Dante Alighieri (Italian Wikipedia)

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    «Al suo interno si trovavano ossa “ben conservate, consistenti, non rose da tarli di colore rosso scuro, e quasi in numero da completare uno scheletro” (secondo le parole di Primo Uccellini, autore della Relazione storica sulla avventurosa scoperta delle ossa di Dante Alighieri, 1865)»
  • La morte di Dante e il giallo delle sue spoglie, su foliamagazine.it, Folia. URL consultato il 4 giugno 2015.

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  • Ferroni, p. 7. Giulio Ferroni, Dante e il nuovo mondo letterario: la crisi del mondo comunale (1300-1380), in Giulio Ferroni (a cura di), Storia della letteratura italiana, vol. 2, Milano, Mondadori, 2006, SBN IEI0250845.
  • Piattoli. Renato Piattoli, Donati, Gemma, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 16 maggio 2015.
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  • Pampaloni. Guido Pampaloni, Bianchi e Neri, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 17 maggio 2015.
  • Il testo integrale delle sentenze di condanna è stato pubblicato nel volume a cura di Dante Ricci Il processo di Dante, Firenze, Arnaud editore, 1967 (nuova edizione con una presentazione di Morris L. Ghezzi, Udine, Mimesi, 2011); Malato, p. 49 Enrico Malato, Dante, collana Storia della letteratura italiana, vol. 1, Milano, RCS MediaGroup, 2015, SBN MIL0908436.
  • Saffiotti Bernardi. Simonetta Saffiotti Bernardi, Malaspina, Moroello, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 3 giugno 2015.
  • Torre. Augusto Torre, L'ambasceria di Dante a Venezia, in Almanacco Ravennate, Ravenna, Camera di commercio industria e agricoltura di Ravenna, 1959, SBN RAV0079557.
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  • VI centenario dantesco, p. 6. Comitato cattolico per l'omaggio a Dante Alighieri (a cura di), Il VI centenario dantesco: Bollettino del Comitato cattolico per l'omaggio a Dante Alighieri, vol. 1-4, Ravenna, Bollettino, 1914, SBN TO00178871. URL consultato il 16 ottobre 2015.
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  • Bencivenni Pelli, p. 148. Giuseppe Bencivenni Pelli, Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri e alla storia della sua famiglia, 2ª ed., Firenze, Guglielmo Piatti, 1823, SBN FOGE012659. URL consultato il 16 ottobre 2015.
  • Tettoni-Saladini, Allighieri. Leone Tettoni - Francesco Saladini, Teatro araldico, ovvero Raccolta generale delle armi ed insegne gentilizi e delle più illustri e nobili casate, vol. 7, Milano, Claudio Wilmant, 1847, SBN TO00902625. URL consultato il 18 luglio 2018.
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  • Selmi, p. 389. Francesco Selmi, Dei Trattati morali di Albertano da Brescia, volgarizzamento inedito fatto nel 1268 da Andrea da Grosseto, collana Collezione di opere inedite o rare pubblicate dalla Commissione per i testi di lingua, Bologna, G. Romagnoli, 1873, p. 389, SBN SBL0416863.
  • Mengaldo

    «... Dante non fa che ereditare una nozione, la tripartizione degli stili, che è un luogo comune di tutta la retorica medievale, a sua volta derivato da più modelli della latinità classica e tarda [...] Momento fondamentale nella storia di queste dottrine è quello in cui, dapprima con Donato e con Servio, lo schema dei tre gradi di stili è applicato alle tre opere di Virgilio, che ne divengono esempio paradigmatico, rispettivamente le Bucoliche di stile umile o basso, le Georgiche del mezzano o mediocre, l'Eneide del grave o sublime o grandiloquus»

    Pier Vincenzo Mengaldo, stili, Dottrina degli, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 19 maggio 2015.
  • Ferroni, p. 8. Giulio Ferroni, Dante e il nuovo mondo letterario: la crisi del mondo comunale (1300-1380), in Giulio Ferroni (a cura di), Storia della letteratura italiana, vol. 2, Milano, Mondadori, 2006, SBN IEI0250845.
  • Cova, p. 66. Pier Vincenzo Cova, Arbusta iuvant. Le Bucoliche e scelta delle Georgiche di Virgilio, 2ª ed., Torino, G. B. Petrini, 1961, SBN MOD0596178.
  • Foster. Kenelm Foster, Cristo, in Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 4 giugno 2015.
  • Malato, p. 39. Enrico Malato, Dante, collana Storia della letteratura italiana, vol. 1, Milano, RCS MediaGroup, 2015, SBN MIL0908436.
  • Nardi, pp. 1150-1253. Bruno Nardi, Filosofia di Dante, in Grande antologia filosofica, IV, Milano, Marzorati, 1954, pp. 1150-1253, SBN RAV0161593.
  • Ferroni, p. 23. Giulio Ferroni, Dante e il nuovo mondo letterario: la crisi del mondo comunale (1300-1380), in Giulio Ferroni (a cura di), Storia della letteratura italiana, vol. 2, Milano, Mondadori, 2006, SBN IEI0250845.
  • De Matteis: «Le opere di A[ristotele]...erano divenute, attorno alla metà del XIII secolo, i testi fondamentali e pressoché unici su cui si insegnava la filosofia nelle facoltà delle Arti»; «Sicché l'aristotelismo, dalla metà del secolo, viene a costituire la ‛ filosofia ' per eccellenza e unica, cui tutti i maestri fanno riferimento». Maria C. De Matteis, Aristotele, a cura di Umberto Bosco, collana Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  • Mugnai. Paolo Mugnai, spirito, a cura di Umberto Bosco, collana Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1970, SBN LI30012137. URL consultato il 1º febbraio 2024.
  • Ferroni, p. 14. Giulio Ferroni, Dante e il nuovo mondo letterario: la crisi del mondo comunale (1300-1380), in Giulio Ferroni (a cura di), Storia della letteratura italiana, vol. 2, Milano, Mondadori, 2006, SBN IEI0250845.
  • Ferroni, p. 15. Giulio Ferroni, Dante e il nuovo mondo letterario: la crisi del mondo comunale (1300-1380), in Giulio Ferroni (a cura di), Storia della letteratura italiana, vol. 2, Milano, Mondadori, 2006, SBN IEI0250845.
  • Ricci. Pier Giorgio Ricci, Monarchia, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 22 maggio 2015.
  • Secondo una notizia tramandata dal Boccaccio, da Benvenuto e dall'anonimo fiorentino, i primi sette canti sarebbero stati composti a Firenze prima dell'esilio. Rimasti a Firenze e ritrovati da sua moglie, sarebbero stati consegnati al poeta durante il suo soggiorno in Lunigiana, dove avrebbe ripreso la composizione dell'opera. Sulla questione si veda: Ferretti 1935 e Ferretti 1950 Giovanni Ferretti, I due tempi di composizione della Divina Commedia, collana Biblioteca di cultura moderna, n°268, Bari, Laterza, 1935, SBN TSA0021529. Giovanni Ferretti, Saggi danteschi, Firenze, Le Monnier, 1950, SBN RAV0195466.
  • Pastore Stocchi. Manlio Pastore Stocchi, Epistole, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 22 maggio 2015.
  • Ferroni, p. 18. Giulio Ferroni, Dante e il nuovo mondo letterario: la crisi del mondo comunale (1300-1380), in Giulio Ferroni (a cura di), Storia della letteratura italiana, vol. 2, Milano, Mondadori, 2006, SBN IEI0250845.
  • Martellotti. Guido Martellotti, Egloghe, in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 22 maggio 2015.
  • Pastore Stocchi-2. Manlio Pastore Stocchi, Quaestio de aqua et terra, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RAV0018895. URL consultato il 22 maggio 2015.
  • Bernardi-Ceserani. Simonetta Saffiotti Bernardi e Remo Ceserani, Francia, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 12 giugno 2015.
  • Brancucci-Elwert. Filippo Brancucci e Theodor W. Elwert, Germania, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 12 giugno 2015.
  • Brancucci-Arce. Filippo Brancucci e Joaquín Arce, Spagna, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 12 giugno 2015.

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  • Guidubaldi. Egidio Guidubaldi, Bartolomeo da Bologna, in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 16 ottobre 2015.
  • Piattoli. Renato Piattoli, Donati, Gemma, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 16 maggio 2015.
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  • Dante stesso, in Convivio IV, XVI, 6, non ne elogia le qualità umane. Si veda:Varanini Gian Maria Varanini, Della Scala, Alboino, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 37, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1989. URL consultato il 18 maggio 2015.
  • Marconi: «Giovanni Boccaccio, nella vita di Dante, racconta che Guido Novello aveva bandito un concorso per l'epigrafe sulla nuova tomba di Dante che egli aveva intenzione di far erigere; in questa occasione appunto il C. avrebbe composto l'esastico "Iura monarchiae" fatto incidere da lui intorno al 1357, dopo la morte di Guido Novello, sul vecchio sepolcro». Sergio Marconi, Canaccio, Bernardo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 17, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1974. URL consultato il 18 maggio 2015.
  • Mengaldo

    «... Dante non fa che ereditare una nozione, la tripartizione degli stili, che è un luogo comune di tutta la retorica medievale, a sua volta derivato da più modelli della latinità classica e tarda [...] Momento fondamentale nella storia di queste dottrine è quello in cui, dapprima con Donato e con Servio, lo schema dei tre gradi di stili è applicato alle tre opere di Virgilio, che ne divengono esempio paradigmatico, rispettivamente le Bucoliche di stile umile o basso, le Georgiche del mezzano o mediocre, l'Eneide del grave o sublime o grandiloquus»

    Pier Vincenzo Mengaldo, stili, Dottrina degli, in Umberto Bosco (a cura di), Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1970, SBN RLZ0163867. URL consultato il 19 maggio 2015.
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  • Basilica di San Francesco, su turismo.ra.it, Ravenna. Turismo e cultura, 3 giugno 2015. URL consultato il 4 giugno 2015.
    «L'attuale denominazione si deve ai frati minori francescani che, tra il 1261 e il 1810, e poi di nuovo tra il 1949 sino a oggi, la scelsero come loro sede.»

usgs.gov

planetarynames.wr.usgs.gov

vatican.va

w2.vatican.va

vatican.va

  • I critici letterari Umberto Bosco e Giovanni Reggio sostengono che Dante fu influenzato da un passo estratto dalla Bibbia: «L'opinione era ricalcata d'altronde su un passo biblico: "Dies annorum nostrorum sunt septuaginta anni" (Psalmus 90 (89), 10).)» (Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Umberto Bosco e Giovanni Reggio, Vol. 1 Inferno, p. 7).

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  • ( Cronologia della vita di Dante - 1287. URL consultato il 2 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2015).).
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  • Giuseppe Benelli, Il VII centenario della venuta di Dante in Lunigiana (PDF), su gruppocarige.it, p. 39. URL consultato il 1º novembre 2023 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2016).
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  • Marco Santagata, Dante a Milano, su lavitadidante.it, Mondadori, 2012. URL consultato il 2 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2015).
  • Marco Santagata, Cronologia della vita di Dante, su lavitadidante.it, Mondadori, 2012. URL consultato il 2 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2015).
    «Le cause della partenza sono ignote: forse un accresciuto disagio per l’ambiente scaligero (di cui resterebbe testimonianza nell’aneddoto riferito da Petrarca, Rerum memorandarum libri II 83: Cangrande chiede a Dante come mai non riesce a rendersi gradito al pari di un buffone di corte, il poeta risponde che gli uomini apprezzano chi è simile a loro), forse la fama di amico delle lettere goduta dal nuovo signore o la possibilità di trovare una sistemazione ai figli (in questo periodo Pietro ottiene il rettorato di due chiese ravennati, S. Maria in Zenzanigola e S. Simone del Muro).»
  • Mara Amorevoli, Ma quale naso aquilino ecco il vero viso di Dante, in la Repubblica.it, 8 marzo 2005 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2015).
  • Marco Santagata, La promozione del volgare, su lavitadidante.it, Mondadori, 2012. URL consultato il 2 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  • Maria Corti. Dante e l'Islam, su emsf.rai.it, Rai Educational, 20 aprile 2000. URL consultato il 27 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 25 novembre 2015).
  • Leonardo Rossi, La Lingua della Commedia, su treccani.it. URL consultato il 27 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2015).
    «Ebbene, in un quadro tanto eterogeneo Dante sa vedere, profeticamente, ciò che nessun altro aveva visto: la possibilità stessa di un unitario spazio letterario italiano [...] E sarà la fama del poema, attestata già mentre Dante era in vita, ad assicurare al volgare fiorentino il prestigio necessario per travalicare i confini della Toscana e raggiungere ampi strati sociali, non solo quelli di più alta cultura.»
  • Dante Alighieri. Epistole, su classicitaliani.it. URL consultato il 1º luglio 2023 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  • Giovanni Belardelli, Patriota Dante, padre di tutti gli italiani, in Corriere della Sera, 1º settembre 2008, p. 35. URL consultato il 26 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2015).
  • Pro Loco Velletri, Sul Monte Artemisio rivive l’Inferno di Dante della Helios Film, su prolocodivelletri.it. URL consultato il 18 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 2 marzo 2016).
  • Bianca Garavelli, Dante e la Commedia nel cinema, su treccani.it, Treccani scuola, 4 aprile 2008. URL consultato il 16 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2015).

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  • Già da parecchi anni, l'Italia era stravolta da guerre civili tra le fazioni dei guelfi e ghibellini. Inoltre, dal 1305, papa Clemente V trasferì la sua corte ad Avignone, mentre l'imperatore Alberto I d'Asburgo preferiva non intromettersi nelle questioni italiane, suscitando la violenza indignazione dantesca nella celebra apostrofe politica in Pg VI, 97-99: «O Alberto tedesco ch'abbandoni/costei [l'Italia] ch'è fatta indomita e selvaggia,/e dovresti inforcar li suoi arcioni...»
  • . L'ambientazione della Vita nova, per quanto infarcita di visioni oniriche e di stilemi simbolici, è contornata dal paesaggio della Firenze medievale, in cui vengono rievocate le figure non solo di Beatrice, ma anche di Guido Cavalcanti (Vita nova III, 14: «... io chiamo primo de li miei amici...»), la probabile allusione alle operazioni militari del 1289 (Vita Nova IX,1: «Appresso la morte di questa donna alquanti die avvenne cosa per la quale me convenne partire de la sopradetta cittade e ire verso quelle parti dov'era la gentile donna ch'era stata mia difesa...»), la morte di Folco Portinari, padre di Beatrice (Vita nova XXII, 1: «Appresso ciò non molti dì passati, sì come piacque al glorioso sire lo quale non negoe la morte a sé, colui che era stato genitore di tanta maraviglia quanta si vedea ch'era questa nobilissima Beatrice, di questa vita uscendo, a la gloria etternale se ne gio veracemente») e via dicendo.
  • Dante espone questa sua convinzione in Convivio IV, XXIII 9: «Là dove sia lo punto sommo di questo arco, per quella disaguaglianza che detta è di sopra, è forte da sapere; ma ne li più io credo tra il trentesimo e quarantesimo anno, e io credo che ne li perfettamente naturati esso ne sia nel trentacinquesimo anno».
  • Giovanni Boccaccio, Trattatello in Laude di Dante, Capitolo II – Patria e maggiori di Dante. URL consultato il 20 maggio 2015.
  • Inferno, XV, v. 76.
  • Si veda Paradiso, XV 135.
  • LXXIV, su it.wikisource.org.
  • Paradiso, X, 133-138.
  • Si veda il rapporto polemico con l'Orbicciani in Purgatorio XXIV, vv. 52-62, ove viene stesa anche la prima definizione di Stil novo.
  • La conoscenza del provenzale da parte di Dante è ricostruibile sia dalle citazioni contenute nel De vulgari eloquentia sia dai versi provenzali inseriti nel Purgatorio (Canto XXVI, vv. 140-147).
  • Dante accenna alla morte violenta di Corso Donati nel Purgatorio XXIV, vv. 82-84, mettendo la profezia post eventum in bocca al fratello di lui, Forese: «"Or va", diss'el; "che quei che più n'ha colpa,/vegg'ïo a coda d'una bestia tratto/inver' la valle ove mai non si scolpa./La bestia ad ogne passo va più ratto,/crescendo sempre, fin ch'ella il percuote,/e lascia il corpo vilmente disfatto». La tematica della cavalcata infernale è un topos letterario ben noto nella letteratura medievale: verrà ripreso, infatti, sia da Giovanni Boccaccio, sia da Jacopo Passavanti.
  • Dante stesso citerà Carlo Martello d'Angiò nella Divina Commedia (Paradiso VIII, v. 31 e IX, v. 1).
  • Dante stesso, in Convivio IV, XVI, 6, non ne elogia le qualità umane. Si veda:Varanini Gian Maria Varanini, Della Scala, Alboino, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 37, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1989. URL consultato il 18 maggio 2015.
  • Come manifestato nel sonetto programmatico Tanto gentile e tanto onesta pare (Vita Nova XXVI), Dante estende a tutti gli uomini i benefici della vista di Beatrice («Mostrasi sì piacente a chi la mira,/che dà per li occhi una dolcezza al core,/che 'ntender no la può chi no la prova»).
  • «Quivi, secondo che per ascoltare,/non avea pianto mai che di sospiri/che l'aura etterna facevan tremare» (Inferno IV, vv. 25-27); «... s'elli hanno mercedi,/non basta, perché non ebber battesmo,/ch'è porta de la fede che tu credi;/e s'e’ furon dinanzi al cristianesmo,/non adorar debitamente a Dio:/e di questi cotai son io medesmo./Per tai difetti, non per altro rio,/semo perduti, e sol di tanto offesi/che sanza speme vivemo in disio». (Inferno IV, vv. 34-42)
  • Quali Fiamminghi tra Guizzante e Bruggia, / temendo 'l fiotto che 'nver' lor s'avventa, / fanno lo schermo perché 'l mar si fuggia; // e quali Padoan lungo la Brenta, / per difender lor ville e lor castelli, / anzi che Carentana il caldo senta (Inferno XV, vv. 4-9)
  • «Sì come dice lo Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere». (Convivio I, 1)
  • «Ma vegna qua qualunque è [per cura] familiare o civile ne la umana fame rimaso, e ad una mensa con li altri simili impediti s'assetti; e a li loro piedi si pongano tutti quelli che per pigrizia si sono stati, che non sono degni di più alto sedere: e quelli e questi prendano la mia vivanda col pane, che la far[à] loro e gustare e patire.» (Convivio I, 13)
  • De Monarchia III, 15

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