Rispetto alla tradizione – secondo cui il pronunciamento politico favorevole da parte di una Camera su di un testo veniva ritenuto idoneo a giustificare l'emanazione di un decreto-legge – nel caso del decreto Conso del 1993 si verificò un primo "strappo", poiché si accampava un testo approvato da una Commissione referente di un ramo del Parlamento e non la decisione dell'assemblea di quel ramo. Il passo successivo si sarebbe verificato quindici anni dopo, quando in occasione del tentato decreto-legge sull'alimentazione ad Eluana Englaro il governo tentò di convincere il Capo dello Stato con l'argomento che il testo riproduceva (parte del) testo base assunto dalla Commissione sanità del Senato sul testamento biologico: solo che, in quest'ultimo caso, non solo la Commissione referente non aveva terminato i suoi lavori, ma si trattava soltanto "di una bozza ancora suscettibile di emendamenti" (F.G. PIZZETTI – LIMITE DELLA LEGGE E “PROGETTO DI VITA”, Astrid, 13 marzo 2009, p. 68).