixit: unus est in Christo Iesu.»
«il Padre è ingenerato, dunque il Figlio è generato dal Padre senza principio, invece lo Spirito Santo procede dal Padre e concesso dal Figlio, come testimonia l'evangelista, perché sta scritto: Tre sono che danno testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno (lat. unum) in Cristo Gesù. Tuttavia, non ha detto: è uno (lat. unus) in Cristo Gesù»
«Sicut alius a Filio Spiritus, sicut a Patre Filius. Sic tertia in Spiritu, ut in Filio secunda persona: unus tamen Deus omnia, -trascrizione manoscritto Leyde: quia tres unum sunt/Migne:tres unum sunt-. Hoc credimus, hoc tenemus, quia hoc accepimus a prophetis: hoc nobis Evangelia locuta sunt: hoc apostoli tradiderunt: hoc martyres passione confessi sunt: in hoc mentibus fidei etiam haeremus, contra quod etiam si angelus de coelo annuntiaverit, anathema sit»
traduzione
«Come altro [persona] è lo Spirito dal Figlio, tanto il Figlio è [altro] dal Padre. Come lo Spirito è la terza, così il Figlio è la seconda persona [della Divinità]: eppure un Dio è in tutte, -trascrizione manoscritto Leyde: perché i tre sono uno [trad diff. i tre che sono uno]/Migne: tre sono uno-. Questo crediamo, questo manteniamo perché questo abbiamo ricevuto dai profeti: questo ci hanno detto i Vangeli: questo gli Apostoli tramandarono: questo hanno confessato i martiri nella passione[sofferenza]:in questo aderiamo anche con le menti di fede, anche se un angelo annunziasse dal cielo contro questa [fede], sia anatema.»
«/rigo 8\:secunda persona, est et tertia in Spiritu sancto. Denique Dominus: Petam, inquit, a Patre meo et alium advocatum dabit vobis. Sic alius a Filio Spiritus sicut a /rigo 9\:Patre Filius. Sic tertia in Spiritu, ut in Filio secunda persona: unus tamen Deus omnia, quia tres unum sunt. Hoc credimus, /rigo 10\:hoc tenemus, quia hoc accepimus a prophetis: hoc nobis Evangelia locuta sunt: hoc apostoli tradiderunt: hoc martyres /rigo 11\:passione confessi sunt: in hoc mentibus fidei etiam haeremus, contra quod etiam si angelus de coelo annuntiaverit, /rigo 12\:anathema sit...»
La posizione degli studiosi in genere è ritenere questo un riferimento al solo verso corto 1 Gv 5, 8 o una semplice espressione teologica per esprimere il concetto di Trinità e che non ha a che fare con una vera citazione. Altri invece affermano questo come un chiaro riferimento al Comma e al suo finale.
«Omnis qui credit quia Jesus est Christus, ex Deo natus est, et reliqua...sed potius vincunt saeculum, quando in illum credunt qui condidit mundum. Cui rei testificantur in terra tria mysteria: aqua, sanguis et spiritus, quae in passione Domini leguntur impleta: in coelo autem Pater, et Filius, et Spiritus sanctus; et hi tres unus est Deus.»
«Chi crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio e il resto...ma piuttosto vincono -il secolo/il mondo-, quando credono in Colui che ha creato il mondo. A tal fine rendono testimonianza sulla terra, i tre misteri: l'acqua, il sangue e lo spirito, che vengono detti compiuti nella passione del Signore:in cielo -invece/in realtà- il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; e questi tre sono un solo Dio.»
Manoscritto:Verona, Biblioteca capitolare, XXXIX(37)(VII-VIII secolo)
«...In Patre ergo et Filio et Spiritu sancto unitatem substantiae accipimus, personas confundere non audemus. Beatus enim Joannes apostolus testatur, dicens: Tres sunt qui testimonium perhibent in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus; et tres unum sunt (I Joan. V, 7). Quod etiam beatissimus martyr Cyprianus, in epistola de Unitate Ecclesiae confitetur, dicens: Qui pacem Christi et concordiam rumpit, adversus Christum facit; qui alibi praeter Ecclesiam colligit, Christi Ecclesiam spargit. Atque ut unam Ecclesiam unius Dei esse monstraret, haec confestim testimonia de Scripturis inseruit. Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum: De Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: Et tres unum sunt...»
«Quindi, nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, accettiamo l'unità della sostanza, non osiamo confondere le persone. Perché il beato Giovanni Apostolo, testimonia dicendo: Tre sono quelli che portano testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito; e i tre sono uno (1 Giovanni 5:7). Che anche il beato Cipriano martire confessa nella sua Lettera sull'unità della Chiesa, dicendo: Colui che rompe la pace e la concordia di Cristo si fa nemico Cristo; chi raccoglie altrove fuori della Chiesa, disperde la Chiesa di Cristo. E per mostrare che c'è una Chiesa di un [solo] Dio, inserisce subito queste testimonianze delle Scritture. Il Signore dice: Io e il Padre siamo uno. E ancora: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: e i tre sono uno»
«...Ter audio Deum, et unum praedicat metuendum. In Epistola Joannis: Tres sunt in coelo qui testimonium reddunt, Pater, Verbum, et Spiritus: et tres unum sunt (I Joan. V, 7). Quid dicam de patriarcha Abraham? qui cum trium speciem virorum videret, unum in eis Deum cognovit, cum dicit: Dominator Domine (Gen. XVIII, 3)...»
«Tre volte ascolto Dio, e predica una cosa -da temere/rilevante-. Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono in cielo che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e i tre sono uno (1 Giovanni 5:7). Cosa devo dire del patriarca Abramo? il quale, vedendo apparire tre uomini, conobbe in mezzo a loro un solo Dio, quando dice: -O Sovrano, o Signore/Mio Signore- (Gn 18,3)»
Manoscritto: Genève, Bibliothèque de Genève ms lat.15 f66r col 1 rigo 16-23.
Fulgenzio di Ruspe, De Trinitate ad Felicem IV(PL 65, 500D):«En habes in brevi alium esse Patrem, alium Filium, alium Spiritum sanctum: alium et alium in persona, non aliud et aliud in natura; et idcirco Ego, inquit, et Pater unum sumus (Joan. X, 30). Unum, ad naturam referre nos docet, Sumus, ad personas. Similiter et illud: Tres sunt, inquit, qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et hi tres unum sunt (I Joan. V, 7). Audiat Sabellius sumus, audiat tres, et credat esse tres personas, et non sacrilego corde blasphemet, dicendo ipsum sibi esse Patrem, ipsum sibi Filium, ipsum sibi Spiritum sanctum: tanquam modo quodam seipsum gignat, aut modo quodam a seipso ipse procedat; cum hoc etiam in naturis creatis minime invenire possit, ut aliquid seipsum gignere valeat. Audiat scilicet et Arius, Unum, et non differentis Filium dicat esse naturae, cum natura diversa unum dici nequeat. Filius itaque clamat, Ego et Pater unum sumus (Joan. X, 30); et: Qui me videt, videt et Patrem (Joan. XIV, 9). Et Apostolus de eo: Qui cum in forma Dei, inquit, esset, non rapinam arbitratus est esse se aequalem Deo (Philip. II, 6)...»
«In breve, considera che c'è un Padre, un altro Figlio, un altro ancora Spirito Santo, [differenti] l'uno e l'altro in persona, non [differenti] l'uno e l'altro in natura; e intorno a ciò, dice: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30); cioè: l'Uno, ci istruisce per riferirsi alla natura, il Siamo, [è] per le persone. Allo stesso modo dice: Tre sono che testimoniano in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno (1 Gv 5,7). Ascolti Sabellio, il Siamo, ascolti tre e creda che ci sono tre persone, e non bestemmi con cuore sacrilego, dicendo che lo stesso sia [in persona] il Padre, (lo stesso) il Figlio e (lo stesso) lo Spirito Santo: come se generasse sé stesso, o come se Lui procedesse da sé stesso; benché ciò (la vera relazione tra persone divine) possa essere scoperto anche nelle nature create, affinché Lui stesso (lo Spirito Santo) abbia potenza per generare qualcosa. Ascolti naturalmente anche Ario, l'Uno, e dica che il Figlio non è di differente natura, poiché una natura diversa non può essere chiamata una. Il Figlio dunque proclama: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30); e: Chi vede me vede anche il Padre (Gv 14,9). E l'apostolo disse di Lui: Il quale essendo nella forma di Dio, non credette, che fosse una rapina quel suo essere uguale a Dio (Fil 2,6)»
Oxford, Merton College, 16 parte I(XIV secolo) ff. 247v-249v
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσι· και τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες ἐν τῇ γῇ το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo:[un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno- e tre sono quelli che rendono testimonianza in terra: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno»
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσι· και τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo:[un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno- e tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno»
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν -και/ὡς- τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno - e/come- tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo: [un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno-»
«τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»
«(nota:35 Sabellius enim Filium et Patrem, diversis ner minibus, eamdem personam delirabat.) Sed dicere ipsum esse Patrem Verbi ejus, quod in ipso erat, et Filium ejus esse, quod in ipso erat Verbum, planissimum est indicium Sabelliana pravitatis. Quemadmodum et dicere tria esse (Nimirum unum atque eumdem Deum), Patrem, et Filium et Spiritum sanctum, Sabellii est : quod Marcellus scriptis suis censuit : Impossibile siquidem tres, quæ sunt hypostases, unitati aduniri, si non in primis a monade Trinitas exordiatur.»
«Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»
Eusebio di Cesarea, (De Ecclesiastica Theologia 3.3-3.4; vedi Migne Patrologia Graeca Vol 24: pp. 1001 C-1004 A) il quale simpatizzò per Ario (A. Clemente, Il libro nero delle eresie, pp. 180 e sgg.) di cui condivideva per un certo periodo la genuinità del credo (Girolamo, lettera 84), la cui posizione teologica della visione di Dio è poco chiara alle volte sembra ortodossa, altre tendente all'arianesimo/semiarianesimo (Frederick Nolan, An Inquiry into the integrity of the Greek Vulgate, pp. 279, 305; The Dublin Review Jan. 1884, pp. 197-200); fu ingaggiato da Costantino per fare 50 Bibbie in greco (Vita di Costantino, libro IV, 36-37) e da questa commissione abbia riscritto nuove copie senza il Comma
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono in uno»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»
«...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»
«...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»
«...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»
«...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»
«...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»
«...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»
«...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»
«Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»
«Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»
«Τὸ ἕν ἐπὶ μὲν τῶν ὁμοουσίων λέγεται, ἔνθα ταυτότης μὲν φύσεως, ἑτερότης δὲ ὑποστάσεων, ὡς τὸ καὶ τὰ τρία ἔν· ἐπὶ δὲ τῶν ἑτεροουσίων, ἔνθα ταυτότης μὲν ὑποστάσεων, ἑτερότης δὲ φύσεων, ὡς τὸ καὶ τὸ συναμφότερον ἐν, ἀλλʼ οὐ τῇ φύσει, τῇ δὲ συνόδῳ.»
«Unum dicitur in iis quidem, quae sunt ejusdem essentiae, cum eadem est natura, et diversae personæ. Ex quo illud, Et tria unum sunt. In iis autem, quæ diversæ sunt essentiæ. unum dicitur, cum eadem persona est, et diversæ naturæ, ex quo illud, et utrumque unum. Unum autem non natura, sed conjunctione duarum naturarum in una persona.»
«La parola Uno è applicata, a cose della stessa sostanza e della stessa natura, ma con differenza di ipostasi/persona, come il: E i tre sono uno. ma in quelle cose differenti in sostanza, che hanno un'identica ipostasi/persona; come: Ed entrambi sono uno. Ma [l'uno] non è la natura, ma la congiunzione [di due nature in una sola persona (ovvero Cristo)].»
«Καὶ τὸ πνεῦμά ἐστιν τὸ μαρτυροῦν, ὅτι τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια· -Testo manoscritti Panoplia: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἐν εἰσὶν/Testo stampato Editio Princeps(1710)- Migne: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῷ οὐρανῷ, ὁ Πατήρ, ὁ Λόγος, καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· καὶ οὗτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι. Καὶ τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῇ γῇ, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἐν εἰσὶν-. Εἰ τὴν μαρτυρίαν τῶν ἀνθρώπων λαμβάνομεν, ἡ μαρτυρία τοῦ θεοῦ μείζων ἐστί. Θέα δὴ πάλιν, ὅτι τῆς ἀληθείας ὁ κῆρυξ Θεόν τε καὶ ἐκ Θεοῦ θυσικῶς τὸ Πνεῦμα καλεῖ. Εἰρηκὼς γὰρ, ὅτι τὸ Πνεῦμά ἐστι τοῦ Θεοῦ τὸ μαρτυροῦν, μικρόν τι προελθὼν ἐπιφέρει,”Ἡ μαρτυρία τοῦ Θεοῦ μείζων ἐστί. Πῶς οὖν ἐστι ποίημα τὸ τῶν ὅλων Πατρὶ συνθεολογούμενον, καὶ τῆς ἁγίας Τριάδος συμπληρωτικόν;»
«Et Spiritus est, qui Deum Spiritum veritatem esse testatur. Testo latino di Petrus Franciscus Zinus (1577): Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt, Spiritus, aqua, et sanguis. Et hi tres unum sunt./Migne: Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt in cælo, Pater, Verbum et Spiritus, et hi tres unum sunt. Et tres sunt qui testimonium dant in terra , Spiritus, aqua, sanguis. Et hi tres unum sunt.- Si testimonium hominum accipimus, testimonium Dei majus est. Veritatis praeco rursum, ut vides, et Deum et ex Deo naturaliter Spiritum vocat. Cum enim dixisset, Spiritum esse, qui testatur, paululum progrediens : Testimonium, inquit, Dei majus est. Quomodo igitur creatus est, qui una cum Patre rerum omnium Deus dicitur, et sanctam explet Trinitalem?»
«Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità; -Testo manoscritti Panoplia: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono uno/Editio Princeps(1710)-Migne: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo, il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno. E ce ne sono tre che rendono testimonianza sulla terra, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono concordi in uno.- Se accogliamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore. Vedi di nuovo, che come il predicatore della Verità chiama lo Spirito per natura Dio, e da Dio. Infatti quando dice che è lo Spirito di Dio che rende testimonianza, poco più avanti prosegue: La testimonianza di Dio è maggiore. Come dunque è stato creato Colui che, insieme al Padre di tutte le cose, è chiamato Dio e completa la Santissima Trinità?»
«...Pater est ingenitus, ilius vero sine initio genitus a patre est, Spiritus autem Sanctus -processet/Caspari: procedit a patre et accipit de Filio sicut evangelista testatur, quia scriptum est: Tres sunt qui dicunt testimonium in cælo: Pater, Verbum et Spiritus, et hæc tria unum sunt in Christo Iesu. Non tamen dixit: unus est in Christo Iesu.»
«il Padre è ingenerato, dunque il Figlio è generato dal Padre senza principio, invece lo Spirito Santo procede dal Padre e concesso dal Figlio, come testimonia l'evangelista, perché sta scritto: Tre sono che danno testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno (lat. unum) in Cristo Gesù. Tuttavia, non ha detto: è uno (lat. unus) in Cristo Gesù»
«...in Epistola Ioannis apostoli, ubi ait: Tres sunt testes; spiritus, et aqua, et sanguis; et tres unum sunt... Si vero ea, quae his significata sunt, velimus inquirere, non absurde occurrit ipsa Trinitas, qui unus, solus, verus, summus est Deus, Pater et Filius et Spiritus Sanctus, de quibus verissime dici potuit: Tres sunt testes, et tres unum sunt ; ut nomine spiritus significatum accipiamus Deum Patrem... Nomine autem sanguinis, Filium; quia: Verbum caro factum est. Et nomine aquae Spiritum Sanctum...»
«...nella lettera dell'apostolo Giovanni, dove dice: Ci sono tre testimoni; spirito, acqua e sangue; e tre sono uno... Se in realtà su essa, volessimo indagare, che si intendono con queste, non è assurdo incontrare la stessa Trinità, che è uno, unico, vero, sommo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, di cui si potrebbe veramente dire: Ci sono tre testimoni, e tre sono uno; così col nome spirito compendiamo il significato Dio Padre... E col nome del sangue, il Figlio; perché il Verbo si è fatto carne. E col nome dell'acqua lo Spirito Santo...»
«...In Patre ergo et Filio et Spiritu sancto unitatem substantiae accipimus, personas confundere non audemus. Beatus enim Joannes apostolus testatur, dicens: Tres sunt qui testimonium perhibent in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus; et tres unum sunt (I Joan. V, 7). Quod etiam beatissimus martyr Cyprianus, in epistola de Unitate Ecclesiae confitetur, dicens: Qui pacem Christi et concordiam rumpit, adversus Christum facit; qui alibi praeter Ecclesiam colligit, Christi Ecclesiam spargit. Atque ut unam Ecclesiam unius Dei esse monstraret, haec confestim testimonia de Scripturis inseruit. Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum: De Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: Et tres unum sunt...»
«Quindi, nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, accettiamo l'unità della sostanza, non osiamo confondere le persone. Perché il beato Giovanni Apostolo, testimonia dicendo: Tre sono quelli che portano testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito; e i tre sono uno (1 Giovanni 5:7). Che anche il beato Cipriano martire confessa nella sua Lettera sull'unità della Chiesa, dicendo: Colui che rompe la pace e la concordia di Cristo si fa nemico Cristo; chi raccoglie altrove fuori della Chiesa, disperde la Chiesa di Cristo. E per mostrare che c'è una Chiesa di un [solo] Dio, inserisce subito queste testimonianze delle Scritture. Il Signore dice: Io e il Padre siamo uno. E ancora: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: e i tre sono uno»
«...Ter audio Deum, et unum praedicat metuendum. In Epistola Joannis: Tres sunt in coelo qui testimonium reddunt, Pater, Verbum, et Spiritus: et tres unum sunt (I Joan. V, 7). Quid dicam de patriarcha Abraham? qui cum trium speciem virorum videret, unum in eis Deum cognovit, cum dicit: Dominator Domine (Gen. XVIII, 3)...»
«Tre volte ascolto Dio, e predica una cosa -da temere/rilevante-. Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono in cielo che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e i tre sono uno (1 Giovanni 5:7). Cosa devo dire del patriarca Abramo? il quale, vedendo apparire tre uomini, conobbe in mezzo a loro un solo Dio, quando dice: -O Sovrano, o Signore/Mio Signore- (Gn 18,3)»
Manoscritto: Genève, Bibliothèque de Genève ms lat.15 f66r col 1 rigo 16-23.
Fulgenzio di Ruspe, De Trinitate ad Felicem IV(PL 65, 500D):«En habes in brevi alium esse Patrem, alium Filium, alium Spiritum sanctum: alium et alium in persona, non aliud et aliud in natura; et idcirco Ego, inquit, et Pater unum sumus (Joan. X, 30). Unum, ad naturam referre nos docet, Sumus, ad personas. Similiter et illud: Tres sunt, inquit, qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et hi tres unum sunt (I Joan. V, 7). Audiat Sabellius sumus, audiat tres, et credat esse tres personas, et non sacrilego corde blasphemet, dicendo ipsum sibi esse Patrem, ipsum sibi Filium, ipsum sibi Spiritum sanctum: tanquam modo quodam seipsum gignat, aut modo quodam a seipso ipse procedat; cum hoc etiam in naturis creatis minime invenire possit, ut aliquid seipsum gignere valeat. Audiat scilicet et Arius, Unum, et non differentis Filium dicat esse naturae, cum natura diversa unum dici nequeat. Filius itaque clamat, Ego et Pater unum sumus (Joan. X, 30); et: Qui me videt, videt et Patrem (Joan. XIV, 9). Et Apostolus de eo: Qui cum in forma Dei, inquit, esset, non rapinam arbitratus est esse se aequalem Deo (Philip. II, 6)...»
«In breve, considera che c'è un Padre, un altro Figlio, un altro ancora Spirito Santo, [differenti] l'uno e l'altro in persona, non [differenti] l'uno e l'altro in natura; e intorno a ciò, dice: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30); cioè: l'Uno, ci istruisce per riferirsi alla natura, il Siamo, [è] per le persone. Allo stesso modo dice: Tre sono che testimoniano in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno (1 Gv 5,7). Ascolti Sabellio, il Siamo, ascolti tre e creda che ci sono tre persone, e non bestemmi con cuore sacrilego, dicendo che lo stesso sia [in persona] il Padre, (lo stesso) il Figlio e (lo stesso) lo Spirito Santo: come se generasse sé stesso, o come se Lui procedesse da sé stesso; benché ciò (la vera relazione tra persone divine) possa essere scoperto anche nelle nature create, affinché Lui stesso (lo Spirito Santo) abbia potenza per generare qualcosa. Ascolti naturalmente anche Ario, l'Uno, e dica che il Figlio non è di differente natura, poiché una natura diversa non può essere chiamata una. Il Figlio dunque proclama: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30); e: Chi vede me vede anche il Padre (Gv 14,9). E l'apostolo disse di Lui: Il quale essendo nella forma di Dio, non credette, che fosse una rapina quel suo essere uguale a Dio (Fil 2,6)»
Oxford, Merton College, 16 parte I(XIV secolo) ff. 247v-249v
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«Τίς οὗν οὺκ ἄν άπορήσαι λέγοντας Θεόν Πατέρα και Υιόν Θεόν και Πνεύμα Άγιον, δεικνύντας αὐτῶν και τὴν εν τη τάξει διαίρεσιν, ἀκούσας άθεους καλούμενος;»
«Chi dunque non rimarrebbe attonito nell’udire che quelli che riconoscono Dio Padre e Dio Figlio e lo Spirito Santo, che ne dimostrano sia la potenza nell’unità che la distinzione nell’ordine, vengono accusati chiamandoli atei?»
«...τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης τις η του Πατρός προς τον Υιόν κοινωνία, τι το Πνεύμα, τις η -των τοσουτων/[PG 6 913C-914C nota 90:των τριων/τούτων]- ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος -του Παιδός του Πατρός/BnF,suppl grec143:του Πατρός του Παιδός-»
«...tum quae Filii cum Patre unio, quae Patres cum Filio communicatio, quid Spiritus, quae trium unio et in unitate distinctio, Spiritus, Filii, Patris»
«...qual sia l’unione del Figlio col Padre, quale la comunicazione del Padre col Figlio, che sia lo Spirito, quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, -del Figlio e del Padre/ms suppl grec143:del Padre e del Figlio-»
Alcuni hanno usato questi passi come riferimenti per il Comma soprattutto il capitolo 12, 3 per la presenza del termini latini, Migne: trium unio/Conrado Gensero 1557 pag 95 rigo 4-7: unitas trium; perciò si è congetturato che Gensero, traducendo in latino in questo modo, avesse letto in un qualche manoscritto i termini greci(vedi PG 6 913C-914C nota 90): των τριων-dei tre-(da alcuni usato e tradotto come se facesse veramente parte del testo)/τούτων-di questi-. Invece sia la parte in greco nella edizione del 1557(pag 15 rigo 7) che tutti manoscritti dell'opera oggi reperibili(esempi tra i più antichi:BnF grec451-X sec-, f330r rigo 10; Italia, Modena, Biblioteca Estense universitaria fonds principal α. S. 5. 09 (Puntoni 126)-X sec-, f246r-pag 495- rigo 14; BnF, grec 174-X sec- f137v-138v:vista 143 p. 1- rigo 25; Bodleian Library MS. Barocci 98 f57v rigo 11) scrivono: των τοσουτων-di così grandi-. Da notare l'utilizzo di Παιδός-del figlio/del servo/del fanciullo- in riferimento a Gesù solo due volte in tutta l'opera in τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης-Cosa è l'unità del Figlio col Padre...- e τις η των τοσουτων ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος του Παιδός του Πατρός-quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre- potrebbero riferirsi rispettivamente a Gv 10, 30 e a 1 Gv 5, 7(interpretato trinitariamente) poiché il secondo ha anche la variante (vedi BnF, suppl grec 143-XVI secolo-: folio 23v-24r rigo 21/1-6; e forse anche Ott.gr.274-XVII secolo- f42r rigo 20 con un segno a margine di του Παιδός) con του Πνεύματος του Πατρός του Παιδός-dello Spirito, del Padre e del Figlio- il quale combacerebbe con la più famosa interpretazione latina del verso 1 Gv 5, 7 corto; sicuramente elaborato in questo modo per fare in modo che tutte le persone divine inizino col P greco (numero che in matematica si protrae all'infinito); Tali possibili riferimenti (l'unità del Figlio col Padre- Gv 10, 30-; e: l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre-1 Gv 5, 6 o 7/8-) potrebbero comunque essere solo apparenti e potrebbe trattarsi di un discorso teologico volto a evidenziare la relazione delle tre persone a ritroso; L'autore infatti è molto avaro di reali citazioni e appunto non è sempre possibile definire con certezza quando sta facendo riferimento a passi biblici.
«...Αλλ' ό Λογος τοῦ -θῦ-[θεοῦ] σαρκηώμενος ὤν και ειναι μαρτυρησεν ὁ -Πηρ- • -Πμα- γάρ φησιν ο -Θς- • ο μοι -ως δες(βλέπου?)/ωςδες- και επι του [-αιρου-/-ουρου-: più probabile -στρου-[σωτηρου?] termine abbreviato non chiaro] · ο τε ενομασαν και υφον την ειναι ο τε και το αιμα αυτου το εκ της πλευρας αυτου μεθ' υδατοσ ἔστ '(α+simbolo:ζωή? più probabile una forma di αξιοσ: αξάζον) εν επι την γην · ὡς του κοσμου καθαρσιον...»
«...Ma la Parola di Dio si è incarnata realmente e dice che rende testimonianza il Padre. Lo Spirito infatti indica Dio. -il mio così/comprendi del mio- e sul [Salvatore:termine abbreviato non chiaro]. per questo è chiamato [così] e espressioni di questo; e il suo sangue dal suo fianco per mezzo d'acqua è [simbolo:vita? più probabile: meritorio/meritevole] sulla terra. per purificazione del mondo...»
«ὅτι τρεῖς εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] τὸ -Πμα-[Πνεῦμα] τὸ ῞Αγιον καὶ ὁ -Πηρ-[Πατήρ]. καὶ --αἵτος-[αἵματος] εἶναι (αὐ)τοῦ/trascrizione secondo Newton:ἀυτὸς ἑαντου[ἑαυτοῦ]-...»
«Poiché tre sono, cioè lo Spirito Santo e il Padre e -sangue di quello di cui parla (di Cristo)/Newton: Lui stesso-...»
«καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] μία -Θεόσ/trascrizione secondo Newton:θεότης- εἷς -Θσ-[Θεόσ]»
«e i tre sono in uno, cioè una Divinità un Dio»
«τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»
«(nota:35 Sabellius enim Filium et Patrem, diversis ner minibus, eamdem personam delirabat.)Sed dicere ipsum esse Patrem Verbi ejus, quod in ipso erat, et Filium ejus esse, quod in ipso erat Verbum, planissimum est indicium Sabelliana pravitatis. Quemadmodum et dicere tria esse (Nimirum unum atque eumdem Deum), Patrem, et Filium et Spiritum sanctum, Sabellii est : quod Marcellus scriptis suis censuit : Impossibile siquidem tres, quæ sunt hypostases, unitati aduniri, si non in primis a monade Trinitas exordiatur.»
«Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»
«τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»
«(nota:35 Sabellius enim Filium et Patrem, diversis ner minibus, eamdem personam delirabat.) Sed dicere ipsum esse Patrem Verbi ejus, quod in ipso erat, et Filium ejus esse, quod in ipso erat Verbum, planissimum est indicium Sabelliana pravitatis. Quemadmodum et dicere tria esse (Nimirum unum atque eumdem Deum), Patrem, et Filium et Spiritum sanctum, Sabellii est : quod Marcellus scriptis suis censuit : Impossibile siquidem tres, quæ sunt hypostases, unitati aduniri, si non in primis a monade Trinitas exordiatur.»
«Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»
Eusebio di Cesarea, (De Ecclesiastica Theologia 3.3-3.4; vedi Migne Patrologia Graeca Vol 24: pp. 1001 C-1004 A) il quale simpatizzò per Ario (A. Clemente, Il libro nero delle eresie, pp. 180 e sgg.) di cui condivideva per un certo periodo la genuinità del credo (Girolamo, lettera 84), la cui posizione teologica della visione di Dio è poco chiara alle volte sembra ortodossa, altre tendente all'arianesimo/semiarianesimo (Frederick Nolan, An Inquiry into the integrity of the Greek Vulgate, pp. 279, 305; The Dublin Review Jan. 1884, pp. 197-200); fu ingaggiato da Costantino per fare 50 Bibbie in greco (Vita di Costantino, libro IV, 36-37) e da questa commissione abbia riscritto nuove copie senza il Comma
«cap Θ'...Οὔτε γὰρ ὁ Υἱὸς Πατὴρ (εἷς γὰρ Πατὴρ), ἀλλ' ὅπερ ὁ Πατήρ· οὔτε τὸ Πνεῦμα Υἱὸς, ὅτι ἐκ τοῦ Θεοῦ (εἷς γὰρ ὁ Μονογενής), ἀλλ' ὅπερ ὁ Υἱός· ἓν τὰ τρία τῇ θεότητι, καὶ τὸ ἓν τρία ταῖς ἰδιότησιν·...cap ΙΘ'. ̓Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται. "Ο γὰρ σὺ τετήρηκας ἐπὶ τῶν γενικωτέρων όνομάτων, τοῦτο καὶ ἡμεῖς ἀπαιτήσομεν ἐπὶ τῶν εἰδικωτέρων κατὰ τὴν σὴν ἀνάπλασιν· ἢ ἀδικήσεις, μὴ διδοὺς ὅπερ εἴληφας. Τί δαὶ ὁ Ἰωάννης; Τρεῖς εἶναι τοὺς μαρτυροῦντας λέγων ἐν ταῖς Καθολικαῖς, τὸ Πνεῦμα, τὸ ὕδωρ, τὸ αἷμα, ἆρά σοι ληρεῖν φαίνεται; Πρῶτον μὲν, ὅτι τὰ μὴ ὁμοούσια συναριθμῆσαι τετόλμηκεν, ὃ τοῖς ὁμοουσίοις σὺ δίδως. (Τίς γὰρ ἂν εἴποι ταῦτα μιᾶς οὐσίας;) Δεύτερον δὲ, ὅτι μὴ καταλλήλως ἔχων ἀπήντησεν· ἀλλὰ τὸ τρεῖς ἀῤῥενικῶς προθεὶς, τὰ τρία οὐδετέρως ἐπήνεγκε, παρὰ τοὺς σοὺς, καὶ τῆς σῆς γραμματικῆς ὄρους καὶ νόμους....-ΛΟΓΟΣ ΙΖ', ΙΑ'-...Ἓν γὰρ ἐν τρισὶν ἡ θεότης, καὶ τὰ τρία ἕν. τὰ ἐν οἷς ἡ θεότης, ἢ, τό γε ἀκριβέστερον εἰπεῖν, ἂ ἡ θεότης. ...-ΛΟΓΟΣ ΜΕ', Λ'-...Εἰ δὲ καταλύσαιμεν ἀξίως τοῦ πόθου, καὶ δεχθείημεν ταῖς οὐρανίαις σκηναῖς, τάχα σοι καὶ αὐτόθι θύσομεν δεκτὰ ἐπὶ τὸ ἅγιόν σου θυσιαστήριον, ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα τὸ ἅγιον· ὅτι σοὶ πρέπει πᾶσα δόξα, τιμή, καὶ κράτος, εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων. ’Αμήν.»
latino
«cap IX...Neque enim Filius est Pater (unus enim est Pater), sed est id quod Pater : nec Spiritus est Filius, quia ex Deo est (unus enim Unigenitus), sed est id quod Filius tria hæc unum, si divinitatem specles, et unum tria, si proprietatum rationem habeas...cap XIX. At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur. Quod enim tu in generalibus nominibus retinuisti, hoc nos quoque juxta commentum tuum in specialibus postulamus. Injuste enim feceris, nisi, quod accepisti, dederis. Quid Joannes? Cum in Catholicis epistolis suis tres esse ait, qui testimonium dant, Spiritum, aquam, et sanguinem, videturne tibi delirare? Primum, quia res substantia diversas connumerare ausus est, quod tu consubstantialibus tantum tribuis. Quis enim hæc unius ejusdemque substantiæ esse dixerit? Alterum, quia modo minime congruenti voces sequentes subjunxerit; sed cum tres masculino genere proposuisset, tria neutro genere subjunxit, contra quam tuæ, atque ipsius etiam grammaticæ leges ferant....-Oratio XXXIX, XI--...Unum enim in tribus, divinitas est, et tria unum; ea, inquam, in quibus, divinitas est, vel, ut magis proprie dicam, quæ, divinitas est....-Oratio XLV, XXX-...Quod si, qualem expetimus, vitæ finem nanciscamur, atque in coelestia tabernacula recipiamur, illic quoque tibi fortasse super altari tuo sancto grata sacrificia offeremus, ο Pater, et Verbum, et Spiritus sancte: in saecula saeculorum. Amen.»
italiano
«cap 9...Il Figlio, infatti, non è il Padre, poiché il Padre è uno solo, ma è ciò che è il Padre; lo Spirito non è il Figlio perché proviene da Dio (uno solo, infatti è l’Unigenito), ma è ciò che è il Figlio. I Tre sono Uno per la divinità, e l’Uno è Tre per le proprietà...cap 19. Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’. Questa regola a cui tu ti sei attenuto a proposito dei nomi di genere, noi la richiederemo anche a proposito di quelli di specie, conformandoci alla tua invenzione. Altrimenti, sarai ingiusto a non concedere a noi ciò che tu hai assunto. E che dire di Giovanni, che nelle sue Epistole Cattoliche afferma: Sono tre quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua, il sangue? O forse ti sembra fuori di senno? Innanzitutto, infatti, ha avuto il coraggio di contare insieme realtà non consustanziali, cosa che tu ammetti di fare solo con quelle che sono della stessa sostanza (chi potrebbe dire, infatti, che queste realtà sono della stessa sostanza?); poi ha risposto senza mettere le parole in rapporto reciproco, ma dopo avere posto ‘tre’ al maschile, ha aggiunto al neutro le tre cose, violando le norme e le regole della tua grammatica...-Orazione 39, cap 11-...Perché uno nei tre è la Divinità, e i tre sono uno, questo uno in cui è la Divinità, o per parlare più accuratamente, che è la Divinità.... -Orazione 45, cap 30-....Ma se dobbiamo essere liberati, secondo il nostro desiderio, ed essere ricevuti nel Tabernacolo celeste, anche lì può essere che ti offriremo sacrifici graditi sul tuo altare, al Padre, alla Parola e allo Spirito Santo; poiché a te appartiene ogni gloria, onore e potenza, nei secoli dei secoli. Amen.»
«... Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται....Τι δαί σοι ο καρκίνος, τό τε ζῶον, τό τε όργανον, ό τε αστήρ; τι δαι ο κύων, ό τε χερσαίος, και ο ένυδρος, και ο ουράνιος; ου τρεις λέγεσθαί σοι δοκούσι καρκίνου και κύνες; Πάντως γε. Αρα ούν παρά τουτο και ομοούσιοι; Τις φήσει των νούν εχόντων; "Οράς όπως σου διαπέπτωχεν και περί της συναριθμήσεως λόγος, τοσούτοις εληλεγμένος;.Ει γαρ μήτε τά ομοούσια πάντως συναριθμειται, καί συναριθμειται τά μή ομωύσια, ἥ τε τῶν ονομντων συεκφωνησις επ' αμφοιν, τι σοι πλεον ὧν εδογμάτισας ;»
«...At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur....Jam, quid tibi cancer, qui et animal est, et organum, et sidus ? Quid canis, qui terrestris est, et marinus, et coelestis ? Nonne tres cancri, aut canes tibi dici videntur ? Ita profecto. An ergo proinde quoque consubstantiales sunt ? Quis sanus hoc dixerit? Videsne quomodo tibi hoc connumerationis argumentum, lot tantisque rationibus confutatum, corruerit? Nam cum nec consubstantialia semper connumerentur, et quæ disparis essentiæ sunt, interdum connumerentur, et tamen in utrisque nomina simul efferri perspiciamus, ex tuis dogmatibus quid tibi accessit?»
«Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’....Che ne pensi, allora, della parola 'cancro', che indica l'animale, lo strumento e la costellazione? Cosa pensi della parola 'cane', che indica l'animale della terra e quello dell'acqua e quello del cielo (la costellazione)? Non ti pare che si parli di tre cancri e di tre cani? Sicuramente sì. Allora, per questo sono anche consustanziali? Quali persone di buon senso potranno dirlo? Vedi come ti è venuto a cadere il discorso sulla connumerazione, confutato con queste argomentazioni? Se le cose consustanziali non vengono contate insieme -in ogni caso/sempre-, e se vengono connumerate anche quelle non consustanziali, e se comunque -si riferisce a entrambe la relativa denominazione/sono coenunciati dei nomi(delle denominazioni) in modo simile su entrambi-, che cosa ti resta delle dottrine che hai stabilito?»
«τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»
«(nota:35 Sabellius enim Filium et Patrem, diversis ner minibus, eamdem personam delirabat.)Sed dicere ipsum esse Patrem Verbi ejus, quod in ipso erat, et Filium ejus esse, quod in ipso erat Verbum, planissimum est indicium Sabelliana pravitatis. Quemadmodum et dicere tria esse (Nimirum unum atque eumdem Deum), Patrem, et Filium et Spiritum sanctum, Sabellii est : quod Marcellus scriptis suis censuit : Impossibile siquidem tres, quæ sunt hypostases, unitati aduniri, si non in primis a monade Trinitas exordiatur.»
«Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»
«τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»
«(nota:35 Sabellius enim Filium et Patrem, diversis ner minibus, eamdem personam delirabat.) Sed dicere ipsum esse Patrem Verbi ejus, quod in ipso erat, et Filium ejus esse, quod in ipso erat Verbum, planissimum est indicium Sabelliana pravitatis. Quemadmodum et dicere tria esse (Nimirum unum atque eumdem Deum), Patrem, et Filium et Spiritum sanctum, Sabellii est : quod Marcellus scriptis suis censuit : Impossibile siquidem tres, quæ sunt hypostases, unitati aduniri, si non in primis a monade Trinitas exordiatur.»
«Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»
Eusebio di Cesarea, (De Ecclesiastica Theologia 3.3-3.4; vedi Migne Patrologia Graeca Vol 24: pp. 1001 C-1004 A) il quale simpatizzò per Ario (A. Clemente, Il libro nero delle eresie, pp. 180 e sgg.) di cui condivideva per un certo periodo la genuinità del credo (Girolamo, lettera 84), la cui posizione teologica della visione di Dio è poco chiara alle volte sembra ortodossa, altre tendente all'arianesimo/semiarianesimo (Frederick Nolan, An Inquiry into the integrity of the Greek Vulgate, pp. 279, 305; The Dublin Review Jan. 1884, pp. 197-200); fu ingaggiato da Costantino per fare 50 Bibbie in greco (Vita di Costantino, libro IV, 36-37) e da questa commissione abbia riscritto nuove copie senza il Comma
«Βλέπε συνετῶς· Ὥσπερ ἡ ἀκτὶς τοῦ ἡλίου καταβαίνει ἐξ οὐρανοῦ πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε τοῦ ἡλιακοῦ δίσκου χωρίζεται, οὔτε ἐκ τοῦ οὐρανοῦ λείπει, οὔτε ἀπὸ τῆς γῆς, ἀλλ’ ἔστι καὶ ἐν τῷ ἡλιακῷ δίσκῳ, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ πανταχοῦ, καὶ οὔτε τῶν ἄνω λείπει, οὔτε τῶν κάτω· οὕτω καὶ ὁ Υἱὸς καὶ Λόγος τοῦ Θεοῦ κατῆλθε πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε ἐκ τοῦ Πατρὸς ἔλειπε, οὔτε ἐκ τῶν οὐρανῶν, οὔτε ἐκ τῆς γῆς· ἀλλ’ ἦν καὶ ἐν τοῖς κόλποις τοῦ Πατρὸς ἀχώριστος, καὶ ἄνω καὶ κάτω, καὶ πανταχοῦ· καὶ οὐδ’ ἔκ τινος ἔλειπε. Καὶ ὥσπερ τὸ ἡλιακὸν φῶς ἐστι καὶ ἐν τῷ δίσκῳ τῷ ἡλιακῷ καὶ ἐν τῇ ἀκτῖνι, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ εἰσέρχεται ἐν ταῖς οἰκίαις καὶ πανταχοῦ, καὶ φωτίζει·...Ὥσπερ ἡ ψυχή μου μία ἐστὶν, ἀλλὰ καὶ τρισυπόστατος, ψυχὴ, λόγος, καὶ πνοή·οὕτω καὶ ὁ Θεὸς εἷς ἐστιν, ἀλλ’ ἔστι καὶ τρισυπόστατος, Πατὴρ, Λόγος, καὶ Πνεῦμα ἅγιον....Ως γάρ ψυχή, λόγος, και πνοή τρία πρόσωπα, και μία φύσις ψυχής, και ου τρείς ψυχαί· οὕτω Πατὴρ, Λόγος καὶ Πνεῦμα ἅγιον, τρία πρόσωπα, καὶ εἷς τῇ φύσει Θεὸς, καὶ οὐ τρεῖς θεοί...»
«...Perpende diligenter, quemadmodum radius solis descendit ex caelo ad terram, neque ab orbe solari separatur, nec a caelo abest, neque a terra, sed est in orbe solari, et in caelo, et in terra, et ubique; sed neque in superioribus deficit, neque in inferioribus ; sic etiam Filius et Verbum Dei descendit ad terram, et neque Patrem dereliquit, neque caelum, neque terram : sed erat in gremio Patris inseparabilis, et supra, et infra et ubique : neque usquam desideratus est. Et quemadmodum lumen solare est et in orbe solari, et in radio, et in caelo, et in terra, et ingreditur domos, et ubique et illuminat;...Sicut anima mea una est, sed constat tribus hypostasibus, anima, ratione, et spiritu : ita Deus unus est, sed constat tribus hypostasibus, Patre, et Filio[lett:Verbo], et Spiritu sancto...Quemadmodum enim anima, ratio et spiritus tres sunt personæ, et una natura anima, et non tres animae: ita Pater, et Filius[lett:Verbum], et Spiritus Sanctus, tres persone, et unus natura Deus, et non tres Dii....»
«...Considera saggiamente: come il raggio del sole discende dal cielo sulla terra, e non è separato dal disco del sole, né è assente dal cielo, né dalla terra, ma è anche nel disco del sole, e nel cielo, e sulla terra, e dappertutto, e né è assente di sopra, né di sotto; così come il Figlio e la Parola di Dio discese sulla terra, e né fu assente dal Padre, né dai cieli, né dalla terra; ma era anche nello stesso seno del Padre, inseparabile, sia sopra che sotto, e dovunque, e non era assente da nulla. E come la luce solare è sia nel disco del sole che nel raggio, e nel cielo, e sulla terra, ed entra nelle case e ovunque, e illumina...Come comprendi che l'anima mia è una, ma anche tri-ipostatica: anima, ragione e spirito così anche Dio è uno, ma è anche tri-ipostatico: Padre, Parola e Spirito Santo....Come infatti anima, parola e respiro sono tre elementi [distinti della persona] , e una natura dell'anima, e non tre anime quindi Padre, Parola e Spirito Santo, tre persone, e uno per natura, Dio, e non tre dèi...»
«...Τί δὲ καὶ τὸ τῆς ἀφέσεως τῶν ἁμαρτιῶν παρεκτικὸν, καὶ ζωοποιὸν, καὶ ἁγιαστικὸν λουτρὸν, οὗ χωρὶς οὐδεὶς ὄψεται τὴν βασιλείαν τῶν οὐρανῶν, οὐκ ἐν τῇ τρισμακαρίᾳ ὀνομασίᾳ δίδοται τοῖς πιστοῖς; Πρὸς δὲ τούτοις πᾶσιν Ἰωάννης φάσκει· Καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν.»
«Quid vero loquar de vivifico et sanctificante ac peccatorum remissionem præbente lavacro, sine quo nemo videbit regnum cælorum? Annon in ter beatissima nomenclatura fidelibus datur ? Adde his omnibus quod ait Joannes : Et hi tres unum sunt»
«Allora non [è] anche per la remissione dei peccati procurata dall'abluzione vivificante e santificante senza il quale nessuno vedrà il regno dei cieli nella tri-beatissima nomenclatura data ai fedeli? Riguardo a tutto questo Giovanni chiarisce: E i/questi tre sono uno»
«Εξηγείται οὖν ἐπί διαφορᾶς φόβου και αγάπης, και τέκνων Θεοῦ και τέκνων διαβόλου, και περί αμαρτίας θανατικής, και μη θανατικής, και διαφοράς πνευμάτων. Και λοιπόν διαιρεί, ποίον μεν πνεύμα εκ τοῦ Θεοῦ έστι, ποίον δε της πλάνης, και πότε μεν γινωσκόμεθα τέκνα Θεοῦ, πότε δε διαβόλου και περί ποίας αμαρτίας οφείλομεν εύχεσθαι· και ὅτι ὁ μή αγαπών τον πλησίον ουκ έστιν άξιος της κλήσεως, ουδε δύναται λέγεσθαι του Χριστού. Και την ενότητα δε του Yίου προς τον Πατέρα δείκνυσι· και ότι ο αρνούμενος τον Υιόν ουδε τον Πατέρα έχει. Διακρίνει δε εν τη Ἐπιστολή ταύτη, λέγων και το ίδιον του Αντιχρίστου: είναι δε τούτο το λέγειν μή είναι τον Ιησουν αυτόν τον Χριστόν, ίνα, ώς μη όντος εκείνου, εαυτόν είπη είναι ο ψεύστης.»
«Disserit itaque de differentia timoris et dilectionis, filiorum Dei et filiorum diaboli, de peccato mortali, et non mortali, de differentia spirituum. Discernit demum, quisnam spiritus ex Deo, quis vero seductionis sit, et quando cognoscamur filii Dei, quando vero diaboli. Item pro quo peccato orare debeamus. Et quod vocatione indignus sit, nec Christi esse dici possit, qui proximum non diligit.Unitatem etiam Filii cum Patre ostendit, et quod qui Filium negat, nec Patrem habeat. Discernit quoque in hac Epistola, quodnam sit proprium Antichristi, nempe hoc, si dicat Jesum non esse Christum, ita ut quasi ille non sit, seipsum mendax ille dicat esse Christum.»
«Viene quindi spiegato riguardo alla differenza tra timore e amore, tra figli di Dio e figli del diavolo, riguardo al peccato mortale e non mortale e sulla differenza di spiriti. E quindi -distingue/discerne-, quale spirito è da Dio, e quale è di -errore/seduzione-, e talvolta diventiamo figli di Dio, e talvolta del diavolo, e per quale peccato dobbiamo pregare; e che chi non ama il suo prossimo non è degno della vocazione, non si può dire di Cristo.- E/Quando- è mostrata l'Unità -anche/dunque- del Figlio con il Padre, e chi nega il Figlio non ha il Padre. E -lo distingue/discerne- nell'Epistola dicendo che colui che è chiamato anticristo è chi dice che Gesù non è il Cristo; Di modo che possa dire [di sé] quello che non è [ovvero cristo], additando quello che lui stesso è [ovvero] bugiardo [a Gesù Cristo].»
«ita connexus patris in filio et filii in paracleto tres efficit cohaerentes alterum ex altero. qui tres unum sunt, non unus, quomodo dictum est, Ego et pater unum sumus, ad substantiae unitatem non ad numeri singularitatem.»
«così la connessione, del Padre nel Figlio e del Figlio nel Paraclito, [che] i tre producono coerente l'uno all'altro. I tre che sono uno (:una essenza), non 1 (:una persona); nel modo in cui è detto: io e il Padre siamo uno, per l'unità della sostanza, non per l'unicità del numero.»
«Nam et ipsa ecclesia proprie et principaliter ipse est spiritus, in quo est trinitas unius diuinitatis, Pater et Filius et Spiritus sanctus. Illam ecclesiam congregat quam Dominus in tribus posuit.»
«Lo Spirito stesso in verità propriamente e principalmente è nella stessa Chiesa, in ciò è la Trinità dell'Unica Divinità — Padre, Figlio e Spirito Santo. -Raduna quella Chiesa la quale il Signore in tre ha stabilito/Raduna quella Chiesa la quale [anche] in tre il Signore stabilisce.»
«ita connexus patris in filio et filii in paracleto tres efficit cohaerentes alterum ex altero -trascrizione manoscritto:. Qui tres unum sunt/Migne: qui tres unum sint-, non unus, quomodo dictum est, Ego et pater unum sumus, ad substantiae unitatem non ad numeri singularitatem.»
«così la connessione, del Padre nel Figlio e del Figlio nel Paraclito, [che] i tre producono coerente l'uno all'altro -trascrizione manoscritto:. Di modo che i tre sono uno/Migne:, affinché i tre siano uno(:una essenza)-, non 1(:una persona); nel modo in cui è detto: io e il Padre siamo uno, per l'unità della sostanza, non per l'unicità del numero.»
«Nam et ipsa ecclesia proprie et principaliter ipse est spiritus, in quo est trinitas unius diuinitatis, Pater et Filius et Spiritus sanctus. Illam ecclesiam congregat quam Dominus in tribus posuit.»
«Lo Spirito stesso in verità propriamente e principalmente è nella stessa Chiesa, in ciò è la Trinità dell'Unica Divinità — Padre, Figlio e Spirito Santo. -Raduna quella Chiesa la quale il Signore in tre ha stabilito/Raduna quella Chiesa la quale [anche] in tre il Signore stabilisce.»
«...quam fides impetrat obsignata in patre et filio et spiritu sancto. nam si in tribus testibus stabit omne verbum, dei quarto magis donum?...cum autem sub tribus et testatio fidei et sponsio salutis pigneretur, necessario adicitur ecclesiae mentio, quoniam ubi tres, id est pater et filius et spiritus sanctus; ibi ecclesia quae trium corpus est.»
«che la fede ottiene sotto sigillo nel Padre, Figlio e Spirito Santo, poiché se in tre testimoni ogni parola è stabilità, il dono di Dio è per la quarta volta?...e quando sotto i tre ci si vincola sia per l'attestazione di fede che per la garanzia di salvezza, si aggiunge necessariamente la menzione della chiesa, poiché dove ve ne sono tre, cioè il Padre, e il Figlio e lo Spirito Santo; là è la chiesa, che è il corpo di tre»
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»
«...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»
«...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»
«ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»
«CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»
«CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»
«Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»
Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma
«τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»
«(nota:35 Sabellius enim Filium et Patrem, diversis ner minibus, eamdem personam delirabat.) Sed dicere ipsum esse Patrem Verbi ejus, quod in ipso erat, et Filium ejus esse, quod in ipso erat Verbum, planissimum est indicium Sabelliana pravitatis. Quemadmodum et dicere tria esse (Nimirum unum atque eumdem Deum), Patrem, et Filium et Spiritum sanctum, Sabellii est : quod Marcellus scriptis suis censuit : Impossibile siquidem tres, quæ sunt hypostases, unitati aduniri, si non in primis a monade Trinitas exordiatur.»
«Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»
Eusebio di Cesarea, (De Ecclesiastica Theologia 3.3-3.4; vedi Migne Patrologia Graeca Vol 24: pp. 1001 C-1004 A) il quale simpatizzò per Ario (A. Clemente, Il libro nero delle eresie, pp. 180 e sgg.) di cui condivideva per un certo periodo la genuinità del credo (Girolamo, lettera 84), la cui posizione teologica della visione di Dio è poco chiara alle volte sembra ortodossa, altre tendente all'arianesimo/semiarianesimo (Frederick Nolan, An Inquiry into the integrity of the Greek Vulgate, pp. 279, 305; The Dublin Review Jan. 1884, pp. 197-200); fu ingaggiato da Costantino per fare 50 Bibbie in greco (Vita di Costantino, libro IV, 36-37) e da questa commissione abbia riscritto nuove copie senza il Comma
«...aqua ideo dicens Patrem...; sanguis ideo Christus... Spiritus ideo Spiritus Sanctus...»
«acqua dunque indicando Padre...; sangue dunque Cristo....Spirito dunque Spirito Santo...»
«Soleo fratres soleo ut ipsi dicitis et ego non nescio secreta legis intrare; medullas dogmatis aurire; viscerum venas adtingere, et interna parabolarum membra palpare. Sed inter haec, circumeundi pernicitate deposita, qua vibratu animi per ambitum prophetiae vatumque praesagantium sensus velocitate pendenti rapidus exercebar, cum substantiae vim quaererem materiamque inlustrarem, dicendi limitem, evagandi metam qua circumveherer offendi...Nunc ergo, si placet, quia de Trinitatis fonte prorupimus, et venas substantiae unde fons scaturit et profluit curiosi iudicis relegamus. Nam sic Salvator intonuit: Ego et Pater unum sumus (Gv. 10, 30). -Ut et Johannes: Et tres, inquit, unum sunt/Et Johannes ait: Et tres unum sunt- (1 Gv. 5,8)...Haec est una substantia, haec invisibilis et aeterna maiestas, haec indiscissae Trinitatis unitas sempiterna. Ut Johannes ait: Et tres unum sunt (1 Gv. 5,8). Et tria tabernacula Petrus exorat (Marc. 9,4), et tribus testibus verbum omne consistit (Matt. 18,16).»
«Sono solito, fratelli, sono solito, come dite e non lo ignoro, entrare nei segreti della Legge; -far risplendere/scrutare- -il midollo/le viscere- del dogma; -toccare le vene/entrare nelle vene- delle viscere e -palpare/sondare- la parte interna/i più nascosti significati- delle parabole . Ma in queste cose, girando/tergiversando sul deposito (depositum fidei) in modo pernicioso, perduta la rapidità con cui mi -muovevo/destreggiavo- velocemente con mente reattiva per l'ambito della profezia e degli oracoli, quando cercato il significato della sostanza(essenza divina) e chiarità -la materia/la natura-, limitato dal linguaggio, girando intorno all'argomento divagando inciampai...Ora dunque, se siete d'accordo, poiché siamo sgorgati dalla "sorgente" della Trinità, e come acuti ricercatori esaminiamo le venature della sostanza(essenza divina), da dove la "sorgente" sgorga e fluisce. Perché così il Salvatore ha proclamato: "Io e il Padre siamo uno" (Gv 10,30). -Così anche Giovanni: E i tre, disse, sono uno/E Giovanni dice: E i tre sono uno-(1 Gv. 5,8)...Questa [cosa] è una sostanza questa invisibile ed eterna maestà, questa unità della indiscussa Trinità sempiterna. Così, Giovanni dice: E i tre sono uno (1 Gv. 5,8); E per tre tende Pietro supplica (Mc 9,4); e da tre testimoni ogni parola è confermata (Mt 18,16)»
«...sicut Johannes ait: tria sunt quae testimonium dicunt in terra aqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt, et tria sunt quae testimonium dicunt in caelo pater uerbum et Spiritus et haec tria unum sunt in Christo Iesu.»
«come Giovanni dice: tre sono che portano testimonianza sulla terra, acqua, carne e sangue, e questi tre sono in uno, e tre sono che portano testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno in Cristo Gesù.»
«De qua re quinti decimi capituli sermo conqueritur, et praesumptionem diabolicam merito detestatur: quia et nos istud veracium testium relatione comperimus, et multos corruptissimos eorum[(dei Priscilliani)] codices, qui canonici titularentur, invenimus... ut falsati codices, et a sincera veritate discordes, in nullo usu lectionis habeantur. Apocryphae autem scripturae, quae sub nominibus apostolorum multarum habent seminarium falsitatum, non solum interdicendae, sed etiam penitus auferendae sunt, atque ignibus concremandae...Unde si quis episcoporum, vel apocrypha haberi per domos non prohibuerit, vel sub canonicorum nomine eos codices in Ecclesia permiserit legi, qui Priscilliani adulterina sunt emendatione vitiati, haereticum se noverit judicandum...»
«E su questo argomento si lamentano sotto il quindicesimo capo, ed esprimono un meritato orrore della loro presunzione diabolica: perché anche noi lo abbiamo accertato dai resoconti di testimoni veraci, e abbiamo trovato molte delle lor o[(dei Priscilliani)] copie molto corrotte, sebbene siano titolate canoniche... per evitare che nella lettura vengano usate copie falsificate che non sono in sintonia con la pura Verità. E le scritture apocrife, che, sotto il nome di Apostoli, sono vivaio di molte falsità, non solo sono da evitare, ma che vanno portate via e ridotte in cenere nel fuoco...Perciò se qualche vescovo o non ha proibito il possesso di scritti apocrifi nelle case degli uomini, o sotto nome di canonico ha fatto leggere in chiesa quelle copie che sono viziate dalle alterazioni spurie di Priscilliano, sappia che deve essere considerato eretico»
«...quoniam -Manoscritto:Christus/Migne:Spiritus- est veritas. Quia tres sunt, qui testimonium dant, Spiritus, aqua, et sanguis, et tres unum sunt. Spiritus utique sanctificationis, et sanguis redemptionis, et aqua baptismatis: quae tria unum sunt...»
«...ἐπειδὴ τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια. Τρεῖς γάρ εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ πνεῦμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἔν εἰσι, τὸ πνεῦμα δηλονότι τοῦ ἁγιασμοῦ, καὶ τὸ αἷμα τῆς λυτρώσεως, καὶ τὸ ὕδωρ τοῦ βαπτίσματος· ἅπερ τρία ἕν ἐστι...»
«...Poiché lo Spirito è verità. Poiché sono tre che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue. E questi tre sono una cosa sola. Naturalmente si deve intendere dello spirito di santificazione, del sangue della redenzione, dell'acqua del battesimo: tre cose che sono una stessa cosa...»
«Cuius symboli iter custodientes omnes hereses doctrinas instituta uel dogmata, quae sibi altercationem non ingenia, sed studia fecerunt, catholico ore damnamus, baptizantes, sicut scribtum est, in nomine patris et fili et spiritus sancti; non dicit autem 'in nominibus' tamquam in multis, sed in uno, quia unus deus trina potestate uenerabilis omnia et in omnibus Christiis est...Nobis enim Christus deus dei filius passus in carnem secundum fidem symboli baptizatis et electis ad sacerdotium in nomine patris et fili et spiritus sancti tota fides, tota uita, tota ueneratio est...»
«Conserviamo la via del simbolo da tutte le eresie, dottrine, istituzioni e dogmi che hanno argomenti riprovevoli, ma con intelligenza o devozione li condanniamo con la nostra bocca cattolica, battezzando, come è scritto, 'nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo'; infatti non si dice 'nei nomi' come in molti, ma in uno, perché un Dio è venerabile con la sua triplice potenza, tutto è e Cristo è in tutto...Infatti per noi Cristo, Dio, Figlio di Dio, passato nella carne secondo il simbolo della fede, battezzato ed eletto al sacerdozio nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è tutta la fede, tutta la vita, è tutta la venerazione...»
«III. ad trinitatem; in Iohannis epistula: tria sunt quae testimonium perhibent: aqua sanguis spiritus»
«III. Sulla Trinità nella lettera di Giovanni: tre sono che portano testimonianza: l'acqua, il sangue e spirito»
«ut ait Ioannes Evangelista: Tres sunt, qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua, et sanguis»
«come dice l'evangelista Giovanni: Tre sono che danno testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue»
«III. Ad Trinitatem; in Ioannis Epistola: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus sanctus, et tres sunt qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua et sanguis (I Ioan. V, 7) . Et in Gen.: Tres propagines (Gen. XL, 10)»
traduzione:
«III. Sulla Trinità Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono che danno testimoninza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e tre sono che danno testimonianza sulla terra, lo spirito, l'acqua e il sangue (1 Gv 5, 7). E nella Genesi: Tre tralci (Gen. XL, 10)»
«plures tamen hic ipsam interpretatione mystica intellegunt trinitatem, eo quod perfecta ipsa perhibeat testimonium Christo: aqua patrem indicans...sanguine Christum demonstrans...spiritu uero sanctum spiritum manifestans»
«ma i più, con un'interpretazione mistica, comprendono la Trinità stessa, che dà perfetta testimonianza in Cristo: l'acqua indica il Padre...il sangue mostra Cristo...lo Spirito in realtà rivela lo Spirito Santo»
«Qui alibi praeter Ecclesiam colligit Christi Ecclesiam spargit. Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: Et tres unum sunt. Et quisquam credit hanc unitatem de divina firmitate venientem, sacramentis coelestibus cohaerentem, scindi in Ecclesia posse et voluntatum collidentium divortio separari?»
«... Chi raccoglie altrove fuori della Chiesa, disperde la Chiesa di Cristo. Il Signore dice: Io e il Padre siamo uno. E ancora del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: E i tre sono uno. E qualcuno crede che questa unità proveniente dalla fermezza divina, coerente con i sacramenti/misteri celesti, possa essere scissa nella Chiesa e separata dalle volontà divorziate che si contrastano?»
«Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: -manoscritto: Et tres unum sunt/Migne: Et hi tres unum sunt-.»
«Il Signore dice:' 'Io e il Padre siamo uno. E ancora del Padre, Figlio e Spirito Santo è scritto: -manoscritto: E i tre sono uno/Migne:E questi tre sono uno-.»
Epistola 72(73)-Epistola 10- Ad Jubaianum 12(PL 3, col 1162C-1163A):
«Si peccatorum remissam consecutus est, et sanctificatus est, et templum Dei factus est, si sanctificatus est si templum Dei factus est, quaero cujus Dei? Si creatoris, non potuit, quia in eum non credidit. Si Christi, nec hujus fieri potuit templum, qui negat Deum Christum. Si Spiritus sancti, cum tres unum sint, quomodo Spiritus sanctus placatus esse ei potest qui aut Filii aut Patris inimicus est?»
«Se ha conseguito la remissione dei peccati, ed è stato santificato, ed è divenuto tempio di Dio, se è santificato, se è reso tempio di Dio, Chiedo quale Dio? Se del Creatore, è Impossibile; perché non credeva in Lui. Se di Cristo, nemmeno poteva essere fatto tempio di Cristo, perché rinnegava la divinità di Cristo. Se dello Spirito Santo, così che tre siano uno: in quale modo lo Spirito Santo può riconciliare a Lui il nemico o del Figlio o del Padre?»
«... Commemorat et Joannes evangelista triplex in terra testimonium, Spiritus, aqua et sanguis... Quamquam hi tres unum sunt: unus enim Deus est, qui per Spiritum, aquam et sanguinem declarat hominum generi virtutem ac bonitatem suam...»
Traduzione:
«...E Giovanni Evangelista menziona la triplice testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il sangue...Eppure questi tre sono uno: perché c'è un solo Dio, che mediante lo Spirito, l'acqua e il sangue dichiara al genere umano la sua virtù e bontà...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: utrumque/Reitzenstein ed 1914:utique- qui se disposuerit ad per sequendum opus illorum angelorum sex percipiet fructus tam preclaros tres Patrem et Filium et Spiritum Sanctum....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...qui ergo Deum per sanctimonium accipiendum didicisti, et promissum eius observa, qui dixit: Si quis non renatus fuerit ex aqua et spiritu sancto, non intrabit in regnum caelorum. qui ergo in regnum caelorum cupies pervenire, illum spiritum renovationis tuae lascive vivendo noli expellere ipse est enim gradus ascensionis in caelum, ipse est enim portus ipse introitus vitae, a quo in redemptione tua a mundi contagione tribus testimoniis spiritaliter sis religatus. trinitas ergo ista per decem verba adolescit, ut trecesima merces compleatur...lex enim domini dura est et amara, -solo nell'ed 1914:<sed>- amaritudinem facit, ut dulcedinem ostendat. nam et per Johannem demonstravit, cum Spiritum librum angelo sigilla solventi traderet dicens: accipe librum et devora eum. et amaritudinem faciat ventri tuo sed in ore tuo erit dulce tamquam mel. hoc est: per os trium testium probari, id est: per os Patris et Filii et Spiritus Sancti, confiteri, quod mel tribus litteris constet scribi. Nam et fel quidem legimus tribus litteris statui; haec est amaritudo quod ventri angelus sentiebat...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: entrambi/Reitzenstein ed 1914: così- chi si è disposto a perseguire l'opera di quei sei angeli, vedrà dei frutti [come] i tanto -preziosi/illustri- tre, il Padre e il Figlio e lo Spirito santo....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...che quindi hanno imparato a accettare Dio attraverso il santo ammonimento, e ad osservare la sua promessa, che diceva: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, non entrerà nel regno dei cieli; chi quindi desidera raggiungere il regno dei cieli, non scacci quello spirito del tuo rinnovamento vivendo lascivamente, perché è il requisito dell'ascensione al cielo, è infatti porto di entrata alla vita, al quale, nella tua redenzione dalla contaminazione del mondo, sei stato spiritualmente legato da tre testimoni. perciò questa trinità cresce attraverso dieci parole. in modo che il 30 della ricompensa si compia... perché la legge del Signore è dura e amara, -solo nell'edizione 1914:<ma>- fa amarezza per mostrare dolcezza. Perché è dimostrato attraverso Giovanni, quando lo Spirito consegnava il libro all'angelo per rompere il sigillo dicendo: Prendi il libro e divoralo, e farà amarezza nel tuo ventre, ma nella tua bocca sarà dolce come miele. Questo significa: essere provato per bocca di tre testimoni, cioè per bocca del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo: per confessare. Perché miele (latino: mel) consta scritto di tre lettere. Poiché fiele (latino: fel) che anche leggiamo stabilito da tre lettere: questo è l'amaro che nel suo ventre l'angelo sentiva...»
«...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. -manoscritto:Et isti tres in unum sunt/ Migne: Et isti tres unum sunt-...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. Et isti tres unum sunt...»
traduzione:
«...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito, l'acqua e il sangue. -manoscritto: E questi tre sono -concordi/in uno-/Migne: E questi tre sono uno-...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito e l'acqua e il sangue. E questi tre sono uno...»
Manoscritti Vaticani: Mirabile Reg.lat. 324 (XVII secolo) cap 15:f7v rigo 15(PL 3, 1200A) e cap 19 (PL 3, 1204B):f9r rigo 18. In quest'opera non c'è riferimento al Comma, ma la collocazione storica, secondo alcuni, nel periodo di Cipriano e la presenza di una doppia traduzione del verso corto, di cui una più letterale secondo il testo greco, ha fatto ritenere ad alcuni che Cipriano conoscesse la differenza tra il finale dei testimoni celesti e terrestri e che in De ecclesia Unitate I, 6 si riferisse certamente solo ai testimoni celesti; Purtroppo tale traduzione letterale latina si trova molto raramente nei manoscritti, perciò non può essere preso come sicuro dato in tal senso.
«...Αλλ' ό Λογος τοῦ -θῦ-[θεοῦ] σαρκηώμενος ὤν και ειναι μαρτυρησεν ὁ -Πηρ- • -Πμα- γάρ φησιν ο -Θς- • ο μοι -ως δες(βλέπου?)/ωςδες- και επι του [-αιρου-/-ουρου-: più probabile -στρου-[σωτηρου?] termine abbreviato non chiaro] · ο τε ενομασαν και υφον την ειναι ο τε και το αιμα αυτου το εκ της πλευρας αυτου μεθ' υδατοσ ἔστ '(α+simbolo:ζωή? più probabile una forma di αξιοσ: αξάζον) εν επι την γην · ὡς του κοσμου καθαρσιον...»
«...Ma la Parola di Dio si è incarnata realmente e dice che rende testimonianza il Padre. Lo Spirito infatti indica Dio. -il mio così/comprendi del mio- e sul [Salvatore:termine abbreviato non chiaro]. per questo è chiamato [così] e espressioni di questo; e il suo sangue dal suo fianco per mezzo d'acqua è [simbolo:vita? più probabile: meritorio/meritevole] sulla terra. per purificazione del mondo...»
«ὅτι τρεῖς εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] τὸ -Πμα-[Πνεῦμα] τὸ ῞Αγιον καὶ ὁ -Πηρ-[Πατήρ]. καὶ --αἵτος-[αἵματος] εἶναι (αὐ)τοῦ/trascrizione secondo Newton:ἀυτὸς ἑαντου[ἑαυτοῦ]-...»
«Poiché tre sono, cioè lo Spirito Santo e il Padre e -sangue di quello di cui parla (di Cristo)/Newton: Lui stesso-...»
«καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] μία -Θεόσ/trascrizione secondo Newton:θεότης- εἷς -Θσ-[Θεόσ]»
«e i tre sono in uno, cioè una Divinità un Dio»
«Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: -manoscritto: Et tres unum sunt/Migne: Et hi tres unum sunt-.»
«Il Signore dice:' 'Io e il Padre siamo uno. E ancora del Padre, Figlio e Spirito Santo è scritto: -manoscritto: E i tre sono uno/Migne:E questi tre sono uno-.»
Epistola 72(73)-Epistola 10- Ad Jubaianum 12(PL 3, col 1162C-1163A):
«Si peccatorum remissam consecutus est, et sanctificatus est, et templum Dei factus est, si sanctificatus est si templum Dei factus est, quaero cujus Dei? Si creatoris, non potuit, quia in eum non credidit. Si Christi, nec hujus fieri potuit templum, qui negat Deum Christum. Si Spiritus sancti, cum tres unum sint, quomodo Spiritus sanctus placatus esse ei potest qui aut Filii aut Patris inimicus est?»
«Se ha conseguito la remissione dei peccati, ed è stato santificato, ed è divenuto tempio di Dio, se è santificato, se è reso tempio di Dio, Chiedo quale Dio? Se del Creatore, è Impossibile; perché non credeva in Lui. Se di Cristo, nemmeno poteva essere fatto tempio di Cristo, perché rinnegava la divinità di Cristo. Se dello Spirito Santo, così che tre siano uno: in quale modo lo Spirito Santo può riconciliare a Lui il nemico o del Figlio o del Padre?»
«... Commemorat et Joannes evangelista triplex in terra testimonium, Spiritus, aqua et sanguis... Quamquam hi tres unum sunt: unus enim Deus est, qui per Spiritum, aquam et sanguinem declarat hominum generi virtutem ac bonitatem suam...»
Traduzione:
«...E Giovanni Evangelista menziona la triplice testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il sangue...Eppure questi tre sono uno: perché c'è un solo Dio, che mediante lo Spirito, l'acqua e il sangue dichiara al genere umano la sua virtù e bontà...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: utrumque/Reitzenstein ed 1914:utique- qui se disposuerit ad per sequendum opus illorum angelorum sex percipiet fructus tam preclaros tres Patrem et Filium et Spiritum Sanctum....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...qui ergo Deum per sanctimonium accipiendum didicisti, et promissum eius observa, qui dixit: Si quis non renatus fuerit ex aqua et spiritu sancto, non intrabit in regnum caelorum. qui ergo in regnum caelorum cupies pervenire, illum spiritum renovationis tuae lascive vivendo noli expellere ipse est enim gradus ascensionis in caelum, ipse est enim portus ipse introitus vitae, a quo in redemptione tua a mundi contagione tribus testimoniis spiritaliter sis religatus. trinitas ergo ista per decem verba adolescit, ut trecesima merces compleatur...lex enim domini dura est et amara, -solo nell'ed 1914:<sed>- amaritudinem facit, ut dulcedinem ostendat. nam et per Johannem demonstravit, cum Spiritum librum angelo sigilla solventi traderet dicens: accipe librum et devora eum. et amaritudinem faciat ventri tuo sed in ore tuo erit dulce tamquam mel. hoc est: per os trium testium probari, id est: per os Patris et Filii et Spiritus Sancti, confiteri, quod mel tribus litteris constet scribi. Nam et fel quidem legimus tribus litteris statui; haec est amaritudo quod ventri angelus sentiebat...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: entrambi/Reitzenstein ed 1914: così- chi si è disposto a perseguire l'opera di quei sei angeli, vedrà dei frutti [come] i tanto -preziosi/illustri- tre, il Padre e il Figlio e lo Spirito santo....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...che quindi hanno imparato a accettare Dio attraverso il santo ammonimento, e ad osservare la sua promessa, che diceva: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, non entrerà nel regno dei cieli; chi quindi desidera raggiungere il regno dei cieli, non scacci quello spirito del tuo rinnovamento vivendo lascivamente, perché è il requisito dell'ascensione al cielo, è infatti porto di entrata alla vita, al quale, nella tua redenzione dalla contaminazione del mondo, sei stato spiritualmente legato da tre testimoni. perciò questa trinità cresce attraverso dieci parole. in modo che il 30 della ricompensa si compia... perché la legge del Signore è dura e amara, -solo nell'edizione 1914:<ma>- fa amarezza per mostrare dolcezza. Perché è dimostrato attraverso Giovanni, quando lo Spirito consegnava il libro all'angelo per rompere il sigillo dicendo: Prendi il libro e divoralo, e farà amarezza nel tuo ventre, ma nella tua bocca sarà dolce come miele. Questo significa: essere provato per bocca di tre testimoni, cioè per bocca del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo: per confessare. Perché miele (latino: mel) consta scritto di tre lettere. Poiché fiele (latino: fel) che anche leggiamo stabilito da tre lettere: questo è l'amaro che nel suo ventre l'angelo sentiva...»
«...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. -manoscritto:Et isti tres in unum sunt/ Migne: Et isti tres unum sunt-...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. Et isti tres unum sunt...»
traduzione:
«...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito, l'acqua e il sangue. -manoscritto: E questi tre sono -concordi/in uno-/Migne: E questi tre sono uno-...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito e l'acqua e il sangue. E questi tre sono uno...»
Manoscritti Vaticani: Mirabile Reg.lat. 324 (XVII secolo) cap 15:f7v rigo 15(PL 3, 1200A) e cap 19 (PL 3, 1204B):f9r rigo 18. In quest'opera non c'è riferimento al Comma, ma la collocazione storica, secondo alcuni, nel periodo di Cipriano e la presenza di una doppia traduzione del verso corto, di cui una più letterale secondo il testo greco, ha fatto ritenere ad alcuni che Cipriano conoscesse la differenza tra il finale dei testimoni celesti e terrestri e che in De ecclesia Unitate I, 6 si riferisse certamente solo ai testimoni celesti; Purtroppo tale traduzione letterale latina si trova molto raramente nei manoscritti, perciò non può essere preso come sicuro dato in tal senso.
«...sicut Johannes ait: tria sunt quae testimonium dicunt in terra aqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt, et tria sunt quae testimonium dicunt in caelo pater uerbum et Spiritus et haec tria unum sunt in Christo Iesu.»
«come Giovanni dice: tre sono che portano testimonianza sulla terra, acqua, carne e sangue, e questi tre sono in uno, e tre sono che portano testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno in Cristo Gesù.»
«De qua re quinti decimi capituli sermo conqueritur, et praesumptionem diabolicam merito detestatur: quia et nos istud veracium testium relatione comperimus, et multos corruptissimos eorum[(dei Priscilliani)] codices, qui canonici titularentur, invenimus... ut falsati codices, et a sincera veritate discordes, in nullo usu lectionis habeantur. Apocryphae autem scripturae, quae sub nominibus apostolorum multarum habent seminarium falsitatum, non solum interdicendae, sed etiam penitus auferendae sunt, atque ignibus concremandae...Unde si quis episcoporum, vel apocrypha haberi per domos non prohibuerit, vel sub canonicorum nomine eos codices in Ecclesia permiserit legi, qui Priscilliani adulterina sunt emendatione vitiati, haereticum se noverit judicandum...»
«E su questo argomento si lamentano sotto il quindicesimo capo, ed esprimono un meritato orrore della loro presunzione diabolica: perché anche noi lo abbiamo accertato dai resoconti di testimoni veraci, e abbiamo trovato molte delle lor o[(dei Priscilliani)] copie molto corrotte, sebbene siano titolate canoniche... per evitare che nella lettura vengano usate copie falsificate che non sono in sintonia con la pura Verità. E le scritture apocrife, che, sotto il nome di Apostoli, sono vivaio di molte falsità, non solo sono da evitare, ma che vanno portate via e ridotte in cenere nel fuoco...Perciò se qualche vescovo o non ha proibito il possesso di scritti apocrifi nelle case degli uomini, o sotto nome di canonico ha fatto leggere in chiesa quelle copie che sono viziate dalle alterazioni spurie di Priscilliano, sappia che deve essere considerato eretico»
«...quoniam -Manoscritto:Christus/Migne:Spiritus- est veritas. Quia tres sunt, qui testimonium dant, Spiritus, aqua, et sanguis, et tres unum sunt. Spiritus utique sanctificationis, et sanguis redemptionis, et aqua baptismatis: quae tria unum sunt...»
«...ἐπειδὴ τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια. Τρεῖς γάρ εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ πνεῦμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἔν εἰσι, τὸ πνεῦμα δηλονότι τοῦ ἁγιασμοῦ, καὶ τὸ αἷμα τῆς λυτρώσεως, καὶ τὸ ὕδωρ τοῦ βαπτίσματος· ἅπερ τρία ἕν ἐστι...»
«...Poiché lo Spirito è verità. Poiché sono tre che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue. E questi tre sono una cosa sola. Naturalmente si deve intendere dello spirito di santificazione, del sangue della redenzione, dell'acqua del battesimo: tre cose che sono una stessa cosa...»
«Cuius symboli iter custodientes omnes hereses doctrinas instituta uel dogmata, quae sibi altercationem non ingenia, sed studia fecerunt, catholico ore damnamus, baptizantes, sicut scribtum est, in nomine patris et fili et spiritus sancti; non dicit autem 'in nominibus' tamquam in multis, sed in uno, quia unus deus trina potestate uenerabilis omnia et in omnibus Christiis est...Nobis enim Christus deus dei filius passus in carnem secundum fidem symboli baptizatis et electis ad sacerdotium in nomine patris et fili et spiritus sancti tota fides, tota uita, tota ueneratio est...»
«Conserviamo la via del simbolo da tutte le eresie, dottrine, istituzioni e dogmi che hanno argomenti riprovevoli, ma con intelligenza o devozione li condanniamo con la nostra bocca cattolica, battezzando, come è scritto, 'nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo'; infatti non si dice 'nei nomi' come in molti, ma in uno, perché un Dio è venerabile con la sua triplice potenza, tutto è e Cristo è in tutto...Infatti per noi Cristo, Dio, Figlio di Dio, passato nella carne secondo il simbolo della fede, battezzato ed eletto al sacerdozio nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è tutta la fede, tutta la vita, è tutta la venerazione...»
«...In Patre ergo et Filio et Spiritu sancto unitatem substantiae accipimus, personas confundere non audemus. Beatus enim Joannes apostolus testatur, dicens: Tres sunt qui testimonium perhibent in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus; et tres unum sunt (I Joan. V, 7). Quod etiam beatissimus martyr Cyprianus, in epistola de Unitate Ecclesiae confitetur, dicens: Qui pacem Christi et concordiam rumpit, adversus Christum facit; qui alibi praeter Ecclesiam colligit, Christi Ecclesiam spargit. Atque ut unam Ecclesiam unius Dei esse monstraret, haec confestim testimonia de Scripturis inseruit. Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum: De Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: Et tres unum sunt...»
«Quindi, nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, accettiamo l'unità della sostanza, non osiamo confondere le persone. Perché il beato Giovanni Apostolo, testimonia dicendo: Tre sono quelli che portano testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito; e i tre sono uno (1 Giovanni 5:7). Che anche il beato Cipriano martire confessa nella sua Lettera sull'unità della Chiesa, dicendo: Colui che rompe la pace e la concordia di Cristo si fa nemico Cristo; chi raccoglie altrove fuori della Chiesa, disperde la Chiesa di Cristo. E per mostrare che c'è una Chiesa di un [solo] Dio, inserisce subito queste testimonianze delle Scritture. Il Signore dice: Io e il Padre siamo uno. E ancora: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: e i tre sono uno»
«...Ter audio Deum, et unum praedicat metuendum. In Epistola Joannis: Tres sunt in coelo qui testimonium reddunt, Pater, Verbum, et Spiritus: et tres unum sunt (I Joan. V, 7). Quid dicam de patriarcha Abraham? qui cum trium speciem virorum videret, unum in eis Deum cognovit, cum dicit: Dominator Domine (Gen. XVIII, 3)...»
«Tre volte ascolto Dio, e predica una cosa -da temere/rilevante-. Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono in cielo che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e i tre sono uno (1 Giovanni 5:7). Cosa devo dire del patriarca Abramo? il quale, vedendo apparire tre uomini, conobbe in mezzo a loro un solo Dio, quando dice: -O Sovrano, o Signore/Mio Signore- (Gn 18,3)»
Manoscritto: Genève, Bibliothèque de Genève ms lat.15 f66r col 1 rigo 16-23.
Fulgenzio di Ruspe, De Trinitate ad Felicem IV(PL 65, 500D):«En habes in brevi alium esse Patrem, alium Filium, alium Spiritum sanctum: alium et alium in persona, non aliud et aliud in natura; et idcirco Ego, inquit, et Pater unum sumus (Joan. X, 30). Unum, ad naturam referre nos docet, Sumus, ad personas. Similiter et illud: Tres sunt, inquit, qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et hi tres unum sunt (I Joan. V, 7). Audiat Sabellius sumus, audiat tres, et credat esse tres personas, et non sacrilego corde blasphemet, dicendo ipsum sibi esse Patrem, ipsum sibi Filium, ipsum sibi Spiritum sanctum: tanquam modo quodam seipsum gignat, aut modo quodam a seipso ipse procedat; cum hoc etiam in naturis creatis minime invenire possit, ut aliquid seipsum gignere valeat. Audiat scilicet et Arius, Unum, et non differentis Filium dicat esse naturae, cum natura diversa unum dici nequeat. Filius itaque clamat, Ego et Pater unum sumus (Joan. X, 30); et: Qui me videt, videt et Patrem (Joan. XIV, 9). Et Apostolus de eo: Qui cum in forma Dei, inquit, esset, non rapinam arbitratus est esse se aequalem Deo (Philip. II, 6)...»
«In breve, considera che c'è un Padre, un altro Figlio, un altro ancora Spirito Santo, [differenti] l'uno e l'altro in persona, non [differenti] l'uno e l'altro in natura; e intorno a ciò, dice: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30); cioè: l'Uno, ci istruisce per riferirsi alla natura, il Siamo, [è] per le persone. Allo stesso modo dice: Tre sono che testimoniano in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno (1 Gv 5,7). Ascolti Sabellio, il Siamo, ascolti tre e creda che ci sono tre persone, e non bestemmi con cuore sacrilego, dicendo che lo stesso sia [in persona] il Padre, (lo stesso) il Figlio e (lo stesso) lo Spirito Santo: come se generasse sé stesso, o come se Lui procedesse da sé stesso; benché ciò (la vera relazione tra persone divine) possa essere scoperto anche nelle nature create, affinché Lui stesso (lo Spirito Santo) abbia potenza per generare qualcosa. Ascolti naturalmente anche Ario, l'Uno, e dica che il Figlio non è di differente natura, poiché una natura diversa non può essere chiamata una. Il Figlio dunque proclama: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30); e: Chi vede me vede anche il Padre (Gv 14,9). E l'apostolo disse di Lui: Il quale essendo nella forma di Dio, non credette, che fosse una rapina quel suo essere uguale a Dio (Fil 2,6)»
Oxford, Merton College, 16 parte I(XIV secolo) ff. 247v-249v
«cap Θ'...Οὔτε γὰρ ὁ Υἱὸς Πατὴρ (εἷς γὰρ Πατὴρ), ἀλλ' ὅπερ ὁ Πατήρ· οὔτε τὸ Πνεῦμα Υἱὸς, ὅτι ἐκ τοῦ Θεοῦ (εἷς γὰρ ὁ Μονογενής), ἀλλ' ὅπερ ὁ Υἱός· ἓν τὰ τρία τῇ θεότητι, καὶ τὸ ἓν τρία ταῖς ἰδιότησιν·...cap ΙΘ'. ̓Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται. "Ο γὰρ σὺ τετήρηκας ἐπὶ τῶν γενικωτέρων όνομάτων, τοῦτο καὶ ἡμεῖς ἀπαιτήσομεν ἐπὶ τῶν εἰδικωτέρων κατὰ τὴν σὴν ἀνάπλασιν· ἢ ἀδικήσεις, μὴ διδοὺς ὅπερ εἴληφας. Τί δαὶ ὁ Ἰωάννης; Τρεῖς εἶναι τοὺς μαρτυροῦντας λέγων ἐν ταῖς Καθολικαῖς, τὸ Πνεῦμα, τὸ ὕδωρ, τὸ αἷμα, ἆρά σοι ληρεῖν φαίνεται; Πρῶτον μὲν, ὅτι τὰ μὴ ὁμοούσια συναριθμῆσαι τετόλμηκεν, ὃ τοῖς ὁμοουσίοις σὺ δίδως. (Τίς γὰρ ἂν εἴποι ταῦτα μιᾶς οὐσίας;) Δεύτερον δὲ, ὅτι μὴ καταλλήλως ἔχων ἀπήντησεν· ἀλλὰ τὸ τρεῖς ἀῤῥενικῶς προθεὶς, τὰ τρία οὐδετέρως ἐπήνεγκε, παρὰ τοὺς σοὺς, καὶ τῆς σῆς γραμματικῆς ὄρους καὶ νόμους....-ΛΟΓΟΣ ΙΖ', ΙΑ'-...Ἓν γὰρ ἐν τρισὶν ἡ θεότης, καὶ τὰ τρία ἕν. τὰ ἐν οἷς ἡ θεότης, ἢ, τό γε ἀκριβέστερον εἰπεῖν, ἂ ἡ θεότης. ...-ΛΟΓΟΣ ΜΕ', Λ'-...Εἰ δὲ καταλύσαιμεν ἀξίως τοῦ πόθου, καὶ δεχθείημεν ταῖς οὐρανίαις σκηναῖς, τάχα σοι καὶ αὐτόθι θύσομεν δεκτὰ ἐπὶ τὸ ἅγιόν σου θυσιαστήριον, ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα τὸ ἅγιον· ὅτι σοὶ πρέπει πᾶσα δόξα, τιμή, καὶ κράτος, εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων. ’Αμήν.»
latino
«cap IX...Neque enim Filius est Pater (unus enim est Pater), sed est id quod Pater : nec Spiritus est Filius, quia ex Deo est (unus enim Unigenitus), sed est id quod Filius tria hæc unum, si divinitatem specles, et unum tria, si proprietatum rationem habeas...cap XIX. At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur. Quod enim tu in generalibus nominibus retinuisti, hoc nos quoque juxta commentum tuum in specialibus postulamus. Injuste enim feceris, nisi, quod accepisti, dederis. Quid Joannes? Cum in Catholicis epistolis suis tres esse ait, qui testimonium dant, Spiritum, aquam, et sanguinem, videturne tibi delirare? Primum, quia res substantia diversas connumerare ausus est, quod tu consubstantialibus tantum tribuis. Quis enim hæc unius ejusdemque substantiæ esse dixerit? Alterum, quia modo minime congruenti voces sequentes subjunxerit; sed cum tres masculino genere proposuisset, tria neutro genere subjunxit, contra quam tuæ, atque ipsius etiam grammaticæ leges ferant....-Oratio XXXIX, XI--...Unum enim in tribus, divinitas est, et tria unum; ea, inquam, in quibus, divinitas est, vel, ut magis proprie dicam, quæ, divinitas est....-Oratio XLV, XXX-...Quod si, qualem expetimus, vitæ finem nanciscamur, atque in coelestia tabernacula recipiamur, illic quoque tibi fortasse super altari tuo sancto grata sacrificia offeremus, ο Pater, et Verbum, et Spiritus sancte: in saecula saeculorum. Amen.»
italiano
«cap 9...Il Figlio, infatti, non è il Padre, poiché il Padre è uno solo, ma è ciò che è il Padre; lo Spirito non è il Figlio perché proviene da Dio (uno solo, infatti è l’Unigenito), ma è ciò che è il Figlio. I Tre sono Uno per la divinità, e l’Uno è Tre per le proprietà...cap 19. Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’. Questa regola a cui tu ti sei attenuto a proposito dei nomi di genere, noi la richiederemo anche a proposito di quelli di specie, conformandoci alla tua invenzione. Altrimenti, sarai ingiusto a non concedere a noi ciò che tu hai assunto. E che dire di Giovanni, che nelle sue Epistole Cattoliche afferma: Sono tre quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua, il sangue? O forse ti sembra fuori di senno? Innanzitutto, infatti, ha avuto il coraggio di contare insieme realtà non consustanziali, cosa che tu ammetti di fare solo con quelle che sono della stessa sostanza (chi potrebbe dire, infatti, che queste realtà sono della stessa sostanza?); poi ha risposto senza mettere le parole in rapporto reciproco, ma dopo avere posto ‘tre’ al maschile, ha aggiunto al neutro le tre cose, violando le norme e le regole della tua grammatica...-Orazione 39, cap 11-...Perché uno nei tre è la Divinità, e i tre sono uno, questo uno in cui è la Divinità, o per parlare più accuratamente, che è la Divinità.... -Orazione 45, cap 30-....Ma se dobbiamo essere liberati, secondo il nostro desiderio, ed essere ricevuti nel Tabernacolo celeste, anche lì può essere che ti offriremo sacrifici graditi sul tuo altare, al Padre, alla Parola e allo Spirito Santo; poiché a te appartiene ogni gloria, onore e potenza, nei secoli dei secoli. Amen.»
«... Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται....Τι δαί σοι ο καρκίνος, τό τε ζῶον, τό τε όργανον, ό τε αστήρ; τι δαι ο κύων, ό τε χερσαίος, και ο ένυδρος, και ο ουράνιος; ου τρεις λέγεσθαί σοι δοκούσι καρκίνου και κύνες; Πάντως γε. Αρα ούν παρά τουτο και ομοούσιοι; Τις φήσει των νούν εχόντων; "Οράς όπως σου διαπέπτωχεν και περί της συναριθμήσεως λόγος, τοσούτοις εληλεγμένος;.Ει γαρ μήτε τά ομοούσια πάντως συναριθμειται, καί συναριθμειται τά μή ομωύσια, ἥ τε τῶν ονομντων συεκφωνησις επ' αμφοιν, τι σοι πλεον ὧν εδογμάτισας ;»
«...At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur....Jam, quid tibi cancer, qui et animal est, et organum, et sidus ? Quid canis, qui terrestris est, et marinus, et coelestis ? Nonne tres cancri, aut canes tibi dici videntur ? Ita profecto. An ergo proinde quoque consubstantiales sunt ? Quis sanus hoc dixerit? Videsne quomodo tibi hoc connumerationis argumentum, lot tantisque rationibus confutatum, corruerit? Nam cum nec consubstantialia semper connumerentur, et quæ disparis essentiæ sunt, interdum connumerentur, et tamen in utrisque nomina simul efferri perspiciamus, ex tuis dogmatibus quid tibi accessit?»
«Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’....Che ne pensi, allora, della parola 'cancro', che indica l'animale, lo strumento e la costellazione? Cosa pensi della parola 'cane', che indica l'animale della terra e quello dell'acqua e quello del cielo (la costellazione)? Non ti pare che si parli di tre cancri e di tre cani? Sicuramente sì. Allora, per questo sono anche consustanziali? Quali persone di buon senso potranno dirlo? Vedi come ti è venuto a cadere il discorso sulla connumerazione, confutato con queste argomentazioni? Se le cose consustanziali non vengono contate insieme -in ogni caso/sempre-, e se vengono connumerate anche quelle non consustanziali, e se comunque -si riferisce a entrambe la relativa denominazione/sono coenunciati dei nomi(delle denominazioni) in modo simile su entrambi-, che cosa ti resta delle dottrine che hai stabilito?»
«cap Θ'...Οὔτε γὰρ ὁ Υἱὸς Πατὴρ (εἷς γὰρ Πατὴρ), ἀλλ' ὅπερ ὁ Πατήρ· οὔτε τὸ Πνεῦμα Υἱὸς, ὅτι ἐκ τοῦ Θεοῦ (εἷς γὰρ ὁ Μονογενής), ἀλλ' ὅπερ ὁ Υἱός· ἓν τὰ τρία τῇ θεότητι, καὶ τὸ ἓν τρία ταῖς ἰδιότησιν·...cap ΙΘ'. ̓Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται. "Ο γὰρ σὺ τετήρηκας ἐπὶ τῶν γενικωτέρων όνομάτων, τοῦτο καὶ ἡμεῖς ἀπαιτήσομεν ἐπὶ τῶν εἰδικωτέρων κατὰ τὴν σὴν ἀνάπλασιν· ἢ ἀδικήσεις, μὴ διδοὺς ὅπερ εἴληφας. Τί δαὶ ὁ Ἰωάννης; Τρεῖς εἶναι τοὺς μαρτυροῦντας λέγων ἐν ταῖς Καθολικαῖς, τὸ Πνεῦμα, τὸ ὕδωρ, τὸ αἷμα, ἆρά σοι ληρεῖν φαίνεται; Πρῶτον μὲν, ὅτι τὰ μὴ ὁμοούσια συναριθμῆσαι τετόλμηκεν, ὃ τοῖς ὁμοουσίοις σὺ δίδως. (Τίς γὰρ ἂν εἴποι ταῦτα μιᾶς οὐσίας;) Δεύτερον δὲ, ὅτι μὴ καταλλήλως ἔχων ἀπήντησεν· ἀλλὰ τὸ τρεῖς ἀῤῥενικῶς προθεὶς, τὰ τρία οὐδετέρως ἐπήνεγκε, παρὰ τοὺς σοὺς, καὶ τῆς σῆς γραμματικῆς ὄρους καὶ νόμους....-ΛΟΓΟΣ ΙΖ', ΙΑ'-...Ἓν γὰρ ἐν τρισὶν ἡ θεότης, καὶ τὰ τρία ἕν. τὰ ἐν οἷς ἡ θεότης, ἢ, τό γε ἀκριβέστερον εἰπεῖν, ἂ ἡ θεότης. ...-ΛΟΓΟΣ ΜΕ', Λ'-...Εἰ δὲ καταλύσαιμεν ἀξίως τοῦ πόθου, καὶ δεχθείημεν ταῖς οὐρανίαις σκηναῖς, τάχα σοι καὶ αὐτόθι θύσομεν δεκτὰ ἐπὶ τὸ ἅγιόν σου θυσιαστήριον, ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα τὸ ἅγιον· ὅτι σοὶ πρέπει πᾶσα δόξα, τιμή, καὶ κράτος, εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων. ’Αμήν.»
latino
«cap IX...Neque enim Filius est Pater (unus enim est Pater), sed est id quod Pater : nec Spiritus est Filius, quia ex Deo est (unus enim Unigenitus), sed est id quod Filius tria hæc unum, si divinitatem specles, et unum tria, si proprietatum rationem habeas...cap XIX. At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur. Quod enim tu in generalibus nominibus retinuisti, hoc nos quoque juxta commentum tuum in specialibus postulamus. Injuste enim feceris, nisi, quod accepisti, dederis. Quid Joannes? Cum in Catholicis epistolis suis tres esse ait, qui testimonium dant, Spiritum, aquam, et sanguinem, videturne tibi delirare? Primum, quia res substantia diversas connumerare ausus est, quod tu consubstantialibus tantum tribuis. Quis enim hæc unius ejusdemque substantiæ esse dixerit? Alterum, quia modo minime congruenti voces sequentes subjunxerit; sed cum tres masculino genere proposuisset, tria neutro genere subjunxit, contra quam tuæ, atque ipsius etiam grammaticæ leges ferant....-Oratio XXXIX, XI--...Unum enim in tribus, divinitas est, et tria unum; ea, inquam, in quibus, divinitas est, vel, ut magis proprie dicam, quæ, divinitas est....-Oratio XLV, XXX-...Quod si, qualem expetimus, vitæ finem nanciscamur, atque in coelestia tabernacula recipiamur, illic quoque tibi fortasse super altari tuo sancto grata sacrificia offeremus, ο Pater, et Verbum, et Spiritus sancte: in saecula saeculorum. Amen.»
italiano
«cap 9...Il Figlio, infatti, non è il Padre, poiché il Padre è uno solo, ma è ciò che è il Padre; lo Spirito non è il Figlio perché proviene da Dio (uno solo, infatti è l’Unigenito), ma è ciò che è il Figlio. I Tre sono Uno per la divinità, e l’Uno è Tre per le proprietà...cap 19. Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’. Questa regola a cui tu ti sei attenuto a proposito dei nomi di genere, noi la richiederemo anche a proposito di quelli di specie, conformandoci alla tua invenzione. Altrimenti, sarai ingiusto a non concedere a noi ciò che tu hai assunto. E che dire di Giovanni, che nelle sue Epistole Cattoliche afferma: Sono tre quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua, il sangue? O forse ti sembra fuori di senno? Innanzitutto, infatti, ha avuto il coraggio di contare insieme realtà non consustanziali, cosa che tu ammetti di fare solo con quelle che sono della stessa sostanza (chi potrebbe dire, infatti, che queste realtà sono della stessa sostanza?); poi ha risposto senza mettere le parole in rapporto reciproco, ma dopo avere posto ‘tre’ al maschile, ha aggiunto al neutro le tre cose, violando le norme e le regole della tua grammatica...-Orazione 39, cap 11-...Perché uno nei tre è la Divinità, e i tre sono uno, questo uno in cui è la Divinità, o per parlare più accuratamente, che è la Divinità.... -Orazione 45, cap 30-....Ma se dobbiamo essere liberati, secondo il nostro desiderio, ed essere ricevuti nel Tabernacolo celeste, anche lì può essere che ti offriremo sacrifici graditi sul tuo altare, al Padre, alla Parola e allo Spirito Santo; poiché a te appartiene ogni gloria, onore e potenza, nei secoli dei secoli. Amen.»
«... Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται....Τι δαί σοι ο καρκίνος, τό τε ζῶον, τό τε όργανον, ό τε αστήρ; τι δαι ο κύων, ό τε χερσαίος, και ο ένυδρος, και ο ουράνιος; ου τρεις λέγεσθαί σοι δοκούσι καρκίνου και κύνες; Πάντως γε. Αρα ούν παρά τουτο και ομοούσιοι; Τις φήσει των νούν εχόντων; "Οράς όπως σου διαπέπτωχεν και περί της συναριθμήσεως λόγος, τοσούτοις εληλεγμένος;.Ει γαρ μήτε τά ομοούσια πάντως συναριθμειται, καί συναριθμειται τά μή ομωύσια, ἥ τε τῶν ονομντων συεκφωνησις επ' αμφοιν, τι σοι πλεον ὧν εδογμάτισας ;»
«...At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur....Jam, quid tibi cancer, qui et animal est, et organum, et sidus ? Quid canis, qui terrestris est, et marinus, et coelestis ? Nonne tres cancri, aut canes tibi dici videntur ? Ita profecto. An ergo proinde quoque consubstantiales sunt ? Quis sanus hoc dixerit? Videsne quomodo tibi hoc connumerationis argumentum, lot tantisque rationibus confutatum, corruerit? Nam cum nec consubstantialia semper connumerentur, et quæ disparis essentiæ sunt, interdum connumerentur, et tamen in utrisque nomina simul efferri perspiciamus, ex tuis dogmatibus quid tibi accessit?»
«Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’....Che ne pensi, allora, della parola 'cancro', che indica l'animale, lo strumento e la costellazione? Cosa pensi della parola 'cane', che indica l'animale della terra e quello dell'acqua e quello del cielo (la costellazione)? Non ti pare che si parli di tre cancri e di tre cani? Sicuramente sì. Allora, per questo sono anche consustanziali? Quali persone di buon senso potranno dirlo? Vedi come ti è venuto a cadere il discorso sulla connumerazione, confutato con queste argomentazioni? Se le cose consustanziali non vengono contate insieme -in ogni caso/sempre-, e se vengono connumerate anche quelle non consustanziali, e se comunque -si riferisce a entrambe la relativa denominazione/sono coenunciati dei nomi(delle denominazioni) in modo simile su entrambi-, che cosa ti resta delle dottrine che hai stabilito?»
«Nam et Joannes apostolus in Epistola sua de Patre et Filio et Spiritu sancto sic dicit: Tres sunt qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua, et sanguis, et hi tres unum sunt...in spiritu significans Patrem...In aqua vero Spiritum sanctum significans...In sanguine vero Filium significans...Qui sunt hi tres, qui in terra testificari,...?...hi tres, Pater, et Filius, et Spiritus sanctus sunt, tamenetsi non invenitur unum nomen, quod de omnibus communiter masculino genere praedicetur, sicut communiter de illis personae praedicantur genere feminino...Quod tamen Joannis apostoli testimonium beatus Cyprianus Carthaginiensis antistes et martyr in epistola sive libro quem de Trinitate scripsit, de Patre et Filio et Spiritu sancto dictum intelligit. Ait enim: Dicit Dominus, Ego et Pater unum sumus; et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est, et hi tres unum sunt.»
«Perché l'apostolo Giovanni nella sua Epistola del Padre, Figlio e Spirito Santo così dice: Tre sono quelli che danno testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue, e questi tre sono uno...per spirito significando il Padre...Per acqua in realtà significando lo Spirito Santo... Per sangue in realtà significando il Figlio...Chi sono questi tre che sono sulla terra per testimoniare...?...Questi tre sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene non si trovi un nome che sia comunemente predicato per tutti nel genere maschile, così quelle persone sono comunemente predicate col genere femminile...Nondimeno quel beato Cipriano, vescovo e martire di Cartagine, comprende detta testimonianza dell'apostolo Giovanni nella lettera o libro che scrisse sulla Trinità: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Perché dice, dice il Signore: Io e il Padre siamo uno; e ancora del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: e questi tre sono uno.»
Facundus accenna al maschile del verso interpretandolo come persone e cita anche gli stessi passi di Cipriano Unità della Chiesa I, 6 intendendoli come interpretazione alla Trinità da parte di Cipriano. Manoscritti: Verona Biblioteca Capitolare LIII (51)(secondo metà VI secolo) e Vat. lat. 572 (XV secolo) f4v-5r rigo 18-18
«Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: -manoscritto: Et tres unum sunt/Migne: Et hi tres unum sunt-.»
«Il Signore dice:' 'Io e il Padre siamo uno. E ancora del Padre, Figlio e Spirito Santo è scritto: -manoscritto: E i tre sono uno/Migne:E questi tre sono uno-.»
Epistola 72(73)-Epistola 10- Ad Jubaianum 12(PL 3, col 1162C-1163A):
«Si peccatorum remissam consecutus est, et sanctificatus est, et templum Dei factus est, si sanctificatus est si templum Dei factus est, quaero cujus Dei? Si creatoris, non potuit, quia in eum non credidit. Si Christi, nec hujus fieri potuit templum, qui negat Deum Christum. Si Spiritus sancti, cum tres unum sint, quomodo Spiritus sanctus placatus esse ei potest qui aut Filii aut Patris inimicus est?»
«Se ha conseguito la remissione dei peccati, ed è stato santificato, ed è divenuto tempio di Dio, se è santificato, se è reso tempio di Dio, Chiedo quale Dio? Se del Creatore, è Impossibile; perché non credeva in Lui. Se di Cristo, nemmeno poteva essere fatto tempio di Cristo, perché rinnegava la divinità di Cristo. Se dello Spirito Santo, così che tre siano uno: in quale modo lo Spirito Santo può riconciliare a Lui il nemico o del Figlio o del Padre?»
«... Commemorat et Joannes evangelista triplex in terra testimonium, Spiritus, aqua et sanguis... Quamquam hi tres unum sunt: unus enim Deus est, qui per Spiritum, aquam et sanguinem declarat hominum generi virtutem ac bonitatem suam...»
Traduzione:
«...E Giovanni Evangelista menziona la triplice testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il sangue...Eppure questi tre sono uno: perché c'è un solo Dio, che mediante lo Spirito, l'acqua e il sangue dichiara al genere umano la sua virtù e bontà...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: utrumque/Reitzenstein ed 1914:utique- qui se disposuerit ad per sequendum opus illorum angelorum sex percipiet fructus tam preclaros tres Patrem et Filium et Spiritum Sanctum....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...qui ergo Deum per sanctimonium accipiendum didicisti, et promissum eius observa, qui dixit: Si quis non renatus fuerit ex aqua et spiritu sancto, non intrabit in regnum caelorum. qui ergo in regnum caelorum cupies pervenire, illum spiritum renovationis tuae lascive vivendo noli expellere ipse est enim gradus ascensionis in caelum, ipse est enim portus ipse introitus vitae, a quo in redemptione tua a mundi contagione tribus testimoniis spiritaliter sis religatus. trinitas ergo ista per decem verba adolescit, ut trecesima merces compleatur...lex enim domini dura est et amara, -solo nell'ed 1914:<sed>- amaritudinem facit, ut dulcedinem ostendat. nam et per Johannem demonstravit, cum Spiritum librum angelo sigilla solventi traderet dicens: accipe librum et devora eum. et amaritudinem faciat ventri tuo sed in ore tuo erit dulce tamquam mel. hoc est: per os trium testium probari, id est: per os Patris et Filii et Spiritus Sancti, confiteri, quod mel tribus litteris constet scribi. Nam et fel quidem legimus tribus litteris statui; haec est amaritudo quod ventri angelus sentiebat...»
«-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: entrambi/Reitzenstein ed 1914: così- chi si è disposto a perseguire l'opera di quei sei angeli, vedrà dei frutti [come] i tanto -preziosi/illustri- tre, il Padre e il Figlio e lo Spirito santo....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...che quindi hanno imparato a accettare Dio attraverso il santo ammonimento, e ad osservare la sua promessa, che diceva: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, non entrerà nel regno dei cieli; chi quindi desidera raggiungere il regno dei cieli, non scacci quello spirito del tuo rinnovamento vivendo lascivamente, perché è il requisito dell'ascensione al cielo, è infatti porto di entrata alla vita, al quale, nella tua redenzione dalla contaminazione del mondo, sei stato spiritualmente legato da tre testimoni. perciò questa trinità cresce attraverso dieci parole. in modo che il 30 della ricompensa si compia... perché la legge del Signore è dura e amara, -solo nell'edizione 1914:<ma>- fa amarezza per mostrare dolcezza. Perché è dimostrato attraverso Giovanni, quando lo Spirito consegnava il libro all'angelo per rompere il sigillo dicendo: Prendi il libro e divoralo, e farà amarezza nel tuo ventre, ma nella tua bocca sarà dolce come miele. Questo significa: essere provato per bocca di tre testimoni, cioè per bocca del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo: per confessare. Perché miele (latino: mel) consta scritto di tre lettere. Poiché fiele (latino: fel) che anche leggiamo stabilito da tre lettere: questo è l'amaro che nel suo ventre l'angelo sentiva...»
«...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. -manoscritto:Et isti tres in unum sunt/ Migne: Et isti tres unum sunt-...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. Et isti tres unum sunt...»
traduzione:
«...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito, l'acqua e il sangue. -manoscritto: E questi tre sono -concordi/in uno-/Migne: E questi tre sono uno-...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito e l'acqua e il sangue. E questi tre sono uno...»
Manoscritti Vaticani: Mirabile Reg.lat. 324 (XVII secolo) cap 15:f7v rigo 15(PL 3, 1200A) e cap 19 (PL 3, 1204B):f9r rigo 18. In quest'opera non c'è riferimento al Comma, ma la collocazione storica, secondo alcuni, nel periodo di Cipriano e la presenza di una doppia traduzione del verso corto, di cui una più letterale secondo il testo greco, ha fatto ritenere ad alcuni che Cipriano conoscesse la differenza tra il finale dei testimoni celesti e terrestri e che in De ecclesia Unitate I, 6 si riferisse certamente solo ai testimoni celesti; Purtroppo tale traduzione letterale latina si trova molto raramente nei manoscritti, perciò non può essere preso come sicuro dato in tal senso.
«...sicut Johannes ait: tria sunt quae testimonium dicunt in terra aqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt, et tria sunt quae testimonium dicunt in caelo pater uerbum et Spiritus et haec tria unum sunt in Christo Iesu.»
«come Giovanni dice: tre sono che portano testimonianza sulla terra, acqua, carne e sangue, e questi tre sono in uno, e tre sono che portano testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno in Cristo Gesù.»
«De qua re quinti decimi capituli sermo conqueritur, et praesumptionem diabolicam merito detestatur: quia et nos istud veracium testium relatione comperimus, et multos corruptissimos eorum[(dei Priscilliani)] codices, qui canonici titularentur, invenimus... ut falsati codices, et a sincera veritate discordes, in nullo usu lectionis habeantur. Apocryphae autem scripturae, quae sub nominibus apostolorum multarum habent seminarium falsitatum, non solum interdicendae, sed etiam penitus auferendae sunt, atque ignibus concremandae...Unde si quis episcoporum, vel apocrypha haberi per domos non prohibuerit, vel sub canonicorum nomine eos codices in Ecclesia permiserit legi, qui Priscilliani adulterina sunt emendatione vitiati, haereticum se noverit judicandum...»
«E su questo argomento si lamentano sotto il quindicesimo capo, ed esprimono un meritato orrore della loro presunzione diabolica: perché anche noi lo abbiamo accertato dai resoconti di testimoni veraci, e abbiamo trovato molte delle lor o[(dei Priscilliani)] copie molto corrotte, sebbene siano titolate canoniche... per evitare che nella lettura vengano usate copie falsificate che non sono in sintonia con la pura Verità. E le scritture apocrife, che, sotto il nome di Apostoli, sono vivaio di molte falsità, non solo sono da evitare, ma che vanno portate via e ridotte in cenere nel fuoco...Perciò se qualche vescovo o non ha proibito il possesso di scritti apocrifi nelle case degli uomini, o sotto nome di canonico ha fatto leggere in chiesa quelle copie che sono viziate dalle alterazioni spurie di Priscilliano, sappia che deve essere considerato eretico»
«...quoniam -Manoscritto:Christus/Migne:Spiritus- est veritas. Quia tres sunt, qui testimonium dant, Spiritus, aqua, et sanguis, et tres unum sunt. Spiritus utique sanctificationis, et sanguis redemptionis, et aqua baptismatis: quae tria unum sunt...»
«...ἐπειδὴ τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια. Τρεῖς γάρ εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ πνεῦμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἔν εἰσι, τὸ πνεῦμα δηλονότι τοῦ ἁγιασμοῦ, καὶ τὸ αἷμα τῆς λυτρώσεως, καὶ τὸ ὕδωρ τοῦ βαπτίσματος· ἅπερ τρία ἕν ἐστι...»
«...Poiché lo Spirito è verità. Poiché sono tre che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue. E questi tre sono una cosa sola. Naturalmente si deve intendere dello spirito di santificazione, del sangue della redenzione, dell'acqua del battesimo: tre cose che sono una stessa cosa...»
«Cuius symboli iter custodientes omnes hereses doctrinas instituta uel dogmata, quae sibi altercationem non ingenia, sed studia fecerunt, catholico ore damnamus, baptizantes, sicut scribtum est, in nomine patris et fili et spiritus sancti; non dicit autem 'in nominibus' tamquam in multis, sed in uno, quia unus deus trina potestate uenerabilis omnia et in omnibus Christiis est...Nobis enim Christus deus dei filius passus in carnem secundum fidem symboli baptizatis et electis ad sacerdotium in nomine patris et fili et spiritus sancti tota fides, tota uita, tota ueneratio est...»
«Conserviamo la via del simbolo da tutte le eresie, dottrine, istituzioni e dogmi che hanno argomenti riprovevoli, ma con intelligenza o devozione li condanniamo con la nostra bocca cattolica, battezzando, come è scritto, 'nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo'; infatti non si dice 'nei nomi' come in molti, ma in uno, perché un Dio è venerabile con la sua triplice potenza, tutto è e Cristo è in tutto...Infatti per noi Cristo, Dio, Figlio di Dio, passato nella carne secondo il simbolo della fede, battezzato ed eletto al sacerdozio nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è tutta la fede, tutta la vita, è tutta la venerazione...»
«Deus itaque summus et verum cum Verbo suo et Spiritu sancto, quae tria unum sunt, Deus unus omnipotens, creator et factor omnis animae atque omnis corporis, cuius sunt participatione felices, quicumque sunt veritate, non uanitate felices, qui fecit hominem rationale animal ex anima et corpore, qui eum peccantem nec inpunitum esse permisit nec sine misericordia dereliquit»
«Dunque il Dio sommo e vero con il Verbo suo e lo Spirito Santo, -letterale: i quali tre sono uno/che sono uno in tre-, [è] un Dio onnipotente, creatore e fattore -letterale: di ogni anima/(dell’universo spirituale)- e -letterale: di ogni corpo/(sensibile, fisico)-: di cui sono felici partecipanti [in Lui] , quelli che sono nella verità, non felici nella vanità; che fece l’uomo [come] animale razionale composto di anima e di corpo, che non permise -a lui peccatore/al trasgressore- né di esserlo impunemente, né di lasciarlo senza misericordia.»
Manoscritto tra i più antichi:Vat. Lat. 426(IX secolo) f78v rigo 20-24;
Alcuni ritengono la citazione di sopra un'allusione al Comma da parte di Agostino, ma visto sia Contra Maximinum II, 22, 3(PL 42, 794-795) in cui parla di interpretazione teologica del verso 1 Gv 5, 7 corto che il Regensburg Epistolae rhetoricae-Monaco.Bayerische Staatsbibliothek clm 14596(XI/XII secolo)-folio 18r rigo 2/5- scoperto dal Fickermann:«Replicationem illam in epistola lohannis: et tres sunt qui testimonium dant, pater et verbum et spiritus beatus Hieronimus ratam esse astruit; beatus vero Augustinus ex apostoli sententia et ex grece linguae auctoritate demendam esse prescribit.»
«San Girolamo sosteneva che la ripetizione verbale [replicatio] nella [prima] Epistola di Giovanni E tre sono quelli che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito fu stabilito come certo. Al contrario, sant'Agostino prescrisse che fosse rimosso, sulla base del significato dell'Apostolo e dell'autorità della lingua greca.»
«...In ore duorum vel trium testium stabit omne verbum: nisi quia hoc modo per mysterium Trinitas commendata est, in qua est perpetua stabilitas veritatis? Vis habere bonam causam? Habeto duos vel tres testes, Patrem et Filium et Spiritum sanctum...»
traduzione:
«...Sulla bocca di due o tre testimoni si stabilirà ogni parola: perché infatti tal maniera fu prescritta attraverso il mistero della Trinità, dove è stabilità la perpetua verità? Vuoi avere una buona causa? Fate(producete) due o tre testimoni, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo...»
Utilizzato da Agostino in correlazione di episodi dell'antico testamento per lo più. manoscritto tra i più antichi: Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 207(circa IX secolo) f46v rigo 2-4 e margine.
Pseudo Agostino o Anonimo(V secolo/VII secolo), Liber de divinis Scripturis sive Speculum Audi Israhel, CSEL 12, 314(cap II) e 326 (cap III):«Item illic: Quoniam tres sunt qui testimonium dicunt in terra, spiritus, aqua et sanguis: et hii tres unum sunt in christo iesu. et tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus: et hii tres unum sunt...Item iohannes in epistula I: Spiritus est qui testimonium reddit, quia spiritus est ueritas. Item illic: Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus, et hii tres unum sunt...»
«Anche lì: Perché tre sono che rendono testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue; e questi tre sono uno in Cristo Gesù. e tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno... Allo stesso modo, Giovanni nella prima lettera: È lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Anche lì: Ci sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno»
In generale due tipologie di manoscritti: Paris, BnF lat. 9380(IX secolo) f339r colonna 2 rigo 29(CSEL 12, 314) e f339v colonna 2 rigo 18(CSEL 12, 326) la cosiddetta versione ridotta, senza Comma(et hi tres unum sunt); Paris BnF lat. 15082 (XII secolo) f157r (vista 156), p. 2, rigo 18-21 (CSEL 12, 314) e f159v (vista 159), pagina 1, rigo 1(CSEL 12, 326) versione col Comma (Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, verbum et spiritus et hii tres unum sunt)
«III. ad trinitatem; in Iohannis epistula: tria sunt quae testimonium perhibent: aqua sanguis spiritus»
«III. Sulla Trinità nella lettera di Giovanni: tre sono che portano testimonianza: l'acqua, il sangue e spirito»
«ut ait Ioannes Evangelista: Tres sunt, qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua, et sanguis»
«come dice l'evangelista Giovanni: Tre sono che danno testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue»
«III. Ad Trinitatem; in Ioannis Epistola: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus sanctus, et tres sunt qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua et sanguis (I Ioan. V, 7) . Et in Gen.: Tres propagines (Gen. XL, 10)»
traduzione:
«III. Sulla Trinità Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono che danno testimoninza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e tre sono che danno testimonianza sulla terra, lo spirito, l'acqua e il sangue (1 Gv 5, 7). E nella Genesi: Tre tralci (Gen. XL, 10)»
«plures tamen hic ipsam interpretatione mystica intellegunt trinitatem, eo quod perfecta ipsa perhibeat testimonium Christo: aqua patrem indicans...sanguine Christum demonstrans...spiritu uero sanctum spiritum manifestans»
«ma i più, con un'interpretazione mistica, comprendono la Trinità stessa, che dà perfetta testimonianza in Cristo: l'acqua indica il Padre...il sangue mostra Cristo...lo Spirito in realtà rivela lo Spirito Santo»
«Ἠκούσατε τῶν σεραφεὶμ πάλιν ἐκπληττομένων καὶ μετὰ φρίκης κραζόντων, "Αγιος, ἅγιος, ἅγιος Κύριος σαβαώθ· πλήρης πᾶσα ἡ γῆ τῆς δόξης αὐτοῦ. Προσέθηκα καὶ τὰ χερουβὶμ βοῶντα· Εὐλογημένη ἡ δόξα αὐτοῦ ἐκ τοῦ τόπου αὐτοῦ. Κάτω τρεῖς μάρτυρες, ἄνω τρεῖς μάρτυρες, τὸ ἀπρόσιτον τῆς τοῦ Θεοῦ δόξης δηλοῦντες.»
«Audiistis Seraphim rursus cum stupore et horrore clamitare, Sanctus, sanctus, sanctus Dominus exercituum: plena est omnis terra gloria ejus. Addidi et Cherubim clamantes, Benedicta gloria Domini de loco ejus. Tres in terris, totidem in cælis testes, ad Dei majestatem perveniri haud posse ostenderant.»
«Avete ascoltato ancora i Serafini che con stupore e tremore acclamano: "Santo, Santo, Santo il Signore degli eserciti; tutta la terra è piena della Sua Gloria. Anch'io mi sono unito ai cherubini e gridano: benedetta è la Sua gloria dal luogo della sua dimora!. In terra (lett: in basso) sono tre testimoni, in cielo (lett: in alto) sono tre testimoni, che dichiarano l'inaccessibilità della Gloria di Dio.»
«Ἀλλ', ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα, ἡ τρισυπόστατος οὐσία, καὶ δύναμις, καὶ θέλησις, καὶ ἐνέργεια, ἡμᾶς τοὺς ὁμολογοῦντάς σου τὰς ἀσυγχύτους καὶ ἀδιαιρέτους ὑποστάσεις, ἀξίωσον καὶ τῆς ἐκ δεξιῶν σου στάσεως, ἡνίκα ἔρχῃ ἐξ οὐρανῶν κρῖναι τὴν οἰκουμένην ἐν δικαιοσύνῃ· ὅτι πρέπει σοι δόξα, τιμὴ καὶ προσκύνησις, τῷ Πατρὶ καὶ τῷ Υἱῷ καὶ τῷ ἁγίῳ Πνεύματι, νῦν καὶ ἀεὶ, καὶ εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων.»
«Verum, o Pater, Verbum et Spiritus, trium personarum substantia, et potentia et voluntas et actus, concede nobis, qui inconfusas et indivisas tuas personas confitemur, ut ad dextrani tuam stemas, cum e cœlis veneris judicare orbem in æquitate. Quia tibi convenit gloria, honor, adoratio, Patri et Filio et Spiritui sanclo, nunc et semper, et in secula seculorum.»
«Dunque, o Padre, e Verbo e Spirito, tri-ipostatica essenza, potenza, volontà, atto, concedi a noi che confessiamo le tue inconfuse e indivise persone/ipostasi, di essere alla tua destra, tu che discendi dal cielo, per giudicare il mondo con giustizia, perché sei degno di gloria, onore e adorazione, al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.»
«Τὸ ἕν ἐπὶ μὲν τῶν ὁμοουσίων λέγεται, ἔνθα ταυτότης μὲν φύσεως, ἑτερότης δὲ ὑποστάσεων, ὡς τὸ καὶ τὰ τρία ἔν· ἐπὶ δὲ τῶν ἑτεροουσίων, ἔνθα ταυτότης μὲν ὑποστάσεων, ἑτερότης δὲ φύσεων, ὡς τὸ καὶ τὸ συναμφότερον ἐν, ἀλλʼ οὐ τῇ φύσει, τῇ δὲ συνόδῳ.»
«Unum dicitur in iis quidem, quae sunt ejusdem essentiae, cum eadem est natura, et diversae personæ. Ex quo illud, Et tria unum sunt. In iis autem, quæ diversæ sunt essentiæ. unum dicitur, cum eadem persona est, et diversæ naturæ, ex quo illud, et utrumque unum. Unum autem non natura, sed conjunctione duarum naturarum in una persona.»
«La parola Uno è applicata, a cose della stessa sostanza e della stessa natura, ma con differenza di ipostasi/persona, come il: E i tre sono uno. ma in quelle cose differenti in sostanza, che hanno un'identica ipostasi/persona; come: Ed entrambi sono uno. Ma [l'uno] non è la natura, ma la congiunzione [di due nature in una sola persona (ovvero Cristo)].»
«Καὶ τὸ πνεῦμά ἐστιν τὸ μαρτυροῦν, ὅτι τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια· -Testo manoscritti Panoplia: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἐν εἰσὶν/Testo stampato Editio Princeps(1710)- Migne: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῷ οὐρανῷ, ὁ Πατήρ, ὁ Λόγος, καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· καὶ οὗτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι. Καὶ τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῇ γῇ, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἐν εἰσὶν-. Εἰ τὴν μαρτυρίαν τῶν ἀνθρώπων λαμβάνομεν, ἡ μαρτυρία τοῦ θεοῦ μείζων ἐστί. Θέα δὴ πάλιν, ὅτι τῆς ἀληθείας ὁ κῆρυξ Θεόν τε καὶ ἐκ Θεοῦ θυσικῶς τὸ Πνεῦμα καλεῖ. Εἰρηκὼς γὰρ, ὅτι τὸ Πνεῦμά ἐστι τοῦ Θεοῦ τὸ μαρτυροῦν, μικρόν τι προελθὼν ἐπιφέρει,”Ἡ μαρτυρία τοῦ Θεοῦ μείζων ἐστί. Πῶς οὖν ἐστι ποίημα τὸ τῶν ὅλων Πατρὶ συνθεολογούμενον, καὶ τῆς ἁγίας Τριάδος συμπληρωτικόν;»
«Et Spiritus est, qui Deum Spiritum veritatem esse testatur. Testo latino di Petrus Franciscus Zinus (1577): Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt, Spiritus, aqua, et sanguis. Et hi tres unum sunt./Migne: Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt in cælo, Pater, Verbum et Spiritus, et hi tres unum sunt. Et tres sunt qui testimonium dant in terra , Spiritus, aqua, sanguis. Et hi tres unum sunt.- Si testimonium hominum accipimus, testimonium Dei majus est. Veritatis praeco rursum, ut vides, et Deum et ex Deo naturaliter Spiritum vocat. Cum enim dixisset, Spiritum esse, qui testatur, paululum progrediens : Testimonium, inquit, Dei majus est. Quomodo igitur creatus est, qui una cum Patre rerum omnium Deus dicitur, et sanctam explet Trinitalem?»
«Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità; -Testo manoscritti Panoplia: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono uno/Editio Princeps(1710)-Migne: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo, il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno. E ce ne sono tre che rendono testimonianza sulla terra, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono concordi in uno.- Se accogliamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore. Vedi di nuovo, che come il predicatore della Verità chiama lo Spirito per natura Dio, e da Dio. Infatti quando dice che è lo Spirito di Dio che rende testimonianza, poco più avanti prosegue: La testimonianza di Dio è maggiore. Come dunque è stato creato Colui che, insieme al Padre di tutte le cose, è chiamato Dio e completa la Santissima Trinità?»
«Τίς οὗν οὺκ ἄν άπορήσαι λέγοντας Θεόν Πατέρα και Υιόν Θεόν και Πνεύμα Άγιον, δεικνύντας αὐτῶν και τὴν εν τη τάξει διαίρεσιν, ἀκούσας άθεους καλούμενος;»
«Chi dunque non rimarrebbe attonito nell’udire che quelli che riconoscono Dio Padre e Dio Figlio e lo Spirito Santo, che ne dimostrano sia la potenza nell’unità che la distinzione nell’ordine, vengono accusati chiamandoli atei?»
«...τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης τις η του Πατρός προς τον Υιόν κοινωνία, τι το Πνεύμα, τις η -των τοσουτων/[PG 6 913C-914C nota 90:των τριων/τούτων]- ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος -του Παιδός του Πατρός/BnF,suppl grec143:του Πατρός του Παιδός-»
«...tum quae Filii cum Patre unio, quae Patres cum Filio communicatio, quid Spiritus, quae trium unio et in unitate distinctio, Spiritus, Filii, Patris»
«...qual sia l’unione del Figlio col Padre, quale la comunicazione del Padre col Figlio, che sia lo Spirito, quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, -del Figlio e del Padre/ms suppl grec143:del Padre e del Figlio-»
Alcuni hanno usato questi passi come riferimenti per il Comma soprattutto il capitolo 12, 3 per la presenza del termini latini, Migne: trium unio/Conrado Gensero 1557 pag 95 rigo 4-7: unitas trium; perciò si è congetturato che Gensero, traducendo in latino in questo modo, avesse letto in un qualche manoscritto i termini greci(vedi PG 6 913C-914C nota 90): των τριων-dei tre-(da alcuni usato e tradotto come se facesse veramente parte del testo)/τούτων-di questi-. Invece sia la parte in greco nella edizione del 1557(pag 15 rigo 7) che tutti manoscritti dell'opera oggi reperibili(esempi tra i più antichi:BnF grec451-X sec-, f330r rigo 10; Italia, Modena, Biblioteca Estense universitaria fonds principal α. S. 5. 09 (Puntoni 126)-X sec-, f246r-pag 495- rigo 14; BnF, grec 174-X sec- f137v-138v:vista 143 p. 1- rigo 25; Bodleian Library MS. Barocci 98 f57v rigo 11) scrivono: των τοσουτων-di così grandi-. Da notare l'utilizzo di Παιδός-del figlio/del servo/del fanciullo- in riferimento a Gesù solo due volte in tutta l'opera in τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης-Cosa è l'unità del Figlio col Padre...- e τις η των τοσουτων ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος του Παιδός του Πατρός-quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre- potrebbero riferirsi rispettivamente a Gv 10, 30 e a 1 Gv 5, 7(interpretato trinitariamente) poiché il secondo ha anche la variante (vedi BnF, suppl grec 143-XVI secolo-: folio 23v-24r rigo 21/1-6; e forse anche Ott.gr.274-XVII secolo- f42r rigo 20 con un segno a margine di του Παιδός) con του Πνεύματος του Πατρός του Παιδός-dello Spirito, del Padre e del Figlio- il quale combacerebbe con la più famosa interpretazione latina del verso 1 Gv 5, 7 corto; sicuramente elaborato in questo modo per fare in modo che tutte le persone divine inizino col P greco (numero che in matematica si protrae all'infinito); Tali possibili riferimenti (l'unità del Figlio col Padre- Gv 10, 30-; e: l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre-1 Gv 5, 6 o 7/8-) potrebbero comunque essere solo apparenti e potrebbe trattarsi di un discorso teologico volto a evidenziare la relazione delle tre persone a ritroso; L'autore infatti è molto avaro di reali citazioni e appunto non è sempre possibile definire con certezza quando sta facendo riferimento a passi biblici.
«Εἰς τὴν ἐπιστολὴν Ἰωάννου τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ (·) εἷς θεὸς ἐν τριάδι ·»
in latino nel migne reso:
«In Epistolam Joannis evangelistae,-de hoc, quod unus est Deus in Trinitate/de eo, quod sit unum Deus in Trinitate-»
traduzioni possibili:
«Sull'Epistola dell'evangelista Giovanni, su questo, un Dio nella Trinità»
«Sull'Epistola di Giovanni Evangelista. Sull'unico Dio nella Trinità.»
Alcuni da questo hanno visto una prova in favore del Comma e l'hanno argomentata come una forte prova in quanto, secondo loro solo se nel testo c'era il Comma si può fare un'opera sulla Trinità basata sull'epistola di Giovanni. Purtroppo bisogna dire che il testo in questione presenta varie problematiche infatti quasi tutti i manoscritti e in particolare i più antichi che ripotano l'opera hanno solo un segno di divisione (vedi:Vat. gr. 1296(1203 d.C.), f127v, colonna 1, rigo 42; BnF, grec2624 (XV secolo) f113r rigo 27-28]) tra le due opere e dunque non ci sarebbe correlazione tra i due titoli; l'eccezione sarebbe in un manoscritto (British Library, MS11892 Archiviato il 19 aprile 2023 in Internet Archive.-1402 d.C.- f202r rigo 28-29) dove si trova un'ulteriore separazione in questo modo: ...τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ · εἷς θεὸς... mettendo così enfasi sul fatto che tratti lo stesso argomento. Oltre questa problematica c'è anche la problematica grammaticale infatti: la particella introduttiva in questo caso Περι è seguita da τοῦ, il quale è genitivo, mentre quello a cui dovrebbe riferirsi ovvero il titolo è al nominativo risultando normalmente scorretto, in quanto dovrebbe essere tutto al genitivo; la formulazione nell'opera però non è inapplicabile, ma solo molto rara negli scrittori greci. Detto ciò nonostante le poche prove a favore di un'opera unica sulla Trinità fatta sull'epistola di Giovanni si considerasse veritiero questa opinione, ciò non proverebbe comunque la presenza del Comma in quanto il titolo dell'opera utilizza la preposizione ἐν-in- avvalorando così la possibilità che sia basata su οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν-questi tre sono in uno- con significato simile all'εἰς; Oltre ciò non avendo l'opera in questione non si può certamente trarre delle reali e oggettive conclusioni.
«quia tres sunt qui testimonium dant spiritus et aqua et sanguis. et tres unum sunt. Sicut etiam in caelum tres sunt pater. verbum. et spiritus. et tres unum sunt»
vedi: Wizanburgensis revisited
«"δι' ὕδατος καὶ αἵματος καὶ πνεύματος ἁγίου"»
«per l'acqua e il sangue e lo Spirito Santo»
«...πατηρ, λογος, και πνευμα αγιον...»
«... Padre, Logos e Spirito Santo...»
Vedi UBS3, p. 823. Per questo testo si veda: Textual variants in the First Epistle of John. Bart D. Ehrman identified this reading as Orthodox corrupt reading; Bart D. Ehrman, The Orthodox Corruption of Scripture, Oxford University Press, Oxford 1993, p. 60.
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσι· και τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες ἐν τῇ γῇ το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo:[un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno- e tre sono quelli che rendono testimonianza in terra: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno»
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσι· και τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo:[un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno- e tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno»
«οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν -και/ὡς- τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν»
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno - e/come- tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo: [un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno-»
«Καὶ οὔτε αἱ τρεῖς ὑποστάσεις εἰς τοσαύτας φύσεις τέμνουσι τὴν μίαν τὴς θεότητος οὐσίαν, οὔτε ἡ μία οὐσία εἰς ἓν πρόσωπον καὶ μίαν ὑπόστασιν συνελείφθη, καὶ συναιπεῖται τὴν τρίστομον καὶ τρισαένναον κρήνην τῆς θεότητος· φῶς τοίνυν ὁ Πατὴρ, φῶς ὁ Υἱὸς, φῶς τὸ θεῖον Πνεῦμα· ἀλλ’ οἱ τρεῖς ἓν ὑπάρχουσιν φῶς...»
«Atque tres hypostases deitatis unam essentiam in totidem naturas non dividunt: ita unitas essentiæ fontem illum deitatis tribus ostiis æternum fluentem, in unam sive personam sive hypostasin neque commiscet neque contrahit. Ergo et Pater lumen est, et Filius est lumen, et Spiritus itidem sanctus et nihilo tamen minus hi tres unum lumen exsistunt...»
«E né le tre ipostasi in queste nature confluiscono in un'unica essenza della Divinità, né l'unica essenza in una persona e unica ipostasi è compresa: anzi è implicita la tri-sorgente e tri-eterna fonte della Divinità. Pertanto il Padre è luce, il Figlio è luce, lo Spirito Divino è luce. Ma i tre sono uno [che] esistono come una luce...»
«Τρίμορφος δὲ ἡ ἴρις, τὸ μὲν ἐμυθρόν, τὸ δὲ ἀερῶδες, τὸ δὲ ποάζον ὑπάρχουσα χλοανὴ, τὴν εἰρήνην, καὶ σοφίαν, καὶ δύναμιν, καὶ Λόγον, καὶ Θεὸν τῶν ὅλων, ἐν αἵματι, καὶ ὕδατι, καὶ πνεύματι, κόσμῳ ἐπιφοιτᾷν προμηνύουσα, ὕδατι μὲν τοῦ βαπτίσματος πᾶσαν κτίσιν διὰ τῶν Ἰορδάνου ῥείθμων τοῦ αἴσχους ἀποκλύζοντα, Πνεύματι δὲ θείῳ τοὺς νοητοὺς καταποντοῦντα γίγαντας. Μετὰ δὲ τὸν περίγειον τῶν εἰδώλων καὶ δαιμόνων καταπνιγμὸν καὶ ἀπόκλυσιν, τὸ δι' αἵματος σημεῖον σωτηρίας ἡμῖν δια δοται, τῆς ἀληθοῦς ἔρεως καὶ εἰρήνης τοῦ Θεοῦ καὶ Λόγου, ὥσπερ ἐπὶ τύπῳ διὰ σαρκὸς ἐκταθέντος, ἐναργὲς σημεῖον ἔρεως καὶ ἀφοβίας κατακλυσμοῦ δαιμόνων ἡμῖν γενόμενος, ἐκ τῆς ἐκείνων καταιγίδος ἡμᾶς ἐπισπασάμενος, φάσκων· ̔́Οταν ὑψωθῶ ἀπὸ τῆς γῆς (ἐπὶ σταυρῷ δηλονότι), πάντας ἑλκύσω πρὸς ἐμαυτόν. Καὶ πάλιν φησίν· Ἰδοὺ δέδωκα ὑμῖν ἐξοὐσίαν· πατεῖν· ἐπάνω ὄψεων καὶ σκορπίων· καὶ ἐπὶ πᾶσαν δύναμιν τοῦ ἐχθροῦ· καὶ τρεῖς ὑπάρχειν τού του μάρτυρας, φησὶν ὁ ὑψηλὸς Ἰωάννης, τὸ αἷμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ πνεῦμα, καὶ οἱ τρεῖς ἔν εισιν...»
«Est autem iris triformis. Nam partim quidem rubra, partim caerulea, partim instar herbæ viridis est; et pacem, et sapientiam, et potentiam, et Verbum, et Deum universitatis rerum omnium, in sanguine et aqua et spiritu in mundum venire significans: baptismi quidem aqua omnem creaturam per Jordanis fluxus a turpitudine abluentem; Spiritu autem sancto eos qui mente intelliguntur submergentem gigantes. Ceterum post terrestrem idolorum et dæmonum suffocationem et diluvium, sanguine signum salutis nobis dautum est, veræ illius conciliationis et pacis Dei ac Verbi velut ante in figura, sic nunc carne extenti, ut qui sit evidens signum propitiationis et securitatis a dæmonum diluvio nobis factus, ex illorum procella nos ad se trahens, cum inquit: Postquam exaltatus fuero a terra, in cruce videlicet, omnes traham ad meipsum. Et iterum inquit: Ecce dedi vobis potestatem calcandi super serpentes et scorpiones, et super omnem potestatem inimici. Tres item huius testes esse inquit eximius ille Iohannes, sanguines et aquam et Spiritum, et hos tres unum esse»
«Ora è arcobaleno triforma. l'uno scarlatto, l'altro ceruleo, l'altro ancora verdeggiante come erba viva; [prefigurando] la pace, la sapienza e la potenza e la Parola e Dio Universale[lett. di tutti] nel sangue, acqua e spirito a significare la venuta nel mondo: così dall'acqua del battesimo attraverso cui ogni creatura si purifica della deformità[del peccato] nei flutti del Giordano; Ma per lo Spirito di Dio coloro che sono intesi come giganti sono affogati. Ma dopo la morte degli idoli e demoni soffocati e devastati, attraverso il sangue ci viene dato il segno della salvezza, della vera conciliazione e pace di Dio e della Parola: come prima figura estesa nella carne segno forte di conciliazione e impavidità di devastazione dei demoni venuto a noi che ci trascina verso Lui dalla tempesta, quando afferma: quando sarò elevato da terra (sulla croce ovviamente) tutti trarrò a me. E chiarisce ancora: Ecco vi ho dato autorità: calpestare serpenti e scorpioni; e sopra tutte le potenze del nemico. E di questo l'esimio Giovanni chiarisce che tre erano testimoni: il sangue, l'acqua e lo spirito e questi tre -siano/lett: sono- uno»
«...et propter hoc in omnibus, et per omnia unus Deus Pater, et unum Verbum, et unus Filius, et unus Spiritus, et una salus omnibus credentibus in eum.»
Traduzione:
«...per questo, in tutte le cose e attraverso tutte le cose, c'è un Dio Padre, e un Verbo, e un Figlio, e uno Spirito, e una sola salvezza per tutti coloro che credono in Lui»
«Εἰς τὴν ἐπιστολὴν Ἰωάννου τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ (·) εἷς θεὸς ἐν τριάδι ·»
in latino nel migne reso:
«In Epistolam Joannis evangelistae,-de hoc, quod unus est Deus in Trinitate/de eo, quod sit unum Deus in Trinitate-»
traduzioni possibili:
«Sull'Epistola dell'evangelista Giovanni, su questo, un Dio nella Trinità»
«Sull'Epistola di Giovanni Evangelista. Sull'unico Dio nella Trinità.»
Alcuni da questo hanno visto una prova in favore del Comma e l'hanno argomentata come una forte prova in quanto, secondo loro solo se nel testo c'era il Comma si può fare un'opera sulla Trinità basata sull'epistola di Giovanni. Purtroppo bisogna dire che il testo in questione presenta varie problematiche infatti quasi tutti i manoscritti e in particolare i più antichi che ripotano l'opera hanno solo un segno di divisione (vedi:Vat. gr. 1296(1203 d.C.), f127v, colonna 1, rigo 42; BnF, grec2624 (XV secolo) f113r rigo 27-28]) tra le due opere e dunque non ci sarebbe correlazione tra i due titoli; l'eccezione sarebbe in un manoscritto (British Library, MS11892 Archiviato il 19 aprile 2023 in Internet Archive.-1402 d.C.- f202r rigo 28-29) dove si trova un'ulteriore separazione in questo modo: ...τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ · εἷς θεὸς... mettendo così enfasi sul fatto che tratti lo stesso argomento. Oltre questa problematica c'è anche la problematica grammaticale infatti: la particella introduttiva in questo caso Περι è seguita da τοῦ, il quale è genitivo, mentre quello a cui dovrebbe riferirsi ovvero il titolo è al nominativo risultando normalmente scorretto, in quanto dovrebbe essere tutto al genitivo; la formulazione nell'opera però non è inapplicabile, ma solo molto rara negli scrittori greci. Detto ciò nonostante le poche prove a favore di un'opera unica sulla Trinità fatta sull'epistola di Giovanni si considerasse veritiero questa opinione, ciò non proverebbe comunque la presenza del Comma in quanto il titolo dell'opera utilizza la preposizione ἐν-in- avvalorando così la possibilità che sia basata su οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν-questi tre sono in uno- con significato simile all'εἰς; Oltre ciò non avendo l'opera in questione non si può certamente trarre delle reali e oggettive conclusioni.