L'eremo di Montevirginio, in Comune di Canale Monterano, Canale Monterano. URL consultato il 10 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2020).
beniculturali.it
cflr.beniculturali.it
Secondo Sturm l'identificazione Mons Saxanus è da riferirsi all'attuale centro abitato di Quadroni, frazione Manziana, dove è stato rinvenuto un altare sacrificale probabilmente legato al culto della Dea Bona. Sturm scrive: «La tradizione mariana avrebbe sostituito la religiosità etrusco-romana legata al Mons Saxanus, con la dedicazione nel luogo di una cappella cinquecentesca. Da qui sarebbe discesa la scelta del sito, un monte consacrato alla Vergine, operata da Virginio Orsini per la fondazione di uno spettacolare eremo di devozione mariana, prima servita e poi carmelitano, nei primi decenni del ’600, determinando la mutazione del toponimo in Monte Virginio, sotto la doppia valenza in memoria del principe fondatore ma anche in onore della Vergine, inteso come Mons Virginis. Il monte brullo e sassoso, tanto da portare il toponimo di saxanus, avrebbe così conosciuto una rigogliosa fioritura, trasformato in un grande parco coltivato a servizio dell’Eremo, che nell’accezione carmelitana veniva indicato come Santo Deserto. Così prendeva forma la presa di possesso del territorio sotto il paradosso semantico della trasformazione del deserto naturale nel Deserto santificato, configurato come giardino contemplativo, ricco di memorie paradisiache e gerosolimitane, fino all’aggiornamento ulteriore del toponimo in Monte Calvario, con l’edificazione nel 1675 di uno scenografico romitorio sulla vetta». Saverio Sturm, Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana, p. 105. Se si consulta la carta del Patrimonio di san Pietro-Delegazione di Civitavecchia aggiornata da padre Spinetti (frate carmelitano dell'Eremo) il 7 dicembre 1872 disponibile su Archivio di Stato di Roma-Cartiglio IX il nome del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto è Monte Calvario. Inoltre, nel suo pregevole saggio Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, pp. 25,52,60,63,111,146,162 riporta Monte Calvario come toponimo già in uso dal seicento per il monte del Romitorio mentre il toponimo Monte Sassano veniva usato per individuare Montevirginio da qui ha origine la confusione (che continua ai nostri giorni) fra i due toponimi e nomi usati impropriamente e indifferentemente per indicare entrambi i luoghi. Peraltro, attualmente la cartografia ufficiale italiana riporta Monte Calvario per il nome della vetta del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto (vedi Portale cartografico nazionale-Toponimi IGM). Saverio Sturm, Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana. Connessioni con il paesaggio e con il territorio, in Centri di fondazione e insediamenti urbani nel Lazio (XIII-XX secolo): da Amatrice a colleferro, Storia dell'urbanistica, IX, Bologna, Kappa Edizioni, 2017, pp. 103-128, ISBN978-88-651429-6-7, OCLC1059532050. URL consultato l'11 gennaio 2020. Ospitato su Storia della Città. Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, collana Architettura, Urbanistica, Ambiente, 1ª ed., Roma, Gangemi Editore, 2002, ISBN978-88-492032-5-7, LCCN2003463313, OCLC956100151.
Oltre ai resti del muro e di alcuni accessi ancora presenti in loco, è possibile stabilire l'area del Sacro deserto grazie alle mappe del cessato catasto rustico dello Stato Pontificio vedi cartiglio VII, IX in Padre Spinetti, Monte Virginio[collegamento interrotto], su Archivio si Sato di Roma, 1º dicembre 1872. URL consultato il 10 gennaio 2020..
loc.gov
lccn.loc.gov
Secondo Sturm l'identificazione Mons Saxanus è da riferirsi all'attuale centro abitato di Quadroni, frazione Manziana, dove è stato rinvenuto un altare sacrificale probabilmente legato al culto della Dea Bona. Sturm scrive: «La tradizione mariana avrebbe sostituito la religiosità etrusco-romana legata al Mons Saxanus, con la dedicazione nel luogo di una cappella cinquecentesca. Da qui sarebbe discesa la scelta del sito, un monte consacrato alla Vergine, operata da Virginio Orsini per la fondazione di uno spettacolare eremo di devozione mariana, prima servita e poi carmelitano, nei primi decenni del ’600, determinando la mutazione del toponimo in Monte Virginio, sotto la doppia valenza in memoria del principe fondatore ma anche in onore della Vergine, inteso come Mons Virginis. Il monte brullo e sassoso, tanto da portare il toponimo di saxanus, avrebbe così conosciuto una rigogliosa fioritura, trasformato in un grande parco coltivato a servizio dell’Eremo, che nell’accezione carmelitana veniva indicato come Santo Deserto. Così prendeva forma la presa di possesso del territorio sotto il paradosso semantico della trasformazione del deserto naturale nel Deserto santificato, configurato come giardino contemplativo, ricco di memorie paradisiache e gerosolimitane, fino all’aggiornamento ulteriore del toponimo in Monte Calvario, con l’edificazione nel 1675 di uno scenografico romitorio sulla vetta». Saverio Sturm, Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana, p. 105. Se si consulta la carta del Patrimonio di san Pietro-Delegazione di Civitavecchia aggiornata da padre Spinetti (frate carmelitano dell'Eremo) il 7 dicembre 1872 disponibile su Archivio di Stato di Roma-Cartiglio IX il nome del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto è Monte Calvario. Inoltre, nel suo pregevole saggio Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, pp. 25,52,60,63,111,146,162 riporta Monte Calvario come toponimo già in uso dal seicento per il monte del Romitorio mentre il toponimo Monte Sassano veniva usato per individuare Montevirginio da qui ha origine la confusione (che continua ai nostri giorni) fra i due toponimi e nomi usati impropriamente e indifferentemente per indicare entrambi i luoghi. Peraltro, attualmente la cartografia ufficiale italiana riporta Monte Calvario per il nome della vetta del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto (vedi Portale cartografico nazionale-Toponimi IGM). Saverio Sturm, Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana. Connessioni con il paesaggio e con il territorio, in Centri di fondazione e insediamenti urbani nel Lazio (XIII-XX secolo): da Amatrice a colleferro, Storia dell'urbanistica, IX, Bologna, Kappa Edizioni, 2017, pp. 103-128, ISBN978-88-651429-6-7, OCLC1059532050. URL consultato l'11 gennaio 2020. Ospitato su Storia della Città. Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, collana Architettura, Urbanistica, Ambiente, 1ª ed., Roma, Gangemi Editore, 2002, ISBN978-88-492032-5-7, LCCN2003463313, OCLC956100151.
Secondo Sturm l'identificazione Mons Saxanus è da riferirsi all'attuale centro abitato di Quadroni, frazione Manziana, dove è stato rinvenuto un altare sacrificale probabilmente legato al culto della Dea Bona. Sturm scrive: «La tradizione mariana avrebbe sostituito la religiosità etrusco-romana legata al Mons Saxanus, con la dedicazione nel luogo di una cappella cinquecentesca. Da qui sarebbe discesa la scelta del sito, un monte consacrato alla Vergine, operata da Virginio Orsini per la fondazione di uno spettacolare eremo di devozione mariana, prima servita e poi carmelitano, nei primi decenni del ’600, determinando la mutazione del toponimo in Monte Virginio, sotto la doppia valenza in memoria del principe fondatore ma anche in onore della Vergine, inteso come Mons Virginis. Il monte brullo e sassoso, tanto da portare il toponimo di saxanus, avrebbe così conosciuto una rigogliosa fioritura, trasformato in un grande parco coltivato a servizio dell’Eremo, che nell’accezione carmelitana veniva indicato come Santo Deserto. Così prendeva forma la presa di possesso del territorio sotto il paradosso semantico della trasformazione del deserto naturale nel Deserto santificato, configurato come giardino contemplativo, ricco di memorie paradisiache e gerosolimitane, fino all’aggiornamento ulteriore del toponimo in Monte Calvario, con l’edificazione nel 1675 di uno scenografico romitorio sulla vetta». Saverio Sturm, Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana, p. 105. Se si consulta la carta del Patrimonio di san Pietro-Delegazione di Civitavecchia aggiornata da padre Spinetti (frate carmelitano dell'Eremo) il 7 dicembre 1872 disponibile su Archivio di Stato di Roma-Cartiglio IX il nome del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto è Monte Calvario. Inoltre, nel suo pregevole saggio Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, pp. 25,52,60,63,111,146,162 riporta Monte Calvario come toponimo già in uso dal seicento per il monte del Romitorio mentre il toponimo Monte Sassano veniva usato per individuare Montevirginio da qui ha origine la confusione (che continua ai nostri giorni) fra i due toponimi e nomi usati impropriamente e indifferentemente per indicare entrambi i luoghi. Peraltro, attualmente la cartografia ufficiale italiana riporta Monte Calvario per il nome della vetta del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto (vedi Portale cartografico nazionale-Toponimi IGM). Saverio Sturm, Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana. Connessioni con il paesaggio e con il territorio, in Centri di fondazione e insediamenti urbani nel Lazio (XIII-XX secolo): da Amatrice a colleferro, Storia dell'urbanistica, IX, Bologna, Kappa Edizioni, 2017, pp. 103-128, ISBN978-88-651429-6-7, OCLC1059532050. URL consultato l'11 gennaio 2020. Ospitato su Storia della Città. Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, collana Architettura, Urbanistica, Ambiente, 1ª ed., Roma, Gangemi Editore, 2002, ISBN978-88-492032-5-7, LCCN2003463313, OCLC956100151.
storiadellacitta.it
Secondo Sturm l'identificazione Mons Saxanus è da riferirsi all'attuale centro abitato di Quadroni, frazione Manziana, dove è stato rinvenuto un altare sacrificale probabilmente legato al culto della Dea Bona. Sturm scrive: «La tradizione mariana avrebbe sostituito la religiosità etrusco-romana legata al Mons Saxanus, con la dedicazione nel luogo di una cappella cinquecentesca. Da qui sarebbe discesa la scelta del sito, un monte consacrato alla Vergine, operata da Virginio Orsini per la fondazione di uno spettacolare eremo di devozione mariana, prima servita e poi carmelitano, nei primi decenni del ’600, determinando la mutazione del toponimo in Monte Virginio, sotto la doppia valenza in memoria del principe fondatore ma anche in onore della Vergine, inteso come Mons Virginis. Il monte brullo e sassoso, tanto da portare il toponimo di saxanus, avrebbe così conosciuto una rigogliosa fioritura, trasformato in un grande parco coltivato a servizio dell’Eremo, che nell’accezione carmelitana veniva indicato come Santo Deserto. Così prendeva forma la presa di possesso del territorio sotto il paradosso semantico della trasformazione del deserto naturale nel Deserto santificato, configurato come giardino contemplativo, ricco di memorie paradisiache e gerosolimitane, fino all’aggiornamento ulteriore del toponimo in Monte Calvario, con l’edificazione nel 1675 di uno scenografico romitorio sulla vetta». Saverio Sturm, Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana, p. 105. Se si consulta la carta del Patrimonio di san Pietro-Delegazione di Civitavecchia aggiornata da padre Spinetti (frate carmelitano dell'Eremo) il 7 dicembre 1872 disponibile su Archivio di Stato di Roma-Cartiglio IX il nome del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto è Monte Calvario. Inoltre, nel suo pregevole saggio Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, pp. 25,52,60,63,111,146,162 riporta Monte Calvario come toponimo già in uso dal seicento per il monte del Romitorio mentre il toponimo Monte Sassano veniva usato per individuare Montevirginio da qui ha origine la confusione (che continua ai nostri giorni) fra i due toponimi e nomi usati impropriamente e indifferentemente per indicare entrambi i luoghi. Peraltro, attualmente la cartografia ufficiale italiana riporta Monte Calvario per il nome della vetta del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto (vedi Portale cartografico nazionale-Toponimi IGM). Saverio Sturm, Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana. Connessioni con il paesaggio e con il territorio, in Centri di fondazione e insediamenti urbani nel Lazio (XIII-XX secolo): da Amatrice a colleferro, Storia dell'urbanistica, IX, Bologna, Kappa Edizioni, 2017, pp. 103-128, ISBN978-88-651429-6-7, OCLC1059532050. URL consultato l'11 gennaio 2020. Ospitato su Storia della Città. Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, collana Architettura, Urbanistica, Ambiente, 1ª ed., Roma, Gangemi Editore, 2002, ISBN978-88-492032-5-7, LCCN2003463313, OCLC956100151.
Secondo Sturm l'identificazione Mons Saxanus è da riferirsi all'attuale centro abitato di Quadroni, frazione Manziana, dove è stato rinvenuto un altare sacrificale probabilmente legato al culto della Dea Bona. Sturm scrive: «La tradizione mariana avrebbe sostituito la religiosità etrusco-romana legata al Mons Saxanus, con la dedicazione nel luogo di una cappella cinquecentesca. Da qui sarebbe discesa la scelta del sito, un monte consacrato alla Vergine, operata da Virginio Orsini per la fondazione di uno spettacolare eremo di devozione mariana, prima servita e poi carmelitano, nei primi decenni del ’600, determinando la mutazione del toponimo in Monte Virginio, sotto la doppia valenza in memoria del principe fondatore ma anche in onore della Vergine, inteso come Mons Virginis. Il monte brullo e sassoso, tanto da portare il toponimo di saxanus, avrebbe così conosciuto una rigogliosa fioritura, trasformato in un grande parco coltivato a servizio dell’Eremo, che nell’accezione carmelitana veniva indicato come Santo Deserto. Così prendeva forma la presa di possesso del territorio sotto il paradosso semantico della trasformazione del deserto naturale nel Deserto santificato, configurato come giardino contemplativo, ricco di memorie paradisiache e gerosolimitane, fino all’aggiornamento ulteriore del toponimo in Monte Calvario, con l’edificazione nel 1675 di uno scenografico romitorio sulla vetta». Saverio Sturm, Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana, p. 105. Se si consulta la carta del Patrimonio di san Pietro-Delegazione di Civitavecchia aggiornata da padre Spinetti (frate carmelitano dell'Eremo) il 7 dicembre 1872 disponibile su Archivio di Stato di Roma-Cartiglio IX il nome del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto è Monte Calvario. Inoltre, nel suo pregevole saggio Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, pp. 25,52,60,63,111,146,162 riporta Monte Calvario come toponimo già in uso dal seicento per il monte del Romitorio mentre il toponimo Monte Sassano veniva usato per individuare Montevirginio da qui ha origine la confusione (che continua ai nostri giorni) fra i due toponimi e nomi usati impropriamente e indifferentemente per indicare entrambi i luoghi. Peraltro, attualmente la cartografia ufficiale italiana riporta Monte Calvario per il nome della vetta del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto (vedi Portale cartografico nazionale-Toponimi IGM). Saverio Sturm, Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana. Connessioni con il paesaggio e con il territorio, in Centri di fondazione e insediamenti urbani nel Lazio (XIII-XX secolo): da Amatrice a colleferro, Storia dell'urbanistica, IX, Bologna, Kappa Edizioni, 2017, pp. 103-128, ISBN978-88-651429-6-7, OCLC1059532050. URL consultato l'11 gennaio 2020. Ospitato su Storia della Città. Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, collana Architettura, Urbanistica, Ambiente, 1ª ed., Roma, Gangemi Editore, 2002, ISBN978-88-492032-5-7, LCCN2003463313, OCLC956100151.