Porta San Paolo (Italian Wikipedia)

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quirinale.it

  • La motivazione della medaglia d'oro al V.M. alla memoria a Raffaele Persichetti nel sito del Quirinale: «Ufficiale dei granatieri invalido di guerra all’atto dell’armistizio con gli alleati si schierò generosamente e volontariamente contro lo oppressore tedesco, favorendo ed organizzando la partecipazione di suoi amici e della popolazione alla lotta armata della Capitale. In abito civile e sommariamente armato accorse poi sulla linea di fuoco dei suoi granatieri schierati in battaglia contro superiori forze tedesche. Prode fra i prodi incitò con la parola e con l'esempio i commilitoni all’estrema resistenza fino a che, colpito a morte, immolava la sua giovane vita nella visione della Patria rinata alla libertà. — Roma, Porta San Paolo, 8-10 settembre 1943».

storiaxxisecolo.it

  • Cfr. Notizie tratte dal cd-rom "La Resistenza", Laterza multimedia
  • Cfr. Sandro Pertini Anche per tali azioni, verrà conferita a Pertini la medaglia d'oro al V.M., con la seguente motivazione: «Animatore instancabile della lotta per la libertà d'Italia, dopo 15 anni trascorsi tra carcere e confino, l'8 settembre 1943 si poneva alla testa degli ardimentosi civili che a fianco con i soldati dell'esercito regolare contrastarono tenacemente l'ingresso alle truppe tedesche nella Capitale. Membro della giunta militare del C.L.N. centrale, creava una delle maggiori formazioni partigiane operanti sui piano nazionale. Arrestato e individuato quale capo dell'organizzazione militare clandestina, sottoposto a duri ed estenuanti interrogatori ed a violenze fisiche con il suo fiero ed ostinato silenzio, riusciva a mantenere il segreto. Il 25 gennaio 1944 riacquistava la libertà con una fuga leggendaria dal carcere, riassumeva il suo posto di comando spostandosi continuamente in missione di estremo pericolo nelle regioni dell'Italia centrale, dove più infieriva la lotta alla quale partecipava personalmente. Nel maggio 1944 si recava in Lombardia per portarvi il suo contributo prezioso ed insostituibile di animatore e combattente, potenziando le Brigate che in ogni regione dell'Italia occupata, sotto la sua guida, divennero un formidabile strumento di lotta contro l'invasore. Di là, a fine luglio 1944, si portava in Firenze dove, alla testa dei partigiani locali, partecipava all'insurrezione vittoriosa. Rientrato in Roma liberata, chiedeva di essere inviato nell'Italia occupata e dalla Francia effettuava il passaggio del Monte Bianco. Nella Valle d'Aosta (Cogne), soggetta ad un feroce rastrellamento, si univa alle formazioni partigiane distinguendosi in combattimento. Raggiunta Milano, riprendeva il suo posto nei maggiori organi direttivi della resistenza. L'insurrezione del Nord lo aveva, quale membro del Comitato insurrezionale, tra i maggiori protagonisti nelle premesse organizzative e nell'urto militare decisivo. Uomo di tempra eccezionale, sempre presente in ogni parte d'Italia ove si impugnassero le armi contro l'invasore. La sua opera di combattente audacissimo della resistenza gli assegnava uno dei posti più alti e lo rende meritevole della gratitudine nazionale nella schiera dei protagonisti del secondo Risorgimento d'Italia. Roma, Firenze, Milano, 8 settembre 1943 - 25 aprile 1945.»
  • Una volta terminato il conflitto mondiale, rifiutò la medaglia d'oro al V.M. in quanto riteneva che altre persone la meritassero più di lui; gli fu comunque conferita quella d'argento, con la seguente motivazione: «Ferito dalla polizia tedesca che aveva circondato la sua abitazione ed arrestato, veniva per lunghi mesi sottoposto a sfibranti interrogatori ed a feroci sevizie nel carcere di Via Tasso. Minacciato di morte e rappresaglie sui figli e sui famigliari, conservava sempre, di fronte ai suoi aguzzini, il più fiero e dignitoso silenzio, mettendo in luce singolari doti di carattere e di fede, imponendosi all'ammirazione ed alla gratitudine dei compagni e, perfino, alla stima degli stessi nemici. Mirabile esempio di coraggio, di amore per la libertà e di dedizione alla Patria. Roma, 3 aprile 1944-4 giugno 1944». Cfr. Biografia di Giuseppe "Peppino" Gracceva nel sito dell'Anpi.