Soprattutto il dialogo Parmenide era ritenuto la sintesi più efficace del pensiero di Platone (cfr. W. Beierwaltes, Il paradigma neoplatonico nell'interpretazione di Platone, op. cit. in bibliografia, riedito in AA.VV., Verso una nuova immagine di Platone, a cura di Giovanni Reale, pagg. 45-69, Vita e Pensiero, Milano 1994 ISBN 88-343-0815-8).
Secondo Vittorio Mathieu vi era tuttavia una differenza tra il ciclo detto «alessandrino», utilizzato da Plotino e altri filosofi, in cui l'Uno rimane trascendente rispetto alla dispersione del molteplice, e il ciclo «gnostico», dove invece si ha una caduta di Dio stesso che si rovescia nel suo contrario (cfr. V. Mathieu, La speranza nella rivoluzione, pag. 61, Armando editore, Roma 1992 ISBN 88-7144-302-0).
Il termine "neoplatonismo" è stato coniato solo nel XIX secolo per indicare appunto quelle nuove interpretazioni che si erano andate via via sovrapponendo a partire dall'età ellenistica, ma che erano sempre state identificate col pensiero stesso di Platone, ritenuto quasi un loro capostipite (cfr. Cenni sulla tradizione platonica), su parodos.it. URL consultato il 10 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2016).
Marsilio Ficino giunse ad affermare che «Platone stesso parla nella persona di Plotino», e che «lo stesso spirito ha ispirato la bocca platonica e quella plotiniana» (cit. in Gabrio Pieranti, Il neoplatonismo nell'arte rinascimentale, in «Arte e artisti», vol. 2, cap. 3, Istituto Italiano Edizioni Atlas, 2011, p. 11. URL consultato il 10 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2018).
Gabrio Pieranti, Il neoplatonismo nell'arte rinascimentale, in «Arte e artisti», vol. 2, cap. 3, Istituto Italiano Edizioni Atlas, 2011, pp. 2-11. URL consultato il 10 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2018).