per molto tempo si è attribuiti queste due tavole, a volte inserendole anche nel catalogo del pittore, al pittore di Saragozza Pedro de Aponte, pensando che potesse risalire al soggiorno italiano dell'artista avvenuto tra il 1506 e il 1511. Nel XIX secolo si credevano le uniche opere rimaste in Italia del grande Juan de Borgoña. Successivamente si propose un'attribuzione al Perugino per via della figura di San Giuseppe e del paesaggio che rimandano all'arte umbra; infine si è dirottati verso Fernando Yáñez de la Almedina che soggiornò in Italia nello stesso periodo del De Aponte e che veniva chiamato "Ferrandino Spagnolo". Si era addirittura tentato di ricondurre l'opera al Bramantino. Alla fine tutte le attribuzioni sono risultate errate, ma resta fermo il fatto che l'opera è di scuola spagnola seppur vi siano alcune influenze lombarde e umbre. Informazioni tratte da: Storia dell'arte nell'Italia meridionale - Francesco Abbate - Google Libri
Il cappuccino fu molto attivo nel teramano e rappresenta il massimo esponente dei "marangoni" abruzzesi: ad Atri realizzò anche la cancellata dell'altar maggiore sempre nella chiesa di San Leonardo ad Atri, che andò distrutta durante la demolizione della chiesa negli anni sessanta. Fra' Felice firmò anche dei reliquari sempre nella chiesa cappuccina, ma essi furono rubati e dispersi dopo le soppressioni post- unitarie (1861). Da: Abruzzo Cultura - Tabernacoli lignei - Autori