Sul conflitto nazionale fra italiani e slavi nella regione istriana, si consultino i seguenti link: ● Ottocento: Il 1848, su Centro di Documentazione della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata. URL consultato il 17 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2012). ● L'Irredentismo, su Centro Di Documentazione Della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata. URL consultato il 17 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2012).
balcanicaucaso.org
Stefano Lusa, Foibe. Una storia d'Italia, su balcanicaucaso.org, Osservatorio Balcani e Caucaso, 23 novembre 2009.
Intervento al convegno "La guerra è orrore - Le foibe tra fascismo, guerra e resistenza", Venezia, 13 dicembre 2003 (convegno organizzato da Rifondazione Comunista)[3][4][5]
Il Governo italiano, nel 2007, rispondendo a un'interrogazione parlamentare del deputato Cardano, ha precisato che, godendo già la Relazione della Commissione bilaterale dello status di ufficialità ed essendo passati ormai ben 7 anni dalla sua prima pubblicazione sulla stampa e dal riconoscimento ufficiale del Governo sloveno, non riteneva necessario pubblicarla in quanto essa godeva già dello status di ufficialità e, confermando la sua veridicità, ne ha auspicato la diffusione nel mondo della cultura e della scuola Camera dei Deputati, Atti Parlamentari, Seduta dell'8/2/2007, su aic.camera.it, consultato il 2 maggio 2024.
Arrigo Petacco, L'Esodo, Mondadori, 1999, p. 171; Nazareno Mollicone, "Foibe: la storia rivendica i suoi diritti", in Il Secolo d'Italia, 22 agosto 1996; Fassino: Foibe, apriamo tutti gli archivi, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 13-10-2010. dove l'esponente politico parla di tutti gli archivi di Stato e dei diversi movimenti politici italiani. La presenza di documentazione nei diversi archivi italiani è contestata dall'ANPI, che sostiene che gli archivi "siano stati scandagliati da tempo". Dossier: Foibe: una pagina di storia nazionale, su storiaxxisecolo.it. URL consultato il 13-10-2010. di Giannantonio Paladini
Arrigo Petacco,Foibe e torture. I quaranta giorni dell'orrore rosso.., Corriere della Sera (24 ottobre 2004). Cit.: «Per rendere completamente jugoslava l'occupazione di Trieste, avevano anche fatto trasferire in Slovenia le brigate partigiane italiane "Natisone", "Fontanot" e "Trieste", impegnate nel territorio italiano. (...) Tutti i membri del CLN (dal quale erano usciti i rappresentanti del PCI) finirono in carcere o costretti a tornare nella clandestinità e così molti partigiani italiani che non avevano accettato il nuovo corso.»
Intervento al convegno "La guerra è orrore - Le foibe tra fascismo, guerra e resistenza", Venezia, 13 dicembre 2003 (convegno organizzato da Rifondazione Comunista)[3][4][5]
Marco valle, Porzus, quando i comunisti ammazzavano gli antifascisti, su Destra.it, 13 marzo 2012.: «E furono anche uccisi un bel po' di slavi non comunisti: Ivo Bric, antifascista cattolico; Vera Lesten, poetessa e antifascista cattolica; i quattro membri della famiglia Brecelj; i sacerdoti don Alojzij Obit, don Lado Piscanc, don Ludvik Sluga, don Anton Pisk, don Filip Tercelj, don Izidor Zavadlav di Vertoiba… Andrej Ursic era stato addirittura un membro del Tigr: gruppo armato che dagli anni '20 aveva iniziato una lotta terrorista contro le autorità italiane, contro l'annessione all'Italia di Trieste, Istria, Gorizia e Fiume (le cui iniziali in lingua slava costituivano l'acronimo del nome della belva richiamata nel nome). Ma fu sequestrato dalla polizia segreta jugoslava il 31 agosto del 1947, sottoposto a sevizie, probabilmente ucciso nell'autunno del 1948, e il suo cadavere gettato in una delle foibe della Selva di Tarnova.»
Pupo, Spazzali, p. 2: «È questo un uso del termine [NdR: "foibe"] consolidatosi ormai, oltre che nel linguaggio comune, anche in quello storiografico, e che quindi va accolto, purché si tenga conto del suo significato simbolico e non letterale»; pp. 3-4: «In realtà, solo una parte degli omicidi venne perpetrata sull'orlo di una foiba ( [...] ), mentre la maggior parte delle vittime perì nelle carceri, durante le marce di trasferimento o nei campi di prigionia (...) nella memoria collettiva "infoibati" sono stati considerati tutti gli uccisi...» Raoul Pupo e Roberto Spazzali, Foibe, Bruno Mondadori, 2003, ISBN88-424-9015-6.
Pupo, Spazzali, p. X, 110: «A tutt'oggi, nonostante esse [N.d.R.: le tesi militanti] abbiano dimostrato tutta la loro fragilità sul piano scientifico, continuano a essere largamente diffuse, anche perché si prestano a un uso politico che non è mai venuto meno…» Raoul Pupo e Roberto Spazzali, Foibe, Bruno Mondadori, 2003, ISBN88-424-9015-6.
Sul conflitto fra italiani e slavi a Trieste si veda: Tullia Catalan, I conflitti nazionali fra italiani e slavi alla fine dell'impero asburgico, scheda in Pupo, Spazzali, pp. 35-39 Raoul Pupo e Roberto Spazzali, Foibe, Bruno Mondadori, 2003, ISBN88-424-9015-6.
«La maggior parte dei condannati fu scaraventata nelle cavità carsiche (foibe) della zona, profonde diverse centinaia di metri, alcuni mentre erano ancora in vita»
Pupo, Spazzali, p.: « [...] l'eco delle stragi del 1943 e del 1945 fu assai forte presso l'opinione pubblica italiana: da ciò un'immediata esigenza di spiegare l'accaduto, che non poteva non inserirsi nel clima di violente contrapposizioni nazionali e politiche del momento. Così, quasi subito, presero corpo due opposte versioni dei fatti e due letture antagoniste del loro significato, l'una italiana e l'altra jugoslava. Il perdurare delle tensioni italo-jugoslave fino alla seconda metà degli anni cinquanta (la "questione di Trieste" venne risolta nel 1954 e l'esodo degli italiani dall'Istria si concluse non prima del 1956) fece sì che tali interpretazioni "militanti", finalizzate cioè a mettere polemicamente in crisi l'avversario, si consolidassero presso le forze politiche e la pubblica opinione. A tutt'oggi, nonostante esse abbiano dimostrato tutta la loro fragilità sul piano scientifico, continuano a essere largamente diffuse, non solo perché ben radicate nella memoria locale, ma anche perché si prestano a un uso politico che non è mai venuto meno, mentre le semplificazioni, spesso assai grevi, di cui sono intessute, ne favoriscono l'utilizzo da parte dei mezzi di comunicazione.» Raoul Pupo e Roberto Spazzali, Foibe, Bruno Mondadori, 2003, ISBN88-424-9015-6.
Rolf Wörsdörfer, Krisenherd Adria 1915-1955, Paderborn, Ferdinand Schöning, 2004, p. 479.. Il testo è stato pubblicato in italiano dalla casa editrice Il Mulino nel 2009, col titolo Il confine orientale. Italia e Jugoslavia dal 1915 al 1955.
Pupo, Spazzali, p. 366: «Anche il quotidiano sloveno 'Promorsky Dnevik' se ne occuperà, ma non direttamente almeno in questa fase, limitandosi a commentare gli esiti del dibattito tenuto negli studi di Radio Opcine e a riportare alcune affermazioni degli intervenuti, in modo particolare quella atta a dimostrare l'estraneità da sempre dalla cultura slovena e croata del termine 'foibe'; termine, secondo i conduttori della trasmissione, introdotto a pieno titolo dalla cultura fascista, se risulta vera, come appare, la citazione di uno scritto risalente al 1932 di Giuseppe Cobol-Cobolli sulla storia della 'Foiba' di Pisino, 'degno posto di sepoltura (...), e ciò riferito agli equilibri tra i centri urbani e le campagne croate.» (si veda 'Primosky Devik', Kdo se Koga in Kdaj (Chi, a chi e quando), di Stanilav Renko, 30 aprile 1987) Raoul Pupo e Roberto Spazzali, Foibe, Bruno Mondadori, 2003, ISBN88-424-9015-6.
"Le foibe: i fatti, la costruzione della memoria, la ricerca storica. Strumenti per la didattica" di Antonio Brusa, su historialudens.it, Consultato il 13 gennaio 2018. Secondo Antonio Brusa «Occorre disporre “le foibe” sul tavolo dei fenomeni simili. In questo caso, quelli che caratterizzano l’immediato dopo-guerra, con le vendette, le espulsioni e gli eccidi di massa, a danno sia dei fascisti e dei nazisti, ma soprattutto delle popolazioni civili. A seguito di questo processo drammatico, oltre dieci milioni di civili furono cacciati dalle loro terre. Tedeschi dalla Polonia e dalla Cechia, ungheresi e rumeni dalla Jugoslavia, italiani dall'Istria. Si contarono oltre due milioni di vittime. La contestualizzazione è fondamentale sia per capire il fatto delle foibe, sia per discuterne in classe, evitando gli equivoci del dibattito pubblico, che tende a inserire nella stessa categoria di “massacro”, eccidi storicamente diversi, quali quelli perpetrati dal nazismo durante la guerra e quelli a danno delle popolazioni sconfitte, dopo la guerra. Alcuni storici, di recente, dilatano i tempi, includendo in questi processi di migrazione forzata una cronologia che risale a metà ottocento». «Inoltre, questo argomento richiama con insistenza parole/concetti quali “identità”, “memoria collettiva”, “memoria condivisa”, “etnia”, “confini” e così via. Si faccia attenzione, in questi casi, al fatto che questi termini designano dei processi di costruzione politica: non indicano dati “naturali” o “essenziali” di una popolazione, come spesso si crede. La vicenda delle foibe, in particolare, è anche un momento di costruzione identitaria, sia pure con tempi e modalità diversi, da entrambi i fronti; ed è stata un argomento per tracciare e rendere definitivi dei confini.»
Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia (IRSREC FVG), Raoul Pupo, Anna Vinci, Gloria Nemec, Vademecum per il Giorno del ricordo (PDF), 2020, ISBN9788898796199. URL consultato il 27 febbraio 2023.
Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia (IRSREC FVG), Raoul Pupo, Anna Vinci, Gloria Nemec, Vademecum per il Giorno del ricordo (PDF), 2020, ISBN9788898796199. URL consultato il 27 febbraio 2023.
isgrec.it
«In definitiva, le comunità italiane furono condotte a riconoscere l'impossibilità di mantenere la loro identità nazionale - intesa come complesso di modi di vivere e di sentire, ben oltre la sola dimensione politico-ideologica - nelle condizioni concretamente offerte dallo Stato jugoslavo e la loro decisione venne vissuta come una scelta di libertà» Relazione della Commissione mista storico-culturale italo-slovena (PDF), su isgrec.it. URL consultato il 9 febbraio 2020.
istorecovda.it
Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, Istituto Gramsci, Le Brigate Garibaldi nella Resistenza. Documenti, vol. I, a cura di Giampiero Carocci e Gaetano Grassi, Milano, Feltrinelli, 1979, doc. n. 41, dicembre 1943. Cfr. Omezzoli 2019, p. 143 e n. Tullio Omezzoli, Giustizia partigiana nell'Italia occupata. 1943-1945 (PDF), 2ª ed., Aosta, Le Château, 2019 [2010], ISBN9788876372285. URL consultato il 25 febbraio 2020.
italia-liberazione.it
Raoul Pupo, Le stragi del secondo dopoguerra nei territori amministrati dall'esercito partigiano jugoslavo (PDF), su italia-liberazione.it. URL consultato l'11 gennaio 2009. «Quella combattuta sui campi di battaglia della Jugoslavia non è stata soltanto una guerra di liberazione, ma anche una terribile guerra civile, in cui – dalle prime stragi ustaša del 1941 in poi – determinazione e orrore hanno sostituito la pietà. Per i prigionieri slavi quindi non c'è scampo: quelli caduti nelle mani dei partigiani vengono fucilati, ma anche quelli che sono riusciti a consegnarsi agli alleati, non per questo hanno trovato la salvezza.»
Raoul Pupo, La tragica scelta tra foibe ed esilio, in Il Giornale, 17 maggio 2005. URL consultato il 12 dicembre 2011.: «Episodicamente, le foibe furono usate come barbare sepolture anche in altri casi: forse dai fascisti nel '42 e nel '43, sicuramente dai partigiani jugoslavi negli ultimi anni di guerra. Ma il punto non sta in una tecnica di omicidio diffusa in tutta l'area jugoslava: il punto sta nella strage di fasce di popolazione inerme, nell'inserirsi della violenza politica programmata sul terreno di odi nazionali, contrapposizioni ideologiche e rancori personali creatosi nei precedenti decenni.»
T. Taylor, Rapporto generale sugli arresti e sulle esecuzioni perpetrate dagli jugoslavi nel maggio - giugno 1945, 3 agosto 1945 (citato da S. Ferretto Clementi, Dossier Foibe ed Esodo e in Lega Nazionale, Le Foibe e i campi di concentramento jugoslavi.), secondo cui «a Gorizia vennero arrestati circa quattromila italiani (…), in provincia di Trieste tra il primo maggio e il 12 giugno del 1945 furono arrestate diciassettemila persone, delle quali ottomila furono successivamente rilasciate, tremila furono uccise e seimila sono ancora internate (tremila nel campo di Borovnica).»
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo” - https://www.quirinale.it/elementi/22297
Intervento al convegno "La guerra è orrore - Le foibe tra fascismo, guerra e resistenza", Venezia, 13 dicembre 2003 (convegno organizzato da Rifondazione Comunista)[3][4][5]
La pubblicazione della relazione è stata salutata con soddisfazione dal Governo sloveno. In Italia, invece, il documento “non fu mai accolto dai canali ufficiali né diffuso come concordato”| Gino Candreva, Una frontiera troppo contesa, in Blog degli storici del Friuli occidentale, Febbraio 2023. URL consultato il 30 aprile 2024.
storiaxxisecolo.it
Arrigo Petacco, L'Esodo, Mondadori, 1999, p. 171; Nazareno Mollicone, "Foibe: la storia rivendica i suoi diritti", in Il Secolo d'Italia, 22 agosto 1996; Fassino: Foibe, apriamo tutti gli archivi, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 13-10-2010. dove l'esponente politico parla di tutti gli archivi di Stato e dei diversi movimenti politici italiani. La presenza di documentazione nei diversi archivi italiani è contestata dall'ANPI, che sostiene che gli archivi "siano stati scandagliati da tempo". Dossier: Foibe: una pagina di storia nazionale, su storiaxxisecolo.it. URL consultato il 13-10-2010. di Giannantonio Paladini
" Foibe.", in "Enciclopedia Italiana", di Raoul Pupo, (VII Appendice, 2007).
unipd.it
thesis.unipd.it
Giogia Miotto, Identità triestina e irredentismo (PDF), in Tesi di laurea - Università degli Studi di Padova (2022). URL consultato il 27 gennaio 2024.
units.it
openstarts.units.it
La Commissione storico-culturale italo-slovena, composta da affermati studiosi italiani e sloveni, è stata istituita nell’ottobre 1993 su iniziativa dei Ministri degli Esteri di Italia e Slovenia allo scopo di ottenere un'esposizione condivisa sugli avvenimenti più rilevanti nella storia delle relazioni politiche e culturali tra i due Stati e, in senso più generale, tra le popolazioni italofone e slavofone dell’Alto Adriatico. Dopo 7 anni di lavoro e ripetuti incontri la relazione conclusiva della Commissione fu approvata all’unanimità dai suoi 14 componenti il 25 luglio 2000 e consegnata ai rispettivi Ministeri degli esteri.| Commissione storico-culturale italo-slovena, Rapporti italo-sloveni 1880-1956, in Qualestoria, dicembre 2000. URL consultato il 6 gennaio 2024.
Pupo 1996: «È noto infatti che la maggior parte delle vittime non finì i suoi giorni sul fondo delle cavità carsiche, ma incontrò la morte lungo la strada verso la deportazione, ovvero nelle carceri o nei campi di concentramento jugoslavi.» Raoul Pupo, Le foibe giuliane 1943-45, in L'impegno, a.XVI, n. 1, aprile 1996. URL consultato il 13 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2019).
Pupo 1996: « [...] dietro l'apparente caoticità delle situazioni e degli interventi sembra possibile discernere con una certa chiarezza le spinte fondamentali dell'onda di violenza politica che spazza la regione, fino a ricostruire le linee essenziali di una proposta interpretativa generale, che certo andrà vagliata e integrata alla luce dei nuovi apporti documentari, ma i cui connotati di fondo appaiono già delineati in maniera sufficientemente nitida.» Raoul Pupo, Le foibe giuliane 1943-45, in L'impegno, a.XVI, n. 1, aprile 1996. URL consultato il 13 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2019).
"L'Adriatico orientale e la sterile ricerca delle nazionalità delle persone" di Kristijan Knez; La Voce del Popolo (quotidiano di Fiume) del 2/10/2002, su xoomer.alice.it, Consultato il 10 luglio 2009. URL consultato il 27 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2021). « [...] è privo di significato parlare di sloveni, croati e italiani lungo l'Adriatico orientale almeno sino al XIX secolo. Poiché il termine nazionalità è improponibile per un lungo periodo, è più corretto parlare di aree culturali e linguistiche, perciò possiamo parlare di dalmati romanzi, dalmati slavi, di istriani romanzi e slavi.»
«Nel lunghissimo periodo che va dall'alto Medioevo sino alla seconda metà del XIX secolo è corretto parlare di zone linguistico-culturali piuttosto che nazionali. Pensiamo soltanto a quella massa di morlacchi e valacchi ( [...] ) che sino al periodo su accennato si definivano soltanto dalmati. Sino a questo periodo non esiste affatto la concezione di stato nazionale, e come ha dimostrato lo storico Federico Chabod, nell'età moderna i sudditi erano legati soltanto alla figura del sovrano e se esisteva un patriottismo, questo era rivolto soltanto alla città d'appartenenza.»
Istria nel tempo, Centro Ricerche Storiche di Rovigno, 2006, cap. V (PDF) (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2016)., par. 3,4
Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, Relazioni italo-slovene 1880-1956, "Capitolo 1980-1918" (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2018)., Capodistria, 2000
L'Italia in guerra e il Governatorato di Dalmazia, su arcipelagoadriatico.it, Centro Di Documentazione Della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata, 2007. URL consultato il 10 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2012).
Pupo 1996. Raoul Pupo, Le foibe giuliane 1943-45, in L'impegno, a.XVI, n. 1, aprile 1996. URL consultato il 13 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2019).
Società di Studi Fiumani-Roma, Hrvatski Institut za Povijest-Zagreb, Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni (1939-1947)Copia archiviata (PDF), su archivi.beniculturali.it. URL consultato il 5 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2008)., Ministero per i beni e le attività culturali - Direzione Generale per gli Archivi, Roma 2002. ISBN 88-7125-239-X.
Nello studio per ogni vittima individuata nominativamente, sono stati indicati tutti i dati personali conosciuti (nome, cognome, data di nascita, ultimo indirizzo conosciuto ecc.), la data e la causa di morte. Lo studio è ritenuto non esaustivo dagli stessi autori che affermano che lo stesso è da considerarsi «una buona base di partenza per quanti in futuro vorranno cimentarsi in questa difficile problematica», dato che «nessuna ricerca storica di carattere complesso come questa ha mai dato finora una risposta chiara e definitiva» (p. 149). Le tabelle riassuntive sono alla pag. 206.
Foiba di Basovizza, su foibadibasovizza.it (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2013).
Cosa vuol dire "infoibare", su foibadibasovizza.it, consultato il 11 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2009). «In taluni casi le vittime furono allineate in fila lungo l'orlo della foiba, legati l'un con l'altro con filo di ferro: dopo essere stato ucciso con un colpo alla nuca il capofila precipitava trascinando il resto del gruppo.»
L'ideologia del mercato caritatevole, su Sottolebandieredelmarxismo, 9 settembre 2009. URL consultato il 12 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2012)..
Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, Relazioni italo-slovene 1880-1956, "Periodo 1941-1945" (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2009)., Capodistria, 2000
Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena; Periodo 1941 - 1945, su kozina.com, consultato il 11 gennaio 2009. URL consultato l'11 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2009). «Influì anche negativamente l'eco degli eccidi di italiani dell'autunno del 1943 (le cosiddette "foibe istriane") nei territori istriani ove era attivo il Movimento di liberazione croato, eccidi perpetrati non solo per motivi etnici e sociali, ma anche per colpire in primo luogo la locale classe dirigente, e che spinsero gran parte degli italiani della regione a temere per la loro sopravvivenza nazionale e per la loro stessa incolumità.»
Maurizio Tremul, Discorso del presidente della Giunta esecutiva dell'Unione Italiana (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2009). alla presentazione del manuale “Istria nel tempo. Storia regionale dell'Istria con riferimenti alla città di Fiume”, Collana degli Atti N° 26 del CRS di Rovigno. cit.: «La nostra è la cronaca di una storia negata annunciata: l'identificazione tout court con il nemico secondo la tragica equazione italiano uguale fascista...»
I 40 giorni del terrore (PDF) (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2007). (a cura della Lega Nazionale di Trieste) in Riccardo Basile, L'occupazione jugoslava di Trieste, cit: «Tra le migliaia d'insorti troviamo i rappresentanti dei risorgenti partiti politici italiani e molti Militari dei Carabinieri, della
Guardie di Finanza, e della Guardia Civica. Fra loro non ci sono comunisti. (...) Il 1º maggio, fra lo stupore, che poi diviene costernazione, i "liberatori" che arrivano in città sono i partigiani jugoslavi. (...) Disconoscono i "Volontari della Libertà" e, costringono i partigiani del CLN a rientrare nella clandestinità. Per la parola "Italia", per la Bandiera nazionale e per la Libertà "vera" ci sono soltanto porte chiuse. Per contro "stelle rosse", bandiere rosse con falce e martello e Tricolore con stella rossa al centro vengono imposti ovunque. (...) Dispongono il passaggio all'ora legale per uniformare la Città al "resto della Jugoslavia"! Fanno uno smaccato uso dello slogan Smrt Fazismu - Svoboda Narodu, "Morte al Fascismo - Libertà ai popoli", per giustificare la licenza di uccidere chi si suppone possa opporsi alle mire annessionistiche di Tito. (...) L'otto maggio proclamano Trieste "città autonoma" nella "Settima Repubblica Federativa di Jugoslavia. Sugli edifici pubblici fanno sventolare la bandiera Jugoslava affiancata dal Tricolore profanato dalla stella rossa. L'unico quotidiano è "Il nostro Avvenire", schierato in funzione anti italiana.
Il titolo completo del libro è infatti: Operazione foibe a Trieste. Come si crea una mistificazione storica: dalla propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo, Udine, Kappavu, 1997. Il libro è pubblicato anche on-line (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2008)..
C.Cernigoi, op.cit., Introduzione (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2011)..
Anche l'elenco nominativo di questi morti appare on-line (archiviato dall'url originale il 21 marzo 2011)..
L'affermazione è contenuta all'interno delle conclusioni (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2011). del II capitolo.
Articolo, su anpipianoro.it (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2009). di Giacomo Scotti su il manifesto di venerdì 4 febbraio 2005 (contiene le medesime tesi esposte al convegno "La guerra è orrore...). Lo Scotti afferma precisamente: «La canzoncina di Sua Eccellenza (testo dialettale e traduzione italiana a fronte) diceva: "A Pola xe u'Arena/ la Foiba xe a Pisin:/ che i buta zo' in quel fondo/ chi gà certo morbin". (A Pola c'è l'Arena,/ a Pisino c'è la Foiba:/ in quell'abisso vien gettato/ chi ha certi pruriti). Dal che si vede che il brevetto degli infoibamenti spetta ai fascisti e risale agli inizi degli anni Venti del XX secolo. Purtroppo essi non rimasero allo stato di progetto e di canzoncine. Riportiamo qui, dal quotidiano triestino Il Piccolo del 5 novembre 2001, la testimonianza di Raffaello Camerini, ebreo, classe 1924...»
Liliana Martissa, "Nuove illazioni sulle foibe", su coordinamentoadriatico.it (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2014).
vedi Federico Vincenti, Quando si cominciò a parlare di Foibe? (PDF), in Patria indipendente, 19 settembre 2004. URL consultato il 12 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2007). che rilancia l'ipotesi di Scotti
Articolo su un sito dell'A.N.P.I., su romacivica.net. URL consultato il 7 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2007).
Legge n. 92 del 30 marzo 2004, su camera.it. URL consultato il 28 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2013).
Tale amnistia promulgata con il D.P.R. 22 giugno 1946, n. 4, il cui testo è disponibile sul sito della Corte suprema di cassazione all'indirizzo: Copia archiviata, su italgiure.giustizia.it. URL consultato il 9 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007)., comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi ivi compreso il concorso in omicidio, pene allora punibili fino a un massimo di cinque anni. I reati commessi al Sud dopo l'8 settembre 1943 e l'inizio dell'occupazione militare alleata al Centro e al Nord. Anno 1946-1947, su fondazionecipriani.it (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2007).
D.P.R 19 dicembre 1953, n. 922, testo disponibile sul sito della Corte suprema di cassazione all'indirizzo: Copia archiviata, su italgiure.giustizia.it. URL consultato il 1º luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2009).
D.P.R. 4 giugno 1966, n. 332, testo disponibile dal sito della Corte suprema di cassazione all'indirizzo: Copia archiviata, su italgiure.giustizia.it. URL consultato il 1º luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 27 aprile 2008).
Nazario Sauro Onofri, Il triangolo rosso, su storiaememoriadibologna.it, marzo 2007. URL consultato il 17 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 4 luglio 2023). — Tra gli allegati del saggio storico di Nazario Sauro Onofri vi è anche la copia del documento del Ministero degli Interni, del 1946, indicante il numero delle persone che risultavano uccise o scomparse in varie province d’Italia poiché politicamente compromesse con il regime fascista
Legge 30 marzo 2004, n. 92 (testo ufficiale) (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2013).: "Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004.