Alcuni storici hanno ipotizzato una conoscenza personale tra Tucidide ed Ermocrate, il quale avrebbe passato direttamente all'ateniese le informazioni del congresso di Gela. S.v. Freeman, pp. 596, 631-634; Hammond, The Particular, pp. 52-53. Cfr. in G. Vanotti, Gli stati territoriali nel mondo antico (a cura di C. Bearzot, F. Landucci), 2003, p. 182. (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3.
È oggetto di dibattito tra gli storici la posizione del Labdalo. G. Grote (Grote, vol. VII, p. 558) pone il Labdalo appena a nord-est del colle di Belvedere, discostandosi dalla mappa di Arnold (The History of the Peloponnesian War by Thucydides) in cui il Labdalo appare decisamente lontano dal colle. Seguendo le considerazioni di Grote e Arnold, lo storico tedesco Holm (Geschichte Siciliens im Alterthum, II, p. 387) fa importanti considerazioni sulle altezze dei vari colli, dimostrando come dalla presunta posizione di Arnold, che è a ridosso della costa, ad est, gli Ateniesi non avrebbero potuto vedere l'Epipoli. Un'interessante ipotesi, senza però alcuna prova, viene da Schubring (S. 629) che crede di aver trovato la collocazione del Ladbalo appena ad ovest della parte nord delle mura dionisiane. Resta comunque certo che il Labdalo si trovi nei pressi dell'Epipoli, molto probabilmente a nord-ovest di queste (Kagan, The Peloponnesian War, pp. 288-290). Per approfondire s. v. Freeman, pp. 661-662. (EN) George Grote, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3.
Il passo di Tucidide (VI, 98) in cui si menziona questo kyklos può lasciare dei dubbi riguardo al significato della parola, che è di ambito specialistico. Infatti, come sostengono storici quali Holm (op. cit., p. 388) e Grote (Grote, vol. VII, p. 559), kyklos non può essere definito il muro attorno alla città (che non sarà completato), ma il muro costruito attorno alla Syka (e questo significato ha anche in Polieno, Stratagemata, I, 39, 3); a maggior ragione il sostantivo kyklos, nella frase tucididea, è retto da un verbo che dà l'idea dell'azione terminata: queste considerazioni smentiscono ciò che scrive il biografo Plutarco a proposito delle mura. Ciò che genera un'incongruenza è il passo II, 13 dove Tucidide utilizza il termine kyklos per indicare le fortificazioni attorno alla polis di Atene. Per approfondire s. v. Freeman, pp. 665-668; per un significato generale: Church, p. 69. (EN) George Grote, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3. (EN) Alfred John Church, Nicias and the Sicilian expedition, University of Toronto, 1899.
Sulla versione di Plutarco (Nicia, 19) e di Tucidide (VII, 2), lo storico inglese Freeman si domanda se «è davvero così plausibile che i Siracusani si siano risollevati e abbiano preso il coraggio per "disprezzare" gli Ateniesi (Plutarco) alla vista di una sola trireme e sentendo le parole del comandante che prometteva aiuti?». S. v. Freeman, p. 243. (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3.
È da ricordare che il punto forse più importante da controllare per gli Ateniesi era il forte di Syka. I Siracusani avevano lentamente iniziato a circondarlo con una serie di muri: il primo, senza forse un preciso obiettivo, ebbe per lo più un'azione di "contenimento", impedendo l'accerchiamento della città; il secondo che passava a sud del primo, pur contenendo ancora una volta il muro avversario, tagliò la strada al muro ateniese verso sud (anche se gli Ateniesi, poco dopo la costruzione del secondo contro-muro, completarono la parte sud del loro muro e resero inefficace quello siracusano); un pericolo maggiore fu sicuramente dato dalla costruzione dell'ultimo muro ad ovest, che tagliò nettamente la strada al muro ateniese verso nord (Freeman, pp. 258-259 e la mappa al paragrafo "Il contro-muro siracusano e la morte di Lamaco"). (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3.
Il Porto Grande non dava alcun vantaggio agli Ateniesi poiché non dava spazio a manovre elaborate, vero punto di forza della tattica ateniese (cfr. Battaglia di Salamina, 480 a.C.). Oltre a questo, un altro punto di forza della flotta corinzia era la loro conoscenza della costruzione di una trireme ateniese e dei limiti di questa imbarcazione (Tucidide II, 84 e 91). S. v. Freeman, pp. 293-294. (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3.
Resta un dubbio su cosa effettivamente decretarono gli indovini. Le fonti principali (Tucidide e Plutarco) divergono: il primo (VII, 50) scrive che gli indovini prescrissero di aspettare «tre volte nove giorni», mentre Plutarco (Nicia, 23) scrive che gli indovini ne prescrissero tre, ma Nicia si impuntò affinché se ne aspettassero ventisette. Altri come Diodoro (XIII, 12) menzionano sempre, forse sulla scia di Filisto, i tre giorni e la seguente decisione procrastinatrice di Nicia. Una semplice soluzione può essere quella proposta da Grote (Grote, vol. VII, p. 433) che considera vera la versione di Tucidide, dato che Nicia non aveva alcuna ragione di modificare il responso degli indovini. Un'altra soluzione può essere quella di Thirlwall (Thirlwall, vol. III, pp. 441-442) secondo il quale alcuni indovini avrebbero proposto di fermarsi ventisette giorni e altri invece tre giorni. S. v. Freeman, pp. 690-693. (EN) George Grote, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) Connop Thirlwall, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3.
Sul vero luogo in cui effettivamente i soldati di Demostene si arresero non c'è un accordo tra gli storici. L'inglese Thirlwall, (vol. III, p. 455) è dell'avviso che la resa sia stata decretata esattamente a metà strada tra il fiume Cacipari e l'Erineo; non sembra però essere della stessa opinione Grote (Grote, vol. VII, p. 467) secondo il quale la resa avvenne ancora a nord del Cacipari. Un approccio più cauto è adoperato dallo storico tedesco Holm (Topografia, p. 235) in cui sostiene che le distanze in stadi scritte da Tucidide rappresenterebbero una distanza minore rispetto al normale, ognuno equivalente in questo caso a circa 150 m. La questione sta nella conversione degli ultimi 50 stadi del percorso di Demostene (VII, 81): equivalenti a 4,5 miglia (= 7,2 km), come scrivono Grote e Holm, oppure a 6 miglia (= 9,6 km), come sostenuto da Thirlwall? S. v. Freeman, p. 708. (EN) Connop Thirlwall, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) George Grote, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3.
Questo si deduce da ciò che scrivono le fonti primarie, in particolare Diodoro (XIII, 83), ma la reale data del primo trattato tra Atene e Segesta è tutt'oggi oggetto di dispute. Ciò che potrebbe dare una conferma è un'iscrizione su una pietra in pessime condizioni sulla quale sono leggibili in finale di parola le lettere greche -ον che indicano il nome dell'arconte (IG I²19 = GHI, 37). Tra i nomi possibili ci sono: Abrone (458-57 a.C.), Aristone (454-53), Epaminonda (429-28), Aristione (421-20) e Antifone (418-17). Per approfondire si vedano: Kagan, The Peace of Nicias, p. 159; D. W. Bradeen e M. F. McGreegor, Studies in fifth-century attica epigraphy, pp. 71-81. Abbastanza chiara rimane comunque la data dell'ultimo trattato risalente al 418-17 a.C. (IG I3 11). Cfr. Fantasia, p. 126 (EN) Donald Kagan, The peace of Nicians and the Sicilian expedition, Cornell University Press, 1991, ISBN0-8014-1367-2. Ugo Fantasia, La guerra del Peloponneso, Carocci editore, Università di Parma, 2012, ISBN978-88-430-6638-4.
Lo studioso italiano Alessandrì porta alcune argomentazioni a sostegno di questa ipotesi: Tucidide (V, 4) annovera al tempo della spedizione di Feace del 422 a.C. un'alleanza tra Atene e Catania, il rifiuto di accogliere le truppe dell'esercito ateniese, durante la spedizione, non significa che tra le due città non ci fosse un'alleanza. Tutte queste argomentazioni però non spiegano, secondo Piccirilli, per quale motivo gli Ateniesi non furono accolti né perché, se Catania era già alleata di Atene, quest'ultima avesse ora stipulato un'alleanza. Cfr. S. Alessandrì, Gli Elimi dalla spedizione ateniese in Sicilia del 415 al trattato siracusano-punico del 405, in «Atti delle Seconde Giornate Internazionali di Studi sull'area Elima, Gibellina 1994», PisaGibellina 1997, 9-40, in part. 30-32 n. 18; per contro Piccirilli, La tradizione extratucididea, pp. 828-830. Luigi Piccirilli, La tradizione extratucididea relativa alla spedizione ateniese in Sicilia del 415-413 (PDF), su download.sns.it, Scuola normale superiore di Pisa (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2010).
È oggetto di dibattito tra gli storici la posizione del Labdalo. G. Grote (Grote, vol. VII, p. 558) pone il Labdalo appena a nord-est del colle di Belvedere, discostandosi dalla mappa di Arnold (The History of the Peloponnesian War by Thucydides) in cui il Labdalo appare decisamente lontano dal colle. Seguendo le considerazioni di Grote e Arnold, lo storico tedesco Holm (Geschichte Siciliens im Alterthum, II, p. 387) fa importanti considerazioni sulle altezze dei vari colli, dimostrando come dalla presunta posizione di Arnold, che è a ridosso della costa, ad est, gli Ateniesi non avrebbero potuto vedere l'Epipoli. Un'interessante ipotesi, senza però alcuna prova, viene da Schubring (S. 629) che crede di aver trovato la collocazione del Ladbalo appena ad ovest della parte nord delle mura dionisiane. Resta comunque certo che il Labdalo si trovi nei pressi dell'Epipoli, molto probabilmente a nord-ovest di queste (Kagan, The Peloponnesian War, pp. 288-290). Per approfondire s. v. Freeman, pp. 661-662. (EN) George Grote, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3.
Il passo di Tucidide (VI, 98) in cui si menziona questo kyklos può lasciare dei dubbi riguardo al significato della parola, che è di ambito specialistico. Infatti, come sostengono storici quali Holm (op. cit., p. 388) e Grote (Grote, vol. VII, p. 559), kyklos non può essere definito il muro attorno alla città (che non sarà completato), ma il muro costruito attorno alla Syka (e questo significato ha anche in Polieno, Stratagemata, I, 39, 3); a maggior ragione il sostantivo kyklos, nella frase tucididea, è retto da un verbo che dà l'idea dell'azione terminata: queste considerazioni smentiscono ciò che scrive il biografo Plutarco a proposito delle mura. Ciò che genera un'incongruenza è il passo II, 13 dove Tucidide utilizza il termine kyklos per indicare le fortificazioni attorno alla polis di Atene. Per approfondire s. v. Freeman, pp. 665-668; per un significato generale: Church, p. 69. (EN) George Grote, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3. (EN) Alfred John Church, Nicias and the Sicilian expedition, University of Toronto, 1899.
Resta un dubbio su cosa effettivamente decretarono gli indovini. Le fonti principali (Tucidide e Plutarco) divergono: il primo (VII, 50) scrive che gli indovini prescrissero di aspettare «tre volte nove giorni», mentre Plutarco (Nicia, 23) scrive che gli indovini ne prescrissero tre, ma Nicia si impuntò affinché se ne aspettassero ventisette. Altri come Diodoro (XIII, 12) menzionano sempre, forse sulla scia di Filisto, i tre giorni e la seguente decisione procrastinatrice di Nicia. Una semplice soluzione può essere quella proposta da Grote (Grote, vol. VII, p. 433) che considera vera la versione di Tucidide, dato che Nicia non aveva alcuna ragione di modificare il responso degli indovini. Un'altra soluzione può essere quella di Thirlwall (Thirlwall, vol. III, pp. 441-442) secondo il quale alcuni indovini avrebbero proposto di fermarsi ventisette giorni e altri invece tre giorni. S. v. Freeman, pp. 690-693. (EN) George Grote, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) Connop Thirlwall, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3.
Sul vero luogo in cui effettivamente i soldati di Demostene si arresero non c'è un accordo tra gli storici. L'inglese Thirlwall, (vol. III, p. 455) è dell'avviso che la resa sia stata decretata esattamente a metà strada tra il fiume Cacipari e l'Erineo; non sembra però essere della stessa opinione Grote (Grote, vol. VII, p. 467) secondo il quale la resa avvenne ancora a nord del Cacipari. Un approccio più cauto è adoperato dallo storico tedesco Holm (Topografia, p. 235) in cui sostiene che le distanze in stadi scritte da Tucidide rappresenterebbero una distanza minore rispetto al normale, ognuno equivalente in questo caso a circa 150 m. La questione sta nella conversione degli ultimi 50 stadi del percorso di Demostene (VII, 81): equivalenti a 4,5 miglia (= 7,2 km), come scrivono Grote e Holm, oppure a 6 miglia (= 9,6 km), come sostenuto da Thirlwall? S. v. Freeman, p. 708. (EN) Connop Thirlwall, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) George Grote, A History of Greece (PDF), su ebooks.cambridge.org, Cambridge University. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015). (EN) E. A. Freeman, History of Sicily from the earliest time, vol. 3, 1892-3.
Come per il passo di Tucidide riguardante la spedizione in Sicilia (II, 65), posto però in una bizzarra posizione dato che la trattazione completa dell'evento è presente nei libri VI e VII. Ciò ha fatto supporre che il passo sia stato scritto posteriormente alla stesura del libro. Si veda Piccirilli, Il disastro ateniese in Sicilia, nota 13. Luigi Piccirilli, Il disastro ateniese in Sicilia (PDF), su download.sns.it, Scuola normale superiore di Pisa (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2010).