F. Minonzio, in Elogi..., cit, pag. 10; riferendoci alla traduzione dal testo originale in latino, sulla identificazione gioviana delle rovine presso cui fece costruire la propria villa-museo con quelle di un edificio appartenuto a Plinio il Giovane, sembrerebbe non vi siano dubbi. Tuttavia tale attribuzione è palesemente infondata. Le rovine appartenevano alla villa del poeta Caninio Rufo (vedi[collegamento interrotto]) come, d'altra parte, si trovava già indicato nell'iscrizione predisposta dal fratello Benedetto in occasione della visita al Museo dell'imperatore Carlo V nel 1541; F. Minonzio, in nota 5, pag 15, in ibidem, cit. Si tratta evidentemente di un tentativo di Giovio di "nobilitare" maggiormente il luogo, conferendogli maggior autorevolezza con ascendenze pliniane, spesso richiamate nella descriptio con riferimenti alle Epistulae dell'antico autore comasco.