Esarcato d'Italia (Italian Wikipedia)

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  • Secondo le fonti primarie (ad esempio Paolo Diacono, II, 5) i Romani esercitarono pressioni sull'Imperatore affinché rimuovesse Narsete dal governo dell'Italia asserendo di preferire, al punto addirittura da rimpiangerla, la dominazione dei Goti al suo governo, e minacciando di consegnare l'Italia e Roma ai barbari. (LA) Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX, Hannover, 1878, pp. 12-219.
  • Il termine strategos autokrator ricorre nelle opere di Procopio di Cesarea. Secondo Procopio (De bello vandalico, I, 11.20), Giustiniano, nel nominare Belisario strategos autokrator, «gli aveva rilasciato autorizzazione scritta a compiere qualunque cosa gli sembrasse più opportuno fare: ogni sua decisione avrebbe avuto autorità assoluta, come se l'avesse presa lo stesso imperatore». Non risulta che Giustiniano avesse istituito un magister militum Italiae ma sembrerebbe che si fosse limitato ad affidare il governo militare dell'Italia a Narsete con pieni poteri (come strategos autokrator). Una cronaca del VII secolo (Auctarii Hauniensis Extrema, 1-2 (p. 337)) menziona un Asbado nominato da Giustiniano magister militiae Italiae che avrebbe riconquistato molte città agli Ostrogoti ma tale testimonianza viene ritenuta inattendibile per problematiche di carattere cronologico (colloca erroneamente le gesta militari di tale generale tra il 526 e il 528, quando la guerra gotica non era ancora cominciata, e anche la proposta di emendare Giustiniano con Giustino II, spostando le sue gesta nel biennio 565-566, presenta dei problemi, essendo in contraddizione con il fatto che la massima autorità militare nella penisola era allora Narsete). Cfr. Ravegnani 2011, pp. 34-35. (LA) Theodor Mommsen (a cura di), Auctarii Hauniensis Extrema, in Monumenta Germaniae Historica, collana Auctores antiquissimi, Chronica Minora Saec. IV. V. VI. VII (I), Berlino, 1892, pp. 337-340. Giorgio Ravegnani, Gli esarchi d'Italia, Roma, Aracne, 2011, ISBN 978-88-548-4005-8, OCLC 721866568.
  • Paolo Diacono, II, 5. (LA) Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX, Hannover, 1878, pp. 12-219.
  • Paolo Diacono, III, 17. (LA) Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX, Hannover, 1878, pp. 12-219.
  • Paolo Diacono, III, 22. (LA) Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX, Hannover, 1878, pp. 12-219.
  • Paolo Diacono, III, 19. (LA) Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX, Hannover, 1878, pp. 12-219.
  • Paolo Diacono, IV, 8. (LA) Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX, Hannover, 1878, pp. 12-219.
  • Auctarii Hauniensis Extrema, 22. (LA) Theodor Mommsen (a cura di), Auctarii Hauniensis Extrema, in Monumenta Germaniae Historica, collana Auctores antiquissimi, Chronica Minora Saec. IV. V. VI. VII (I), Berlino, 1892, pp. 337-340.
  • Auctarii Hauniensis Extrema, 23. (LA) Theodor Mommsen (a cura di), Auctarii Hauniensis Extrema, in Monumenta Germaniae Historica, collana Auctores antiquissimi, Chronica Minora Saec. IV. V. VI. VII (I), Berlino, 1892, pp. 337-340.
  • Fredegario, IV, 69. (LA) Fredegario, Chronicarum quae dicuntur Fredegarii Scholastici Libri IV cum continuationibus, in Bruno Krusch (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, collana Scriptores rerum Merovingicarum, II (Fredegarii et aliorum chronica. Vitae Sanctorum), Hannover, 1888, pp. 1-193.
  • Fredegario, IV, 71. (LA) Fredegario, Chronicarum quae dicuntur Fredegarii Scholastici Libri IV cum continuationibus, in Bruno Krusch (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, collana Scriptores rerum Merovingicarum, II (Fredegarii et aliorum chronica. Vitae Sanctorum), Hannover, 1888, pp. 1-193.
  • Paolo Diacono, V, 7. (LA) Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX, Hannover, 1878, pp. 12-219.
  • Paolo Diacono, V, 10. (LA) Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX, Hannover, 1878, pp. 12-219.
  • Georg Heinrich Pertz (a cura di), Leges Langobardorum, in Monumenta Germaniae Historica, collana Leges, Vol. IV, Hannover, 1868, p. 195.

documentacatholicaomnia.eu

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  • Tenendo presente che il termine "esarca" per indicare la massima autorità bizantina in Italia e in Africa compare solo nelle fonti italiche (a parte il riferimento vago e dubbio a un Fozio «esarco di Roma» nell'agiografia di San Teodoro di Sykeon) e che nel greco popolare exarchos significava "generale", non è da escludere che inizialmente fosse un termine ufficioso diffusosi tra il popolo che solo in seguito sarebbe diventato ufficiale. Cfr. Ravegnani 2011, pp. 33-37 e Borri, pp. 3-5. Giorgio Ravegnani, Gli esarchi d'Italia, Roma, Aracne, 2011, ISBN 978-88-548-4005-8, OCLC 721866568. Francesco Borri, Duces e magistri militum nell'Italia esarcale (VI-VIII secolo) (PDF), in Reti Medievali Rivista, VI, 2005/2 (luglio-dicembre), Firenze, Firenze University Press, 2005, DOI:10.6092/1593-2214/187. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  • Il termine "esarca", in origine, indicava il comandante di una formazione di sei cavalieri; inoltre, era frequentemente usato nel linguaggio popolare per indicare i generali dell'esercito (ad esempio nelle cronache di Giovanni Malala e di Teofane Confessore il titolo di exarchos viene attribuito a diversi duces e magistri militum bizantini, nonché ad alcuni generali nemici, e anche lo stesso Narsete, nella narrazione della vittoria su Totila, viene definito "esarca dei Romani" dalle suddette fonti). Cfr. Ravegnani 2011, pp. 33-37 e Borri, pp. 3-5. Giorgio Ravegnani, Gli esarchi d'Italia, Roma, Aracne, 2011, ISBN 978-88-548-4005-8, OCLC 721866568. Francesco Borri, Duces e magistri militum nell'Italia esarcale (VI-VIII secolo) (PDF), in Reti Medievali Rivista, VI, 2005/2 (luglio-dicembre), Firenze, Firenze University Press, 2005, DOI:10.6092/1593-2214/187. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  • Borri, p. 8. Francesco Borri, Duces e magistri militum nell'Italia esarcale (VI-VIII secolo) (PDF), in Reti Medievali Rivista, VI, 2005/2 (luglio-dicembre), Firenze, Firenze University Press, 2005, DOI:10.6092/1593-2214/187. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  • Borri, p. 9. Francesco Borri, Duces e magistri militum nell'Italia esarcale (VI-VIII secolo) (PDF), in Reti Medievali Rivista, VI, 2005/2 (luglio-dicembre), Firenze, Firenze University Press, 2005, DOI:10.6092/1593-2214/187. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).

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treccani.it

web.archive.org

  • Tenendo presente che il termine "esarca" per indicare la massima autorità bizantina in Italia e in Africa compare solo nelle fonti italiche (a parte il riferimento vago e dubbio a un Fozio «esarco di Roma» nell'agiografia di San Teodoro di Sykeon) e che nel greco popolare exarchos significava "generale", non è da escludere che inizialmente fosse un termine ufficioso diffusosi tra il popolo che solo in seguito sarebbe diventato ufficiale. Cfr. Ravegnani 2011, pp. 33-37 e Borri, pp. 3-5. Giorgio Ravegnani, Gli esarchi d'Italia, Roma, Aracne, 2011, ISBN 978-88-548-4005-8, OCLC 721866568. Francesco Borri, Duces e magistri militum nell'Italia esarcale (VI-VIII secolo) (PDF), in Reti Medievali Rivista, VI, 2005/2 (luglio-dicembre), Firenze, Firenze University Press, 2005, DOI:10.6092/1593-2214/187. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  • Il termine "esarca", in origine, indicava il comandante di una formazione di sei cavalieri; inoltre, era frequentemente usato nel linguaggio popolare per indicare i generali dell'esercito (ad esempio nelle cronache di Giovanni Malala e di Teofane Confessore il titolo di exarchos viene attribuito a diversi duces e magistri militum bizantini, nonché ad alcuni generali nemici, e anche lo stesso Narsete, nella narrazione della vittoria su Totila, viene definito "esarca dei Romani" dalle suddette fonti). Cfr. Ravegnani 2011, pp. 33-37 e Borri, pp. 3-5. Giorgio Ravegnani, Gli esarchi d'Italia, Roma, Aracne, 2011, ISBN 978-88-548-4005-8, OCLC 721866568. Francesco Borri, Duces e magistri militum nell'Italia esarcale (VI-VIII secolo) (PDF), in Reti Medievali Rivista, VI, 2005/2 (luglio-dicembre), Firenze, Firenze University Press, 2005, DOI:10.6092/1593-2214/187. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  • Borri, p. 8. Francesco Borri, Duces e magistri militum nell'Italia esarcale (VI-VIII secolo) (PDF), in Reti Medievali Rivista, VI, 2005/2 (luglio-dicembre), Firenze, Firenze University Press, 2005, DOI:10.6092/1593-2214/187. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  • Borri, p. 9. Francesco Borri, Duces e magistri militum nell'Italia esarcale (VI-VIII secolo) (PDF), in Reti Medievali Rivista, VI, 2005/2 (luglio-dicembre), Firenze, Firenze University Press, 2005, DOI:10.6092/1593-2214/187. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).

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