Antonio Francesco Spada, Probabili chiese del primo millennio a Bosa, in AA.VV., Bosa. La città e il suo territorio dall'età antica al mondo contemporaneo, a cura di Antonello Mattone e Maria Bastiana Cocco, Sassari, Carlo Delfino editore, 2016, p. 281, ISBN 978-88-7138-913-4, OCLC 990141618. URL consultato l'8 marzo 2023.
«È bene ricordare che all’inizio solo le chiese cattedrali ebbero il diritto di possedere un fonte battesimale e per privilegi le chiese dette ecclesiae plebanae, e anche baptismalae. Il sacramento lo amministrava il vescovo il sabato di Pasqua e il sabato di Pentecoste. Solo con il nuovo codice di diritto canonico del 1918 divenne generale il diritto di tutte le parrocchie di possedere un fonte battesimale. Di fatto però fin dai tempi più antichi si diffuse l’uso di battezzare in qualsiasi comunità. Tra le antiche chiese dell’Oristanese due furono almeno di fatto ecclesiae plebanae: sorgevano fuori dalla città pagana, lungo una strada di traffico, in un luogo facilmente raggiungibile e preso buone sorgenti d’acqua. Ed erano dedicate a S. Giovanni Battista. Volendo ricercare nel territorio dell’antica Bosa una chiesa che fosse battesimale di fatto, mi sembra di poterla individuare in quella di S. Giovanni Battista […]. Essa […] sorse in una località ricca d’acqua [presso il rio S’Aladerru], lontana dell’antica città, in un sito facilmente raggiungibile dai villaggi della pianura e della montagna circostante perché stava lungo la strada che, correndo sulla sponda destra del fiume, collegava la foce del Temo a Bosa.»