Léon Degrelle (Italian Wikipedia)

Analysis of information sources in references of the Wikipedia article "Léon Degrelle" in Italian language version.

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spiegel.de

  • Joachim Joesten, Dr. Naumann's Conspiracy, Pattern of the World-wide Crypto-Nazi Plot, 1953, p. 8: «During the war, Herbert Lucht had been attached to the staff of Otto Abetz», sua moglie «a cousin of Léon Degrelle, the notorious Belgian Quisling». Cfr. anche Charles Whiting, The Hunt for Martin Bormann: the Truth, 1996, p. 122: «There he looked up an old prewar friend, Herbert Lucht», del quale la moglie, soprannominata «Slissy», «who was a cousin of the Belgian SS man... Léon Degrelle». Kevin Coogan, Dreamer of the day: Francis Parker Yockey and the postwar fascist international, 1998, p. 367: «was headed by Frau Lea Lucht, the daughter of a Belgian general and widow of Herbert S. Lucht, yet another Propaganda Ministry official.». Cfr. anche Prevent World War III, pubblicato dalla Society for the Prevention of World War III, New York, 1949, p. 32: «Naumann was a member of the Abetz propaganda office where he also met a certain Herbert Lucht. Another person who played a prominent role in the Abetz organisation». Cfr. anche Stan Lauryssens, Opmars naar het Vierde Rijk, 1975, p. 167: «(Herbert Lucht) Samen met zijn vrouw... van geboorte een Belgische en een nicht van Léon Degrelle». Cfr. l'articolo dello Spiegel del 22 gennaio 2001, «Der Stenograf muss es wissen», riguardante Herbert Lucht e sua moglie belga, la falsa contessa Slissy. Il vero nome e l'origine della moglie di Herbert Lucht, la quale pretendeva mentendo di appartenere ad una famosa famiglia e di essere la figlia di un generale, non si è ancora potuto stabilire.

telemoustique.be

  • Audiences: Degrelle a fait fureur[collegamento interrotto], Télé-Moustique, 6 marzo 2009.

telerama.fr

television.telerama.fr

thule-italia.net

  • Questo il racconto di Degrelle:«Avevamo riconquistato una grande foresta in cui erano scaglionate settecento fortificazioni russe. Con, come spettacolo, dei prigionieri tedeschi inchiodati agli alberi, con gli organi sessuali tagliati e piantati in bocca. Anche con delle donne che si gettavano su di noi a centinaia, delle giovani combattenti sovietiche, splendide. Brutta faccenda, falciare belle ragazze che vengono all'assalto [...] Il 28 gennaio 1944, l'anello si annodava al sud, eravamo presi nella nassa, come la VI armata di Paulus a Stalingrado. [...] Durante quei ventitré giorni,[...] ho ingaggiato personalmente diciassette corpo a corpo, e sono stato ferito quattro volte. [...] Lucien Lippert cadeva alla nostra testa a Novo Buda [...] In condizioni simili, dovetti fare una specie di colpo di Stato: prendere il comando della nostra unità. Infatti, nulla mi ci autorizzava, avrei dovuto attendere che l'Alto Comando della Waffen SS procedesse a una nomina. Se non li avessi preceduti, ci avrebbero probabilmente appioppato un Comandante tedesco. Perciò, raggiungendo gli uffici in velocità, mi proclamai Comandante. [...] Ci riunimmo, gli undici comandanti (erano undici, infatti, le unità militari accerchiate, ndr). Il generale Gille, il capo della Wiking, chiese crudamente: "C'è un volontario tra di noi per condurre l'operazione di punta dello sfondamento?". [...] Alla domanda di Gille risposi che ero volontario. Potevo ancora, fisicamente e moralmente, gettarmi in un grande sforzo finale. Ma da solo non sarei bastato, certamente. Fu l'incredibile eroismo dei miei soldati che forzò il destino. Non volevamo capitolare. Non importa cosa, ma morire solo in combattimento. [...] Ottomila soldati, è vero, morirono nel corso dello sfondamento di Čerkasy. Ma cinquantaquattromila, alla fine della serata, erano dall'altra parte, avevano vinto, avevano rotto il fronte sovietico.» Storia del Novecento - ottobre 2004 - A dieci anni dalla scomparsa di Leon Degrelle - Profilo di un testimone del Novecento - Ernesto Zucconi - (Centro Studi di Storia Contemporanea)

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