Luciano Canepari e Daniele Vitali, Pronuncia e grafia del bolognese, in Rivista Italiana di Dialettologia, XIX, Bologna, CLUEB, 1995, p. 120.
«[...] con le trasformazioni sociali intervenute subito dopo la seconda guerra mondiale, scomparvero le condizioni per cui i bolognesi passavano l'intera vita senza uscire dal borgo natìo, il che permise la nascita d'un intramurario moderno le cui differenze tradizionali, sempre esistite e segnalate fin dal De vulgari eloquentia (Liber primus, IX, 4), hanno perso molto del loro peso. È in particolare a questa pronuncia intramuraria "standard", ben rappresentata da Luigi Lepri, che facciamo riferimento nel descrivere le articolazioni dei suoni bolognesi cittadini [...].
Una descrizione "standard" del bolognese intramurario odierno è resa più complicata da due importanti fenomeni sociolinguistici: per via delle trasformazioni storico-sociali già ricordate, si verificò un massiccio afflusso di bolognesi extramurari, rurali e montanari verso il nucleo cittadino in espansione proprio nel momento in cui stava nascendo l'odierno intramurario "standard", che s'è così ritrovato in minoranza numerica nella sua stessa area di diffusione e non è rimasto impermeabile, come si vedrà, alle influenze esterne, pur continuando a esser considerato (unitamente a quello dei più anziani che hanno ancora differenze di borgo) "il vero bolognese" o "il bel bolognese pulito".»