Affreschi della Galleria Farnese (Italian Wikipedia)

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  • Tra le ipotesi avanzate per spiegare lo spirito edonistico delle pitture della Galleria vi è anche quella di una voluta provocazione di Odoardo Farnese al papa Clemente VIII Aldobrandini, uomo di esasperata pudicizia. Poco dopo essere asceso al soglio, infatti, il papa Aldobrandini obbligò Odoardo a far rivestire la statua dell'allegoria della Giustizia della tomba del suo avo Paolo III (sita nella Basilica di San Pietro in Vaticano), scultura originariamente nuda. Il cardinal Farnese obbedì (la Giustiza venne quindi ricoperta con un'ampia veste di piombo, ancora presente), ma non gradì l'episodio. Di qui la decisione di decorare la sua dimora con pitture al limite del licenzioso, per far presente al nuovo papa che il Farnese a casa sua faceva pur sempre quel che voleva. Gesto, quello di Odoardo, che forse ribadiva anche la consapevolezza di provenire una stirpe che si considerava di nobiltà enormemente superiore a quella degli Aldobrandini.
  • Il tema ebbe particolare fortuna in ambito carraccesco. Il poeta Giovan Battista Marino - tra i maggiori letterati del secolo barocco - commissionò, nel 1608, a Ludovico Carracci una composizione con Salmaci ed Ermafrodito, chiedendo esplicitamente al pittore di enfatizzare l’aspetto erotico della vicenda. Lo stesso Marino dedicò poi uno dei madrigali della sua Galeria (pubblicata nel 1619 ma portata a termine qualche tempo prima) ad un dipinto di Ludovico sempre dedicato allo stesso soggetto (anche se non è chiaro se si tratti del dipinto commissionato in precedenza). L’opera di Ludovico cui è dedicato il madrigale non è mai stata individuata (e potrebbe essere perduta), ma si conserva una tela di Francesco Albani (Galleria Sabauda) che sembra sovrapponibile alla descrizione del Marino e che quindi potrebbe esserne una derivazione. Il dipinto dell’Albani è compositivamente vicino al tondo farnesiano di Annibale che pertanto potrebbe essere stato la fonte di Ludovico per l’opera oggetto dei versi della Galeria.
  • J. R. Martin, The Farnese Gallery, cit., p. 94. In verità agli Uffizi si trovano due antiche raffigurazioni scultoree di questo tipo, una nota come Marsia rosso e l’altra come Marsia bianco: lo studioso canadese non specifica meglio a quale statua faccia riferimento.