«Vedutosi
Roberto impedito il passo, prese altra. via: dirizzò le schiere vèr noi,
sicchè varcato l'
Oglio a
Caleppio, dato l'assalto a
Capriolo, ne lo atterrava: poi dilatandosi per lo Bresciano mettevane a ferro e fuoco le desolate castella; sicché, tranne
Iseo,
Pontoglio e
Palazzolo, quante venivano attraversate da quel turbine devastatore, altrettante ne andarono disterminate, lasciate in preda alla libidine sfrenata di tanto esercito. Nove giorni durò quello sperpero e quella barbarie. Fama è che i miseri abitanti levatisi a furore, suonando a stormo le loro campane; si risolvessero a far ciò che da
Oberto e dal
Dovara non ottenevano, e che bersagliando fieramente l'esercito nemico ne sbarazzassero il paese. Primo al segnale par che fosse
Rovato; e fu anche detto per alcuno, che a memoria di pubblica vendetta, quel largo tratto dell'agro nostro in cui fu soddisfatta, pigliasse nome di
Francia-corta, che tuttavia conserva. L'esercito per sì fatto modo (se è pur vero) bersagliato, passò diffìlato sotto
Brescia. Non pare per altro che il passaggio dell'
Oglio si facesse dai
Franchi senza contrasto, il che spiegherebbe l'ordine del conte di buttare a terra
Capriolo ed il
ceperunt Palazolum per vim del cronaco Parmense: in uno de’ quali fatti un milite di
Fiandra venne appeso dall'irato presidio a merli del castello di
Capriolo: donde la rovina di quella sua rocca, tenuta di quel tempo inespugnabile. e la strage de' suoi,
nonché la fuga dei superstiti, fra i quali Giovanni Ughetto con Obreste e Lotterengo dei Goizii, che riparando in
Brescia, fondavano la nobile famiglia dei Caprioli»