«"La faccia tua, ch'io lagrimai già morta, / mi dà di pianger mo non minor doglia", /rispuos'io lui, "veggendola sì torta» (PgXXIII, vv. 55-57), proferì Dante non appena vide le condizioni misere in cui versava l'aspetto di Forese, sfigurato per la fame e la sete che caratterizzano la pena dei golosi.
«Sì tosto m' ha condotto / a ber lo dolce assenzo d'i martìri / la Nella mia con suo pianger dirotto. // Con suoi prieghi devoti e con sospiri / tratto m' ha de la costa ove s'aspetta, / e liberato m' ha de li altri giri. // Tanto è a Dio più cara e più diletta / la vedovella mia, che molto amai, / quanto in bene operare è più soletta» (PgXXIII, vv. 85-93)
«"La mia sorella, che tra bella e buona / non so qual fosse più, trïunfa lieta / ne l'alto Olimpo già di sua corona".» (PgXXIV, vv. 13-15)