(FR) René Passeron, Histoire de la peinture surréaliste, Paris, Librairie Générale Française, 1968, ISBN non esistente, OCLC 473753327, SBN MOD0411504.
«Si era ricevuti dal Taxi pluvieux di Dalì, da cui veniva una copiosa scarica d'acqua che innaffiava la bionda cliente (falsa), stesa fra le verdure e le lumache (vere). Si prendeva poi la via surrealista, popolata da una ventina di affascinanti donne di cera, vestite (o no) in modo delirante da Dalì (cucchiaini), Dominguez (un sifone), Duchamp (una giacchetta), Ernst (vedova col vestito corto), M. Henry (cotone idrofilo), Masson (testa di una gabbia e bavaglio con una viola del pensiero sulla bocca), Man Ray (donna piangente lacrime di cristallo)... La grande sala ove si giungeva in seguito era stata decorata da Duchamp: per terra, un mucchio di foglie morte intorno a uno stagno cespuglioso, al soffitto 1200 sacchi di carbone. Al centro un braciere rosseggiante, la rotativa semisferica di Duchamp, il famoso ultramobile di Seligmann e il coperto in pelliccia di Meret Oppenheim. E tante mani dappertutto, in particolare sul disco silenzioso del Grammofono di Dominguez, la cui tromba inghiottiva gambe di donna. (p. 278)»
Lino Gabellone, L'oggetto surrealista : il testo, la città, l'oggetto in Breton, Torino, Einaudi, 1977, ISBN non esistente, OCLC 3881734, SBN RAV0003532.
«L'oggetto (...) è insieme luogo di proiezioni e resistenza opaca, oggetto trovato e oggetto perduto; oggetto interno, oggetto del sogno e del fantasma, oggetto parziale legato a una mitica appartenenza d'origine, e oggetto del mondo, muto ed estraneo, senza latenze, senza risposte da dare né valori da garantire. (p. 57)»