Civiltà romana (Italian Wikipedia)

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  • Scrive Giorgio Ruffolo: «Una delle caratteristiche più originali e felici del sistema politico romano era rappresentato dall'autonomia dei municipia: Roma aveva lasciato il governo delle città nelle mani delle élite cittadine riconoscendo e rispettando i loro più alti esponenti, i decurioni e le loro strutture e regole amministrative, così come aveva rispettato ed in molti casi recepito i loro dèi, le loro feste, i loro costumi. La libertà delle città era la base del consenso politico» (Ruffolo, p. 111). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004.
  • Da Narbona a Cartagine si impiegavano in media cinque giorni di navigazione, da Marsiglia ad Alessandria, invece, trenta (Ruffolo, p. 130). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004.
  • Giorgio Ruffolo calcola in 4 miliardi di sesterzi (un quinto del Pil totale) il valore aggiunto complessivo del settore commerciale nel I secolo d.C. (Ruffolo, p. 28). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004.
  • Nessun aristocratico romano si sarebbe sognato di chiamar "consumi" le attività rivolte all'acquisto di prodotti di lusso o a generare piaceri. L'ideale della società aristocratica romana era l'otium, non il lavoro produttivo. Della riproducibilità delle risorse usate ci si occupava poco: c'erano gli schiavi e le legioni a provvedervi. Tanto meno ci si occupava della disuguaglianza della distribuzione delle risorse: la società romana, come tutte quelle antiche, era spietata e considerava naturale che alla concentrazione delle ricchezze in pochissime mani corrispondesse la povertà estrema dei consumi delle masse. Quel che contava non era tanto migliorare la produzione di risorse e distribuirle meglio, quanto piuttosto l'intensità dei piaceri che si potevano trarre dal loro sfruttamento (Ruffolo, p. 64). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004.
  • In età augustea il costo delle legioni era intorno alla metà della spesa pubblica totale, ma rappresentava solo il 2,5 per cento del Pil. In compenso erano enormi le ricchezze che grazie alle sue conquiste affluivano allo Stato e soprattutto ai privati: oro, tesori, terre, opere d'arte. Per molti anni il tributum del 5 per cento del reddito imponibile istituito da Augusto per finanziare la difesa dell'Impero poté essere abbuonato ai cittadini romani (Ruffolo, p. 51). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004.

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  • Alessandro Doveri, Istituzioni di diritto romano, pp. 36-46.