Significative sono le parole usate da Carlo Alberto nel suo diario: «Io dedicai le mie forze al maggior bene della Patria, allo scopo di creare un governo stabile, basato su leggi giuste ed uguali per tutti dinanzi a Dio; per mettere l'autorità regia in condizioni di sfuggire ai più gravi errori e alle ingiustizie, e perciò era necessario che essa rinunciasse definitivamente a immischiarsi nei fatti che sono esclusiva competenza dei tribunali, per mettere l'amministrazione al riparo dagli intrighi e dagli interessi individuali, e nondimeno animata da spirito progressivo; per favorire l'industria in tutte le sue manifestazioni; per onorare e ricompensare il merito, in qualunque ordine di persone si manifestasse; per creare un esercito che fosse in grado di sostenere gloriosamente l'onore e l'indipendenza nazionale; per introdurre nell'amministrazione delle finanze una disciplina, una economia, una severità tali che permettessero di intraprendere, quandochessia, grandi cose, e nello stesso tempo di non gravare le popolazioni con eccessive imposte tributarie.|Dal diario di Carlo Alberto». In Bertoldi, pp. 199-200 Silvio Bertoldi, Il re che tentò di fare l'Italia. Vita di Carlo Alberto di Savoia, Milano, Rizzoli, 2000, ISBN88-17-86481-1.
Carlo Alberto scrisse nel novembre del 1833 a Francesco IV di Modena: «Stanco dello stato di angoscia in cui ci tiene la “Giovine Italia”, delle sue reiterate minacce di invasione, dubitando che i suoi membri non osassero intraprendere nulla […] dato che le grandi potenze non si risolvono a troncare il male alla radice, ho mandato un agente sicurissimo, circa sei settimane fa, per stimolare i capi della “Giovine Italia” a organizzare un movimento contro di me, lasciando loro intravedere la possibilità che un maggiore del forte di Fenestrelle gli consegnerebbe questa posizione, purché vi giungessero in gran numero e avessero alla loro testa Ramorino, Mazzini, [Carlo] Bianco [di Saint Jorioz] e i loro capi principali: […] la facilità di recarmi io stesso fin là con forze considerevoli in poche ore, mi indusse a tentare quest'astuzia di guerra per impadronirmi dei capi rivoluzionari italiani […]» (Bertoldi, p. 196). Silvio Bertoldi, Il re che tentò di fare l'Italia. Vita di Carlo Alberto di Savoia, Milano, Rizzoli, 2000, ISBN88-17-86481-1.
Ferma restando la genealogia dei Savoia, il tema della successione ad Umberto
II come capo del casato è oggetto di controversia tra i sostenitori di opposte tesi rispetto all'attribuzione del titolo a Vittorio Emanuele piuttosto che a Amedeo: infatti il 7 luglio2006 la Consulta dei senatori del Regno, con un
comunicato, ha dichiarato decaduto da ogni diritto dinastico Vittorio Emanuele ed i suoi successori ed ha indicato duca di Savoia e capo della famiglia il duca d'Aosta, Amedeo di Savoia-Aosta, fatto contestato anche sotto il profilo della legittimità da parte dei sostenitori di Vittorio Emanuele. Per approfondimenti leggere qui.
sbn.it
opac.sbn.it
Montanelli, VII, p. 280 riporta le parole del sovrano al fratello Carlo Felice: «[È] un ragazzo di buon cuore e di buona volontà, ma di cui c’è da rifare tutta l’educazione». Indro Montanelli, L'Italia giacobina e carbonara (1789-1831), vol. 7, Milano, Rizzoli, 2011, SBNUM10120110.
Osserva Montanelli, VIII, p. 36: «Forse, a ispirargli tanto zelo legittimista era proprio il fatto che anche lui, come l'Orléans [Luigi Filippo], veniva da un ramo cadetto della dinastia Savoia...Voleva insomma dimostrarsi più Savoia degli stessi Savoia». Indro Montanelli, L'Italia del Risorgimento (1831-1861), vol. 8, Milano, Rizzoli, 2011, SBNIEI0473477.
Mack Smith, p. 209: l'allocuzione del 29 aprile fu tale che Carlo Alberto si sentì spegnere la spinta ideologica che l'aveva spronato a dichiarare guerra all'Austria, dal momento che Pio IX, con tale atto, aveva sconfessato le operazioni militari e il movimento neoguelfo. Denis Mack Smith, Il Risorgimento italiano, Roma-Bari, Laterza, 1999, SBNMIL0429864.
Oliva, p. 364: «La truppa, inoltre, reclutata fra contadini ideologicamente legati al clericalismo reazionario delle campagne, non comprende le ragioni della guerra nazionale e dopo i primi rovesci dimostra un'avversione per i combattimenti...» Gianni Oliva, I Savoia, Milano, Mondadori, 1998, SBNCAG0107925.
Questo il resoconto della nobildonna Cristina Trivulzio di Belgiojoso che partecipò attivamente ai moti di Milano e in seguito alla difesa della Repubblica romana dai francesi: «Una deputazione della guardia nazionale salì a interrogare Carlo Alberto sul motivo della capitolazione. Egli negò, ma fu costretto a seguire, suo malgrado, quei deputati al balcone da dove arringò al popolo, scusandosi della sua ignoranza dei veri sentimenti dei Milanesi; e compiacendosi di vederli così pronti alla difesa, promise solennemente di battersi alla loro testa sino all'ultimo sangue. Qualche colpo di fucile partì contro Carlo Alberto. Alle ultime parole del suo discorso, il popolo sdegnato gridò: “Se è così lacerate la capitolazione”. Il re allora levò di tasca un pezzo di carta, lo tenne in alto affinché il popolo lo vedesse, e poi lo fece a pezzi». In Cristina Trivulzio di Belgioioso, La rivoluzione lombarda del 1848, citata in Bendiscioli-Gallia, p. 154 Mario Bendiscioli - Adriano Gallia, Documenti di storia contemporanea: 1815-1970, Milano, Mursia, 1972, SBNSBL0454348.
Lo storico Oliva, p. 366 così commenta: «morì portandosi nella tomba la convinzione di non essere mai stato compreso, ma anche la contraddizione di non avere mai compreso se stesso». Gianni Oliva, I Savoia, Milano, Mondadori, 1998, SBNCAG0107925.
Oliva, p. 349. Gianni Oliva, I Savoia, Milano, Mondadori, 1998, SBNCAG0107925.
Oliva, p. 350. Gianni Oliva, I Savoia, Milano, Mondadori, 1998, SBNCAG0107925.
Talamo: «Vittorio Emanuele I aveva voluto subito C. A. presso di sé per provvedere alla sua educazione, per cancellare da essa le influenze degli anni ginevrini e parigini». Giuseppe Talamo, CARLO ALBERTO, re di Sardegna, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 20, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1977.
Talamo: «Contemporaneamente, era premuto anche dai federati lombardi perché dichiarasse la guerra all'Austria. Ma se aveva dovuto cedere di fronte alla prima richiesta e concedere la costituzione, C. A. era ben deciso a non cedere di fronte alla seconda». Giuseppe Talamo, CARLO ALBERTO, re di Sardegna, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 20, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1977.
Talamo: «Ma a tale piano [di Carlo Felice] erano contraria la Francia favorevole al riconoscimento dei diritti di C. A. in funzione antiaustriaca, l'Inghilterra preoccupata per la situazione europea (rivoluzione in Spagna e rivoluzione in Grecia), le corti tedesche». Giuseppe Talamo, CARLO ALBERTO, re di Sardegna, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 20, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1977.
Talamo: «Giunto a Parigi il 3 dicembre, sottoscrisse verso la fine del mese, nell'ambasciata di Sardegna, il giuramento deciso a Verona sul mantenimento delle leggi fondamentali dello Stato sabaudo». Giuseppe Talamo, CARLO ALBERTO, re di Sardegna, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 20, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1977.