Questo vescovo, menzionato da Coletti, continuatore dell'Italia Sacra di Ughelli, e dal D'Avino, è ammesso da studiosi locali (Antonio Barbino, L'antichissima sede episcopale di Gallipoli, Taviano 1987), ma è assente nelle cronotassi di Cappelletti, Lanzoni e Gabrieli e dalla stessa cronotassi del sito ufficiale della diocesi.