Si veda anche Harris e Raviv (1991), p. 299, dove le categorie del trade-off e del pecking order vengono decomposte in sottocategorie. Milton Harris e Artur Raviv, The Theory of Capital Structure, in Journal of Finance, vol. 46, n. 1, 1991, pp. 297-355.
Miller (1977), pp. 271-272. Merton Miller, Debt and Taxes, in Journal of Finance, vol. 32, n. 2, 1977, pp. 261-275.
Miller (1977), p. 267. Merton Miller, Debt and Taxes, in Journal of Finance, vol. 32, n. 2, 1977, pp. 261-275.
Miller (1977), pp. 268-270. Merton Miller, Debt and Taxes, in Journal of Finance, vol. 32, n. 2, 1977, pp. 261-275.
Si vedano al riguardo, ad esempio, le conclusioni di Graham (2000), che afferma che "sulla base del modello di Miller (1977) anche stime estreme della probabilità di default non giustificano le politiche di debito osservate empiricamente" (Graham (2000), p. 1903). Sul fronte della teoria, un altro esempio è dato dal lavoro di DeAngelo e Masulis (1980) che concludono che "il teorema di irrilevanza di Miller è estremamente sensibile a modifiche realistiche e semplici alla struttura della tassazione ipotizzata dal modello" (DeAngelo e Masulis (1980), p. 4). John R. Graham, How Big Are the Tax Benefits of Debt?, in Journal of Finance, vol. 55, n. 5, 2000, pp. 1901-1941. Harry DeAngelo e Ronald W. Masulis, Leverage and Dividend Irrelevancy Under Corporate and Personal Taxation, in Journal of Finance, vol. 35, n. 2, 1980, pp. 253-264.
Il concetto di efficienza del mercato in senso informativo nel senso moderno è stato introdotto da Fama (1970). L'idea alla base dell'efficienza informativa del mercato (in senso debole, ricorrendo alla stessa terminologia di Fama) è che non sia possibile ottenere profitti sul mercato finanziario a meno che non si disponga di informazione privilegiata. Sebbene per lungo tempo vi fosse largo consenso nella comunità accademica sulla validità dell'ipotesi di efficienza del mercato in senso debole, a partire dagli anni '90 diversi lavori hanno riscontrato evidenza empirica incompatibile con un mercato efficiente. Ne è sorto un dibattito, tra sostenitori della posizione tradizionale/ortodossa e fautori dell'inefficienza del mercato. Si veda, al riguardo, la voce efficienza del mercato, nonché il lavoro di Fama (1998), sostenitore dell'ipotesi dei mercati efficienti, che propone una rassegna delle conclusioni degli studi a favore dell'"irrazionalità" dei mercati Fama (1998), pp. 288-291, nonché una critica metodologica Fama (1998), pp. 291-296. Eugene Fama, Market Efficiency, Long-Term Returns, and Behavioral Finance, in Journal of Financial Economics, vol. 49, n. 3, 1998, pp. 283-306. Eugene Fama, Market Efficiency, Long-Term Returns, and Behavioral Finance, in Journal of Financial Economics, vol. 49, n. 3, 1998, pp. 283-306.
Nelle parole di Baker e Wurgler (2002), p. 3: "fluttuazioni nel valore di mercato [di un'impresa] hanno implicazioni di lungo periodo sulla struttura del capitale." Malcolm Baker e Jeffrey Wurgler, Market Timing and Capital Structure, in Journal of Finance, vol. 57, n. 1, 2002, pp. 1-32.