Cesare Romani, Il corpo dell'esotismo: cartografia, fotografia, cinema, in Le Globe, vol. 148, 2008, pp. 107-128. URL consultato il 2 marzo 2016.
«Per molti secoli l'Africa, le Americhe e l'Asia furono immaginate come luoghi libidinosi ed erotizzati. A partire dal XV secolo, con le scoperte geografiche e la conseguente esperienza coloniale, il desiderio di possesso delle Nuove Terre fu strettamente legato con l'idea della Natura intesa come femminile. È sulle carte del Nuovo Mondo che la cartografia rinascimentale, con le prime raffigurazioni di piante esotiche, di animali, di indiani, di cannibali, sembra più efficace nel raccontare le stranezze riportate dagli esploratori nei loro scritti e che per la maggior parte, risentivano delle influenze di una geografia congetturale, quella del Medioevo, le cui reminiscenze permarranno a lungo (Milanesi, 1983 e Broc, 1986). I resoconti dei viaggiatori abbondavano di osservazioni sulla mostruosa sessualità dei popoli incontrati.»