Il campo è di colore azzurro in onore di Maria, la Madre di nostro Signore, il cui fiat: "Avvenga per me secondo la tua parola" ( Lc 1,38, su laparola.net.) ha reso possibile il mistero dell'Incarnazione. La sua presenza orante e unica nel mistero pasquale consente di chiamarla "donna eucaristica" (vedi Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 2003, n. 53). Il simbolo principale è costituito da due mani che provengono dall'alto. Simboleggiano la maestosa verticalità così come la gratuità della missione di Gesù Cristo inviato dal Padre celeste nell'Incarnazione. In quanto fonte e scopo del ministero episcopale, il vescovo partecipa all'amore disinteressato di Cristo per la Chiesa (vedi Ef 5,25, su laparola.net.). Il Figlio di Dio rivela il Padre invisibile (vedi Gv 14,9, su laparola.net.) e, a sua volta, il Figlio ci ama sino alla fine (vedi Gv 13,1, su laparola.net.). Le mani esprimono anche ciò che è più familiare nei nostri gesti di comunicazione. Liturgicamente questo è espresso nella preghiera eucaristica per le messe di riconciliazione I - «Eravamo morti a causa del peccato e incapaci di accostarci a te, ma tu ci hai dato la prova suprema della tua misericordia, quando il tuo Figlio, il solo giusto, si è consegnato nelle nostre mani». Le mani simboleggiano anche l'umile condiscendenza di Cristo ad assumere la nostra natura umana. Le sue mani portano i segni delle piaghe della crocifissione: la passione e la morte di Cristo per la nostra salvezza. Queste piaghe sono un luogo di salvezza per tutti i peccatori, un luogo ricco di misericordia per tutti. Contemplando questo santo mistero, Sant'Ignazio di Loyola esclamò: "Nelle tue piaghe nascondimi" (vedi Anima Christi). Inoltre, le piaghe sono gloriose perché anch'esse partecipano alla risurrezione del Signore nella gloria. Nella profezia di Isaia si legge: "Dalle sue piaghe siamo stati guariti" ( Is 53,5, su laparola.net.). Il Signore risorto mostrò le sue piaghe e disse all'incredulo San Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!" ( Gv 20,27, su laparola.net.). Le mani tengono i doni del grano e dell'uva per onorare il Creatore del cielo e della terra. La Didaché dichiara nel capitolo 10: "Hai creato ogni cosa a gloria del tuo nome; hai dato agli uomini cibo e bevanda a loro conforto, affinché ti rendano grazie; ma a noi hai donato un cibo e una bevanda spirituali e la vita eterna per mezzo del tuo servo". Quindi, questi simboleggiano l'Eucaristia, il banchetto sacrificale, mediante il quale il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. In questo dono, Gesù Cristo ha donato alla Chiesa la perenne attualizzazione del mistero pasquale che è incluso, anticipato e concentrato per sempre nel dono eucaristico.
Tratto da Gv 13,1, su laparola.net.. Questo versetto, che apre la scena della lavanda dei piedi degli apostoli, esprime l'amore profondo, persistente e duraturo che Gesù Cristo, l'umile servitore di Dio e salvatore del mondo, ha per tutti.