Dopo la domenica di sangue, Dmitrij Trepov, divenuto governatore generale di San Pietroburgo, aveva chiesto a Lopuchin di destinare 30.000 rubli al rafforzamento delle misure di sicurezza del Granduca, ma il direttore dell'Ochrana si era rifiutato. Quando Sergej Aleksandrovič fu ucciso, il senatore Vasil'ev, aveva creato una specie di commissione d'inchiesta per scoprire cosa non avesse funzionato nella protezione del principe reale, ma non sono state trovate le carte relative alle conclusioni dei lavori. L'unico dato inconfutabile è che, il 17 marzo, Aleksej Lopuchin fu destituito dal suo incarico. Nel 1908 sarà lui a denunciare Azef ai socialisti-rivoluzionari, ritenendolo il vero responsabile della morte sia del suo mentore, il ministro Pleve, che del Granduca Sergej. Processato e condannato a cinque anni di esilio in Siberia, Lopuchin sarà perdonato nel 1912. Cfr. Nadežda N. Medvedeva, A. A. Lopuchin in esilio a Minusinsk.
Dell'opera che doveva comporsi di un prologo e di tre capitoli, restano l'introduzione, il primo capitolo e frammenti degli altri due. Il progetto ambiva, sotto forma di un romanzo in versi, sul genere dell'Evgenij Onegin di Puškin, a raccontare la storia russa ed europea degli ultimi venti anni, e insieme la sua individuale e quella del padre, inframmezzate da riflessioni liriche e filosofiche. Blok interruppe il poema per le critiche ricevute dai suoi amici simbolisti, e quando lo riprese nel 1921, sentì che era impossibile tornare su una materia piena di «presentimento rivoluzionario» a rivoluzione avvenuta, e non lo terminò, limitandosi a ridefinire il lavoro già svolto. Cfr. «Vendetta», analisi del poema di Aleksandr Blok.
Boris, N. Moiseenko, Kaljaev al lavoro., su socialist-revolutionist.ru. URL consultato il 16 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2016).
L'Istituto fu verso la fine del 1905 un centro di attività rivoluzionarie. Il 7 [20] dicembre i bolscevichi qui riuniti decisero di indire lo sciopero generale e due giorni dopo, mentre all'interno erano raccolti circa centocinquanta studenti, l'edificio fu circondato dalle truppe che intimò la resa. Ci furono degli scontri e alla fine tra gli assediati si contarono quindici morti, compreso il preside Ivan Fidler. Cfr. Ettore Cinella, 1905. La vera rivoluzione russa, Pisa-Cagliari, 2008, p. 333; e La scuola I. I. Fidler di Mosca.