Aldo Luisi, Convegno su "Ovidio e l’esilio. Riflessioni duemila anni dopo", Taranto, College de France -Fayard, 21 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2014).
«[...] il tono divertito di Ovidio nel narrare questa vicenda forse allude alla situazione, troppo evidentemente parallela, di Giulia maggiore (sola a Roma) con Elena (sola a Sparta), di Menelao (lontano a Creta) con Tiberio (da sette anni lontano a Rodi, altra isola greca), e di Paride con Iullo Antonio. Ovidio così danneggiava l’immagine di Tiberio, erede designato, anche se non il solo, mentre Livia si prometteva di assicurargli la successione imperiale: il poeta con questo episodio metteva in moto un meccanismo che poteva intralciare i piani di Livia. In seguito il poeta si affiancava all’altra Giulia (la nipote di Augusto): questo fu il suo error, scontato con la relegatio a Tomi.»