Regno di Sardegna (Italian Wikipedia)

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  • «Le due opere dello Spano, ma soprattutto la prima, sono viziate da notevoli errori di impostazione. Sia sufficiente accennare alla scelta di una ortografia latineggiante: factu (fatto), gratia (grazia), homine, nepta (nipote), promptu (pronto) ecc. È chiaro che con questa precisa scelta grafica il pur benemerito canonico mirasse anche a dar lustro alla lingua sarda, mostrando ai Sardi ed ai forestieri la sua ancora stretta aderenza alla madrelingua latina. Se non che egli non si accorse che, così operando, da una parte sottoponeva ad una notevole e non necessaria forzatura storica la lingua sarda, paludandola quasi nella toga di Cicerone e di Cesare, dall'altra rendeva più difficile l'apprendimento e l'uso di una scrittura da parte dei Sardo-parlanti, dei quali ovviamente soltanto pochissimi conoscevano il latino e la sua scrittura. Non lo si può negare: la grafia latineggiante scelta dallo Spano fu un grave errore, il quale finì col ritardare parecchio la nascita di una grafia propriamente sarda, ossia di una grafia che, pur restando ovviamente nell'ambito della tradizione grafica del latino, risultasse più adatta e più funzionale per un uso pratico e moderno di una nuova e differente lingua divenuta ormai adulta ed autonoma rispetto alla madrelingua». Massimo Pittau, Grammatica del sardo illustre, Sassari, Carlo Delfino editore, 2005, pp. 11-12, Introduzione
  • «Ciononostante le due opere dello Spano sono di straordinaria importanza, in quanto aprirono in Sardegna la discussione sul "problema della lingua sarda", quella che sarebbe dovuta essere la lingua unificata ed unificante, che si sarebbe dovuta imporre in tutta l'isola sulle particolarità dei singoli dialetti e suddialetti, la lingua della Nazione Sarda, con la quale la Sardegna intendeva inserirsi tra le altre Nazioni europee, quelle che nell'Ottocento avevano già raggiunto o stavano per raggiungere la loro attuazione politica e culturale, compresa la Nazione Italiana. E proprio sulla falsariga di quanto era stato teorizzato ed anche attuato a favore della Nazione Italiana, che nell'Ottocento stava per portare a termine il processo di unificazione linguistica, elevando il dialetto fiorentino e toscano al ruolo di "lingua nazionale", chiamandolo "italiano illustre", anche in Sardegna l'auspicata "lingua nazionale sarda" fu denominata "sardo illustre"». Massimo Pittau, Grammatica del sardo illustre, Sassari, Carlo Delfino editore, 2005, pp. 11-12, Introduzione

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