Si veda in merito la biografia di don Cabrio presente nel sito dell'ANPI.
Piero Germano, dal sito dell'ANPI. Sulla battaglia di Sala Biellese, si veda la ricostruzione storica in Piero Germano, La battaglia di Sala Biellese. 1º febbraio 1945Archiviato il 28 ottobre 2007 in Internet Archive., dal sito dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, originariamente pubblicato in L'Impegno, a. II, n. 4, dicembre 1982.
La ricostruzione dettagliata dei fatti è riportata dalla «Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro i deputati Moranino e Ortona», presentata alla Camera dei Deputati dal Procuratore Generale del Tribunale di Torino Ciaccia il 24 giugno del 1949. Il numero di 75 prigionieri prelevati è contenuto in tale documento e confermato pure da Pansa 2003, p. 83; secondo Bermani, p. 330, i fascisti caricati sui carri furono 62; secondo invece Uboldi, p. 324, da Novara fu prelevata una "settantina di militi fascisti". Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Milano, Sperling & Kupfer, 2003, ISBN88-200-3566-9. Cesare Bermani, Pagine di guerriglia. L'esperienza dei garibaldini della Valsesia, Nuova Edizione 1996-2000, Vol. III, Borgosesia, Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea nelle provincie di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli", 1996, ISBN non esistente. Raffaello Uboldi, 25 aprile 1945. I giorni dell'odio e della libertà, Milano, Mondadori, 2004, ISBN88-04-52677-7.
Mario Cassano, «Vercelli, il 12 maggio 1945», articolo e documentazione fotografica su Acta, bimestrale culturale scientifico informativo dell'Istituto Storico della Fondazione della RSI, anno XXII, n. 2 (66) maggio-luglio 2008, pp. 12-13.
isrn.it
Pansa 2003, p. 81; Bermani, p. 329. Secondo Bermani, a Novara i fascisti fatti prigionieri alla fine delle ostilità vennero rinchiusi anche all'interno della caserma Tamburini. Questa caserma era stata una delle sedi della Guardia Nazionale RepubblicanaArchiviato il 22 gennaio 2011 in Internet Archive.. Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Milano, Sperling & Kupfer, 2003, ISBN88-200-3566-9. Cesare Bermani, Pagine di guerriglia. L'esperienza dei garibaldini della Valsesia, Nuova Edizione 1996-2000, Vol. III, Borgosesia, Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea nelle provincie di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli", 1996, ISBN non esistente.
Piero Ambrosio, La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenniArchiviato il 20 novembre 2011 in Internet Archive., op. cit.: «Il 9 marzo, a Salussola, avvenne l'ultimo eccidio perpetrato dai fascisti: dopo orrende torture, ventun partigiani furono fucilati. In risposta il Cln di Biella ordinò lo sciopero generale di protesta [...] che si effettuò imponente in tutte le fabbriche». Altre fonti affermano invece che i partigiani uccisi furono venti; si veda per esempio L'eccidio di Salussola: 8 e 9 marzo 1945, dal sito/portale del paese di Salussola.
Giorgio Pisanò, Storia della guerra civile in Italia, Milano, FPE, 1972, p. 1640: [...] nessun processo venne mai intentato a Moranino e Ortona responsabili, tra l'altro, anche dello spaventoso massacro dell'ospedale psichiatrico di Vercelli, dove, settanta fascisti vennero massacrati con inaudita ferocia sotto le ruote di camion in movimento nel cortile dell'edificio". Il numero di settanta morti è ritenuto non documentato – così come tutti i dati relativi ai fascisti uccisi in provincia di Vercelli forniti da Pisanò – da Piero Ambrosio, L'insurrezione in provincia di Vercelli. Brevi cenniArchiviato il 16 settembre 2021 in Internet Archive., op. cit., nota 42Archiviato il 21 aprile 2010 in Internet Archive..
Piero Ambrosio, La provincia di Vercelli durante la Rsi. Cenni storiciArchiviato il 13 aprile 2008 in Internet Archive., dal sito dell'Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli: "Il 2 dicembre un reparto di camicie nere inviato a Varallo, per presidiare una zona che stava diventando "nevralgica", era stato attaccato poco dopo il suo arrivo ed i fascisti avevano avuto in quell'occasione il loro primo soldato caduto in provincia, il caposquadra della Milizia Leandro Guida".
Piero Ambrosio, La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenniArchiviato il 20 novembre 2011 in Internet Archive., op. cit.: "La prima vera azione di guerra ebbe luogo a Varallo dove, il 2 dicembre, i garibaldini del distaccamento "Gramsci", comandato da Cino Moscatelli, attaccarono un contingente di camicie nere accasermato nel Municipio: i fascisti ebbero un morto, i partigiani alcuni feriti. Pochi giorni dopo, il 10 dicembre, i garibaldini biellesi attaccarono i fascisti che stavano deportando alcuni operai colpevoli di avere organizzato uno sciopero alla Filatura di Tollegno. Queste azioni furono la premessa di un deciso intervento dei partigiani in appoggio agli scioperi che cominciarono a svilupparsi in Valsessera a partire dal 15 dicembre, e che sfociarono nello sciopero generale delle maestranze del Biellese e della Valsesia".
Piero Ambrosio, La provincia di Vercelli durante la Rsi. Cenni storiciArchiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive., op. cit.: "Infine la minaccia contenuta nel bando: "l'uccisione di un militare della Guardia Nazionale Repubblicana o di ogni altro agente della forza pubblica o di un militare germanico costerà la vita a 10 individui del luogo" fu attuata in seguito all'uccisione avvenuta a Borgosesia il 21 dicembre di (non uno ma) due militi del 63º battaglione". Del reparto faceva parte anche lo scrittore Carlo Mazzantini (padre della scrittrice Margaret), che rievocherà l'intera vicenda nel suo A cercar la bella morte, Venezia, Marsilio 1995, pp. 74 ss.
Piero Ambrosio, La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenniArchiviato il 20 novembre 2011 in Internet Archive., op. cit.: "Le azioni partigiane e gli scioperi richiamarono l'attenzione delle "autorità" della Repubblica di Salò su quanto stava avvenendo in queste zone. [...] venne inviato a Vercelli, e successivamente in Valsesia e nel Biellese, il 63º battaglione "Tagliamento" che si rese responsabile di efferati massacri, incendi, saccheggi fin dai primi giorni della sua attività nella nostra provincia".
A titolo d'esempio fra le sconfitte si pensi alla cosiddetta "Caporetto di Alagna" (luglio 1944), quando le forze partigiane liberarono la Valsesia e la Valsassera per un breve periodo, per poi essere battute ad Alagna, si piedi del Monte Rosa. In merito Piero Ambrosio, La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenniArchiviato il 20 novembre 2011 in Internet Archive., op. cit.
Piero Ambrosio, La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenniArchiviato il 20 novembre 2011 in Internet Archive., op. cit.: «Il 9 marzo, a Salussola, avvenne l'ultimo eccidio perpetrato dai fascisti: dopo orrende torture, ventun partigiani furono fucilati. In risposta il Cln di Biella ordinò lo sciopero generale di protesta [...] che si effettuò imponente in tutte le fabbriche». Altre fonti affermano invece che i partigiani uccisi furono venti; si veda per esempio L'eccidio di Salussola: 8 e 9 marzo 1945, dal sito/portale del paese di Salussola.
Piero Ambrosio (a cura di), Verso la vittoria. I bollettini militari delle formazioni partigiane della provincia di Vercelli (gennaio-aprile 1945)Archiviato il 24 luglio 2015 in Internet Archive. da "L'impegno", a. V, n. 1, marzo 1985, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, Cit. (da bollettino partigiano): «Il sei marzo una colonna nemica in movimento tra Zimone e Salussola è attaccata da una pattuglia della brigata Gl… 4 morti e 2 gravi, 3 prigionieri, 2 autocarri, un fucile mitragliatore, 7 moschetti, pistole e bombe a mano. In seguito a questo brillante attacco il nemico sfogò la sua ira con le feroci fucilazioni di Salussola.» Le frequenti azioni partigiane nei dintorni di Salussola, principalmente della 75ª brigata Garibaldi "Maffei" e della brigata GL locale, dall'inizio del 1945 inflissero importanti e frequenti perdite tra i reparti fascisti.
"Giovanni Fracassi (1900), colonnello della Gnr a capo della compagnia Op, fu accusato di rastrellamento nelle zone di Borgo d'Ale e Strambino, di arresto e uccisione di partigiani (catturati nel Biellese, a Olcenengo, ad Arborio, a Trino), della cattura nella zona di Crescentino di quattrocento renitenti alla leva e di aver consentito all'Ufficio politico investigativo persecuzioni, soprusi e sevizie. Costituì tribunali straordinari della Gnr, in cui vennero fucilati i partigiani Burzio, Cassetta, Dejana, Dreussi, Mosca, Orlando e Pluda". La citazione è tratta da Marilena Vittone, Un processo a collaborazionisti vercellesi tra amnistia e giustizia penaleArchiviato il 12 giugno 2009 in Internet Archive., dal Sito dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, originariamente pubblicato in "L'impegno", a. XXVIII, n. 1, giugno 2008.
Sul primo si vedano le conclusioni di Ezio Manfredi, Dalle Alpi occidentali a Santhià. La strage dell'aprile 1945 e la resa del 75º Corpo d'armataArchiviato il 26 settembre 2009 in Internet Archive., in l'impegno, n. 3, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, dicembre 2001, che ritiene anche "poco probabile che" i tedeschi "siano stati guidati" verso alcune cascine nelle quali si trovavano i partigiani "da una spia del paese". Sul secondo episodio si veda Mario Vaira, «Walter Fillak, il comandante Martin», in Canavèis. Natura, arte, storia e tradizioni del Canavese e delle Valli del Lanzo, Autunno 2008 – Inverno 2009, Cumbe Edizioni 2008, per il quale a catturare i partigiani furono dei reparti tedeschi "grazie alla delazione di una spia", così come a condannarli e a giustiziarli furono unicamente dei tedeschi. Sull'eccidio di Buronzo del 15 marzo 1945, rappresaglia germanica per un attacco partigiano di tre giorni prima, si veda Itinerari della resistenza bielleseArchiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive., dal sito dell'Istituto Storico per la storia della Resistenza e della società contemporanea delle province di Biella e Vercelli.
Piero Germano, dal sito dell'ANPI. Sulla battaglia di Sala Biellese, si veda la ricostruzione storica in Piero Germano, La battaglia di Sala Biellese. 1º febbraio 1945Archiviato il 28 ottobre 2007 in Internet Archive., dal sito dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, originariamente pubblicato in L'Impegno, a. II, n. 4, dicembre 1982.
Pierfrancesco Manca, Guerra civile e guerra di popolo nel BielleseArchiviato il 27 ottobre 2007 in Internet Archive. dal sito dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, originariamente in "L'Impegno", a. XX, n. 3, dicembre 2000 e a. XXI, n. 1, aprile 2001: «Il 9 marzo 1945 il comando della V divisione "Garibaldi" rivolgeva al comando del 115º battaglione "Montebello" della GNR una richiesta curiosa: "A seguito dell'odierna esecuzione di Salussola, abbiamo provveduto a denunciare il vostro reparto e al Governo Italiano quali 'criminali di guerra'. In caso che l'esecuzione non fosse stata opera vostra, vogliate precisarci il reparto e gli ufficiali responsabili per le rettifiche del caso"».
Giorgio Pisanò, Storia della guerra civile in Italia, Milano, FPE, 1972, p. 1640: [...] nessun processo venne mai intentato a Moranino e Ortona responsabili, tra l'altro, anche dello spaventoso massacro dell'ospedale psichiatrico di Vercelli, dove, settanta fascisti vennero massacrati con inaudita ferocia sotto le ruote di camion in movimento nel cortile dell'edificio". Il numero di settanta morti è ritenuto non documentato – così come tutti i dati relativi ai fascisti uccisi in provincia di Vercelli forniti da Pisanò – da Piero Ambrosio, L'insurrezione in provincia di Vercelli. Brevi cenniArchiviato il 16 settembre 2021 in Internet Archive., op. cit., nota 42Archiviato il 21 aprile 2010 in Internet Archive..
Piero Ambrosio, La provincia di Vercelli durante la Rsi. Cenni storiciArchiviato il 13 aprile 2008 in Internet Archive., dal sito dell'Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli: "Il 2 dicembre un reparto di camicie nere inviato a Varallo, per presidiare una zona che stava diventando "nevralgica", era stato attaccato poco dopo il suo arrivo ed i fascisti avevano avuto in quell'occasione il loro primo soldato caduto in provincia, il caposquadra della Milizia Leandro Guida".
Piero Ambrosio, La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenniArchiviato il 20 novembre 2011 in Internet Archive., op. cit.: "La prima vera azione di guerra ebbe luogo a Varallo dove, il 2 dicembre, i garibaldini del distaccamento "Gramsci", comandato da Cino Moscatelli, attaccarono un contingente di camicie nere accasermato nel Municipio: i fascisti ebbero un morto, i partigiani alcuni feriti. Pochi giorni dopo, il 10 dicembre, i garibaldini biellesi attaccarono i fascisti che stavano deportando alcuni operai colpevoli di avere organizzato uno sciopero alla Filatura di Tollegno. Queste azioni furono la premessa di un deciso intervento dei partigiani in appoggio agli scioperi che cominciarono a svilupparsi in Valsessera a partire dal 15 dicembre, e che sfociarono nello sciopero generale delle maestranze del Biellese e della Valsesia".
Piero Ambrosio, La provincia di Vercelli durante la Rsi. Cenni storiciArchiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive., op. cit.: "Infine la minaccia contenuta nel bando: "l'uccisione di un militare della Guardia Nazionale Repubblicana o di ogni altro agente della forza pubblica o di un militare germanico costerà la vita a 10 individui del luogo" fu attuata in seguito all'uccisione avvenuta a Borgosesia il 21 dicembre di (non uno ma) due militi del 63º battaglione". Del reparto faceva parte anche lo scrittore Carlo Mazzantini (padre della scrittrice Margaret), che rievocherà l'intera vicenda nel suo A cercar la bella morte, Venezia, Marsilio 1995, pp. 74 ss.
Piero Ambrosio, La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenniArchiviato il 20 novembre 2011 in Internet Archive., op. cit.: "Le azioni partigiane e gli scioperi richiamarono l'attenzione delle "autorità" della Repubblica di Salò su quanto stava avvenendo in queste zone. [...] venne inviato a Vercelli, e successivamente in Valsesia e nel Biellese, il 63º battaglione "Tagliamento" che si rese responsabile di efferati massacri, incendi, saccheggi fin dai primi giorni della sua attività nella nostra provincia".
A titolo d'esempio fra le sconfitte si pensi alla cosiddetta "Caporetto di Alagna" (luglio 1944), quando le forze partigiane liberarono la Valsesia e la Valsassera per un breve periodo, per poi essere battute ad Alagna, si piedi del Monte Rosa. In merito Piero Ambrosio, La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenniArchiviato il 20 novembre 2011 in Internet Archive., op. cit.
Piero Ambrosio, La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenniArchiviato il 20 novembre 2011 in Internet Archive., op. cit.: «Il 9 marzo, a Salussola, avvenne l'ultimo eccidio perpetrato dai fascisti: dopo orrende torture, ventun partigiani furono fucilati. In risposta il Cln di Biella ordinò lo sciopero generale di protesta [...] che si effettuò imponente in tutte le fabbriche». Altre fonti affermano invece che i partigiani uccisi furono venti; si veda per esempio L'eccidio di Salussola: 8 e 9 marzo 1945, dal sito/portale del paese di Salussola.
Piero Ambrosio (a cura di), Verso la vittoria. I bollettini militari delle formazioni partigiane della provincia di Vercelli (gennaio-aprile 1945)Archiviato il 24 luglio 2015 in Internet Archive. da "L'impegno", a. V, n. 1, marzo 1985, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, Cit. (da bollettino partigiano): «Il sei marzo una colonna nemica in movimento tra Zimone e Salussola è attaccata da una pattuglia della brigata Gl… 4 morti e 2 gravi, 3 prigionieri, 2 autocarri, un fucile mitragliatore, 7 moschetti, pistole e bombe a mano. In seguito a questo brillante attacco il nemico sfogò la sua ira con le feroci fucilazioni di Salussola.» Le frequenti azioni partigiane nei dintorni di Salussola, principalmente della 75ª brigata Garibaldi "Maffei" e della brigata GL locale, dall'inizio del 1945 inflissero importanti e frequenti perdite tra i reparti fascisti.
"Giovanni Fracassi (1900), colonnello della Gnr a capo della compagnia Op, fu accusato di rastrellamento nelle zone di Borgo d'Ale e Strambino, di arresto e uccisione di partigiani (catturati nel Biellese, a Olcenengo, ad Arborio, a Trino), della cattura nella zona di Crescentino di quattrocento renitenti alla leva e di aver consentito all'Ufficio politico investigativo persecuzioni, soprusi e sevizie. Costituì tribunali straordinari della Gnr, in cui vennero fucilati i partigiani Burzio, Cassetta, Dejana, Dreussi, Mosca, Orlando e Pluda". La citazione è tratta da Marilena Vittone, Un processo a collaborazionisti vercellesi tra amnistia e giustizia penaleArchiviato il 12 giugno 2009 in Internet Archive., dal Sito dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, originariamente pubblicato in "L'impegno", a. XXVIII, n. 1, giugno 2008.
Pansa 2003, p. 81; Bermani, p. 329. Secondo Bermani, a Novara i fascisti fatti prigionieri alla fine delle ostilità vennero rinchiusi anche all'interno della caserma Tamburini. Questa caserma era stata una delle sedi della Guardia Nazionale RepubblicanaArchiviato il 22 gennaio 2011 in Internet Archive.. Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Milano, Sperling & Kupfer, 2003, ISBN88-200-3566-9. Cesare Bermani, Pagine di guerriglia. L'esperienza dei garibaldini della Valsesia, Nuova Edizione 1996-2000, Vol. III, Borgosesia, Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea nelle provincie di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli", 1996, ISBN non esistente.
Sul primo si vedano le conclusioni di Ezio Manfredi, Dalle Alpi occidentali a Santhià. La strage dell'aprile 1945 e la resa del 75º Corpo d'armataArchiviato il 26 settembre 2009 in Internet Archive., in l'impegno, n. 3, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, dicembre 2001, che ritiene anche "poco probabile che" i tedeschi "siano stati guidati" verso alcune cascine nelle quali si trovavano i partigiani "da una spia del paese". Sul secondo episodio si veda Mario Vaira, «Walter Fillak, il comandante Martin», in Canavèis. Natura, arte, storia e tradizioni del Canavese e delle Valli del Lanzo, Autunno 2008 – Inverno 2009, Cumbe Edizioni 2008, per il quale a catturare i partigiani furono dei reparti tedeschi "grazie alla delazione di una spia", così come a condannarli e a giustiziarli furono unicamente dei tedeschi. Sull'eccidio di Buronzo del 15 marzo 1945, rappresaglia germanica per un attacco partigiano di tre giorni prima, si veda Itinerari della resistenza bielleseArchiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive., dal sito dell'Istituto Storico per la storia della Resistenza e della società contemporanea delle province di Biella e Vercelli.
Piero Germano, dal sito dell'ANPI. Sulla battaglia di Sala Biellese, si veda la ricostruzione storica in Piero Germano, La battaglia di Sala Biellese. 1º febbraio 1945Archiviato il 28 ottobre 2007 in Internet Archive., dal sito dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, originariamente pubblicato in L'Impegno, a. II, n. 4, dicembre 1982.
Pierfrancesco Manca, Guerra civile e guerra di popolo nel BielleseArchiviato il 27 ottobre 2007 in Internet Archive. dal sito dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, originariamente in "L'Impegno", a. XX, n. 3, dicembre 2000 e a. XXI, n. 1, aprile 2001: «Il 9 marzo 1945 il comando della V divisione "Garibaldi" rivolgeva al comando del 115º battaglione "Montebello" della GNR una richiesta curiosa: "A seguito dell'odierna esecuzione di Salussola, abbiamo provveduto a denunciare il vostro reparto e al Governo Italiano quali 'criminali di guerra'. In caso che l'esecuzione non fosse stata opera vostra, vogliate precisarci il reparto e gli ufficiali responsabili per le rettifiche del caso"».