Nobiltà rutena (Italian Wikipedia)

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britannica.com

  • (EN) Lithuanian and Polish rule, su Encyclopedia Britannica. URL consultato il 6 maggio 2021.
    «All'interno del Granducato [lituano], le terre rutene in principio preservarono una notevole autonomia: gli stessi lituani, tradizionalmente pagani, si convertivano sempre più all'ortodossia e si avvicinarono alla cultura rutena. Le pratiche amministrative e il sistema legale del granducato si basavano fortemente sulle usanze rutene e il ruteno (antico bielorusso) divenne lingua ufficiale dello stato sotto Vitoldo. Il dominio polacco diretto in Ucraina dal 1340 e per due secoli in seguito fu limitato alla sola Galizia. Malgrado questo, la stessa Lituania fu presto trascinata nell'orbita della Polonia»
  • The Commonwealth of Poland: Báthory and the Vasas ("Wladyslaw IV Vasa"), su britannica.com. URL consultato il 5 maggio 2021.
    «Passata in seguito all'unione di Lublino dal granducato di Lituania alla Corona più etnicamente omogenea, l'Ucraina andò "colonizzata" da influenti nobili polacchi o di etnia ucraina che risiedevano altrove. La maggior parte di questi abbandonò gradualmente l'ortodossia per diventare cattolica e di lingua polacca. A questi "mini-re" dell'Ucraina rispondevano centinaia di migliaia di "sudditi"»
  • (EN) Starshyna, su Encyclopedia Britannica. URL consultato il 6 maggio 2021.

google.it

books.google.it

jstor.org

kulichki.com

  • (RU) Nikolay Kostomarov, La storia russa raccontata attraverso le biografie dei suoi personaggi di spicco (cap. 22), su kulichki.com. URL consultato il 6 maggio 2021.
    «Il figlio di Gediminas, il granduca Olgerd (Algirdas) accrebbe le terre rutene che aveva ereditato da suo padre e annesse quelle polacche espellendo i tartari. La parte di Rutenia sotto la sua sovranità andò formalmente divisa tra i duchi locali: di fatto, le amministrava Olgerd, persona dal carattere forte. A Kiev installò suo figlio Vladimir, capostipite di una nuova linea di principi di Kiev che vi regnarono per più di un secolo e che furono chiamati Olelkowicz e i cui eredi Ivan e Alexander, nipoti dunque di Olgerd, furono i capostipiti delle famiglie dei Belsky e degli Olelkowicz. Olgerd stesso si sposò due volte con principesse rutene e autorizzò i suoi figli ad abbracciare all'ortodossia: le cronache rutene asseriscono che anche il sovrano si fece battezzare rinnegando il paganesimo e morì da monaco. I principi eredi di Vladimir in Rutenia continuarono ad aderire all'ortodossia e a sposare consorti della stessa etnia, come avveniva tradizionalmente in passato. È verosimile affermare che, se Uliana di Tver' avesse convinto suo figlio Jogaila a sposare Sofia, legata alla Moscovia, il mondo ruteno non avrebbe giocato un ruolo minore come invece accadde in Lituania dal 1386 in poi dopo il matrimonio del granduca con Edvige di Polonia»

treccani.it

  • Ruteni, su treccani.it. URL consultato il 5 maggio 2021.

unibo.it

acnpsearch.unibo.it

web.archive.org

worldcat.org