Mirkhond, IV, 235. Mirkhond, cap. 23. Rawżat aṣ-ṣafāʾ,of Mirkhond, in Henry M. Elliot e John Dowson (a cura di), The History of India, as Told by Its Own Historians. The Muhammadan Period, vol. 4, Londra, Trübner & Co., 1871.
Mirkhond, IV, 237. Mirkhond, cap. 23. Rawżat aṣ-ṣafāʾ,of Mirkhond, in Henry M. Elliot e John Dowson (a cura di), The History of India, as Told by Its Own Historians. The Muhammadan Period, vol. 4, Londra, Trübner & Co., 1871.
Mirkhond, IV, 242-243. Mirkhond, cap. 23. Rawżat aṣ-ṣafāʾ,of Mirkhond, in Henry M. Elliot e John Dowson (a cura di), The History of India, as Told by Its Own Historians. The Muhammadan Period, vol. 4, Londra, Trübner & Co., 1871.
Mirkhond, IV, 102. Mirkhond, cap. 23. Rawżat aṣ-ṣafāʾ,of Mirkhond, in Henry M. Elliot e John Dowson (a cura di), The History of India, as Told by Its Own Historians. The Muhammadan Period, vol. 4, Londra, Trübner & Co., 1871.
Rielaborando e adattando le vicende ai gusti letterari della sua epoca, Mirkhond, vissuto nell'epoca dell'impero timuride, si ispira a contenuti tratti dal Maliknama ("Libro del Re"), un'opera probabilmente realizzata, almeno in parte, basandosi su fonti orali turche e incentrata perlopiù sulle origini dei Selgiuchidi: Peacock (2015), p. 13. (EN) Andrew C.S. Peacock, Great Seljuk Empire, Edinburgh University Press, 2015, ISBN978-07-48-69807-3.
Gli Oghuz convertitisi all'Islam divennero noti come «Turcomanni» (Türkmen) già nel X secolo (Peacock (2010), pp. 48-53). Gli autori musulmani, tuttavia, continuarono spesso ad applicare il termine "Oghuz" (o "Ghuzz") per descrivere anche i Turcomanni musulmani, di solito con un'accezione negativa. Non si può inoltre escludere che alcuni gruppi descritti come "Turcomanni" dalle fonti fossero ancora pagani (Peacock (2010), pp. 124-125). Sebbene storicamente siano esistiti Oghuz/Turcomanni vissuti nelle città, entrambe le parole indicano sovente un individuo o un gruppo dedito al nomadismo. Nel corso di questo articolo, adattandosi a una scelta stilistica di alcuni autori moderni (Peacock (2015), p. 27), si ricorrerà a "Turcomanni" per riferirsi ai sudditi nomadi dei Selgiuchidi, salvo il caso in cui non siano le fonti primarie stesse a impiegare una differente terminologia. (EN) Andrew C.S. Peacock, Early Seljuq History, 1ª ed., 2010, ISBN978-04-15-86482-4. (EN) Andrew C.S. Peacock, Early Seljuq History, 1ª ed., 2010, ISBN978-04-15-86482-4. (EN) Andrew C.S. Peacock, Great Seljuk Empire, Edinburgh University Press, 2015, ISBN978-07-48-69807-3.
I resoconti relativi a questo evento differiscono, evidentemente come risultato di un tentativo dei cronisti di mitigare le profonde differenze tra Tughrıl e Chaghrı. L'autore persiano medievale Bundari afferma che Chaghrı possedeva i territori dall'Oxus a Nishapur, mentre İbrahim Yinal, fratellastro o cugino materno di Tughrıl, ricevette il Quhistan e i dintorni di Gorgan, e il figlio di Musa Yabghu, Abu 'Ali al-Hasan, ottenne Herat, Bushanj, il Sistan e il Ghowr. Anche un'altra fonte dell'epoca concorda con tali affermazioni, sostenendo però che i territori da Nishapur all'Oxus furono assegnati a Chaghrı da Tughrıl e rimarcando anche lo status minore di Chaghrı, indicato con il titolo di malik, in contrapposizione a Tughrıl, chiamato sultano. Nishapuri attesta che Chaghrı prese Merv e la maggior parte del Khorasan, Musa Yabghu Bust, Herat, Esfezar e il Sistan, mentre al figlio di Chaghrı, Qavurt, furono concesse Tabas e Kerman, mentre a Tughrıl fu assegnato l'ovest non ancora conquistato. A Qutlumush, figlio di Arslan Isra'il, sarebbero state concesse Gorgan e Damghan, mentre a Yaquti b. Chaghrı furono assegnati Abhar, Zanjan e l'Azerbaigian: Peacock (2015), p. 40. (EN) Andrew C.S. Peacock, Great Seljuk Empire, Edinburgh University Press, 2015, ISBN978-07-48-69807-3.
Secondo alcune fonti, Tughrıl avrebbe elevato al rango di capitale Esfahan, ma gli storici moderni ritengono che ebbe dei legami fugaci con quella città: Peacock (2015), p. 52. (EN) Andrew C.S. Peacock, Great Seljuk Empire, Edinburgh University Press, 2015, ISBN978-07-48-69807-3.