Leslie Benson, Yugoslavia: A Concise History, Hampshire, palgrave macmillan, 2001, p. 42, ISBN 0333792416.
«Nel giro di tre mesi, Davidoviç era fuori dal suo incarico. Le buffonate anticonformiste di Radiç si rivelarono di nuovo un handicap fatale nel tentativo di costruire un'opposizione unita. [...] I radicali colsero l'occasione per accusare Radiç di cospirare con il bolscevismo ateo. Usando la loro influenza a Corte, Pasiç e Pribiceviç crearono una campagna per abbattere il governo in nome dei sacrificati in guerra. Mentre Radiç continuava ad attaccare «i militaristi e gli imbroglioni» a Belgrado, il ministro della guerra, il generale Hadziç, dichiarò che non poteva continuare in un governo associato all'HRSS, ed escogitò di abbatterlo. Davidoviç spiegò privatamente che il re lo aveva costretto alle dimissioni, e si lamentò della sovversione del governo civile da parte dei generali, che avevano costantemente esagerato il livello di agitazione nel paese nei loro rapporti ad Aleksandar.»