Come rilevato dalla stessa Corte Costituzionale nella sentenza n. 96 del 9 aprile 1981, in cui al primo punto si legge: "Il legislatore, prevedendo una sanzione penale per chiunque sottoponga una persona al proprio potere in modo da ridurla in totale stato di soggezione, avrebbe in realtà affidato all'arbitraria determinazione del giudice l'individuazione in concreto degli elementi costitutivi di un reato a dolo generico, a condotta libera e ad evento non determinato. Il pericolo di arbitrio, sotto il profilo della eccessiva dilatazione della fattispecie penale, sarebbe tanto più evidente considerando come il riferimento al "totale stato di soggezione" può condurre ad una applicazione della norma a situazioni di subordinazione psicologica del tutto lecite e spesso riconosciute e protette dall'ordinamento giuridico, quali il proselitismo religioso, politico o sindacale."
Si consideri l'udienza della Corte Costituzionale del 19 dicembre 1979, sul tema "Il reato di plagio, previsto dal codice Rocco e abolito nel 1981 con una sentenza della Corte Costituzionale, e l'iniziativa radicale...", in cui intervennero tra gli altri gli avvocati Mauro Mellini e Rocco Ventre. Gli interventi dei due relatori sono ascoltabili sul sito di radioradicale.