Obelisco del Pincio (Italian Wikipedia)

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  • La storia viene accuratamente descritta da Antonio Nibby in Roma nell'anno Milleottocentotrentotto: Parte II. Antica, pagg. 275-276:
    OBELISCO DEL PINCIO.
    Di tutti gli obelischi di Roma questo è stato l'ultimo ad essere innalzato, come è il più recente di tutti quelli che portano una data positiva. Imperciocchè i cartelli danno ripetutamente i nomi di Adriano Cesare e di Sabina Augusta [...]; due volte pure vi si legge il nome del favorito Antinoo [...]. Quindi è chiaro che fu fatto tagliare da Adriano forse per qualcuno degli edificii della sua villa, e di là da Elagabalo fu trasportato ne' suoi giardini Variani per ornamento della spina del circo, del quale come ho notato veggonsi le vestigia fuori delle mura attuali di Roma fra le porte S. Giovanni e Maggiore, siccome notai nella Parte Prima p. 607. Dopo la caduta rimase quest'obelisco sempre sopratterra, ma rotto, ed il Fulvio Antiq p LXVII e p LXXIb lo vide sul principio del secolo XVI rotto in due pezzi, e lo designa come fuori di porta Maggiore dietro la chiesa di s. Croce in Gerusalemme, entro le vigne. Restò negletto fino all'anno 1570 allorché Curzio e Marcello Saccoccia misero in miglior vista i due pezzi e posero questa memoria in uno degli archi del condotto dell'acqua Felice che passa ivi dappresso:
    OBELISCI FRAGMENTA DIV PROSTRATA / CVRTIVS SACCOCCIVS ET MARCELLVS FRATRES / AD PERPETVAM HVIVS CIRCI SOLIS MEMORIAM / ERIGI CVRARVNT / ANNO SALVTIS M.D.LXX
    Ivi rimase fino ai tempi di Urbano VIII allorché fu fatto trasportare in Roma dai Barberini e lasciato nel cortile del loro palazzo come si legge in Pompilio Totti Roma Moderna 1638 p 273 coll'animo d'innalzarlo innanzi al ponte contiguo al palazzo medesimo. Ma fino al pontificato di papa Clemente XIV ivi si giacque negletto allorché d. Cornelia Barberini lo donò a quel papa l'anno 1773 e questi lo fece trasportare nel giardino della Pigna al Vaticano. Pio VI suo successore ebbe in animo d'innalzarlo nel cortile di Bramante sopra la fontana, e porlo sopra il piedestallo di Antonino Pio; ma sopraggiunte altre cure restò abbandonato nel cortile del vestibolo del giardino fino all'anno 1822, allorché Pio VII con architettura del Marini lo fece ristaurare, e trasportare sul ripiano della passeggiata publica sul monte Pincio ed ivi fu innalzato, come oggi si vede. Il fusto antico ha 30 piedi di altezza, ma col piedestallo moderno, e cogli ornamenti di bronzo sulla sommità giunge l'altezza totale del monumento a 57 piedi.