J, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
«L’italiano si servì invece del segno j con due funzioni diverse: tra vocali o all’inizio di parola davanti ad altra vocale per indicare il valore semiconsonantico dell’i (per es., jeri); in fine di parola, come terminazione del plurale dei nomi in -io atono (per es., varj) per evitare confusioni, in qualche caso, con altre parole (per es., vari plur. di varo). In entrambe le funzioni, l’uso dell’j in parole italiane è quasi interamente scomparso tra la seconda metà del 19° e la prima del 20° sec.»