Leeper v. Texas, 139 U.S. 462 (1891). Il parere di Fuller in Leeper affermava: "Deve ritenersi stabilito che...in base al Quattordicesimo emendamento i poteri degli Stati nell'affrontare i reati all'interno dei loro confini non siano limitati, tranne per il fatto
che nessuno Stato può privare particolari persone, o classi di persone, di una giustizia equa e imparziale ai sensi della legge; che la legge nel suo corso regolare di amministrazione attraverso le corti di giustizia è il giusto processo, e quando è assicurato dalla legge dello Stato il requisito costituzionale è soddisfatto; e che il giusto processo è così assicurato da leggi che operano su tutti allo stesso, e che non assoggettano l'individuo all'esercizio arbitrario dei poteri di governo non trattenuti dai principi consolidati del diritto privato e della giustizia distributiva."
Maxwell v. Dow, 176 U.S. 581 (1900); il giudice Peckham scrisse il parere della Corte, e il giudice Harlan fu l'unico dissenziente. Harlan sostenne che una persona non può essere processata per un reato infame da una giuria di meno di dodici persone, invece degli otto giurati ammessi nello Utah. Molti anni dopo, in Williams v. Florida, 399 U.S. 78 (1970), la Corte sostenne che sei giurati sono sufficienti.
Vedi, ad es., Yick Wo v. Hopkins, 118 U.S. 356 (1886): «Benché la legge stessa sia a prima vista equa e in apparenza imparziale, tuttavia, se è applicata e amministrata dalla pubblica autorità con occhio malvagio e mano iniqua, così da fare praticamente discriminazioni ingiuste e illegali tra persone in circostanze simili, essenziali per i loro diritti, il diniego di un'uguale giustizia ricade ancora nella proibizione della Costituzione.»
Pennzoil v. Texaco, 481 U.S. 1 (1987) (Thurgood Marshall, che concorreva nel giudizio).
McGurn, Barrett., Slogans to Fit the Occasion (PDF), in United States Supreme Court Yearbook, 1982, pp. 170-174. URL consultato il 27 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2013).
Peccarelli, Anthony, The Meaning of Justice, DuPage County Bar Association BriefMarch, 2000. URL consultato il 28 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2007).
Jowett, Benjamin, Thucydides, translated into English, to which is prefixed an essay on inscriptions and a note on the geography of Thucydides, 2ª ed., Oxford, Clarendon Press, 1900. URL consultato il 28 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2016). «Our form of government does not enter into rivalry with the institutions of others. We do not copy our neighbours, but are an example to them. It is true that we are called a democracy, for the administration is in the hands of the many and not of the few. But while the law secures equal justice to all alike in their private disputes, the claim of excellence is also recognised; and when a citizen is in any way distinguished, he is preferred to the public service, not as a matter of privilege, but as the reward of merit. Neither is poverty a bar, but a man may benefit his country whatever be the obscurity of his condition.» «La nostra forma di governo non entra in competizione con le istituzioni degli altri. Noi non copiamo i nostri vicini, ma siamo un esempio per loro. È vero che siamo chiamati una democrazia, perché l'amministrazione è nelle mani dei molti e non dei pochi. Ma mentre la legge assicura uguale giustizia a tutti allo stesso modo, si riconosce anche il diritto dell'eccellenza; e quando un cittadino si distingue in qualsiasi modo, è preferito per il servizio pubblico, non come una questione di privilegio, ma come la ricompensa del merito. Né la povertà è di ostacolo, ma un uomo può essere di beneficio al suo paese qualunque sia l'oscurità della sua condizione.»
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Orazione funebre di Pericle, tradotta da Rex Warner (1954), via wikisource: «Our form of government does not enter into rivalry with the institutions of others. Our government does not copy our neighbors', but is an example to them. It is true that we are called a democracy, for the administration is in the hands of the many and not of the few. But while there exists equal justice to all and alike in their private disputes, the claim of excellence is also recognized; and when a citizen is in any way distinguished, he is preferred to the public service, not as a matter of privilege, but as the reward of merit. Neither is poverty an obstacle, but a man may benefit his country whatever the obscurity of his condition.» «La nostra forma di governo non entra in competizione con le istituzioni degli altri. Il nostro governo non copia quello dei nostri vicini, ma è un esempio per loro. È vero che siamo chiamati una democrazia, perché l'amministrazione è nelle mani dei molti e non dei pochi. Ma mentre esiste uguale giustizia per tutti e allo stesso modo nelle loro dispute private, si riconosce anche il diritto dell'eccellenza; e quando un cittadino si distingue in qualsiasi modo, è preferito per il servizio pubblico, non come una questione di privilegio, ma come la ricompensa del merito. Né la povertà è di ostacolo, ma un uomo può essere di beneficio al suo paese qualunque sia l'oscurità della sua condizione.»