Benedetto Varchi, Questione sull'alchimia, Stamperia Magheri, 1827 [1544], p. 34.
«[...] sebbene il costume dei filosofi moderni è di creder sempre, e non provar mai tutto quello, che si trova scritto ne' buoni autori, e massimamente in Aristotile, non è però, che non fusse e più sicuro, e più dilettevole fare altramenti, e discendere qualche volta alla sperienza in alcune cose, come verbi gratia nel movimento delle cose gravi, nella qual cosa e Aristotile, e tutti li altri Filosofi senza mai dubitarne hanno creduto, et affermato che quanto una cosa sia più grave, tanto più tosto discenda, il che la prova dimostra non esser vero. E se io non temessi d'allontanarmi troppo dalla proposta materia, mi distenderei più lungamente in provare questa opinione, della quale ho trovati alcuni altri, e massimamente il Reverendo Padre non meu dotto Filosofo, che buon Teologo, Fra Francesco Beato Metafisico di Pisa, e Mess. Luca Ghini Medico, e Semplicista singularissimo, oltra la grande non solamente cognizione, ma pratica dei Minerali tutti quanti, secondo che a me parve quando gli udii da lui pubblicamente nello Studio di Bologna [...]»