Storia romana (Italian Wikipedia)

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  • Ruffolo,  p. 10. Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • Ruffolo, p. 9. Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • Allo Stato romano mantenere la legione oplitica, in fondo, costava poco: erano gli stessi cittadini-soldati a finanziarla, a proprie spese, fino alla conquista della penisola (Ruffolo,  p. 46). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • Secondo Giorgio Ruffolo, la fine della monarchia etrusca e l'instaurazione dell'oligarchia chiusa di proprietari terrieri (regime repubblicano dei "patrizi") segnò da un lato l'emarginazione politica dei ceti commerciali e artigiani (i "plebei"), che erano stati favoriti dai re etruschi, dall'altro una catastrofe politica ed economica: le terre conquistate sotto i Tarquini vennero perdute sotto gli attacchi concentrici di Latini, Equi e Volsci dal sud ed Etruschi dal nord, mentre l'economia tornò alle forme modeste di un'economia agricola povera (Ruffolo). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • Giorgio Ruffolo fa un'interessante considerazione sulle differenze fra la deduzione di colonie romana e la colonizzazione greca e fenicia. Quest'ultima era di tipo "diffusivo", ovvero Greci e Fenici fondavano colonie di là dal mare che presto si distaccavano politicamente dalla madre patria. La colonizzazione romana era invece di tipo "cumulativo", ovvero si trattava di una progressiva espansione terrestre di Roma stessa, che presidiava e consolidava con i suoi cittadini-soldati i territori appena conquistati (Ruffolo,  pp. 16-17). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • Giorgio Ruffolo afferma che Roma è diventata un impero da città-stato qual era, saltando la dimensione che oggi diremmo "nazionale". Nel II secolo a.C. si assiste, infatti, alla nascita della Repubblica imperiale. Nell'antichità le forme dello Stato erano sostanzialmente due: la città-stato e l'Impero. Per Ruffolo, Roma è la sola che le abbia percorse entrambe (Ruffolo, , p. VII). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • Giorgio Ruffolo ha individuato essenzialmente due ragioni per spiegare la rapida espansione di Roma: la spinta demografica, ma anche la forza propulsiva della costituzione politico-militare romana. Roma è una città basata sostanzialmente sulla guerra, in cui la struttura militare coincide con quella politica. La conquista di terre consente di contemperare gli interessi dell'aristocrazia (classe senatoriale) con quelli della plebe (il popolo romano). In questa espansione si crea una solidarietà patriottica che non aveva riscontro in nessuna altra città. Ma la grandezza di Roma fu il risultato non solo della sua potenza militare, ma soprattutto della sua abilità nel tenere insieme ed integrare politicamente le varie parti di un Impero così velocemente conquistato. Il dominio politico romano fu il più capace tra quelli dell'antichità di suscitare consensi e gettare radici, lasciando segni nel paesaggio, nella lingua, nella cultura, nel diritto delle nazioni (Ruffolo,  pp. 19-20). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • Il ceto dei piccoli proprietari terrieri era in difficoltà a causa, infatti, da una parte del "prelievo" dovuto alle continue guerre, dall'altra della pressione dei grandi proprietari, che estendevano i loro domini attraverso l'evizione dei coloni debitori o l'acquisto dei loro fondi (Ruffolo,  p. 18). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • Per Giorgio Ruffolo si assiste proprio in questo periodo alla prima divisione economica in Italia: la piccola proprietà agricola (economia essenzialmente di autoconsumo) venne confinata nelle zone interne e nel nord della penisola, mentre nel sud e in Sicilia prevalsero i latifondi (coltivazione estensiva e pascolo) lasciati gestire dai padroni ad affittuari poveri o schiavi (Ruffolo,  p. 24). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • La fusione degli antichi strati del patriziato con i nuovi ceti di ricchi plebei affermatisi grazie allo sfruttamento dei traffici commerciali fa nascere una nuova nobiltà, la cosiddetta nobilitas: una élite dominante aperta, a differenza di quella antica e isolazionista dei patrizi, perché accessibile attraverso le carriere politiche elettive (Ruffolo,  p. 17). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • Il II secolo a.C. è il secolo dei Gracchi e delle rivendicazioni democratiche. I Gracchi cercarono, senza successo, di unire contro la nobilitas i nuovi proletari confluiti nell'urbe, i soci italici emarginati politicamente dalle conquiste e il nuovo ceto degli equites. Alla fine sarà la "democrazia militare", invece che quella "rurale", ad assumere il ruolo di antagonista dell'aristocrazia (Ruffolo,  p. 18). Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • Ruffolo,  p. 49. Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..
  • Da una popolazione di 10 milioni su 150.000 chilometri quadrati alla fine delle guerre puniche, il dominio romano passò all'inizio del I secolo d.C. a una popolazione di 55 milioni su una superficie di 3,3 milioni di chilometri quadrati (Ruffolo,  p. 22) Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004..