Significativo degli ormai esauriti entusiasmi patriottici gli episodi narrati da un ufficiale piemontese e da Francesco Faà di Bruno avvenuti dopo la sconfitta di Custoza quando Gioberti e Angelo Brofferio, al tempo entrambi membri dell'opposizione parlamentare, si spinsero al fronte, dove incontrarono le truppe in ritirata (vedi Pietro Palazzini, Francesco Faà di Bruno scienziato e prete: Dai campi di battaglia all'apostolato sociale, Città nuova, 1980, p. 132), l'ufficiale nelle sue memorie scrive: "Ripassato il Ticino e giunto a Vigevano l'esercito, era talmente adirato contro i Milanesi per gli ultimi fatti accaduti in quella città, come anche per le tante privazioni sofferte, che ufficiali e soldati vinti dall'indignazione e dal fastidio dicevano altamente di non voler più combattere per quella causa. ... Gioberti in un caffè ov'erano soldati ed essendosi volto con parole calde di guerra ad un caporale di Pinerolo, n'ebbe tal risposta da potersi agevolmente persuadere della reale disposizione degli spiriti." Ne miglior fortuna ebbe Brofferio e tre suoi compagni, arrivati come oratori del circolo politico di Torino, che incontrarono "una folla di ufficiali che rimproverando loro sdegnosamente la mala condotta dei giornalisti piemontesi, pinsero sì al vivo la giusta ira dell'esercito, che quegli oratori credettero miglior partito rifar la loro strada" (Vedi pag 145-145 in Anonimo, Memorie ed osservazioni sulla guerra dell'indipendenza d'Italia nel 1848 raccolte da un ufficiale piemontese, Giovanni Fantini E C Editori, Torino, 1850 onlineArchiviato il 22 settembre 2014 in Internet Archive.)
celebrarelanazione.wordpress.com
Citato in Fulvio Conti, Il Poeta della Patria. Le celebrazioni del 1921 per il secentenario della morte di Dante, 8 marzo 2011 [1]Archiviato il 13 marzo 2016 in Internet Archive.
Gilles Pécout, infatti, distingue gli stati preunitari in tre tipologie: stati indipendenti (Due Sicilie, Regno sardo-piemontese, Stato Pontificio, San Marino), possedimenti austriaci (Lombardo-Veneto) e stati solo apparentemente autonomi, ma indirettamente controllati dall'Austria (Toscana e ducati emiliani). Gilles Pécout, Il lungo RisorgimentoArchiviato il 29 gennaio 2012 in Internet Archive., Mondadori, 1999, p. 73.
M. Viroli - G. Zelli, Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2013, pp. 38-39. Si veda anche: Fratelli CanèArchiviato il 4 giugno 2016 in Internet Archive..
L'articolo verrà ripubblicato più, lo stesso Villari lo includerà nelle sue "Lettere meridionali", vedi Claudio Giunta, Un Paese senza élite, Domenicale del Sole24ore, 16 dicembre 2016 onlineArchiviato il 21 dicembre 2016 in Internet Archive.
Lo stesso Garibaldi deluso e amareggiato per la politica del nuovo governo italiano nel 1868, in una lettera indirizzata ad Adelaide Cairoli scriveva: « [...] Qui, o Signora, io sento battere colla stessa veemenza il mio cuore, come nel giorno, in cui sul monte del Pianto dei Romani, i vostri eroici figli faceanmi baluardo del loro corpo prezioso contro il piombo borbonico! ... E Voi, donna di alti sensi e d'intelligenza squisita, volgete per un momento il vostro pensiero alle popolazioni liberate dai vostri martiri e dai loro eroici compagni. Chiedete ai cari vostri superstiti delle benedizioni, con cui quelle infelici salutavano ed accoglievano i loro liberatori! Ebbene, esse maledicono oggi coloro, che li sottrassero dal giogo di un dispotismo, che almeno non li condannava all'inedia per rigettarli sopra un dispotismo più orrido assai, più degradante e che li spinge a morire di fame... Ho la coscienza di non aver fatto male; nonostante, non rifarei oggi la via dell'Italia Meridionale, temendo di esservi preso a sassate da popoli che mi tengono complice della spregevole genia che disgraziatamente regge l'Italia e che seminò l'odio e lo squallore la dove noi avevamo gettato le fondamenta di un avvenire italiano, sognato dai buoni di tutte le generazioni e miracolosamente iniziato.|Giuseppe Garibaldi ad Adelaide Cairoli, 1868. Citato in Lettere ad Anita ed altre donne, raccolte da G. E. Curatolo, Roma, Formiggini, 1926, pp. 113-116. on lineArchiviato il 13 febbraio 2017 in Internet Archive.
pegaphoto.com
M. Pizzo, L'album dei Mille di Alessandro Pavia, Roma, 2004; Museo di Roma, Il Risorgimento dei Romani. Fotografie dal 1849 al 1870, Roma, 2010; M. Pizzo, Lo stivale di Garibaldi. Il Risorgimento in fotografia, Milano, 2011. Si vedano anche: L'album dei MilleArchiviato il 27 aprile 2016 in Internet Archive.; Risorgimento e fotografiaArchiviato il 22 marzo 2012 in Internet Archive.
[2]Archiviato il 2 febbraio 2014 in Internet Archive.Paolo Macry, Tra Sud e Nord, i conti da rifare, "il Mulino" n. 1/13, Società editrice il Mulino, Bologna, 2013
M. Pizzo, L'album dei Mille di Alessandro Pavia, Roma, 2004; Museo di Roma, Il Risorgimento dei Romani. Fotografie dal 1849 al 1870, Roma, 2010; M. Pizzo, Lo stivale di Garibaldi. Il Risorgimento in fotografia, Milano, 2011. Si vedano anche: L'album dei MilleArchiviato il 27 aprile 2016 in Internet Archive.; Risorgimento e fotografiaArchiviato il 22 marzo 2012 in Internet Archive.
Discorsi “Della servitù dell'Italia”, su internetculturale.it. URL consultato il 5 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
Marco Polo.it, su marcopolovr.gov.it. URL consultato il 29 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2017).
La dittatura di Garibaldi, su pti.regione.sicilia.it, regione.sicilia.it. URL consultato il 18 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2014).
Lo stesso Garibaldi deluso e amareggiato per la politica del nuovo governo italiano nel 1868, in una lettera indirizzata ad Adelaide Cairoli scriveva: « [...] Qui, o Signora, io sento battere colla stessa veemenza il mio cuore, come nel giorno, in cui sul monte del Pianto dei Romani, i vostri eroici figli faceanmi baluardo del loro corpo prezioso contro il piombo borbonico! ... E Voi, donna di alti sensi e d'intelligenza squisita, volgete per un momento il vostro pensiero alle popolazioni liberate dai vostri martiri e dai loro eroici compagni. Chiedete ai cari vostri superstiti delle benedizioni, con cui quelle infelici salutavano ed accoglievano i loro liberatori! Ebbene, esse maledicono oggi coloro, che li sottrassero dal giogo di un dispotismo, che almeno non li condannava all'inedia per rigettarli sopra un dispotismo più orrido assai, più degradante e che li spinge a morire di fame... Ho la coscienza di non aver fatto male; nonostante, non rifarei oggi la via dell'Italia Meridionale, temendo di esservi preso a sassate da popoli che mi tengono complice della spregevole genia che disgraziatamente regge l'Italia e che seminò l'odio e lo squallore la dove noi avevamo gettato le fondamenta di un avvenire italiano, sognato dai buoni di tutte le generazioni e miracolosamente iniziato.|Giuseppe Garibaldi ad Adelaide Cairoli, 1868. Citato in Lettere ad Anita ed altre donne, raccolte da G. E. Curatolo, Roma, Formiggini, 1926, pp. 113-116. on lineArchiviato il 13 febbraio 2017 in Internet Archive.
"Università degli Studi di Udine; Copia archiviata, su udine3d.uniud.it. URL consultato il 5 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2011)..
Citato in Fulvio Conti, Il Poeta della Patria. Le celebrazioni del 1921 per il secentenario della morte di Dante, 8 marzo 2011 [1]Archiviato il 13 marzo 2016 in Internet Archive.
L'articolo verrà ripubblicato più, lo stesso Villari lo includerà nelle sue "Lettere meridionali", vedi Claudio Giunta, Un Paese senza élite, Domenicale del Sole24ore, 16 dicembre 2016 onlineArchiviato il 21 dicembre 2016 in Internet Archive.
M. Pizzo, L'album dei Mille di Alessandro Pavia, Roma, 2004; Museo di Roma, Il Risorgimento dei Romani. Fotografie dal 1849 al 1870, Roma, 2010; M. Pizzo, Lo stivale di Garibaldi. Il Risorgimento in fotografia, Milano, 2011. Si vedano anche: L'album dei MilleArchiviato il 27 aprile 2016 in Internet Archive.; Risorgimento e fotografiaArchiviato il 22 marzo 2012 in Internet Archive.
M. Viroli - G. Zelli, Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2013, pp. 38-39. Si veda anche: Fratelli CanèArchiviato il 4 giugno 2016 in Internet Archive..
[2]Archiviato il 2 febbraio 2014 in Internet Archive.Paolo Macry, Tra Sud e Nord, i conti da rifare, "il Mulino" n. 1/13, Società editrice il Mulino, Bologna, 2013
Significativo degli ormai esauriti entusiasmi patriottici gli episodi narrati da un ufficiale piemontese e da Francesco Faà di Bruno avvenuti dopo la sconfitta di Custoza quando Gioberti e Angelo Brofferio, al tempo entrambi membri dell'opposizione parlamentare, si spinsero al fronte, dove incontrarono le truppe in ritirata (vedi Pietro Palazzini, Francesco Faà di Bruno scienziato e prete: Dai campi di battaglia all'apostolato sociale, Città nuova, 1980, p. 132), l'ufficiale nelle sue memorie scrive: "Ripassato il Ticino e giunto a Vigevano l'esercito, era talmente adirato contro i Milanesi per gli ultimi fatti accaduti in quella città, come anche per le tante privazioni sofferte, che ufficiali e soldati vinti dall'indignazione e dal fastidio dicevano altamente di non voler più combattere per quella causa. ... Gioberti in un caffè ov'erano soldati ed essendosi volto con parole calde di guerra ad un caporale di Pinerolo, n'ebbe tal risposta da potersi agevolmente persuadere della reale disposizione degli spiriti." Ne miglior fortuna ebbe Brofferio e tre suoi compagni, arrivati come oratori del circolo politico di Torino, che incontrarono "una folla di ufficiali che rimproverando loro sdegnosamente la mala condotta dei giornalisti piemontesi, pinsero sì al vivo la giusta ira dell'esercito, che quegli oratori credettero miglior partito rifar la loro strada" (Vedi pag 145-145 in Anonimo, Memorie ed osservazioni sulla guerra dell'indipendenza d'Italia nel 1848 raccolte da un ufficiale piemontese, Giovanni Fantini E C Editori, Torino, 1850 onlineArchiviato il 22 settembre 2014 in Internet Archive.)
Gilles Pécout, infatti, distingue gli stati preunitari in tre tipologie: stati indipendenti (Due Sicilie, Regno sardo-piemontese, Stato Pontificio, San Marino), possedimenti austriaci (Lombardo-Veneto) e stati solo apparentemente autonomi, ma indirettamente controllati dall'Austria (Toscana e ducati emiliani). Gilles Pécout, Il lungo RisorgimentoArchiviato il 29 gennaio 2012 in Internet Archive., Mondadori, 1999, p. 73.
Carlo Alianello, La conquista del Sud, in Brigantino - il Portale del Sud. URL consultato il 25 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2010).