Analysis of information sources in references of the Wikipedia article "Francesco Sforza" in Italian language version.
«Dopo quel tempo [il fidanzamento con Bianca Maria] non solo assunse Francesco l'arma Visconti, ma anche il cognome usandolo sempre nelle sue soscrizioni, come può vedersi da una di lui lettera scritta ai Priori di Corinaldo l'anno 1433, [...], in cui si sottoscrive Franciscus Sfortia Vicecomes.»
«Il Vimercato [Gasparo Vimercato] in un'adunanza pubblica propose ai Milanesi il Conte Francesco Sforza, e con tanta energia perorò a favore di costui, che Milano, anche per evitare i tristi effetti della fame ed assedio, acclamò universalmente il Conte Sforza per suo liberatore...»
«Fu amicissimo dello Sforza e mercè sua, ebbe soccorsi quando il conte difendeva i suoi possessi contro le pretese del re di Napoli. E lo Sforza divenuto duca di Milano donò un suo palazzo in Milano, ove il Medici teneva ragione di banco.»
«...e siccome l'antico castello di Porta Giovia era del tutto ruinato [Francesco] mise ogni suo pensiero a ristaurarlo sopra i primi fondamenti. Perciò non volendo il prudentissimo principe farlo di propria volontà, perché i suoi sudditi non credessero...li volesse sottomettere a crudelissimo giojo, impose agli amici ed a' suoi fautori che modestamente presso i plebei e anche presso i nobili facesseo conoscere il suo desiderio per la riedificazione della fortezza, non perché dubitasse punto della loro fede, ma solamente per ornamento della città e per sicurezza contro qualunque nemico...»
«Alcune lapidi incrostate nel muro ricordano individui delle famiglie degli antichi Duchi e Duchesse di Milano, i depositi e le casse dei quali sospese in alto con catene fra le colonne furono fatte levare da S. Carlo giusta le intenzioni del Sacro Concilio di Trento, che volle distinte nelle Chiese le ossa solamente dei Santi e dei Beati preposte al culto de' Fedeli.»
«Le zèle trop ardent de saint Charles, strit exécuteur du décret, si fatal aux arts, qui bannit des temples les ornemens profanes, a privé les chapelles du ce qui en faisoit le plus grand intérêt. Le tombeaux des souverains de Milan [...] Le fervent archevêque fit enlever ces monumens historiques et ces glorieux thropées...»
«Lo zelo troppo ardente di San Carlo, fermo esecutore del decreto, talmente fatale alle arti, che bandisce dai templi sacri gli ornamenti profani, ha privato le cappelle del più grande interesse. Le tombe dei sovrani di Milano [...] Il fervente arcivescovo fece levare questi monumenti storici e questi gloriosi trofei...»
«Questo principe fu liberalissimo, pieno d'umanità, e nessuno mai patì da lui alcun malcontento: onorava in particolar modo gli uomini virtuosi e dotti: non era crudele contro gli ignoranti, ma odiava sommamente i bugiardi e i maliziosi; nessuno più di lui fu più osservatore della fede; amò sempre la giustizia, e fu amatore della religione; ebbe eloquenza naturale, e non facea conto degli astrologhi.»
«Nel 1426-27 si trova insieme con Francesco Sforza contro i Veneziani e il Carmagnola: il poco accordo fra i due valenti condottieri porta alla sconfitta di Maclodio (11 ottobre 1427).»
«L'arrivo del condottiero alla fine di luglio provocò l'arretramento dell'esercito avversario e Firenze fu costretta ad avviare trattative con lo Sforza perché le lasciasse la libertà di assalire Lucca. Di fatto, con la complicità del condottiero una congiura di cittadini capeggiati da Pietro Cenami depose il G. nella notte tra il 14 e il 15 ag. 1431. Non è possibile stabilire con precisione quali furono i veri motivi della fine del suo principato, se cioè la congiura fosse stata provocata dalla volontà dei cittadini o dagli interessi politici della fazione dei suoi oppositori interni; anche la posizione di Francesco Sforza in proposito non è del tutto chiara.»
«Dopo quel tempo [il fidanzamento con Bianca Maria] non solo assunse Francesco l'arma Visconti, ma anche il cognome usandolo sempre nelle sue soscrizioni, come può vedersi da una di lui lettera scritta ai Priori di Corinaldo l'anno 1433, [...], in cui si sottoscrive Franciscus Sfortia Vicecomes.»
«Il Vimercato [Gasparo Vimercato] in un'adunanza pubblica propose ai Milanesi il Conte Francesco Sforza, e con tanta energia perorò a favore di costui, che Milano, anche per evitare i tristi effetti della fame ed assedio, acclamò universalmente il Conte Sforza per suo liberatore...»
«Fu amicissimo dello Sforza e mercè sua, ebbe soccorsi quando il conte difendeva i suoi possessi contro le pretese del re di Napoli. E lo Sforza divenuto duca di Milano donò un suo palazzo in Milano, ove il Medici teneva ragione di banco.»
«...e siccome l'antico castello di Porta Giovia era del tutto ruinato [Francesco] mise ogni suo pensiero a ristaurarlo sopra i primi fondamenti. Perciò non volendo il prudentissimo principe farlo di propria volontà, perché i suoi sudditi non credessero...li volesse sottomettere a crudelissimo giojo, impose agli amici ed a' suoi fautori che modestamente presso i plebei e anche presso i nobili facesseo conoscere il suo desiderio per la riedificazione della fortezza, non perché dubitasse punto della loro fede, ma solamente per ornamento della città e per sicurezza contro qualunque nemico...»
«Alla prosperità del ducato faceva tuttavia da remora una spesa pubblica in continuo aumento, dovuta alle necessità militari e diplomatiche, alle opere di pubblica utilità e di prestigio e alla magnificenza della corte. Lo Sforza, per evidenti ragioni demagogiche, prima che all'aggravio dei tributi, che la Repubblica Ambrosiana aveva falcidiati, ricorse ai prestiti, che i Medici, i suoi più validi sostenitori politici, gli concessero largamente...»
«Intorno a Milano, le città minori, da concorrenti o rivali diventate tributarie e satelliti, cominciavano ad integrare l'economia milanese e ad essere integrate...nasceva uno Stato lombardo, destinato a durare quattro secoli.»
«Alcune lapidi incrostate nel muro ricordano individui delle famiglie degli antichi Duchi e Duchesse di Milano, i depositi e le casse dei quali sospese in alto con catene fra le colonne furono fatte levare da S. Carlo giusta le intenzioni del Sacro Concilio di Trento, che volle distinte nelle Chiese le ossa solamente dei Santi e dei Beati preposte al culto de' Fedeli.»
«Le zèle trop ardent de saint Charles, strit exécuteur du décret, si fatal aux arts, qui bannit des temples les ornemens profanes, a privé les chapelles du ce qui en faisoit le plus grand intérêt. Le tombeaux des souverains de Milan [...] Le fervent archevêque fit enlever ces monumens historiques et ces glorieux thropées...»
«Lo zelo troppo ardente di San Carlo, fermo esecutore del decreto, talmente fatale alle arti, che bandisce dai templi sacri gli ornamenti profani, ha privato le cappelle del più grande interesse. Le tombe dei sovrani di Milano [...] Il fervente arcivescovo fece levare questi monumenti storici e questi gloriosi trofei...»
«Questo principe fu liberalissimo, pieno d'umanità, e nessuno mai patì da lui alcun malcontento: onorava in particolar modo gli uomini virtuosi e dotti: non era crudele contro gli ignoranti, ma odiava sommamente i bugiardi e i maliziosi; nessuno più di lui fu più osservatore della fede; amò sempre la giustizia, e fu amatore della religione; ebbe eloquenza naturale, e non facea conto degli astrologhi.»
«Nel 1426-27 si trova insieme con Francesco Sforza contro i Veneziani e il Carmagnola: il poco accordo fra i due valenti condottieri porta alla sconfitta di Maclodio (11 ottobre 1427).»
«L'arrivo del condottiero alla fine di luglio provocò l'arretramento dell'esercito avversario e Firenze fu costretta ad avviare trattative con lo Sforza perché le lasciasse la libertà di assalire Lucca. Di fatto, con la complicità del condottiero una congiura di cittadini capeggiati da Pietro Cenami depose il G. nella notte tra il 14 e il 15 ag. 1431. Non è possibile stabilire con precisione quali furono i veri motivi della fine del suo principato, se cioè la congiura fosse stata provocata dalla volontà dei cittadini o dagli interessi politici della fazione dei suoi oppositori interni; anche la posizione di Francesco Sforza in proposito non è del tutto chiara.»
«Subito dopo il duca di Milano, con una delle sue abituali acrobazie politiche, si accordò con Antonio Petrucci, cancelliere dei Guinigi, per scacciare questi ultimi dal potere: ciò avvenne la notte del 15 agosto, con la partecipazione di F[rancesco] che arrestò Ladislao Guinigi, figlio di Paolo.»
«Ma la guerra in Lombardia si faceva sempre più difficile per il duca milanese e sempre più arduo risultava per lui resistere alle richieste ricattatorie dei suoi capitani (Piccinino prese a chiedergli Piacenza, Luigi Dal Verme aspirava a Tortona).»
«Anche l'imperatore eletto Federico III, come si è visto, aveva mire sul Ducato, e per di più non sembrava affatto disposto a riconoscere la legittimità di un diritto di successione ottenuto per via femminile (impedimento che valeva anche per gli Orléans). Francesco, infatti, non sarebbe mai riuscito, malgrado i ripetuti sforzi, a ottenere la ratifica imperiale del suo potere. Perciò, il Ducato milanese, pur saldamente nelle mani di Francesco, sotto un profilo esclusivamente formale rimaneva vacante.»
«Lo stemma visconteo, che passerà agli Sforza, risulta dall'inquarto nello scudo sannitico all'aquila imperiale ed al biscione (serpe in palo ingollante un infante), rispettivamente nel I e IV e nel II e nel III quarto [...] Francesco Sforza e i duchi successivi...ripeteranno lo stemma visconteo, quasi a simboleggiare l'innesto dinastico, benché lo Sforza non abbia mai avuto l'investitura imperiale, ma sia succeduto nel Ducato come consorte di Bianca Maria, figlia di Filippo Maria...»
«...l'organico della cancelleria segreta, affidata a Cicco Simonetta, già secretario maiori dello Sforza condottiero.»
«La cancelleria sforzesca appare una cosa nuova rispetto alla situazione precedente perché nello stato visconteo la cancelleria non rivestiva compiti amministrativi autonomi alle dirette dipendenze del signore...»
«Lo stemma visconteo, che passerà agli Sforza, risulta dall'inquarto nello scudo sannitico all'aquila imperiale ed al biscione (serpe in palo ingollante un infante), rispettivamente nel I e IV e nel II e nel III quarto [...] Francesco Sforza e i duchi successivi...ripeteranno lo stemma visconteo, quasi a simboleggiare l'innesto dinastico, benché lo Sforza non abbia mai avuto l'investitura imperiale, ma sia succeduto nel Ducato come consorte di Bianca Maria, figlia di Filippo Maria...»