Cfr. Treccani - Lo scienziato faentino intuì pure la variabilità della pressione atmosferica, come risulta da un passo di una lettera da lui diretta al Ricci nel 1644. In essa, parlando della sua esperienza, dice che egli l'aveva "immaginata non per fare semplicemente il vuoto, ma per avere un istromento che potesse indicare i cambiamenti dell'aria, talvolta più pesante e più spessa, talaltra più leggera e più sottile".[1]