(DE) Ulrich Niess, Hochmeister Karl von Trier (1311-1324): Stationen einer Karriere im Deutschen Orden, Elwert, 1992, p. 54, ISBN 978-37-70-80976-9.
«Ben presto sorsero tensioni tra i pomerano-cuiavi di guardia al castello e le unità in arrivo dell'ordine che portarono al ritiro della coalizione dalla postazione difensiva. Si allontanarono anche le truppe di Brandeburgo, che, come già detto, si trovarono completamente spiazzate per via dell'inatteso intervento dell'ordine. La città di Danzica, dal canto suo, aprì le porte alle unità della Pomerania e della Cuiavia che si ritiravano dal castello. I capi della civitas, colpiti dal diritto tedesco, ovviamente volevano ancora unirsi al Margraviato, ma si rifiutavano di far entrare l'esercito dell'ordine. Ne seguirono dei combattimenti, in seguito ai quali il centro abitato fu costretto ad arrendersi il 13 novembre 1308: Heinrich von Plötzke supervisionò personalmente l'operazione. Tuttavia, scontri prolungati o battaglie con perdite pesanti non ebbero luogo e quindi gli attaccanti non si possono definire responsabili della pesante estensione della distruzione di cui soprattutto la Rechtstadt, la civitas, fu vittima. [...] Pare che lo stato maggiore dell'ordine pretese ai locali la distruzione delle fortificazioni - una misura che Mestwin II aveva già ordinato nel 1272. Nonostante questa imposizione, la città rifiutò di metterlo in atto, appellandosi ai suoi privilegi e probabilmente anche al fatto che i teutonici non avevano alcuna autorità politica. È facile comprendere come mai i teutonici non tollerassero la presenza di fortificazioni urbane estese potenzialmente ostili, tanto da proibirle anche negli insediamenti di propria fondazione. Il pensiero della sicurezza militare incontrò allora l'autostima urbana; agli occhi dei cavalieri, il comune si mostrava "arrogante", mentre la gente di Danzica continuava a pensare che l'ordine non avesse alcuna base legale per porre la sua richiesta. Come risultato di questa serie di circostanze, il conflitto si intensificò e si scelse di ricorrere al pugno di ferro. I cittadini dovettero lasciare le loro case - certamente tutt'altro che volontariamente - che andarono bruciate»