Francesco Coppola (Italian Wikipedia)

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  • Scrive in proposito e in lingua dell’epoca Camillo Porzio nel 1565, riferendosi a Francesco Coppola in un’opera considerevole e originale, «pressoché unica nella nostra letteratura», paragonata da Fabio Pittorru «agli historical plays di Shakespeare»: «Presi questi appuntamenti (qui nel senso di progetto, disegno, ndr.), il Conte immantinente si diede a trar fuori un’armata per istringere più Otranto: il qual carico del Re volentiermente gli fu imposto, sì perché non v’era persona che a fine meglio di lui il potesse condurre, sì eziandio perché in quell’apparecchio lo sovvenisse di danari e navali strumenti. Non è agevole credere in quanto breve tempo, ed in qual numero, il Conte di Sarno pose insieme quel navilio ed apparecchio; acciocché con quella invero illustre azione comperasse gli animi dei padroni; mediante la qual’armata e buona fortuna, Otranto, come si è detto, si riebbe, con tanta lode del Conte di Sarno, che da ciascheduno della libertà, del regno e della religione nominato fu conservatore … Avvenne dipoi, la seguente primavera, che il Re ebbe novella come il successore del Turco, detto Baiazet, era passato sopra Rodi con esercito possente; laonde il Re, per temenza che quell’isola, opposta alle frontiere de’ Turchi per un ostacolo grande, non pervenisse in forza loro, fece una piccola armata per soccorrerla, spintoci anche dalle preghiere del papa, nel cui apparecchio medesimamente il Conte adoperò: ed egli, per ammorzare la vorace fiamma dell’invidia con di molte buone operazioni, non scemando la consueta diligenza in un momento messe ad ordine il tutto e le navi avviò: le quali, felicemente navigando, giunsero a Rodi e non solo il soccorsero, ma dagli’impeti de’ nemici valorosamente lo salvarono». (C. PORZIO, La congiura dei Baroni, ristampa con introduzione di F. Pittorru – prefazione e note storiche di F. Torraca, Edizioni Osanna, Venosa 1989, pp. 58-60. Il testo del Porzio, in un'edizione del 1859, può leggersi su Google Libri).