Veronica Franco (Italian Wikipedia)

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archiviodistatovenezia.it

  • Dai verbali dei processi dell’Inquisizione veneziana emergono le accuse per pratiche poco ortodosse, come l’invocare diavoli e angeli, “far giochi e furfanterie” e “far innamorare alcuni todeschi”. [3] Archiviato il 24 gennaio 2021 in Internet Archive.

doi.org

dx.doi.org

evenice.it

  • Tra il 1575 e il 1577 Venezia fu colpita dalla peste. Morirono circa 50.000 persone, ovvero circa un terzo della popolazione cittadina. Si ritenne che la peste, fosse di origine turco-ungherese, giunta a Venezia passando per Trento, poiché la città lagunare aveva delle regole di quarantena ferree dopo la peste del 1348. La pandemia dilagò in tutta l'Europa, e per Venezia giunse in concomitanza ad un momento difficile per la città. La Serenissima aveva già perso Cipro ed altri territori nel Mediterraneo. I Provveditori alla Sanità adottarono misure di severo isolamento per i sospetti contagiati che venivano condotti al Lazzaretto Nuovo; se poi il contagio era certo, venivano trasferiti al Lazzaretto Vecchio. [2]

raicultura.it

  • Si veda: Io sono Venezia - Storia della Serenissima Repubblica di Venezia - Veronica Franco. [5]

treccani.it

  • "in due sole sedute (dell'8 e del 13), finì davanti al tribunale del Sant'Uffizio "Veronica Franca publica meretrice", con l'accusa di immoralità dei costumi e sospetta stregoneria, a seguito della denuncia del precettore di Achilletto, Ridolfo Vannitelli, che testimoniò di averla vista ricorrere a sortilegi e a invocazioni diaboliche per ritrovare gli oggetti che le erano stati trafugati. In particolare si parlava di una pratica molto in voga al tempo, quella detta dell'"inghistara", che si faceva con una brocca piena di acqua santa. La F., da quello che leggiamo nel verbale del processo (rintracciato da Tassini che lo pubblicò solo in parte, edito invece integralmente, ma con molte inesattezze, da Schiavon, e poi ancora sia da Zorzi, pp. 145-153, sia, con le dovute correzioni, da Milani, pp. 258-263), si difese molto bene e si dichiarò innocente in quanto "la più timida dona del mondo de demonii et de morti". Il tribunale l'assolse, forse, anche per l'intervento di influenti uomini politici veneziani." - Veronica Franco, Treccani [4]

venezia.net

  • Dalla prima metà del ’300, le cortigiane erano obbligate ad abitare in un quartiere vicino a Rialto chiamato il Castelletto.[1]

web.archive.org