Si trattava in ogni caso di una concezione innovativa della materia intesa non più come semplice mancanza di essere, ma come dotata di una sua sostanzialità, che ai gradi più alti della gerarchia cosmica si traduce persino in incorporeità (cfr. Romano Pietrosanti, Introduzione all'ilemorfismo universale, su mondodomani.org, Dialegesthai, 2004.)