Svetonio, IX, 1: Deinde in Macedonia corniculo, mox equo meruit, functusque militia studia repetiit.Gaio Svetonio Tranquillo, De grammaticis et rhetoribus.
Svetonio, IX, 1: Professus diu in patria quinquagesimo demum anno Romam consule Cicerone transiit docuitque maiore fama quam emolumento.Gaio Svetonio Tranquillo, De grammaticis et rhetoribus.
Svetonio, IX, 1: Namque iam persenex pauperem se et habitare sub tegulis quodam scripto fatetur.Gaio Svetonio Tranquillo, De grammaticis et rhetoribus.
Svetonio, IX, 4. Si tratta di una frecciata che Orbilio indirizzò nel corso di un processo in cui era stato chiamato a testimoniare contro un ottimate: l'avvocato della difesa, non conoscendolo, gli chiese che professione praticasse, ed egli rispose che era solito "spostare i gobbi dal sole all'ombra", riferendosi all'imputato che era gobbo. L'oscurità della battuta è testimoniata dal fatto che il medesimo aneddoto è riferito anche da Macrobio, II, 6, 4, ma con nomi e parole differenti. Gaio Svetonio Tranquillo, De grammaticis et rhetoribus.
Svetonio, IX, 5: Vixit prope ad centesimum aetatis annum, amissa iam pridem memoria, ut versus Bibaculi docet.Gaio Svetonio Tranquillo, De grammaticis et rhetoribus.
Svetonio, IX, 6: Statua eius Beneventi ostenditur in Capitolio ad sinistrum latus marmorea, habitu sedentis ac palliati, appositis duobus scriniis.Gaio Svetonio Tranquillo, De grammaticis et rhetoribus.
Svetonio, IX, 2: Librum etiam cui est titulus †Perialogos† edidit, continentem querelas de iniuriis quas professores neglegentia aut ambitione parentum acciperent. Gaio Svetonio Tranquillo, De grammaticis et rhetoribus.
Orbilius Pupillus è traducibile con "orfanello minorenne" (vedi il lemma Pupillus nel Dizionario Olivetti, per cui il pupillus era il soggetto che necessitava di tutela parentale in caso di morte dei genitori fino ai 25 anni.
google.it
books.google.it
Frisone, cap. V: «E poiché l'umile mestiere di docente era riservato ai cittadini collocati nei livelli più bassi della scala sociale o ai liberti e agli schiavi, si sentiva umiliato e con percosse sfogava sugli alunni la sua frustrazione dovuta pure al fallimento della pubblicazione di un'opera biografica mediocre.» Pasquale Frisone, Vita nell'antica Roma Repubblicana, Novoli (LE), Elison Publishing, 2017, ISBN978-886963126-9.
Santamaita, § 3.3: «...a Orbilio interessava che Orazio apprendesse il corretto uso della lingua latina; se per raggiungere questo obiettivo era necessario picchiare il giovinetto, ebbene lo picchiava senza tanti scrupoli, e anzi con la più profonda convinzione di agire "per il suo bene" [...] si trattava di una convinzione molto diffusa tra gli educatori, [...] agli occhi di chi lo praticava quel metodo garantiva [...] una buona conoscenza della grammatica [...] un salutare rispetto per la figura del magister, nonché per estensione dell'autorità in quanto tale. I maestri non avevano uno status sociale di rilievo, come tutti coloro che dovevano lavorare per vivere: ormai nella Roma repubblicana era decaduto il valore del lavoro, uno dei presidi fondamentali dell'età arcaica». Saverio Santamaita, Storia dell'educazione e delle pedagogie, Milano, Bruno Mondadori, 2013, ISBN978-886159662-7.
Svetonio, IX, 4. Si tratta di una frecciata che Orbilio indirizzò nel corso di un processo in cui era stato chiamato a testimoniare contro un ottimate: l'avvocato della difesa, non conoscendolo, gli chiese che professione praticasse, ed egli rispose che era solito "spostare i gobbi dal sole all'ombra", riferendosi all'imputato che era gobbo. L'oscurità della battuta è testimoniata dal fatto che il medesimo aneddoto è riferito anche da Macrobio, II, 6, 4, ma con nomi e parole differenti. Gaio Svetonio Tranquillo, De grammaticis et rhetoribus.
Vedi anche Frisone, cap. V: La professione di maestro di scuola era scarsamente considerata e poco retribuita. Il compenso consisteva nella modesta cifra di otto assi per alunno e in piccoli saltuari donativi da parte delle famiglie degli scolari. Questa misera condizione fu prevalente per tutta l'età repubblicana e cambiò solamente in epoca imperiale quando Vespasiano riconobbe l'importante ruolo degli educatori, stabilendo uno stipendio annuo di 100.000 sesterzi tratti dalla cassa imperiale privata, il fiscus. Pasquale Frisone, Vita nell'antica Roma Repubblicana, Novoli (LE), Elison Publishing, 2017, ISBN978-886963126-9.