Ebraismo (Italian Wikipedia)

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academia.edu

aish.com

  • Rabbi Mordechai Blumenfeld, Maimonides, 13 Principles of Faith, su aish.com, Aish HaTorah.
    «Secondo il Rambam, accettarli definisce il requisito minimo necessario per relazionarsi all'Altissimo e alla Sua Torah, quale membro del Popolo di Israele»
  • Ortodossi
    Shraga Simmons, Why Jews Don't Believe in Jesus, su aish.com, Aish HaTorah. URL consultato il 6 marzo 2014.
    «Gli ebrei non accettano Gesù come messia perché:
    1). Gesù non realizzò le profezie messianiche. 2). Gesù non rappresentò le qualifiche personali del Messia. 3). I versetti biblici che "si riferiscono" a Gesù sono traduzioni errate. 4). La fede ebraica si basa sulla rivelazione nazionale.»
    Conservatori
    Jonathan Waxman, Messianic Jews Are Not Jews, su uscj.org, United Synagogue of Conservative Judaism, 2006. URL consultato il 14 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2006).
    «Cristiani ebrei, ebrei cristiani, ebrei per Gesù, ebrei messianici, ebrei realizzati. Il nome cambia nel corso dei tempi, ma tutti i nomi riflettono lo stesso fenomeno: chi asserisce di trovarsi a cavallo della recinzione teologica tra cristianesimo ed ebraismo, in verità è fermamente dalla parte cristiana... Dobbiamo affermare, come ha fatto la Corte Suprema israeliana nel noto caso di Frate Daniel, che adottare il cristianesimo vuol dire esser usciti fuori della comunità ebraica.»
    Riformati
    Missionary Impossible, su huc.edu, Hebrew Union College, 9 agosto 1999. URL consultato il 14 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2006).
    «"Missionary Impossible", una fantasiosa guida video e vademecum per insegnanti, educatori e rabbini utile per insegnare a giovani ebrei come riconoscere e rispondere agli "ebrei-di-Gesù", "giudei messianici" e altri proselitisti cristiani: è stato prodotto da sei studenti rabbinici dello Hebrew Union College-Jewish Institute of Religion's Cincinnati School. Gli studenti hanno creato il video come strumento per insegnare perché le università ebraiche e le scuole superiori, nonché le coppie di matrimoni misti sono obiettivi primari di missionari cristiani.»
    Ricostruzionisti/Rinnovatori
    FAQ's About Jewish Renewal, su aleph.org, Aleph.org, 2007. URL consultato il 20 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2014).
    «What is ALEPH's position on so called messianic Judaism? ALEPH ha una politica di rispetto per le altre tradizioni spirituali, ma contesta le pratiche ingannevoli e non collaborerà con denominazioni che attivamente prendono di mira gli ebrei per reclutarli [come proseliti]. La nostra posizione sul cosiddetto "giudaismo messianico" è che fa parte del cristianesimo e i suoi sostenitori sarebbero più onesti a chiamarlo così.»

aleph.org

  • Ortodossi
    Shraga Simmons, Why Jews Don't Believe in Jesus, su aish.com, Aish HaTorah. URL consultato il 6 marzo 2014.
    «Gli ebrei non accettano Gesù come messia perché:
    1). Gesù non realizzò le profezie messianiche. 2). Gesù non rappresentò le qualifiche personali del Messia. 3). I versetti biblici che "si riferiscono" a Gesù sono traduzioni errate. 4). La fede ebraica si basa sulla rivelazione nazionale.»
    Conservatori
    Jonathan Waxman, Messianic Jews Are Not Jews, su uscj.org, United Synagogue of Conservative Judaism, 2006. URL consultato il 14 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2006).
    «Cristiani ebrei, ebrei cristiani, ebrei per Gesù, ebrei messianici, ebrei realizzati. Il nome cambia nel corso dei tempi, ma tutti i nomi riflettono lo stesso fenomeno: chi asserisce di trovarsi a cavallo della recinzione teologica tra cristianesimo ed ebraismo, in verità è fermamente dalla parte cristiana... Dobbiamo affermare, come ha fatto la Corte Suprema israeliana nel noto caso di Frate Daniel, che adottare il cristianesimo vuol dire esser usciti fuori della comunità ebraica.»
    Riformati
    Missionary Impossible, su huc.edu, Hebrew Union College, 9 agosto 1999. URL consultato il 14 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2006).
    «"Missionary Impossible", una fantasiosa guida video e vademecum per insegnanti, educatori e rabbini utile per insegnare a giovani ebrei come riconoscere e rispondere agli "ebrei-di-Gesù", "giudei messianici" e altri proselitisti cristiani: è stato prodotto da sei studenti rabbinici dello Hebrew Union College-Jewish Institute of Religion's Cincinnati School. Gli studenti hanno creato il video come strumento per insegnare perché le università ebraiche e le scuole superiori, nonché le coppie di matrimoni misti sono obiettivi primari di missionari cristiani.»
    Ricostruzionisti/Rinnovatori
    FAQ's About Jewish Renewal, su aleph.org, Aleph.org, 2007. URL consultato il 20 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2014).
    «What is ALEPH's position on so called messianic Judaism? ALEPH ha una politica di rispetto per le altre tradizioni spirituali, ma contesta le pratiche ingannevoli e non collaborerà con denominazioni che attivamente prendono di mira gli ebrei per reclutarli [come proseliti]. La nostra posizione sul cosiddetto "giudaismo messianico" è che fa parte del cristianesimo e i suoi sostenitori sarebbero più onesti a chiamarlo così.»

archive.org

arizona.edu

bibleinterp.arizona.edu

arquivo.pt

arsdisputandi.org

bbc.co.uk

books.google.com

  • Ronald L. Eisenberg, The JPS guide to Jewish traditions, Jewish Publication Society, 2004, p. 509, ISBN 0-8276-0760-1.
    «Il concetto di "dogma" ...non è un'idea basilare dell'ebraismo.»
  • Feher, Shoshanah. Passing over Easter: Constructing the Boundaries of Messianic Judaism, Rowman Altamira, 1998, ISBN 978-0-7619-8953-0, p. 140. "Non c'è da meravigliarsi di questo interesse nello sviluppare un'identità etnica ebraica se si pensa agli anni '60, l'epoca in cui sorse il Giudaismo messianico."
  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Connecticut, Greenwood Publishing Group, 2006, p. 191, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «Alla fine degli anni '60 e '70, sia gli ebrei che i cristiani si stupirono del sorgere di un forte movimento di cristiani ebrei e di ebrei cristiani.»
  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Greenwood Publishing Group, 2006, p. 194, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «L'ascesa del giudaismo messianico. Nella prima fase del movimento, durante i primi anni '70 e subito dopo, gli ebrei convertiti al cristianesimo crearono varie congregazioni di propria iniziativa. Differentemente da precedenti comunità di cristiani ebrei, le congregazioni del giudaismo messianico erano in gran parte indipendenti dal controllo di società missionarie o confessioni cristiane, sebbene desiderassero comunque l'accettazione della più ampia comunità evangelicista.»
  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Greenwood Publishing Group, 2006, p. 191, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «Sebbene il cristianesimo fosse iniziato nel primo secolo dell'era volgare come gruppo ebraico, si separò presto dall'ebraismo e affermò di rimpiazzarlo; da allora le relazioni tra le due tradizioni sono spesso state difficili. Ma nel XX secolo gruppi di giovani ebrei hanno sostenuto di aver superato le differenze storiche tra le due religioni e di aver amalgamato l'identità e le tradizioni ebraiche con la fede cristiana.»
  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Greenwood Publishing Group, 2006, pp. 194–195, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «Quando il termine riemerse in Israele negli anni '40 e '50, designò tutti gli ebrei che avevano accettato il cristianesimo nella sua forma evangelica protestante. I missionari, come il battista Robert L. Lindsey, osservarono che per gli ebrei israeliani, il termine nozrim, "cristiani" in ebraico, significava quasi automaticamente, una religione aliena, ostile. Poiché tale termine aveva reso quasi impossibile convincere gli ebrei che il cristianesimo era la loro religione, i missionari cercarono un termine più neutro, uno che non suscitasse sentimenti negativi. Scelsero Meshichyim, messianici, per superare la diffidenza e l'antagonismo del termine nozrim. Meshichyim come termine aveva anche il vantaggio di sottolineare il messianismo come componente importante della fede cristiano-evangelica che le missioni e le comunità di ebrei convertiti al cristianesimo propagavano. Trasmetteva il senso di una nuova religione innovativa, piuttosto che quello di una vecchia, negativa. Il termine veniva usato in riferimento a quegli ebrei che accettavano Gesù come loro personale salvatore, e non si applicava agli ebrei che accettavano il cattolicesimo di Roma, che in Israele sono chiamati cristiani ebrei. Il termine 'giudaismo messianico' è stato adottato negli Stati Uniti nei primi anni 1970 da quei convertiti al cristianesimo evangelico che desideravano un atteggiamento più assertivo da parte dei convertiti nei confronti delle loro radici ebraiche.»
  • Dan Cohn-Sherbok, Messianic Jewish mission, in Messianic Judaism, Londra, Continuum International Publishing Group, 2000, p. 179, ISBN 978-0-8264-5458-4, OCLC 42719687. URL consultato il 10 agosto 2010.
    «L'evangelicismo del popolo ebraico è quindi al centro del movimento messianico (ennesima impresa di cristianizzare gli ebrei).»
  • Yaakov S. Ariel, Chapter 20: The Rise of Messianic Judaism, in Evangelizing the chosen people: missions to the Jews in America, 1880–2000, Chapel Hill, North Carolina, University of North Carolina Press, 2000, p. 223, ISBN 978-0-8078-4880-7, OCLC 43708450. URL consultato il 10 agosto 2010.
    «Il giudaismo messianico, pur sostenuto l'idea di un movimento indipendente di ebrei convertiti, è rimasto una branca del movimento missionario e i legami non si sono mai interrotti. L'ascesa del giudaismo messianico è stato, per molti versi, un risultato logico della ideologia e della retorica del movimento di evangelizzazione degli ebrei, come pure la sua precoce sponsorizzazione di varie forme di espressione cristiano-ebraica. Le missioni hanno promosso il messaggio che gli ebrei che avevano abbracciato il cristianesimo non tradivano il loro patrimonio o addirittura la loro fede, ma stavano effettivamente realizzando il loro vero essere ebrei diventando cristiani. Le missioni inoltre promuovevano l'idea dispensazionalista che la Chiesa è uguale al corpo dei veri credenti cristiani e che i cristiani venivano definiti dalla loro accettazione di Gesù come Redentore personale e non dalle loro affiliazioni con denominazioni specifiche e particolari liturgie o modi di preghiera. Le missioni usavano simboli ebraici nei loro edifici e letteratura, chiamando inoltre i loro centri con nomi ebraici come Emanuel o Beth Sar Shalom. Allo stesso modo, le pubblicazioni delle missioni presentavano simboli religiosi ebraici e pratiche come l'accensione della menorah. Sebbene i missionari si allarmassero di fronte al movimento più assertivo e indipendente del giudaismo messianico, erano in realtà loro stessi i responsabili della sua concezione e, indirettamente, della sua nascita. L'ideologia, retorica e simboli che avevano promosso per generazioni, fornivano la base per la nascita di un nuovo movimento che i missionari in un primo momento respinsero come troppo estremo, ma poi accettarono e persino abbracciarono.»
  • Settings of silver: an introduction to Judaism p. 59 di Stephen M. Wylen, Paulist Press, 2000
  • Jacob Neusner, ''Defining Judaism'', in Jacob Neusner and Alan Avery-Peck, "The Blackwell companion to Judaism" (Blackwell, 2003), p.3, Books.google.com.au, 23 febbraio 2003, ISBN 978-1-57718-059-3. URL consultato il 3 marzo 2014.
  • The Jewish roots of Christological monotheism: papers from the St. Andrews conference on the historical origins of the worship of Jesus, Books.google.com, 1999, ISBN 978-90-04-11361-9. URL consultato il 3 marzo 2014.
  • pp.39 Oskar Skarsaune, In the Shadow of the Temple: Jewish Influences on Early Christianity, InterVarsity Press, 2002, ISBN 978-0-8308-2670-4. URL consultato il 4 marzo 2014.
  • Jacob, Walter (1987). Contemporary American Reform Responsa. Mars, PA: Publishers Choice Book Mfg., Books.google.com, 1987, ISBN 0-88123-003-0. URL consultato il 4 marzo 2014. pp. 100-106.
  • Annabel Keeler, "Moses from a Muslim Perspective", su: Solomon, Norman; Harries, Richard; Winter, Tim (curatori), Abraham's children: Jews, Christians, and Muslims in conversation, T&T Clark Publ. (2005), pp. 55-66.

britannica.com

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  • Daniel Boyarin, Introduzione, in A radical Jew: Paul and the politics of identity, Berkeley, University of California Press, 14 ottobre 1994, pp. 13–38, ISBN 0-520-08592-2, LCCN 93036269. URL consultato il 4 marzo 2014.
    «Paolo era motivato dal desiderio ellenistico dell'Uno, che tra le altre cose produceva un ideale di essenza umana universale, al di là di differenza e gerarchia. Questa umanità universale, tuttavia, era predicata (e lo è ancora) sul dualismo di carne e spirito, cosicché il corpo è particolare, segnato mediante la pratica come ebreo o greco, e tramite l'anatomia come maschio o femmina, ma lo spirito è universale. Paolo però non rigettava il corpo — come facevano per esempio gli gnostici — ma piuttosto promuoveva un sistema per cui il corpo aveva il suo posto, sebbene subordinato allo spirito. Il dualismo antropologico di paolo era combaciava anche con un dualismo ermeneutico. Proprio come l'essere umano è suddiviso in una componente carnale e una spirituale, così lo è anche il linguaggio stesso. È composto da segni esteriori, materiali, e significati interiori, spirituali. Quando ciò viene applicato al sistema religioso che Paolo aveva ereditato, i segni fisici, carnali, della Torah, del giudaismo storico, sono reinterpretati come simboli di quello che Paolo interpreta come requisiti e possibilità universali per l'umanità.»
  • Daniel Boyarin, "Answering the Mail", in A radical Jew: Paul and the politics of identity, Berkeley, California, University of California Press, 1994, ISBN 0-520-08592-2.
    «L'ebraicità sconvolge le categorie di identità stesse, perché non è nazionale, né genealogica, né religiosa, ma tutte queste insieme, in tensione dialettica tra loro.»

chabad.org

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  • Karaites, su encyclopedia.com. URL consultato il 5 marzo 2014.

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  • Daniel Boyarin, Introduzione, in A radical Jew: Paul and the politics of identity, Berkeley, University of California Press, 14 ottobre 1994, pp. 13–38, ISBN 0-520-08592-2, LCCN 93036269. URL consultato il 4 marzo 2014.
    «Paolo era motivato dal desiderio ellenistico dell'Uno, che tra le altre cose produceva un ideale di essenza umana universale, al di là di differenza e gerarchia. Questa umanità universale, tuttavia, era predicata (e lo è ancora) sul dualismo di carne e spirito, cosicché il corpo è particolare, segnato mediante la pratica come ebreo o greco, e tramite l'anatomia come maschio o femmina, ma lo spirito è universale. Paolo però non rigettava il corpo — come facevano per esempio gli gnostici — ma piuttosto promuoveva un sistema per cui il corpo aveva il suo posto, sebbene subordinato allo spirito. Il dualismo antropologico di paolo era combaciava anche con un dualismo ermeneutico. Proprio come l'essere umano è suddiviso in una componente carnale e una spirituale, così lo è anche il linguaggio stesso. È composto da segni esteriori, materiali, e significati interiori, spirituali. Quando ciò viene applicato al sistema religioso che Paolo aveva ereditato, i segni fisici, carnali, della Torah, del giudaismo storico, sono reinterpretati come simboli di quello che Paolo interpreta come requisiti e possibilità universali per l'umanità.»

faqs.org

google.co.uk

books.google.co.uk

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books.google.com.au

  • Sarah Stroumsa, Maimonides in His World: Portrait of a Mediterranean Thinker, Princeton University Press, 2009 pp.65-66: "...ben sappiamo il grado di coinvolgimento di Maimonide nella più ampia cultura islamica. Sappiamo per esempio che, per quanto riguarda la scienza e l'apprendimento, egli era profondamente immerso nella cultura dei ḥadīth e fece del suo meglio per rimanere al passo con gli sviluppi che si verificavano in essa. La riluttanza a riconoscere la sua familiarità con la Legge islamica è quindi sconcertante, soprattutto perché non vi è alcuna prova di questa riluttanza da parte di Maimonide." (p. 65).

harrisinteractive.com

hebrew4christians.net

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  • Jewish Conversion - Giyur, su JerusalemCouncil.org, JerusalemCouncil.org, 2009. URL consultato il 5 febbraio 2009.
    «Riconosciamo il desiderio delle genti delle nazioni di convertirsi all'Ebraismo, tramite HaDerech (La Via) (Giudaismo messianico), una setta dell'Ebraismo.»

jewfaq.org

jewishdatabank.org

jewishencyclopedia.com

jewishvirtuallibrary.org

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it.kabbalah.com

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  • I Libri dei Melachim (Re) e Libro di Yeshaiahu (Isaia) nel Tanakh contengono alcuni dei numerosi resoconti biblici dei re israeliti e porzioni dell'antica popolazione di Israele che adora altri dei. Per esempio: "le sue [di Salomone] donne l'attirarono verso dei stranieri... Salomone seguì Astàrte, dea di quelli di Sidòne, e Milcom, obbrobrio degli Ammoniti. Salomone commise quanto è male agli occhi del Signore e non fu fedele al Signore come lo era stato Davide suo padre" (da 1Re 11:4-10, su laparola.net.); Re Achab "si mise a servire Baal e a prostrarsi davanti a lui. Acab eresse anche un palo sacro e compì ancora altre cose irritando il Signore Dio di Israele, più di tutti i re di Israele suoi predecessori.( 1Re 16:31-33, su laparola.net.); il profeta Isaia condanna il popolo che "prepara una tavola per [l'idolo] Gad e riempie per [l'idolo] Menì la coppa di vino drogato"( Isaia 65:11-12, su laparola.net.).
  • Genesi 17:3-8, su laparola.net.: Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: «Eccomi: la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò. E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te nasceranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. Darò a te e alla tua discendenza dopo di te il paese dove sei straniero, tutto il paese di Canaan in possesso perenne; sarò il vostro Dio»; Genesi 22:17-18, su laparola.net.: «Io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce.»
  • Esodo 20:3, su laparola.net. "Non avrai altri dei di fronte a me"; Deuteronomio 6:5, su laparola.net. "Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze."
  • Levitico 19:18, su laparola.net. "Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore."
  • Genesi 49:9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  • Zaccaria 6:11, su laparola.net.; Daniele 11:21, su laparola.net.
  • Isaia 1:22, su laparola.net.; Geremia 6:30, su laparola.net.
  • Levitico 26:19, su laparola.net.; Geremia 15:12, su laparola.net.; Giobbe 11:18, su laparola.net.
  • Isaia 9:17, su laparola.net.
  • Dt 6.4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  • Commentario a Esodo3, 11-15, su laparola.net. in laparola.net.
  • Geremia 23:29, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  • Deuteronomio 6:4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  • Isaia 1:18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  • Ester 9:22, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.

loc.gov

lccn.loc.gov

  • Daniel Boyarin, Introduzione, in A radical Jew: Paul and the politics of identity, Berkeley, University of California Press, 14 ottobre 1994, pp. 13–38, ISBN 0-520-08592-2, LCCN 93036269. URL consultato il 4 marzo 2014.
    «Paolo era motivato dal desiderio ellenistico dell'Uno, che tra le altre cose produceva un ideale di essenza umana universale, al di là di differenza e gerarchia. Questa umanità universale, tuttavia, era predicata (e lo è ancora) sul dualismo di carne e spirito, cosicché il corpo è particolare, segnato mediante la pratica come ebreo o greco, e tramite l'anatomia come maschio o femmina, ma lo spirito è universale. Paolo però non rigettava il corpo — come facevano per esempio gli gnostici — ma piuttosto promuoveva un sistema per cui il corpo aveva il suo posto, sebbene subordinato allo spirito. Il dualismo antropologico di paolo era combaciava anche con un dualismo ermeneutico. Proprio come l'essere umano è suddiviso in una componente carnale e una spirituale, così lo è anche il linguaggio stesso. È composto da segni esteriori, materiali, e significati interiori, spirituali. Quando ciò viene applicato al sistema religioso che Paolo aveva ereditato, i segni fisici, carnali, della Torah, del giudaismo storico, sono reinterpretati come simboli di quello che Paolo interpreta come requisiti e possibilità universali per l'umanità.»
  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Connecticut, Greenwood Publishing Group, 2006, p. 191, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «Alla fine degli anni '60 e '70, sia gli ebrei che i cristiani si stupirono del sorgere di un forte movimento di cristiani ebrei e di ebrei cristiani.»
  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Greenwood Publishing Group, 2006, p. 194, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «L'ascesa del giudaismo messianico. Nella prima fase del movimento, durante i primi anni '70 e subito dopo, gli ebrei convertiti al cristianesimo crearono varie congregazioni di propria iniziativa. Differentemente da precedenti comunità di cristiani ebrei, le congregazioni del giudaismo messianico erano in gran parte indipendenti dal controllo di società missionarie o confessioni cristiane, sebbene desiderassero comunque l'accettazione della più ampia comunità evangelicista.»
  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Greenwood Publishing Group, 2006, p. 191, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «Sebbene il cristianesimo fosse iniziato nel primo secolo dell'era volgare come gruppo ebraico, si separò presto dall'ebraismo e affermò di rimpiazzarlo; da allora le relazioni tra le due tradizioni sono spesso state difficili. Ma nel XX secolo gruppi di giovani ebrei hanno sostenuto di aver superato le differenze storiche tra le due religioni e di aver amalgamato l'identità e le tradizioni ebraiche con la fede cristiana.»
  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Greenwood Publishing Group, 2006, pp. 194–195, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «Quando il termine riemerse in Israele negli anni '40 e '50, designò tutti gli ebrei che avevano accettato il cristianesimo nella sua forma evangelica protestante. I missionari, come il battista Robert L. Lindsey, osservarono che per gli ebrei israeliani, il termine nozrim, "cristiani" in ebraico, significava quasi automaticamente, una religione aliena, ostile. Poiché tale termine aveva reso quasi impossibile convincere gli ebrei che il cristianesimo era la loro religione, i missionari cercarono un termine più neutro, uno che non suscitasse sentimenti negativi. Scelsero Meshichyim, messianici, per superare la diffidenza e l'antagonismo del termine nozrim. Meshichyim come termine aveva anche il vantaggio di sottolineare il messianismo come componente importante della fede cristiano-evangelica che le missioni e le comunità di ebrei convertiti al cristianesimo propagavano. Trasmetteva il senso di una nuova religione innovativa, piuttosto che quello di una vecchia, negativa. Il termine veniva usato in riferimento a quegli ebrei che accettavano Gesù come loro personale salvatore, e non si applicava agli ebrei che accettavano il cattolicesimo di Roma, che in Israele sono chiamati cristiani ebrei. Il termine 'giudaismo messianico' è stato adottato negli Stati Uniti nei primi anni 1970 da quei convertiti al cristianesimo evangelico che desideravano un atteggiamento più assertivo da parte dei convertiti nei confronti delle loro radici ebraiche.»

mesora.org

  • Maimonides’ 13 Foundations of Judaism, su mesora.org, Mesora.
    «Tuttavia se egli rigetta uno di questi fondamenti, abbandona la nazione ed è chiamato eretico, negatore dei principi fondamentali e deve essere chiamato eretico, ecc.»

mfa.gov.il

museoebraico.it

myjewishlearning.com

nishmas.org

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  • Corano Sūra 19:51: "Ricorda Mosè nel Libro. In verità era un eletto, un messaggero, un profeta."

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  • What Do Jews Believe?, su mechon-mamre.org, Mechon Mamre. URL consultato il 3 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2009).
    «Il più vicino che qualcuno sia mai arrivato a creare un elenco largamente accettato di credenze ebraiche sono i tredici principi di fede di Maimonide.»
  • Rietti, Rabbi Jonathan, How Do You Know the Exodus Really Happened?, su jewishinspiration.com (archiviato dall'url originale il 18 settembre 2004). la parola "emunah" è stata tradotta incorrettamente nella Bibbia di re Giacomo semplicemente con "credenza" o "fede", quando in verità significa convinzione, che è una conoscenza molto più enfatica di Dio sulla base dell'esperienza.
  • Robert Gordis, Torah MiSinai:Conservative Views, su A Modern Approach to a Living Halachah, Masorti World (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2007).
    «La Torah è un'emanazione di Dio... Questo concetto non significa per noi che il processo di rivelazione sia consistito di un dettato da parte di Dio.»
  • What are the Standards of the UMJC?, su FAQ, Union of Messianic Jewish Congregations, giugno 2004. URL consultato il 3 luglio 2000 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2011).
    «1. Crediamo in un solo D-o, eternamente esistente in tre persone, Padre, Figlio e Spirito Santo.
    2. Crediamo nella divinità di Yeshua Sign-re, il Messia, nella Sua nascita virginale, nella Sua vita senza peccato, nei suoi miracoli, nella Sua morte vicaria ed espiatoria tramite il Suo sangue versato, la Sua risurrezione corporea, la Sua ascensione alla destra del Padre, e il Suo ritorno personale in potenza e gloria.»
  • Israel b. Betzalel, Trinitarianism, su jerusalemcouncil.org, 2009. URL consultato il 3 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 27 aprile 2009).
    «Ecco quindi chi è Yeshua: non semplicemente uomo, e come uomo non è da Adamo, ma da Dio. Egli è il Verbo di HaShem, il Memra, il Davar, il Giusto, non divenuto giusto, bensì giusto. Egli è chiamato Figlio di Dio, è l'agente di HaShem chiamato HaShem, ed è con “HaShem” che interagiamo e non muoriamo.»
  • Do I need to be Circumcised?, su jerusalemcouncil.org, 10/02/2009. URL consultato il 6 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2010).
    «Per convertirsi alla setta ebraica di HaDerech, accettando Gesù come tuo Re è il primo atto del cuore che si volge verso HaShem e la Sua Torah - siccome non si può obbedire a un comandamento di Dio se prima non lo si ama, e noi amiamo Dio seguendo il suo Messia. Se prima non si accetta Gesù come il Re e quindi lo si obbedisce, essere circoncisi ai fini della conversione ebraica ti guadagna solo l'accesso alla comunità ebraica. Non significa nulla quando si tratta di ereditare un posto nel Mondo a venire...»
  • Ortodossi
    Shraga Simmons, Why Jews Don't Believe in Jesus, su aish.com, Aish HaTorah. URL consultato il 6 marzo 2014.
    «Gli ebrei non accettano Gesù come messia perché:
    1). Gesù non realizzò le profezie messianiche. 2). Gesù non rappresentò le qualifiche personali del Messia. 3). I versetti biblici che "si riferiscono" a Gesù sono traduzioni errate. 4). La fede ebraica si basa sulla rivelazione nazionale.»
    Conservatori
    Jonathan Waxman, Messianic Jews Are Not Jews, su uscj.org, United Synagogue of Conservative Judaism, 2006. URL consultato il 14 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2006).
    «Cristiani ebrei, ebrei cristiani, ebrei per Gesù, ebrei messianici, ebrei realizzati. Il nome cambia nel corso dei tempi, ma tutti i nomi riflettono lo stesso fenomeno: chi asserisce di trovarsi a cavallo della recinzione teologica tra cristianesimo ed ebraismo, in verità è fermamente dalla parte cristiana... Dobbiamo affermare, come ha fatto la Corte Suprema israeliana nel noto caso di Frate Daniel, che adottare il cristianesimo vuol dire esser usciti fuori della comunità ebraica.»
    Riformati
    Missionary Impossible, su huc.edu, Hebrew Union College, 9 agosto 1999. URL consultato il 14 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2006).
    «"Missionary Impossible", una fantasiosa guida video e vademecum per insegnanti, educatori e rabbini utile per insegnare a giovani ebrei come riconoscere e rispondere agli "ebrei-di-Gesù", "giudei messianici" e altri proselitisti cristiani: è stato prodotto da sei studenti rabbinici dello Hebrew Union College-Jewish Institute of Religion's Cincinnati School. Gli studenti hanno creato il video come strumento per insegnare perché le università ebraiche e le scuole superiori, nonché le coppie di matrimoni misti sono obiettivi primari di missionari cristiani.»
    Ricostruzionisti/Rinnovatori
    FAQ's About Jewish Renewal, su aleph.org, Aleph.org, 2007. URL consultato il 20 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2014).
    «What is ALEPH's position on so called messianic Judaism? ALEPH ha una politica di rispetto per le altre tradizioni spirituali, ma contesta le pratiche ingannevoli e non collaborerà con denominazioni che attivamente prendono di mira gli ebrei per reclutarli [come proseliti]. La nostra posizione sul cosiddetto "giudaismo messianico" è che fa parte del cristianesimo e i suoi sostenitori sarebbero più onesti a chiamarlo così.»
  • Jewish Contributions to Civilization: An Estimate Archiviato il 6 luglio 2012 in Internet Archive. (libro).
  • Karaite Jewish University, su kjuonline.com. URL consultato il 3 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 25 agosto 2010).
  • Daniel Septimus, The Thirteen Principles of Faith, su myjewishlearning.com. URL consultato il 3 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2015).
  • Per questa sezione specifica, con la descrizione dei codici specifici, si veda il sito Jewish Law (Legge Ebraica) Archiviato il 24 febbraio 2014 in Internet Archive., alle voci relative e nei testi citati.
  • Jewish Virtual Library, s.v. "Halakha/Aggadata/Midrash" Archiviato il 12 gennaio 2017 in Internet Archive..
  • Simcha Bart, Why is a kittel worn on Yom Kippur, su askmoses.com. URL consultato il 5 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2011).
  • Avi Kehat, Torah tidbits, su ou.org. URL consultato il 5 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2007).
  • Per questa sezione e sottosezioni, si consulti "Festivals" Archiviato il 24 dicembre 2008 in Internet Archive., su Encyclopaedia Judaica.
  • "Kosher certification" Archiviato il 6 giugno 2011 in Internet Archive. su Oukosher (EN)
  • Sito ufficiale multilingue, quello italiano a [2] Archiviato il 7 marzo 2014 in Internet Archive..
  • Reform Judaism, su religionfacts.com, ReligionFacts. URL consultato il 3 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2015).
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  • "World Jewish Population, 2010" Archiviato il 9 febbraio 2012 in Internet Archive. di Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme.
  • "Once More, Once More: Derrida, the Jew, the Arab" di Gil Anidjar Acts of Religion Archiviato il 22 ottobre 2013 in Internet Archive.. New York & Londra, Routledge 2001 ISBN 0-415-92400-6/0-415-92401-4
  • National Jewish Population Survey e relative statistiche Copia archiviata (PDF), su jewishfederations.org. URL consultato il 30 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2010). & Copia archiviata, su jewishfederations.org. URL consultato il 6 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2014).
  • "Religious service attendance at least once a month" Archiviato il 9 gennaio 2011 in Internet Archive. di Humphrey Taylor, The Harris Poll® (15/10/2003) (EN)
  • Elliot N. Dorff, This is My Beloved, This is My Friend: A Rabbinic Letter on Intimate relations Archiviato il 6 marzo 2014 in Internet Archive., 1994, p. 27.
  • Museo Ebraico di Venezia Archiviato il 19 aprile 2014 in Internet Archive..

worldcat.org

  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Connecticut, Greenwood Publishing Group, 2006, p. 191, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «Alla fine degli anni '60 e '70, sia gli ebrei che i cristiani si stupirono del sorgere di un forte movimento di cristiani ebrei e di ebrei cristiani.»
  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Greenwood Publishing Group, 2006, p. 194, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «L'ascesa del giudaismo messianico. Nella prima fase del movimento, durante i primi anni '70 e subito dopo, gli ebrei convertiti al cristianesimo crearono varie congregazioni di propria iniziativa. Differentemente da precedenti comunità di cristiani ebrei, le congregazioni del giudaismo messianico erano in gran parte indipendenti dal controllo di società missionarie o confessioni cristiane, sebbene desiderassero comunque l'accettazione della più ampia comunità evangelicista.»
  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Greenwood Publishing Group, 2006, p. 191, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «Sebbene il cristianesimo fosse iniziato nel primo secolo dell'era volgare come gruppo ebraico, si separò presto dall'ebraismo e affermò di rimpiazzarlo; da allora le relazioni tra le due tradizioni sono spesso state difficili. Ma nel XX secolo gruppi di giovani ebrei hanno sostenuto di aver superato le differenze storiche tra le due religioni e di aver amalgamato l'identità e le tradizioni ebraiche con la fede cristiana.»
  • Yaakov Ariel, Judaism and Christianity Unite! The Unique Culture of Messianic Judaism, in Eugene V. Gallagher e W. Michael Ashcraft (a cura di), Jewish and Christian Traditions, Introduction to New and Alternative Religions in America, vol. 2, Westport, Greenwood Publishing Group, 2006, pp. 194–195, ISBN 978-0-275-98714-5, LCCN 2006022954, OCLC 315689134.
    «Quando il termine riemerse in Israele negli anni '40 e '50, designò tutti gli ebrei che avevano accettato il cristianesimo nella sua forma evangelica protestante. I missionari, come il battista Robert L. Lindsey, osservarono che per gli ebrei israeliani, il termine nozrim, "cristiani" in ebraico, significava quasi automaticamente, una religione aliena, ostile. Poiché tale termine aveva reso quasi impossibile convincere gli ebrei che il cristianesimo era la loro religione, i missionari cercarono un termine più neutro, uno che non suscitasse sentimenti negativi. Scelsero Meshichyim, messianici, per superare la diffidenza e l'antagonismo del termine nozrim. Meshichyim come termine aveva anche il vantaggio di sottolineare il messianismo come componente importante della fede cristiano-evangelica che le missioni e le comunità di ebrei convertiti al cristianesimo propagavano. Trasmetteva il senso di una nuova religione innovativa, piuttosto che quello di una vecchia, negativa. Il termine veniva usato in riferimento a quegli ebrei che accettavano Gesù come loro personale salvatore, e non si applicava agli ebrei che accettavano il cattolicesimo di Roma, che in Israele sono chiamati cristiani ebrei. Il termine 'giudaismo messianico' è stato adottato negli Stati Uniti nei primi anni 1970 da quei convertiti al cristianesimo evangelico che desideravano un atteggiamento più assertivo da parte dei convertiti nei confronti delle loro radici ebraiche.»
  • Dan Cohn-Sherbok, Messianic Jewish mission, in Messianic Judaism, Londra, Continuum International Publishing Group, 2000, p. 179, ISBN 978-0-8264-5458-4, OCLC 42719687. URL consultato il 10 agosto 2010.
    «L'evangelicismo del popolo ebraico è quindi al centro del movimento messianico (ennesima impresa di cristianizzare gli ebrei).»
  • Yaakov S. Ariel, Chapter 20: The Rise of Messianic Judaism, in Evangelizing the chosen people: missions to the Jews in America, 1880–2000, Chapel Hill, North Carolina, University of North Carolina Press, 2000, p. 223, ISBN 978-0-8078-4880-7, OCLC 43708450. URL consultato il 10 agosto 2010.
    «Il giudaismo messianico, pur sostenuto l'idea di un movimento indipendente di ebrei convertiti, è rimasto una branca del movimento missionario e i legami non si sono mai interrotti. L'ascesa del giudaismo messianico è stato, per molti versi, un risultato logico della ideologia e della retorica del movimento di evangelizzazione degli ebrei, come pure la sua precoce sponsorizzazione di varie forme di espressione cristiano-ebraica. Le missioni hanno promosso il messaggio che gli ebrei che avevano abbracciato il cristianesimo non tradivano il loro patrimonio o addirittura la loro fede, ma stavano effettivamente realizzando il loro vero essere ebrei diventando cristiani. Le missioni inoltre promuovevano l'idea dispensazionalista che la Chiesa è uguale al corpo dei veri credenti cristiani e che i cristiani venivano definiti dalla loro accettazione di Gesù come Redentore personale e non dalle loro affiliazioni con denominazioni specifiche e particolari liturgie o modi di preghiera. Le missioni usavano simboli ebraici nei loro edifici e letteratura, chiamando inoltre i loro centri con nomi ebraici come Emanuel o Beth Sar Shalom. Allo stesso modo, le pubblicazioni delle missioni presentavano simboli religiosi ebraici e pratiche come l'accensione della menorah. Sebbene i missionari si allarmassero di fronte al movimento più assertivo e indipendente del giudaismo messianico, erano in realtà loro stessi i responsabili della sua concezione e, indirettamente, della sua nascita. L'ideologia, retorica e simboli che avevano promosso per generazioni, fornivano la base per la nascita di un nuovo movimento che i missionari in un primo momento respinsero come troppo estremo, ma poi accettarono e persino abbracciarono.»
  • Matteo Finco, La questione ecologica nella società-mondo. Sviluppo e sostenibilità: una semantica attuale?, in Desenvolvimento Socioeconômico em Debate, vol. 5, n. 1, 29 maggio 2019, pp. 62, DOI:10.18616/rdsd.v5i1.5052, ISSN 2446-5496 (WC · ACNP). URL consultato il 15 giugno 2023.