Benedetto Croce, Un condottiero italiano del Quattrocento. Cola di Monforte conte di Campobasso e la fede storica del Commynes, in La Critica, n. 31, 1933.
«La fanciulla dei Sangro, fidanzata a Cola di Monforte, si chiamava Altabella, e nei capitoli concordati nel 1447, o lì intorno, tra i due genitori, fu stabilito che avrebbe apportato la dote di quattromila ducati al ragguaglio di dieci carlini per ducato, dote che per metà era rappresentata dal castello di Ferrazzano, e pel resto doveva essere variamente pagata in contanti, e, tra l'altro, con l'esazione per tre anni dei pagamenti fiscali di Ferrazzano che il re aveva assegnati al Di Sangro. Nel 1450 il conte Angelo era morto, il «domicello» Cola era diventato lui conte e trattava direttamente col Di Sangro, «miles, armorum, capitaneus», confermando i capitoli già firmati e procedendo alla stipula del contratto nuziale, che fu celebrata il 21 novembre in una sala del castello di Civita Campomarano nel Molise: un paesello a sedici miglia da Campobasso, posto sopra una vetta di monte, per due lati inaccessibile. Ivi si erano raccolti il vescovo Giovanni di Trivento e l'altro vescovo Iacopo di Guardialferi, nella cui diocesi Campomarano rientrava, i baroni Antonello di Sanframondo e Antonello di Eboli, parecchie persone notabili di Campobasso e di più luoghi del Molise, tra cui un dottore in legge e tre arcipreti, che tutti assistevano testimoni. Il matrimonio fu celebrato con le solennità solite « intra dominos, proreres, nobiles et magnates » del Regno, impegnandosi, lo sposo a costituire il dotario corrispondente al terzo della dote, e investendo perciò la sposa delle sue terre a garanzia: il che fu adempiuto, all'uscire dalla chiesa dopo la benedizione nuziale e secondo l'uso, «per cultellum Aexum»»