In una lettera dell'8 maggio 1080 a Guglielmo I d'Inghilterra, egli ricorse anche alla metafora del Sole e della Luna, ripresa in seguito da Innocenzo III, per riaffermare che il rapporto tra papato e impero è come quello tra il luminare maggiore, che brilla di luce propria, e il luminare minore, che ne riceve soltanto il riflesso (cfr. Glauco Maria Cantarella, Il Sole e la Luna: la rivoluzione di Gregorio VII, Roma, GLF editori Laterza, 2005, p. 5, ISBN88-420-7604-X, SBNIT\ICCU\RAV\1334824. Cfr. anche Rita Bacchiddu, Il Sole e la Luna, su fondazionesancarlo.it, recensione al testo di G.M. Cantarella, 2006.)
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In una lettera dell'8 maggio 1080 a Guglielmo I d'Inghilterra, egli ricorse anche alla metafora del Sole e della Luna, ripresa in seguito da Innocenzo III, per riaffermare che il rapporto tra papato e impero è come quello tra il luminare maggiore, che brilla di luce propria, e il luminare minore, che ne riceve soltanto il riflesso (cfr. Glauco Maria Cantarella, Il Sole e la Luna: la rivoluzione di Gregorio VII, Roma, GLF editori Laterza, 2005, p. 5, ISBN88-420-7604-X, SBNIT\ICCU\RAV\1334824. Cfr. anche Rita Bacchiddu, Il Sole e la Luna, su fondazionesancarlo.it, recensione al testo di G.M. Cantarella, 2006.)