Socialfascismo (Italian Wikipedia)

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  • Paris 1974, p. 171. Robert Paris, La tattica «classe contro classe», in Problemi di storia dell'Internazionale Comunista (1919-1939). Relazioni tenute al Seminario di studi organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi (Torino, aprile 1972), a cura di Aldo Agosti, Torino, Fondazione Luigi Einaudi, 1974, pp. 151-192.
  • Paris 1974, p. 162. Il testo completo dell'opera originale è in Maurice Nadeau, Histoire du surréalisme, Paris, Éditions du Seuil, 1964, pp. 333-342. Robert Paris, La tattica «classe contro classe», in Problemi di storia dell'Internazionale Comunista (1919-1939). Relazioni tenute al Seminario di studi organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi (Torino, aprile 1972), a cura di Aldo Agosti, Torino, Fondazione Luigi Einaudi, 1974, pp. 151-192.

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  • Partito socialista italiano, in Dizionario di storia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011. URL consultato il 21 agosto 2024.

web.archive.org

  • Secondo alcuni, che citano come fonte il documentario "Gramsci, la forma della memoria", contenente un'intervista al Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini, l'incontro sarebbe avvenuto al confino di Ustica, ma non risulta che né Pertini, né Gramsci siano mai stati confinati nella suddetta isola. Al contrario, nella biografia di Pertini pubblicata nel sito web del Circolo Sandro Pertini di Genova, viene citata la seguente ricostruzione dei suoi rapporti con Gramsci, sulla base delle sue stesse dichiarazioni: «Chiesi al maresciallo dei carabinieri che comandava la scorta se poteva dirmi dove mi portavano. Quando questi fece il nome di Turi me ne rallegrai. Ero contento perché sapevo che là avrei incontrato Antonio Gramsci, un uomo che avevo sempre ammirato per il suo coraggio». «A Turi incontrai Gramsci in un angolo del cortile dove coltivava un'aiuola di fiori; era piccolo di statura e con due gobbe: una davanti ed una di dietro. Mi avvicinai a lui, mi presentai, gli affermai che venivo da Santo Stefano e che ero onorato di fare la sua conoscenza. Gli davo del lei e lo chiamavo Onorevole Gramsci. Lui si mise a ridere, dicendomi: "Perché mi dai del lei? Siamo antifascisti, vittime del Tribunale speciale tutti e due", "Io gli ricordai che per loro, i comunisti, noi eravamo dei social-traditori". Gramsci disse di lasciar stare quella polemica penosa. Ci vedemmo dopo qualche giorno e Gramsci parlò di Turati e Treves in maniera che mi sembrò offensiva ed io risposi con durezza. Il giorno dopo Gramsci si scusò, dicendo che il suo era un giudizio politico, non aveva avuto intenzione di offendere le persone, e capiva la mia reazione in favore di due compagni che si trovavano in Francia. Da allora diventammo buoni amici. Parlavamo a lungo insieme anche perché era stato isolato dai suoi. Per certi versi costoro lo consideravano un traditore e chiedevano la sua espulsione dal partito, come poi fecero anche con Camilla Ravera. In cella Gramsci era perseguitato dai carcerieri: credo che l'ordine di non lasciarlo dormire arrivasse direttamente da Roma. Io andai dal direttore del carcere a protestare perché i carcerieri, ogni volta che Gramsci si addormentava, lo svegliavano facendo scorrere sulle sbarre della finestra dei bastoni, con la scusa di controllare che le sbarre non fossero state segate per un'evasione. Dissi al direttore che se la situazione non fosse cambiata, avrei scritto una lettera al ministero. Il risultato fu che Gramsci, già gravemente malato di tubercolosi poté dormire tranquillo. Le mie proteste costrinsero il direttore del carcere di Turi a concedere a Gramsci anche alcuni quaderni, delle matite, un tavolino ed una sedia. Così poterono nascere i quaderni dal carcere. La mia amicizia con Gramsci mi mise in contrasto con il direttore del carcere e forse non fu estraneo al mio trasferimento a Pianosa, all'inizio del 1932».