Dalla biografia inserita nella rivista cerncourier.com e scritta dai due colleghi, Peter Schmid e Gottfried Kellner, viene descritto il suo atteggiamento verso il fenomeno della fusione fredda: L'analisi della affermazioni fatte da alcuni suoi colleghi della comunità scientifica che avevano asserito di aver scoperto l'evidenza della fusione fredda, occupò le facoltà di critica di Morrison nel corso di molti anni. Anche se lui fu inizialmente assai entusiasmato da questo fenomeno, trovò poi rapidamente molti punti deboli e contraddizioni negli argomenti dei suoi colleghi e quindi divenne pronto ad esprimere la propria opinione, dedicandosi all'opposizione di tali affermazioni. Un altro paragrafo della sua biografia fa riferimento al fatto che Morrison fu citato come testimone della difesa per un processo di diffamazione a causa di un articolo scritto sul quotidiano La Repubblica: I suoi forti sentimenti sulla questione, portarono Morrison a testimoniare in un caso giudiziario che era stato avviato da parte di un gruppo di fisici contro il giornale italiano La Repubblica. Prendendo la fusione fredda come esempio chiave, Morrison sviluppò poi una sua formulazione di "scienza patologica" tramite una serie di articoli e presentazioni.
Carlo Rubbia, tra le sue varie cariche, è anche membro onorario del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale. Nel 2006 il CICAP ha sintetizzato, nella rubrica Il CICAP Risponde, la propria posizione riguardo ai fenomeni di fusione fredda, riassunta in una risposta ad una domanda fatta da un lettore su tale argomento: Attualmente la stragrande maggioranza della comunità scientifica ritiene che si sia trattato essenzialmente di un episodio di scienza patologica. Il fenomeno presenta tuttavia alcuni aspetti elettrochimici che forse vale la pena di studiare ulteriormente.
Camillo Franchini. "Che fine ha fatto la fusione fredda?". [1], marzo-Aprile 2008, pp. 26-42. L'articolo, a pag. 41, si conclude con questo paragrafo: "Insomma la strana vicenda della fusione fredda ha dimostrato che l'inesistenza di un fenomeno non è un impedimento per continuare la ricerca. Finché saranno disponibili fondi, la ricerca continuerà. I finanziamenti saranno sempre trovati, perché i ricercatori sono poco incentivati a presentare risultati scarsi o negativi, per non perdere i finanziamenti. La chiusura della ricerca sulla fusione nell'Università dello Utah non è servita per accelerare il declino asintotico della fusione fredda. La ricerca è semplicemente continuata da altre parti."
Adalberto Piazzoli. "Fusione Fredda? Una ricerca italiana". Scienza & Paranormale N. 78 (maggio 2008). L'articolo, nella sua parte finale, così riporta i risultati dell'esperimento di Pavia: Negli ultimi anni novanta un gruppo di ricercatori e tecnici dei Dipartimenti Fisici dell'Università di Pavia, grazie a un modesto ma sufficiente finanziamento FAR, ha voluto ripetere acriticamente le misure dei colleghi di Firenze e Siena accogliendone tutti i suggerimenti (anche quelli dettati solamente dallo scrupolo di voler mantenere invariate tutte le condizioni) e con una strumentazione quasi identica e comunque con loro concordata. Le misure, quasi completamente automatizzate, sono durate mesi e hanno prodotto anche un'apprezzata tesi di laurea. Purtroppo non siamo stati in grado di riprodurre alcun risultato dei citati colleghi ma, si sa, nello studio di fenomeni sconosciuti, ancorché esistenti, le conferme e le smentite non hanno lo stesso valore veritativo. La nostra stima nei colleghi di Firenze e di Siena è rimasta naturalmente immutata.
Scott R. Little, H. E. Puthoff Ph.D, Marissa Little. "The Incandescent W ExperimentArchiviato il 9 maggio 2008 in Internet Archive.". ErthTech International Inc. (ETI), August 1998.
Nella prima serie di prove, nonostante l'esecuzione di ben 10 esperimenti, con gli elettrodi di tungsteno puro forniti direttamente dai ricercatori giapponesi Ohmori e Mizuno, non fu riscontrato nessun eccesso di produzione di calore. Successivamente i ricercatori ricontattarono Mizuno al fine di avere maggiori informazioni sul processo, e proprio grazie a tali informazioni si accorsero di un errore da essi commesso legato al fatto che avevano mal interpretato la configurazione sperimentale pubblicata dai due ricercatori giapponesi, "invertendo quindi la polarità delle celle".
Corressero immediatamente e svolsero quindi una nuova tornata sperimentale. Questo lavoro andò avanti fino al gennaio del 2000, ma nonostante tutti i loro sforzi dovettero "con loro grande costernazione" riscontrare che nessun chiaro eccesso di calore era stato da loro riscontrato. Perciò interruppero gli esperimenti ed asserirono, "con ragionevole certezza", che l'elettrolisi al plasma, nelle condizioni proposte da Ohmori e Mizuno non era capace di produrre un misurabile eccesso di calore e che quindi i due ricercatori giapponesi avevano commesso errori nella misura dell'effettiva energia elettrica impiegata dalla cella durante la reazione.
enea.it
titano.sede.enea.it
Dalla Intervista del ricercatore ENEA Vittorio Violante, paragrafo A che punto siete quindi? del documento ENEA "Che fine ha fatto la fusione fredda": ...A cambiare le carte in tavola è stato l'evento scientifico dell'agosto 2003, la Conferenza internazionale sulla fusione fredda tenutasi a Boston. Io e altri ricercatori di istituti stranieri, tra questi alcuni che avevano utilizzato i materiali messi a punto dall'ENEA, presentammo i risultati positivi, che convinsero alcuni accademici americani a sottoporre nuovamente la questione al DoE...
Vittorio Violante, ricercatore europeo che ha partecipato alla presentazione verbale con i membri della commissione del DoE, nella intervista: "Che fine ha fatto la fusione fredda" alla domanda: Insomma un ripensamento, nel quale il DOE ha ammesso lo sbaglio del passato?, così interpreta le conclusioni della commissione: Non proprio, piuttosto l'approvazione di un processo di revisione. Ossia la presa d'atto che la situazione è oggi diversa da quella iniziale del 1989, e che il lavoro fatto nei quindici anni successivi dai vari laboratori di ricerca, come quello dell'ENEA, ha cambiato i termini della questione.
EERE Network News. "DOE Report on "Cold Fusion" Studies Recommends More Research". 8 dicembre 2004. Vittorio Violante. "Che fine ha fatto la Fusione Fredda". Ufficio Stampa ENEA, ENEA Frascati (Roma). Vittorio Violante, come del resto altri ricercatori che studiano i fenomeni legati alla fusione fredda, hanno sempre lamentato l'interpretazione completamente negativa che molti media hanno riportato sulla valutazione fatta dal DoE nel 2004. In realtà, fanno notare, la maggioranza dei recensori ha solo ammesso di non avere in mano prove certe sulla esistenza di tali fenomeni e che quindi vi è la necessità di avviare nuove e più approfondite attività di ricerca, sulla base delle quali poi procedere ad un nuovo ciclo di analisi.
frascati.enea.it
Il rapporto di caricamento è un valore numerico dato dalla quantità di atomi di idrogeno o deuterio presenti all'interno di un certo volume rispetto agli atomi di un metallo, come ad esempio il palladio, presenti nello stesso volume. Ad esempio se in un certo volume vi sono 100 atomi di palladio e 90 atomi di deuterio, il rapporto di caricamento è pari a 0,90. La determinazione analitica di questo rapporto non è una impresa facile e ciò è dimostrato da molti lavori che si concentrano solo sulla determinazione di tale parametro, ad esempio: E. Del Giudice, A. De Ninno, M. Fleischmann, A. Frattolillo, G. Mengoli. "Loading of H(D) in a Pd latticeArchiviato il 17 agosto 2007 in Internet Archive.". Proc. of 9th International Conference on Cold Fusion, ICCF9 Bejing (Cina), 19-24 maggio, 2002
Dopo il 1989 i media iniziarono a presentare seri dubbi sulla realtà del fenomeno; vedi ad esempio l'articolo in data 21 ottobre 1991 uscito sul giornale La Repubblica dal titolo Signori scienziati perché ci truffate? Lo scandalo dei ricercatori che contrabbandano autentici bidoni per grandi scoperte. Si approfondì sul rapporto tra la responsabilità dello scienziato che genera informazione scientifica ed i media che la devono divulgare verso il grande pubblico. Questa responsabilità, specie per temi molto caldi come l'energia, la salute, le conseguenze della manipolazione genetica e tanto altro, non sempre viene posta davanti alla necessità dello scienziato di pubblicare quanto prima i suoi lavori, al fine di poterne trarre i massimi benefici di carriera ed economici.
Benefici che spesso si legano anche agli interessi economici dell'istituzione alla quale lo scienziato appartiene. Simili considerazioni sono state approfondite ad esempio dalla giornalista Francesca Gatti nell'articolo del 18 dicembre 2002, Il flop della fusione fredda pubblicato sulla rivista dell'EnelEmporion. In questo articolo vengono riportate alcune considerazioni sul comportamento dei ricercatori Fleischmann, Martin & Pons, Stanley: L'aver convocato un'improvvisa conferenza stampa anziché aver diffuso ed analizzato le teorie attraverso i canali tradizionali delle riviste e dei congressi, ad esempio. A questo, si aggiungeva una certa ritrosia nel divulgare i dettagli degli esperimenti, sembra a causa di alcuni problemi legati agli sponsor e ai brevetti. E, soprattutto, venne meno una delle basi della ricerca scientifica: la riproducibilità di un fenomeno. Per essere considerato valido, un esperimento deve ripetersi – nelle stesse condizioni – con regolarità. Le sperimentazioni delle teorie di Pons e Fleischmann, al contrario, non diedero mai risultati coerenti. Nessuno dei molti laboratori che, in tutto il mondo, cercarono di mettere in pratica le teorie riuscì a raggiungere una stabilità sperimentale accettabile
energy.gov
eere.energy.gov
Energy Efficiency and Renewable Energy Sezione del DoE specializzata allo studio di metodi per il risparmio energetico ed alla promozione di energia rinnovabili.
EERE Network News. "DOE Report on "Cold Fusion" Studies Recommends More Research". 8 dicembre 2004. Vittorio Violante. "Che fine ha fatto la Fusione Fredda". Ufficio Stampa ENEA, ENEA Frascati (Roma). Vittorio Violante, come del resto altri ricercatori che studiano i fenomeni legati alla fusione fredda, hanno sempre lamentato l'interpretazione completamente negativa che molti media hanno riportato sulla valutazione fatta dal DoE nel 2004. In realtà, fanno notare, la maggioranza dei recensori ha solo ammesso di non avere in mano prove certe sulla esistenza di tali fenomeni e che quindi vi è la necessità di avviare nuove e più approfondite attività di ricerca, sulla base delle quali poi procedere ad un nuovo ciclo di analisi.
freepatentsonline.com
Il protocollo utilizzato da Yoshiaki Arata è stato brevettato il 10 ottobre 2003, con un brevetto europeo EP1551032 dal titolo Hydrogen Condensate and Method of Generating Heat Therewith.
Douglas R.O. Morrison. "Review of cold fusion". Sov. Phys. Usp. 34 1055-1060 (1991). Abstract dell'articolo: I risultati sperimentali sulla fusione fredda sono stati passati in rassegna. La maggior parte degli esperimenti non rilevano nessun effetto ed i limiti superiori sono apprezzabilmente più bassi degli effetti positivi annunciati in alcuni esperimenti. È possibile concludere che: (a) Non vi è produzione di calore di eccesso e (b) è evidente che il bilancio finale è fortemente contro la presenza di prodotti di fusione. È stata osservata una curiosa regionalizzazione dei risultati, in alcune parti del mondo sono stati trovati solo risultati negativi, e solo risultati positivi in altre parti. Inoltre il rapporto dei risultati positivi rispetto ai negativi varia con il tempo. Studi precedenti sul palladio indicano che la fusione non dovrebbe accadere nel metallo. La fusione fredda si spiega meglio come un esempio di scienza patologica
Il sito ICCF-13Archiviato il 12 maggio 2008 in Internet Archive. riporta il programma ed alcuni lavori presentati durante il congresso, svoltosi tra il 25 giugno al 1º luglio del 2007, in questo congresso sono stati presentati 93 lavori.
jst.go.jp
journalarchive.jst.go.jp
Arata, Yoshiaki, Zhang Yue-Chang. "Anomalous difference between reaction energies generated within D20-cell and H20 Cell[collegamento interrotto]", Japanese Journal of Applied Physics 37 (11A): L1274-L1276. 1998. L'esperimento è stato realizzato con una coppia di particolari celle ad altissima pressione, dette DS Cell (“Double-Structures Cathode”), alimentate in serie, di cui una cella era posta in una soluzione di deuterio, l'altra in una soluzione a base di acqua. Le misure sono state fatte come confronto tra le emissioni di calore delle due celle, considerando la cella posta nella soluzione a base di acqua, la cella di riferimento, ovvero quella con assenza di fenomeni di fusione fredda (Comunque vi è da notare che Arata, nella pubblicazione "Critical condition to induce "excess-energy" within DS-H20 cell" del 12 aprile 1999, evidenzia che in condizioni critiche, anche nella cella posta nella soluzione a base di acqua, possono avvenire dei fenomeni di fusione fredda di una certa intensità). Il metodo per confronto utilizzato da Arata, dovrebbe permettere di semplificare la dimostrazione di un eventuale fenomeno di riscaldamento anomalo per semplice confronto, senza dover introdurre complicati calcoli termodinamici.
joi.jlc.jst.go.jp
Arata, Yoshiaki, Zhang Yue-Chang. "Anomalous difference between reaction energies generated within D20-cell and H20 Cell[collegamento interrotto]", Japanese Journal of Applied Physics 37 (11A): L1274-L1276. 1998. L'esperimento è stato realizzato con una coppia di particolari celle ad altissima pressione, dette DS Cell (“Double-Structures Cathode”), alimentate in serie, di cui una cella era posta in una soluzione di deuterio, l'altra in una soluzione a base di acqua. Le misure sono state fatte come confronto tra le emissioni di calore delle due celle, considerando la cella posta nella soluzione a base di acqua, la cella di riferimento, ovvero quella con assenza di fenomeni di fusione fredda (Comunque vi è da notare che Arata, nella pubblicazione "Critical condition to induce "excess-energy" within DS-H20 cell" del 12 aprile 1999, evidenzia che in condizioni critiche, anche nella cella posta nella soluzione a base di acqua, possono avvenire dei fenomeni di fusione fredda di una certa intensità). Il metodo per confronto utilizzato da Arata, dovrebbe permettere di semplificare la dimostrazione di un eventuale fenomeno di riscaldamento anomalo per semplice confronto, senza dover introdurre complicati calcoli termodinamici.
(EN) D. E. Williams, D. J. S. Findlay, D. H. Craston, M. R. Sené, M. Bailey, S. Croft, B. W. Hooton, C. P. Jones, A. R. J. Kucernak, J. A. Mason e R. I. Taylor, Upper bounds on 'cold fusion' in electrolytic cells, Nature, 23 novembre 1989, 342, 375.
Peter L. Hagelstein, Michael C. H. McKubre, David J. Nagel, Talbot A. Chubb, Randall J. Hekman. "New Physical Effects in Metal DeuteridesArchiviato il 9 gennaio 2009 in Internet Archive.". Department of Energy (DoE), 2004. Documento che riporta lo stato dell'arte sugli studi della fusione fredda, al 2003, redatto tra alcuni dei più qualificati ricercatori, selezionati dal DoE in funzione di ottenere una chiara valutazione scientifica del fenomeno.
Steven B. Krivit e Nadine Winocur, Psy.D. Prefazione Alla Versione Italiana, in (Trad. italiana a cura di Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo) "Rapporto Sulla Fusione FreddaArchiviato il 17 maggio 2008 in Internet Archive.". Los Angeles (USA), New Energy Times, 2004. p. 4. Continuando la lettura del capitolo, ad un certo punto, viene spiegato il prosieguo della vicenda. La testimonianza riassume alcuni aspetti del dibattito che si aprì successivamente all'annuncio ed alle prime difficoltà nella replicazione dei risultati, difficoltà che portarono ad una accesa divisione tra gli scienziati, generando due distinti gruppi: Il primo gruppo che affermava la realtà del fenomeno, anche se era costretto ad ammettere che sussisteva una evidente difficoltà di replica e quindi della oggettiva impossibilità di ottenere, in tempi brevi, una dimostrazione scientificamente valida.
Il secondo gruppo, invece, ne negava l'assoluta esistenza e che quindi qualsiasi studio su di esso non meritava un approfondito scientifico. Poche volte nella scienza si sono avuti due partiti così nettamente divisi su questioni scientifiche tanto fondamentali, ma ciò fu quello che capitò in quei particolari momenti del 1989: ... Il seguito della vicenda italiana, ricalca fedelmente quello che successe negli Stati Uniti, dopo alcuni mesi di ispezioni al laboratorio dell'ENEA da parte di organismi scientifici internazionali e di società private come la British Petroleum, venne decretato che si era in realtà trattato di una “bufala” e che era meglio non parlarne più. Anche l'ENEA fece marcia indietro, al Prof. Scaramuzzi venne sì concessa la dirigenza, ma al suo gruppo non vennero assegnati che pochi fondi per l'anno in corso e più nulla nei successivi. Molti ricercatori che avevano tentato di salire sul carro dei trionfatori, si affrettarono a scenderne vista la “mala parata” e ritrattarono i loro risultati, unendosi immediatamente dopo al coro dei detrattori.Questo rapido cambiamento di fronte si realizzò in soli 6 mesi. Già nell'autunno del 1989 era fortemente sconsigliato in ENEA e nel resto della comunità scientifica dire di avere qualcosa a che fare con la fusione fredda. Da questo momento in poi le notizie che sono filtrate sulla fusione fredda sono state molto scarse e questo ha contribuito al nascere di una leggenda: molti si chiedono se si è trattato davvero di una bufala o se è all'opera una congiura per tenere nascosta una ricerca scomoda. La gente, si sa, ama le leggende e la scarsità di informazioni ha paradossalmente aiutato la fusione fredda a rimanere viva nell'immaginario collettivo. Pochi sanno, ad esempio, che già nella primavera del 1989, tre fisici italiani: Giuliano Preparata, [Emilio Del Giudice] e Tullio Bressani, pubblicarono un articolo sulla rivista Il Nuovo Cimento in cui venivano gettate le basi per una teoria predittiva della fusione fredda.
Steven B. Krivit e Nadine Winocur, Psy.D. Prefazione Alla Versione Italiana, in (Trad. italiana a cura di Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo) Rapporto Sulla Fusione FreddaArchiviato il 17 maggio 2008 in Internet Archive.. Los Angeles (USA), New Energy Times, 2004. p. 5 Perché il fenomeno avvenisse e la completa deformazione del noto schema dei canali di decadimento della reazione nucleare studiata, una reazione di fusione d+d, che non prevedeva più la massiccia produzione di neutroni e particelle cariche, ma doveva avere un forte sbilanciamento verso la produzione dell'4He (elio-4). Il capitolo poi prosegue affermando che la conoscenza di una efficace teoria, alla base del fenomeno, impediva, da parte degli sperimentatori, di riprodurre in modo corretto gli esperimenti di Fleischmann e Pons: Queste previsioni erano disponibili per la comunità scientifica già nel maggio del 1989. Tutte le relazioni tecniche che confutavano la realtà dell'effetto Fleischmann e Pons, pubblicate entro l'autunno dello stesso anno non contengono nessuna indicazione sul caricamento raggiunto ed utilizzano la circostanza della totale mancanza di neutroni e particelle cariche come prova della fraudolenza delle affermazioni di Fleischmann, Pons e di tutta la banda di coloro che, da allora vengono chiamati i “believers” (i credenti). Le previsioni della teoria di Preparata, Del Giudice e Bressani furono confermate, nel giro di alcuni mesi, dai laboratori in cui si erano “rintanati” coloro che continuavano a credere più alle loro osservazioni che ai sacri testi del moderno aristotelismo.
Piantelli ha criticato le conclusioni negative del gruppo del CERN (vedi: Steven B. Krivit. "Piantelli-Focardi Publication and Replication PathArchiviato il 27 luglio 2008 in Internet Archive.". New Energy Times (2008)Archiviato il 27 luglio 2008 in Internet Archive.) accusando i ricercatori di non aver eseguito in modo corretto il ciclo di caricamento dell'idrogeno nel nichel, citando in particolare un passo del documento del CERN: On some occasions we observed absorption of hydrogen: The gas pressure started to decrease while the temperature of both the coil and the rod increased Trad: In qualche occasione abbiamo osservato un assorbimento di idrogneo: la pressione del gas iniziava a scendere mentre la temperatura del riscaldatore (coil) e del cilindro (di nichel) aumentavano.
J.F. Fauvarque, P.P. Clauzon, G.J-M. Lalleve (CNAM di Parigi). "Abnormal excess heat observed during MIZUNO-type experiments". Documento presentato al ICCF12 Conference (Yokohama, Giappone), novembre 2005. P. Clauzon- J.F. Fauvarque- G. Lallevé (CNAM Electrochimie Industrielle) e G. Le Buzit (CNAM, Laboratoire de Sciences Nucléaires). "A boiling - water calorimeter for the study of the abnormal excess heat observed during MIZUNO-like experiments". 13th International Conference on Condensed Matter Nuclear Science (ICCF-13) at Dagomys, Sochi (Russia), 25 giugno - 1º luglio, 2007.
padrak.com
E. Mallove. "Ohmori Mizuno experiment replicated". New Energy News (NEN), luglio 1998, vol. 6, No. 3, pp. 1-2. T. Ohmori and T. Mizuno. "Excess Energy Evolution and Transmutation...". Infinite Energy Magazine, giugno-Luglio 1998, No. 20, pp. 14-17.
rai.it
rainews24.rai.it
Lettera di risposta della rivista ScienceArchiviato il 20 gennaio 2012 in Internet Archive. che giustifica il rifiuto di pubblicazione del Rapporto 41 a suo tempo richiesta dal gruppo di Antonella De Ninno. La lettera inizia con la frase "Poiché il suo manoscritto non ha ricevuto un alto punteggio di priorità durante il processo iniziale di valutazione, non possiamo rinviarlo per una analisi approfondita (in-depth review)".
Il rapporto di caricamento è un valore numerico dato dalla quantità di atomi di idrogeno o deuterio presenti all'interno di un certo volume rispetto agli atomi di un metallo, come ad esempio il palladio, presenti nello stesso volume. Ad esempio se in un certo volume vi sono 100 atomi di palladio e 90 atomi di deuterio, il rapporto di caricamento è pari a 0,90. La determinazione analitica di questo rapporto non è una impresa facile e ciò è dimostrato da molti lavori che si concentrano solo sulla determinazione di tale parametro, ad esempio: E. Del Giudice, A. De Ninno, M. Fleischmann, A. Frattolillo, G. Mengoli. "Loading of H(D) in a Pd latticeArchiviato il 17 agosto 2007 in Internet Archive.". Proc. of 9th International Conference on Cold Fusion, ICCF9 Bejing (Cina), 19-24 maggio, 2002
Lettera di risposta della rivista ScienceArchiviato il 20 gennaio 2012 in Internet Archive. che giustifica il rifiuto di pubblicazione del Rapporto 41 a suo tempo richiesta dal gruppo di Antonella De Ninno. La lettera inizia con la frase "Poiché il suo manoscritto non ha ricevuto un alto punteggio di priorità durante il processo iniziale di valutazione, non possiamo rinviarlo per una analisi approfondita (in-depth review)".
Scott R. Little, H. E. Puthoff Ph.D, Marissa Little. "The Incandescent W ExperimentArchiviato il 9 maggio 2008 in Internet Archive.". ErthTech International Inc. (ETI), August 1998.
Nella prima serie di prove, nonostante l'esecuzione di ben 10 esperimenti, con gli elettrodi di tungsteno puro forniti direttamente dai ricercatori giapponesi Ohmori e Mizuno, non fu riscontrato nessun eccesso di produzione di calore. Successivamente i ricercatori ricontattarono Mizuno al fine di avere maggiori informazioni sul processo, e proprio grazie a tali informazioni si accorsero di un errore da essi commesso legato al fatto che avevano mal interpretato la configurazione sperimentale pubblicata dai due ricercatori giapponesi, "invertendo quindi la polarità delle celle".
Corressero immediatamente e svolsero quindi una nuova tornata sperimentale. Questo lavoro andò avanti fino al gennaio del 2000, ma nonostante tutti i loro sforzi dovettero "con loro grande costernazione" riscontrare che nessun chiaro eccesso di calore era stato da loro riscontrato. Perciò interruppero gli esperimenti ed asserirono, "con ragionevole certezza", che l'elettrolisi al plasma, nelle condizioni proposte da Ohmori e Mizuno non era capace di produrre un misurabile eccesso di calore e che quindi i due ricercatori giapponesi avevano commesso errori nella misura dell'effettiva energia elettrica impiegata dalla cella durante la reazione.
Peter L. Hagelstein, Michael C. H. McKubre, David J. Nagel, Talbot A. Chubb, Randall J. Hekman. "New Physical Effects in Metal DeuteridesArchiviato il 9 gennaio 2009 in Internet Archive.". Department of Energy (DoE), 2004. Documento che riporta lo stato dell'arte sugli studi della fusione fredda, al 2003, redatto tra alcuni dei più qualificati ricercatori, selezionati dal DoE in funzione di ottenere una chiara valutazione scientifica del fenomeno.
U.S. Department of Energy (2004) (PDF), "Report of the Review of Low Energy Nuclear Reactions". Washington, DC: U.S. Department of Energy, retrieved on 19 July 2008. Il protocollo prevedeva di far commentare, nel tempo di un mese, da parte di 9 ricercatori selezionati dal DoE la documentazione raccolta; il 23 agosto 2004 altri 9 ricercatori avrebbero letto la documentazione anonimamente inviata dagli altri 9 esaminatori e quindi ascoltato 6 presentazioni di un'ora fatte da altrettanti gruppi di ricercatori, in modo da ottenere 18 commenti che avrebbero permesso di redigerne il rapporto definitivo.
Steven B. Krivit e Nadine Winocur, Psy.D. Prefazione Alla Versione Italiana, in (Trad. italiana a cura di Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo) "Rapporto Sulla Fusione FreddaArchiviato il 17 maggio 2008 in Internet Archive.". Los Angeles (USA), New Energy Times, 2004. p. 4. Continuando la lettura del capitolo, ad un certo punto, viene spiegato il prosieguo della vicenda. La testimonianza riassume alcuni aspetti del dibattito che si aprì successivamente all'annuncio ed alle prime difficoltà nella replicazione dei risultati, difficoltà che portarono ad una accesa divisione tra gli scienziati, generando due distinti gruppi: Il primo gruppo che affermava la realtà del fenomeno, anche se era costretto ad ammettere che sussisteva una evidente difficoltà di replica e quindi della oggettiva impossibilità di ottenere, in tempi brevi, una dimostrazione scientificamente valida.
Il secondo gruppo, invece, ne negava l'assoluta esistenza e che quindi qualsiasi studio su di esso non meritava un approfondito scientifico. Poche volte nella scienza si sono avuti due partiti così nettamente divisi su questioni scientifiche tanto fondamentali, ma ciò fu quello che capitò in quei particolari momenti del 1989: ... Il seguito della vicenda italiana, ricalca fedelmente quello che successe negli Stati Uniti, dopo alcuni mesi di ispezioni al laboratorio dell'ENEA da parte di organismi scientifici internazionali e di società private come la British Petroleum, venne decretato che si era in realtà trattato di una “bufala” e che era meglio non parlarne più. Anche l'ENEA fece marcia indietro, al Prof. Scaramuzzi venne sì concessa la dirigenza, ma al suo gruppo non vennero assegnati che pochi fondi per l'anno in corso e più nulla nei successivi. Molti ricercatori che avevano tentato di salire sul carro dei trionfatori, si affrettarono a scenderne vista la “mala parata” e ritrattarono i loro risultati, unendosi immediatamente dopo al coro dei detrattori.Questo rapido cambiamento di fronte si realizzò in soli 6 mesi. Già nell'autunno del 1989 era fortemente sconsigliato in ENEA e nel resto della comunità scientifica dire di avere qualcosa a che fare con la fusione fredda. Da questo momento in poi le notizie che sono filtrate sulla fusione fredda sono state molto scarse e questo ha contribuito al nascere di una leggenda: molti si chiedono se si è trattato davvero di una bufala o se è all'opera una congiura per tenere nascosta una ricerca scomoda. La gente, si sa, ama le leggende e la scarsità di informazioni ha paradossalmente aiutato la fusione fredda a rimanere viva nell'immaginario collettivo. Pochi sanno, ad esempio, che già nella primavera del 1989, tre fisici italiani: Giuliano Preparata, [Emilio Del Giudice] e Tullio Bressani, pubblicarono un articolo sulla rivista Il Nuovo Cimento in cui venivano gettate le basi per una teoria predittiva della fusione fredda.
Steven B. Krivit e Nadine Winocur, Psy.D. Prefazione Alla Versione Italiana, in (Trad. italiana a cura di Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo) Rapporto Sulla Fusione FreddaArchiviato il 17 maggio 2008 in Internet Archive.. Los Angeles (USA), New Energy Times, 2004. p. 5 Perché il fenomeno avvenisse e la completa deformazione del noto schema dei canali di decadimento della reazione nucleare studiata, una reazione di fusione d+d, che non prevedeva più la massiccia produzione di neutroni e particelle cariche, ma doveva avere un forte sbilanciamento verso la produzione dell'4He (elio-4). Il capitolo poi prosegue affermando che la conoscenza di una efficace teoria, alla base del fenomeno, impediva, da parte degli sperimentatori, di riprodurre in modo corretto gli esperimenti di Fleischmann e Pons: Queste previsioni erano disponibili per la comunità scientifica già nel maggio del 1989. Tutte le relazioni tecniche che confutavano la realtà dell'effetto Fleischmann e Pons, pubblicate entro l'autunno dello stesso anno non contengono nessuna indicazione sul caricamento raggiunto ed utilizzano la circostanza della totale mancanza di neutroni e particelle cariche come prova della fraudolenza delle affermazioni di Fleischmann, Pons e di tutta la banda di coloro che, da allora vengono chiamati i “believers” (i credenti). Le previsioni della teoria di Preparata, Del Giudice e Bressani furono confermate, nel giro di alcuni mesi, dai laboratori in cui si erano “rintanati” coloro che continuavano a credere più alle loro osservazioni che ai sacri testi del moderno aristotelismo.
Piantelli ha criticato le conclusioni negative del gruppo del CERN (vedi: Steven B. Krivit. "Piantelli-Focardi Publication and Replication PathArchiviato il 27 luglio 2008 in Internet Archive.". New Energy Times (2008)Archiviato il 27 luglio 2008 in Internet Archive.) accusando i ricercatori di non aver eseguito in modo corretto il ciclo di caricamento dell'idrogeno nel nichel, citando in particolare un passo del documento del CERN: On some occasions we observed absorption of hydrogen: The gas pressure started to decrease while the temperature of both the coil and the rod increased Trad: In qualche occasione abbiamo osservato un assorbimento di idrogneo: la pressione del gas iniziava a scendere mentre la temperatura del riscaldatore (coil) e del cilindro (di nichel) aumentavano.
Copia archiviata, su iccf-14.org. URL consultato il 28 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2008). Elenco delle conferenze internazionali che hanno come campo di interesse quello legato ad emissioni anomale di calore dette comunemente reazioni di fusione fredda [fino a ICCF-14].
Il sito ICCF-13Archiviato il 12 maggio 2008 in Internet Archive. riporta il programma ed alcuni lavori presentati durante il congresso, svoltosi tra il 25 giugno al 1º luglio del 2007, in questo congresso sono stati presentati 93 lavori.
ICCF-15 Roma, su iccf15.frascati.enea.it. URL consultato l'11 agosto 2009 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2012).
Copia archiviata, su iscmns.org. URL consultato il 20 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2013).